La Stampa, la NATO e gli ordigni atomici



Salve a tutti,
ecco la reazione alla notizia di ieri ("Trenta atomiche americane in
Italia", La Stampa del 20/10/99), pubblicata dallo stesso giornale. E'
piuttosto singolare come si cerchi di sminuire la portata di questa
informazione: "Facciamo parte di un'alleanza che ha un programma di
armamenti nucleari, quindi...". E' piuttosto interessante come invece una
non-notizia sia diventata una notizia proprio in questo momento. Ovvero come
una faccenda denunciata da tempo sia stata portata all'attenzione
dell'opinione pubblica, tramite le prime pagine dei giornali, proprio ora.
Se non c'era nulla di che scandalizzarsi, perche' non si e` saputo prima?
Evidentemente non e` del tutto vero che, come scrive Boris Biancheri
editorialista de "La Stampa", gli italiani siano comunque, benche'
scandalizzati, interessati all'adesione dell'Italia alla NATO. O meglio, ne
sono interessati nella misura in cui tutti gli aspetti di questo patto, le
implicazioni, le conseguenze vicine e lontane vengano, una volta per tutte,
spiegate all'opinione pubblica. Per la deterrenza nucleare non e` stato
cosi`, si continuano a definire piani strategici di "difesa" al di fuori di
ogni canale istituzionale e di controllo democratico parlamentare. L'ultima
guerra e` stata un esempio perfetto in tal senso e con la violazione perfino
dello statuto della NATO si e` sancito il passaggio da un'alleanza difensiva
ad una offensiva. Il Nuovo Modello di Difesa e` diventato un punto di
riferimento e l'Italia, ultima in ordine di tempo, si sta adeguando (anche
se con una certa resistenza). Tutto questo con buona pace degli oltranzisti
dell'atlantismo, fans del dossier Mitrokin, che dalle ipotesi piu`
drammatiche dell'ingerenza dei servizi segreti esteri nella politica interna
italiana fino alla strage del Cermis, trovano sempre piu` auspicabile il
silenzio dei critici della NATO piuttosto che un ripensamento ampio, dal
basso e democratico dei paradigmi di difesa della comunita` di questo paese.

A presto. Marco.


_[Ripostato da: La Stampa - http://www.lastampa.it ]______________________
 [http://www.lastampa.it/LST/PRIMAPAG/BIANCHERI.htm]

 
Giovedi` 21 Ottobre 1999 


VECCHIA NATO
NUOVI
TRATTATI 

Boris Biancheri 
LA notizia che dei ricercatori americani avrebbero individuato la
dislocazione in alcune basi italiane di una trentina di ordigni nucleari
tattici e` di quelle che sconcertano l'opinione pubblica. Come e`
compatibile questo - ci si chiede - da un punto di vista logico e giuridico
con un trattato di "non proliferazione" da poco ratificato che vieta la
produzione, lo stoccaggio, la sperimentazione e l'uso alle forze armate
nazionali di armi nucleari? Una risposta potrebbe articolarsi cosi`: primo,
anche se si trovano in delle basi su cui l'Italia ha giurisdizione, gli
ordigni non sono sotto il controllo italiano ne' ne e` previsto l'impiego da
parte delle Forze Armate italiane; non vi e` quindi contraddizione con il
trattato. Secondo, il principio della deterrenza nucleare resta tra quelli
strategici dell'Alleanza Atlantica anche dopo la fine della guerra fredda,
seppure la sua importanza sia fortemente diminuita e l'arsenale nucleare
fortemente ridotto. Se un'alleanza di cui l'Italia fa parte prevede, come
ultima ratio, l'uso dell'arma nucleare e` evidente che in qualche luogo tali
ordigni devono essere. Terzo, ogni alleanza, in quanto tale, si fonda su una
distribuzione degli oneri e delle responsabilita` e l'Italia, anche se ha
abdicato al nucleare, non puo` sottrarsi ne' agli uni ne' alle altre. Non
c'e` quindi da sorprendersi che anche in Italia siano stoccate queste armi. 
E' probabile che la notizia continuera` a non essere confermata, ma neppure
smentita, da fonti ufficiali. Altri Paesi come Olanda, Germania o Grecia,
dove l'avversione al nucleare e` forte come da noi e dove pure vi sono
testate atomiche, faranno probabilmente altrettanto. 
E' pero` anche probabile che l'episodio dia voce a chi chiede da tempo la
revisione dello status delle basi americane nel nostro Paese. Commentatori
autorevoli, e non certo di sinistra, come Sergio Romano lo hanno fatto
recentemente. Ma e` bene si sappia che una revisione dello status delle basi
puo` avvenire solo nel quadro di una decisione concordata in seno alla Nato
in cui i concetti strategici e le responsabilita` di ciascuno vengano
riesaminati. Probabilmente e` tempo che cio` avvenga. Ma operare altrimenti
significherebbe dissociarsi da un'alleanza su cui si fonda tuttora la nostra
sicurezza. Dubito che gli italiani, per quanto sconcertati, la pensino cosi`.


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