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Disputa dei diritti tra credenti e laici




> ----- Original Message ----- 
> From: fresco@fx.ro
>
>
> > LA CHIESA CATTOLICA È TOTALITARIA?
> >
> > L´accusa è sostenuta da Vincenzo Ferrone,
> > intervengono Scoppola Miccoli, Elia e Conso
> >
> >
> > > «Sarà una cosa tempestosa». Franco Bolgiani, storico del
cristianesimo,
> > presidente della Fondazione Michele Pellegrino (il famoso arcivescovo di
> > Torino negli anni dal 1965 al 1977), prevede scontri assai polemici al
> > seminario a porte chiuse che si terrà stamane a Torino sul tema Chiesa
> > cattolica e modernità. Sono invitati e interverranno di persona o con
> > comunicazioni alcuni fra i nomi più belli della ricerca storiografica,
> > sociologica e giuridica sul cattolicesimo. Da Zagrebelsky a Miccoli, da
> > Scoppola a Paolo Prodi, da Margiotta Broglio a Elia, Conso, Garelli,
> > Recuperati.
> > > C´è odor di zolfo perché la relazione introduttiva di Vincenzo
Ferrone,
> > ordinario di Storia moderna, è tutt´altro che asettica ma accusa
> > frontalmente la Chiesa e soprattutto il papato di non aver fatto i conti
> > fino in fondo con l´Illuminismo e la Rivoluzione francese e di ergersi a
> > difensore dei diritti umani senza aver sinceramente sviscerato la
propria
> > opposizione dura e reazionaria - prolungatasi nell´arco di due secoli -
> > all´affermarsi di quei principi, che oggi propugna come se fosse l´unico
> > interprete autorizzato.
> > > Si può dimenticare, sostiene Ferrone che non insiste nemmeno tanto sul
> > Sillabo di Pio IX perché sarebbe come sparare sull´ambulanza, che un
> > pontefice come Leone XIII nella sua enciclica Libertas irride ancora
> > sprezzantemente i diritti fondamentali? «Non è assolutamente lecito -
> scrive
> > papa Pecci nel 1888 - invocare, difendere, concedere una ibrida libertà
di
> > pensiero, di stampa, di parola, d´insegnamento o di culto come se
fossero
> > altrettanti diritti che la natura ha attribuito all´uomo...». Se poi
> accade
> > che la Chiesa si adegui a «certe moderne libertà», continua il pontefice
> > nella medesima enciclica, è solo per motivi di opportunità.
> > > In verità, sottolinea il relatore, sarà solo l´immane tragedia
> > dell´Olocausto e l´esito rovinoso dei totalitarismi del Novecento a
> > costringere la Chiesa cattolica ad accettare pienamente la democrazia e
a
> > renderla persuasa di un´intransigente difesa dei diritti umani. Presa di
> > mira dalla relazione è la rivisitazione del passato ad opera di un
filone
> > della storiografia cattolica, che intravede nel concilio di Trento e
nella
> > dualità di potere fra il regime ecclesiastico e il regime politico un
> > potente fattore di modernizzazione. Anzi secondo alcuni, persino il
> delirio
> > teocratico di Gregorio VII, scatenando le reazioni dei laici contro i
> > chierici, avrebbe «finito per fornire ai principi lo stesso prototipo
del
> > futuro stato moderno». Troppo! La nuova apologetica finirebbe per
> «liquidare
> > per sempre l´ingombrante pratica dell´Illuminismo, del suo programma di
> > modernizzazione fondato sull´autonomia e sui diritti dell´uomo»,
> rilanciando
> > invece la stantia presentazione di un Rousseau padre naturale dei
> > totalitarismi.
> > > La miccia esplosiva del convegno sta nel fatto che in realtà è
Giovanni
> > Paolo II che viene messo sul banco degli accusati per il suo attacco
> > frontale ai parlamenti che osano legiferare in materia su aborto o
> > eutanasia. «La democrazia - ha scritto Giovanni Paolo II nell´enciclica
> > Evangelium Vitae - ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un
> > sostanziale totalitarismo», quando vota in materia in contrasto con
> l´etica
> > sostenuta dalla Chiesa. Qui emerge, è detto nella relazione, «il
contrasto
> > irriducibile tra Chiesa e Stato su chi debba essere l´autorità ultima e
> > sovrana nel campo dei diritti».
