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Un decalogo ONU a 50 anni dalle Convenzioni di Ginevra
- Subject: Un decalogo ONU a 50 anni dalle Convenzioni di Ginevra
- From: Alessandro Marescotti <kfqma at tin.it>
- Date: Tue, 31 Aug 1999 22:45:34 +0200
A cinquanta anni dalla Convenzione di Ginevra nuove regole per le missioni di pace Decalogo per i Caschi blu L'Onu: i conflitti degli anni '90 segnati dalla barbarie Fu una novita' senza precedenti. Le quattro Convenzioni di Ginevra, firmate il 12 agosto 1949, segnavano non solo il successo di una lunga battaglia giuridica, giocata dalla Croce Rossa a cavallo di due guerre. Ma anche il nuovo strumento che avrebbe dovuto «umanizzare» i conflitti, proteggere le popolazioni civili, garantire i diritti dei feriti, dei malati, dei prigionieri, dopo gli orrori che avevano insaguinato i primi decenni del secolo. Sono passati 50 anni esatti. Piu' che una celebrazione, l'anniversario delle Convenzioni si e' trasformato in un atto d'accusa. Quanti governi, quante organizzazioni, quanti eserciti si preoccupano di rispettare quei testi? "La maggior parte delle guerre degli anni Novanta sono segnate dal caos e dalla barbarie", ha denunciato Cornelio Sommaruga, presidente della Croce Rossa internazionale. I Balcani insegnano: genocidi, stragi razziali, persecuzioni religiose. Tanto quanto i massacri del Ruanda, il calvario delle popolazioni civili in Somalia, o l'agonia della gente in Afghanistan. "Bisogna trovare nuove strade - ha aggiunto Sommaruga -. Bisogna intensificare gli sforzi per fermare gli orrori della guerra e assicurare alle vittime dei conflitti la possibilita' di mantenere la propria dignita'". L'ammissione di un fallimento? Un appello e' arrivato anche da Kofi Annan. Il segretario generale delle Nazioni Unite non si e' limitato a richiamare all'ordine i governi. In occasione delle celebrazioni del cinquantenario che si sono tenute a Ginevra, Annan ha voluto presentare ai Caschi blu dell'Onu un nuovo decalogo di comportamento da seguire nelle zone di conflitto: "Le operazioni militari - recita il testo - dovranno essere condotte solo contro chi combatte e contro obiettivi bellici. Gli attacchi ai civili sono proibiti". Come l'uso di gas chimici o di armi biologiche. Come qualsiasi azione di guerra contro luoghi religiosi, centri storici o siti archeologici. Le truppe di pace dovranno occuparsi di proteggere donne e bambini da stupri, torture, prostituzione. Principi ispirati alle Convenzioni. E non a caso. Le guerre degli anni Novanta hanno visto il ricorso a nuove formule d'intervento, come il "peace-keeping". Operazioni condotte in una zona grigia del diritto internazionale, dove si sono confusi sempre piu' spesso i limiti tra "ingerenza umanitaria" e operazioni militari. E anche gli eserciti di pace, impegnati a fermare le guerre, non si sono salvati dalla barbarie e dalla crudelta'. Se la Nato e' stata accusata di uso eccessivo della forza durante i bombardamenti sulla Jugoslavia, parecchi Caschi blu sono clamorosamente venuti meno al principio di neutralita'. I dossier Onu sono zeppi di episodi di violenza commessi dai soldati di pace. Un caso tra tutti, la Somalia: soldati italiani accusati di stupro e tortura, militari belgi finiti sotto processo per aver costretto dei musulmani a mangiare carne di maiale e bere il proprio vomito, ufficiali canadesi licenziati per aver bastonato un ragazzino, colpevole di furto, e aver sparato contro dei civili. Piu' che un fallimento delle Convenzioni, quello che manca è uno strumento che possa obbligare governi, eserciti e milizie a rispettare i principi del diritto umanitario. Oggi come allora. La Croce Rossa, durante la Prima guerra, aveva sperimentato la propria impotenza nel proteggere le popolazioni civili. La battaglia, sostenuta a partire dal 1921, aveva come scopo proprio quello di creare una giurisdizione che autorizzasse l'organizzazione ginevrina a portare aiuto nelle zone di guerra e che sancisse dei principi generali ai quali le parti in conflitto dovessero attenersi. Una prima bozza venne approvata nel 1934 a Tokio. L'avvento del nazismo bloccò ogni cosa. Ma quel testo servi' tuttavia alla fine della Seconda guerra mondiale, a far da base alle quattro Convenzioni: protezione dei feriti e dei malati nelle zone di conflitto, assistenza ai prigionieri, garanzie alle popolazioni che vivono in territori occupati o nemici. Firmate da 188 Stati, le Convenzioni di Ginevra furono poi ampliate con dei protocolli l'8 giugno 1977, a loro volta ratificati da 155 Paesi, ad eccezione degli Usa, del Giappone e di alcuni Stati africani. Non riusci' pero' la Croce Rossa a sanare il vizio di fondo: il potere solo "persuasivo" delle Convenzioni del '49 e non coercitivo. La soluzione, tanto per la Croce Rossa quanto per l'Onu, potrebbe essere il Tribunale internazionale, una corte autorizzata a processare ed eventualmente condannare chiunque violi i principi del diritto umanitario. Il Tribunale esiste gia'. E' stato creato a Roma il 18 luglio dell'anno scorso. Ma le troppe astensioni e i voti contrari di Paesi come Stati Uniti, Cina e Israele, l'hanno reso monco sin dalla nascita. E, tra tempi burocratici e ratifiche, non partira' comunque prima dei prossimi cinque anni. Maria Grazia Cutuli, Corriere della Sera Sabato, 14 Agosto 1999 Esteri --------------------------------------------------------------- Alessandro Marescotti c/o PeaceLink, c.p.2009, 74100 Taranto (Italy) http://www.peacelink.it --------------------------------------------------------------- Ipertesto per una cultura della pace: http://www.peacelink.it/pace2000
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