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Capitini e Rifkin




----- Original Message -----
From: "Associazione nazionale Amici di Aldo Capitini"
<capitini@tiscalinet.it>

dal cosinrete.it


RIFKIN E CAPITINI


"Il tempo libero deve rendere ogni lavoratore più capace di partecipare
attivamente al controllo e al miglioramento del tempo di lavoro: ognuno che
lavora deve essere più istruito, meglio informato dei problemi di tutti...

Il tempo libero va utilizzato per l'attività civica di partecipazione ai
problemi del miglioramento della comunità in cui viviamo, il villaggio, la
città, la regione; per l'attività politica, per l'attività sindacale, per
l'attività pacifista...

Il tempo libero va utilizzato per esercitare liberamente quella attività
creativa che uno preferisce, cercando non soltanto di ricevere, di vedere,
di imparare, ma anche di fare...

Il tempo libero va utilizzato anche per il raccoglimento, per il silenzio,
per le nostre riflessioni...

Il tempo libero va utilizzato per svilupparci igienicamente e sportivamente
e per curare il nostro corpo e il nostro sistema psichico e nervoso...

Il tempo libero può produrre il miglior capitale che ci sia: l'uomo libero."

(Aldo Capitini, IL POTERE DI TUTTI, pag.166/67)



Il noto economista americano, Jeremy Rifkin, concludeva così un suo
intervento in "L’Espresso" del 21 dicembre 2003:

"…Oggi, le nuove macchine intelligenti possono sostituire in larga misura
l'attività fisica e mentale dell'uomo.

Se l'introduzione di nuove tecnologie, che fanno risparmiare tempo e lavoro,
ha consentito un sensibile aumento della produttività, ciò ha determinato un
progressivo aumento della disoccupazione o della sottoccupazione.

Ridurre la forza lavoro, tuttavia, significa ridurre per ciò stesso il
reddito e quindi la domanda, impedendo la crescita economica.

Questo è il nuovo lato strutturale che imprenditori e uomini politici, al
pari di molti economisti, sono riluttanti a riconoscere.

Tradizionalmente, la soluzione del dilemma era fornita dal movimento operaio
organizzato. I sindacati, e i partiti politici che rappresentavano i loro
interessi, svolgevano una funzione di contrappeso rispetto al potere
manageriale, costringendo le imprese a condividere i frutti degli incrementi
di produttività con le maestranze, attraverso aumenti salariali, riduzioni
dell'orario e miglioramenti delle condizioni di lavoro e dei servizi
sociali.

Ma, in molti paesi, la forza dei sindacati è stata indebolita dai processi
di globalizzazione e soprattutto dalla capacità dei dirigenti d'azienda di
trasferire capitali e attività produttive altrove giocando a rubamazzo.

E’ ormai chiaro che gli aumenti della produttività, di per se stessi, non
migliorano condizioni dei lavoratori.

Per rilanciare la domanda bisogna rendere partecipi dei loro benefici i
dipendenti.

Ma poiché i dirigenti delle aziende non faranno mai questo di propria
iniziativa, l'unico sistema efficace per accrescere la domanda è quello di
ridar vigore al movimento sindacale, estendendo il suo raggio d'influenza
geografico in modo che possa far fronte a quello del capitale finanziario.

Sindacati, associazioni di rappresentanza dei consumatori e delle comunità
locali e partiti politici dovrebbero creare reti di comunicazione diretta
fra i cittadini su scala globale per contrapporre al gioco a rubamazzo la
solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni locali.

Si tratta, indubbiamente, di un'impresa non facile, ma, in ultima analisi,
solo organizzando un movimento internazionale di cittadini e lavoratori in
risposta alle fluttuazioni dei capitali nel mondo, sarà possibile
ridistribuire ovunque la maggior ricchezza prodotta e stimolare i consumi.

Ma è altrettanto importante sviluppare nuove idee per creare posti di
lavoro, compresa l'introduzione della settimana di 30 ore (da cui potrebbero
derivarne molti milioni) e nuove forme di occupazione nel terzo settore non
profit.

L’Epoca Industriale ha posto fine alla schiavitù.

L’Era dell'Accesso sta ponendo termine al lavoro salariato di massa.

Dobbiamo prepararci a vivere in una nuova era in cui si lavorerà poche ore a
scopi utilitari, dedicando più tempo all'arricchimento della vita sociale."



Aldo Capitini riassumeva queste conclusioni con la cifra di
Liberalsocialismo.

Noi siamo d’accordo con lui.

Non ci spaventa la campagna mediatica contro il socialismo, finanziata con
spreco dai sostenitori del capitalismo.

E’ liberalsocialista la proposta di Rifkin per contrapporre, al gioco a
rubamazzo dei capitalisti, la solidarietà dei lavoratori e delle popolazioni
locali, attraverso reti di comunicazione diretta fra i cittadini su scala
globale, create da sindacati, associazioni di rappresentanza dei consumatori
e delle comunità locali e partiti politici.

E’ il secondo potere capitiniano, creato dai cittadini dal basso, con il
doppio fine di educare tutti alla gestione degli affari pubblici e di
preparare la sostituzione nonviolenta del potere superiore con il secondo,
quando fosse appoggiato dalla maggioranza dei cittadini.

Purtroppo, i movimenti, che dovrebbero essere il motore propulsivo di questa
rete, a quanto si vede e si legge spendono energie in azioni mirate e
isolate, o in discussioni molto accademiche.

Sembrano lontani dagli scenari di Capitini e Rifkin, i loro leader non hanno
capacità di convincere né mezzi per agire, di Capitini accolgono soltanto l’
appello pacifista.

Non intuiscono l’importanza di idee che venendo dai tempi lontani di
Capitini approdano alle sponde americane di oggi con Rifkin.

Aspettiamo con fiducia che se ne accorgano, riflettano, e poi agiscano.


" Tutto questo va bene, ma non basta perché il benessere ed il potere non
sono fini, ma mezzi per migliorarci, per essere uomini migliori, più umani,
più buoni, più capaci di avvicinarsi alla verità, alla bellezza, alle alte
vette della vita dove si vive qualcosa di più eterno, di più libero della
stessa politica e della stessa economia."

(Aldo Capitini, RISPETTO DELL'UMANITA' nel "CORRIERE DI PERUGIA", 19 agosto
1944)