> > > Francesco Margiotta Broglio, che modererà il dibattito, invita a
tenere
> > presente l´orizzonte europeo dove le posizione vaticane sono diluite,
> molto
> > più che da noi, in un pluralismo che ormai permea totalmente la società
> > occidentale.
> > > Ma in una comunità così imperniata sulla memoria come la Chiesa
> cattolica
> > ogni lettura o ri-lettura della storia ha un suo peso. Sicuramente
> l´azione
> > vigorosa di papa Wojtyla in difesa dei diritti umani ha trasformato il
> ruolo
> > stesso del papato nel XXI secolo. Agli occhi del mondo il romano
pontefice
> è
> > percepito come portavoce dei diritti della persona e dei popoli e
> difensore
> > della pace. Il Papa stesso ha capito che ciò non sarebbe stato possibile
> > senza il solenne mea culpa del 2000 per gli errori e gli orrori commessi
> > dalla Chiesa nei secoli. Eppure questo salto acrobatico oltre il fiume
> della
> > storia non è privo di zone grigie. Il Papa stesso parla di errori di
> «alcuni
> > figli» della Chiesa e all´interno dell´istituzione ecclesiastica c´è uno
> > zoccolo consistente di vescovi e cardinali del tutto refrattari ad
> > ammissioni autocritiche. Di più, Giovanni Paolo II ha sempre ribadito di
> > considerare lo sviluppo del pensiero europeo da Cartesio all´Illuminismo
> > come ispirato ad un «programma anti-cristiano», con una dicotomia così
> > radicale che finisce per riproporre la visione di una Chiesa "maestra"
al
> di
> > sopra della storia. Non ci sarebbero anche ricadute nella cronaca
> > legislativa italiana, come la pretesa di imporre l´inaccettabile obbligo
> > alla donna di impiantare un embrione pur malato, se non vi fosse alle
> spalle
> > il pressing incalzante di un´istituzione ecclesiastica convinta di
essere
> > l´interprete assoluta del diritto naturale.
> > > Un intellettuale e studioso cattolico come Pietro Scoppola invita a
> > guardare più in là. «L´eredità della rivoluzione del 1789 - farà sapere
> > stamane - non è proprietà esclusiva di nessuno, è di tutta la cultura
> > europea, è anche dei cristiani», in un quadro di maturazione da cui
> emergono
> > tanti elementi: la complessità di una Chiesa non riducibile al solo
ruolo
> > del pontefice, le lacerazioni che hanno attraversato la stessa comunità
> > ecclesiale, l´intuizione del pensiero cattolico di «antitesi, limiti,
> germi
> > di concezioni totalitarie presenti nella concezione illuministica».
> > > Ma Scoppola fa un passo più in là, toccando il grande tabù del
> pontificato
> > wojtyliano. «Resta da chiedersi - afferma lo storico - perché il
> > riconoscimento dei diritti soggettivi da parte della Chiesa non diventi
> > anche riconoscimento dei diritti dei cristiani "nella" Chiesa. Perché,
ad
> > esempio, non valga in alcune sue congregazioni e procedure quel diritto
> alla
> > difesa che è riconosciuto essenziale nei tribunali degli Stati».
> > > E´ una formulazione fin troppo misericordiosa. Negli ultimi
venticinque
> > anni si è assistito all´interno della Chiesa cattolica ad una
sistematica
> > liquidazione delle personalità critiche senza che mai fossero attivate
> > pienamente le regole di equo "processo" che pur sono previste dagli
stessi
> > ordinamenti ecclesiastici.
> > > «E´ un problema in larga misura aperto», suggerisce Scoppola. Non sarà
> > risolto, probabilmente, se non quando la gerarchia ecclesiastica avrà
> > rielaborato seriamente il proprio passato. Neanche settant´anni fa Pio
XI
> > dichiarava tranquillamente: «Se c´è un regime totalitario, totalitario
di
> > fatto e di diritto, è il regime della Chiesa, perché l´uomo appartiene
> > totalmente alla Chiesa, deve appartenerle, dato che l´uomo è creatura
del
> > Buon Dio... E il rappresentante delle idee, dei pensieri e dei diritti
di
> > Dio, non è che la Chiesa».
> > > Settant´anni sono dietro l´angolo in una storia millenaria. Un solo
> esame
> > di coscienza non basta.
> >
> >
> >  ----- Original Message ----- 
> > > From: "Nebula" <nebula3@virgilio.it>
> > > Un novello Lutero sulla strada di Roma
> >  7 febbraio 2004 La Stampa
> >
> > > di Mauro Baudino
> > >
> > > C'è un «novello Lutero» nel futuro della Chiesa cattolica, che
potrebbe
> > far
> > > esplodere le contraddizioni tra l'attuale atteggiamento di tutela dei
> > > diritti individuali e della democrazia, da una parte, e quello
> > > dogmatico-impositivo di una verità immobile e grantica, data una volta
> per
> > > tutte, dall'altra? Sono posizioni, queste, che al momento sembrano
> > convivere
> > > pacificamente sotto il pontificato di Giovanni Paolo II, ma la
risposta,
> > > magari paradossale, di Vincenzo Ferrone è sì. Sì, un novello Lutero
> > potrebbe
> > > essere alle porte, perchè quando la logica dei diritti, il principio
> etico
> > > dell'eguaglianza e della democrazia «penetranno davvero, e
> polemicamente,
> > > nelle mura del Vaticano», allora potrà succedere di tutto. Anche che
in
> un
> > > ipotetico «paradiso degli Illuministi» Voltaire, Diderot e Lessing si
> > > freghino le mani, consapevoli di aver anticipato tutto, e di aver
vinto.
> > >
> > > Estrapolare poche righe da una relazione di circa sessanta cartelle sa
> di
> > > forzatura, ma semplificando all'estremo sembra essere proprio questo
> l'amo
> > > che lo storico dell'Illuminismo lancia nella giornata di studi che si
è
> > > tenuta ieri all'Università di Torino, organizzata dalla Fondazione
> Michele
> > > Pellegrino, tema «Chiesa Cattolica e Modernità». L'ha voluta Franco
> > > Bolgiani, che della Fondazione presiede il comitato scientifico, con
più
> > di
> > > quaranta partecipanti d'altissimo livello, come Giovanni Conso e
> Leopoldo
> > > Elia, Carlo Delcorno e Paolo Prodi, Francesco Traniello e Corrado
> Vivanti
> > > (Gustavo Zagrebelsky ha inviato la comunicazione che qui pubblichiamo
> > quasi
> > > integralmente).
> > >
> > > Il fatto che sia stato scelto un laico per la relazione scientifica su
> cui
> > > confrontarsi la dice lunga su un atteggiamento di apertura senza
> > > preconcetti, e sulla richezza del dibattito, impossibile ovviamente da
> > > riassumere. Ricorderemo solo che Franco Bolgiani ha risposto, proprio
su
> > > questo punto, manifestando tutte le sue perplessità sui limiti di un
> > > «Illuminismo radicale». Limiti diventa allora la parola chiave: quelli
> > > dell'individualismo, o meglio quelli dei diritti individuali. La
> > discussione
> > > è aperta. E non riguarda solo la Chiesa.
> > >
> > >
> > >
> > > ----- Original Message ----- 
> > > From: "Nebula" <nebula3@virgilio.it>
> > > Disputa dei diritti tra credenti e laici
> > >
> > >
> > > SEMINARIO SUL RAPPORTO FRA CHIESA CATTOLICA E LIMITI DELLA MODERNITÀ
> > > ALL'UNIVERSITÀ DI TORINO
> > > La disputa dei diritti fra credenti e laici
> > >
> > > 7 febbraio 2004
> > >
> > > di Gustavo Zagrebelsky
> > >
> > > E' mia convinzione (espressa nel capitolo IV del Diritto mite) che
> > l'odierno
> > > universale linguaggio dei diritti nasconda concezioni profondamente
> > diverse,
> > > anzi antitetiche. Tutti parlano di diritti e per questo si ritiene di
> > essere
> > > tutti d'accordo. Ma non è così. Non appena nasce un problema in nome
dei
> > > diritti (e i problemi sono numerosi e, in futuro, saranno crescenti),
ci
> > si
> > > accorge che l'accordo è spesso solo lessicale, non sostanziale. I
> > conflitti
> > > si alimentano e si acuiscono perché, anzi: proprio perché tutti danno
> > mostra
> > > di collocarsi su un medesimo terreno, pretendendo per sé la posizione
di
> > > interpreti autorizzati. Schematizzando: l'idea antica dei diritti (o
> quel
> > > che, con il linguaggio dei diritti, si indica) non è l'idea moderna.
> > >
> > > L'IDEA ANTICA (raramente espressa nei termini di diritti - in senso
> > > soggettivo; normalmente espressa in termini di diritto, in senso
> > oggettivo)
> > > presuppone come dato un ordine giusto che pretende rispetto. Il
diritto,
> > dal
> > > punto di vista del soggetto, in questo contesto, è la pretesa
> > all'integrità
> > > di questo ordine, quando esso sia turbato. La funzione dei diritti,
per
> > così
> > > dire, è restaurativa dell'ordine violato da chi non ha osservato i
> doveri
> > > che su di lui incombono. I diritti sono i rimedi dei doveri (violati);
> > > presuppongono una lesione dell'ordine e consistono nella pretesa che
> > questo
> > > ultimo sia ripristinato. Ma la nozione primigenia è quella del dovere.
> Se
> > > tutti rispettassero i loro doveri, non ci sarebbe bisogno alcuno dei
> > > diritti. La nozione di diritto è secondaria, nel senso che viene dopo
e
> > > dipende da quella di dovere. I diritti di cui si parla sono dunque
> pretese
> > > d'ordine.
> > >
> > > L'IDEA MODERNA è agli antipodi. Essa non muove affatto da un ordine
dato
> > ma
> > > presuppone che ogni essere umano sia libero di operare per instaurare
> > > l'ordine che ritiene per sé preferibile. Non si tratta di pretese
> d'ordine
> > > ma di pretese di libertà e quindi, potenzialmente, di disordine. La
> > nozione
> > > di diritto è prioritaria, rispetto a quella di dovere, che viene
> costruita
> > > in conseguenza del necessario stabilimento di limiti che consentono la
> > > coesistenza delle libertà. La funzione dei diritti moderni non è
> > > restaurativa ma instaurativa ed è in funzione della volontà
individuale,
> > non
> > > dell'ordine impersonale. Ove la volontà si associ a disponibilità
> > materiali
> > > (economiche, tecnologiche, ecc.), i diritti diventano strumenti di
> potere
> > e
> > > perfino di oppressione, appropriazione e abuso delle risorse a
> > disposizione
> > > di tutti. Una delle ragioni per le quali risultano falsi e perfino
> > > insopportabili molti dei discorsi attuali incentrati sui diritti di
> > libertà
> > > (i diritti in senso moderno), sta in questo loro carattere aggressivo,
> > > potenzialmente ostile all'uguaglianza.
> > >
> > > A dispetto dell'uniformità del linguaggio, dunque, c'è una differenza
> > > categoriale tra i diritti, a seconda che essi siano inseriti
nell'ordine
> > > delle idee antiche o nell'ordine delle idee moderne. Questo significa
> che
> > la
> > > questione della primogenitura è completamente insensata. Avrebbe senso
> se
> > i
> > > due contendenti rivendicassero la propria priorità rispetto al
medesimo
> > > oggetto. Ma se ciascuno la rivendica rispetto a un oggetto proprio e
> > diverso
> > > da quello rivendicato dall'altro, dove sta la ragione del contendere?
> > >
> > > Se, ciò non di meno, la contesa c'è e - come mostra il testo di Enzo
> > > Ferrone - è condotta in termini ultimativi, è perché essa ha un
> > elevatissimo
> > > valore ideologico, la posta in gioco essendo l'egemonia su questo tema
> > > cruciale nella vita delle società e delle nazioni. In fondo, entrambi
i
> > > contendenti fanno mostra di ritenere che la propria nozione sia quella
> > > autentica; che il contendente sia un usurpatore e che la sua
concezione
> > > debba essere spazzata via o, almeno, assorbita nella propria. La
> dottrina
> > > cattolica non ha mai cessato di accusare la concezione «moderna» di
> > > legittimare un individualistico «disordine» morale e sociale; la
> filosofia
> > > del diritto di matrice umanistico-illuminista non ha mai cessato di
> > accusare
> > > la dottrina cattolica di conservatorismo e organicismo. Resta aperta,
in
> > > fondo, la questione del primato dell'individuo e delle ragioni della
sua
> > > libertà o del primato della società e delle ragioni del suo ordine. La
> > > disputa sui diritti, così intesa, non è che la prosecuzione di un
molto
> > più
> > > risalente contrasto, con l'aggravante della confusione derivante
> > > dall'adozione del medesimo linguaggio: ciò che fa ingiustificatamente
> > > intendere l'esistenza di una convergenza di posizioni.
> > >
> > > Come studiosi, tutti impegnati - credo - nel promuovere forme di
> > convivenza
> > > convenienti sul piano dei valori e sostenibili dal punto di vista
> storico
> > > concreto, credo che ci spetti un duplice compito. Il primo, come si
sarà
> > già
> > > inteso, è di chiarificazione concettuale, per mostrare le differenze.
Il
> > > secondo, è valutare la possibilità di coesistenza e, anzi, di
> > collaborazione
> > > tra le due concezioni dei diritti. Naturalmente, si tratta di una
> > > coesistenza pratica, cioè di un contemperamento che non esclude
affatto
> il
> > > conflitto nei casi critici (penso, come esempio tra i molti, alle
> > questioni
> > > poste dalla cosiddetta bioetica e, in genere, all'applicazione delle
> > risorse
> > > della tecnologia ai fatti della nascita, della vita e della morte). In
> > molti
> > > casi, la collaborazione è possibile ed è in atto. In altri, no o non
> > ancora.
> > > Ma non è detto che ciò sia un male.
> > >
> > > Questo atteggiamento di reciproca apertura favorirebbe probabilmente
la
> > > mitigazione delle conseguenze dell'una e dell'altra concezione,
> > > introducendo, da un lato, fattori di movimento nell'altrimenti
> > > eccessivamente statica visione cattolica dell'ordine giusto;
dall'altra,
> > > limiti di contenimento dell'altrimenti anarchica e distruttiva
> concezione
> > > dei diritti al servizio delle potenze individuali. Si tratta, insomma,
> di
> > > lasciar cadere come poco dotata di senso sul piano scientifico la
> > questione
> > > della primogenitura e di lavorare per rendere possibile una
> > collaborazione.
> > > Il che, naturalmente, presuppone un reciproco riconoscimento di
> > legittimità.
> > > Quali siano poi le «condizioni istituzionali» di tale collaborazione
> > > (l'accettazione del metodo della discussione; il riconoscimento della
> > > legittimità delle istituzioni democratiche, senza pretese di
scomuniche
> e
> > > condizionamenti dogmatici; la disponibilità alla riconsiderazione dei
> > propri
> > > punti di vista, in vista di sempre nuove possibilità): in altri
termini,
> > > quali siano le condizioni della cooperazione tra pensiero laico e
> > > cristiano-cattolico, questa è altra e sempre aperta questione.
Aggiungo:
> > una
> > > questione che desiderabilmente deve restare sempre aperta, come si
> > comprende
> > > pensando anche solo per un momento a che cosa accadrebbe con la
> definitiva
> > > sopraffazione di una parte sull'altra, quali che l'una e l'altra
siano.
> > >
> > > Presidente della Corte Costituzionale
> > > La Stampa 8/2/2004
> > >
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> > >
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>