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Armi/G8: L'84% delle armi proviene da 5 paesi del G8
- Subject: Armi/G8: L'84% delle armi proviene da 5 paesi del G8
- From: "F A B I O C C H I::" <eco_fabiocchi@tin.it>
- Date: Tue, 18 Nov 2003 10:41:59 +0100
Armi/G8: L'84% delle armi proviene da 5 paesi del G8
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Amnesty International, Oxfam e Iansa hanno lanciato una campagna mondiale per promuovere l'istituzione di un trattato internazionale sul commercio di armi. In occasione del G8 di Evian, Amnesty aveva pubblicato un rapporto denunciando la responsabilita' dei paesi membri in materia di trasferimenti di armamenti. Secondo il rapporto, il 44.5% delle armi esportate provengono dagli USA, il 17% dalla Russia e il 10% dalla Francia. Qui di seguito e' riportata una parte tradotta del rapporto riguardante questi tre paesi. Per maggiori informazioni sulla campagna Control Arms: www.controlarms.org La versione inglese intera del rapporto e' disponibile in questo URL: http://web.amnesty.org/library/print/ENGIOR300032003
Fonte: Amnesty International
Traduzione a cura di Fabio Quattrocchi mailto:FABIOCCHI@ecquologia.it
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In occasione del G8 di Evian, Amnesty International ha pubblicato un rapporto sul commercio internazionale di armi. Secondo Amnesty, il debole controllo nazionale sui trasferimenti mondiali di armi "convenzionali" contribuisce alla persistenza di gravi violazioni di diritti umani. Amnesty International e' contraria alla vendita di tecnologie armamentarie e militari che possono ragionevolmente essere sospettate di contribuire alle violazioni dei diritti umani nei paesi riceventi. Almeno tre quarti di tutti i trasferimenti di armi negli anni tra il 1997 e il 2001 provenivano da 5 membri del G8. Il primo esportatore di armi sono gli USA, che coprono il 44.5% dei trasferimenti globali di armi. Poi la Russia con il 17%, la Francia con il 10%, la Gran Bretagna col 7% e la Germania col 5%. La Francia, l'Italia, la Germania e la G. Bretagna in quanto stati membri dell'UE si sono impegnati a rispettare il codice di condotta Europeo sulle esportazioni di armi (adottato nel 1998), mentre il Canada e gli USA hanno dichiarato di appoggiare in generale i principi del codice Europeo. Tuttavia, finora questa promessa non e' stata pienamente mantenuta. Un trattato internazionale vincolante (e non meramente volontario come il codice Europeo) basato sui principi del diritto internazionale, specie quello umanitario, fornirebbe alle potenziali vittime in tutto il mondo una maggior protezione, ma solo i leader del G8 possono decidere di prendere questa via.
Molte aziende dei paesi del G8 sono state coinvolte nel rifornimento di attrezzature di sicurezza usate come strumenti di tortura e maltrattamento. Le compagnie Americane, Russe, Tedesche e Francesi sono tra le 230 compagnie in 35 paesi che producono, distribuiscono o intermediano la fornitura di armi da elettro-shock. La Commissione Europea, a seguito delle preoccupazioni espresse dal Parlamento Europeo, ha recentemente proposto un Regolamento Commerciale che dovrebbe essere adottato dal Consiglio Europeo. Questo regolamento permettera', se non emendato, di vietare le importazioni, le esportazioni e le intermediazioni da parte di aziende ed individui nell'UE di oggetti che la Commissione ha catalogato come "attrezzatura da tortura" come cinghie da stordimento per elettro-shock, catene o cuffie. Per i lacrimogeni e i bastoni da stordimento il regolamento richiede che gli stati membri introducano controlli sulle esportazioni.
Nel Luglio 2000, sei paesi Europei (Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Gran Bretagna) hanno firmato l'accordo di Farnborough che allentera' i controlli sulle compagnie che esportano armi all'interno dell'UE e potrebbe rendere vani i controlli sulle esportazioni dato che non fornisce adeguati meccanismi di trasparenza e monitoraggio per le esportazioni verso paesi terzi.
STATI UNITI D'AMERICA
Per 25 anni, la legislazione statunitense ha affermato che le armi dovrebbero essere tenute lontano dalle mani dei governi che le useranno per violare i diritti umani. Ma le vendite armi dagli USA dirette ai paesi in via di sviluppo sono quadruplicate dal 2000 al 2001. Inoltre, gli aiuti militari americani attualmente sono diretti a piu' di 30 paesi identificati dagli USA stessi come paesi aventi una debole protezione dei diritti umani.
Gli USA sono i leader mondiali nelle esportazioni di armi, con accordi commerciali per il futuro prossimo da 12 miliardi di dollari nel 2001 e con guadagni di 10 miliardi grazie alle attuali vendite. Gli USA hanno due sistemi separati per vendere armi all'estero, un programma di vendite contrattate da governo a governo (Foreign Military Sales, FMS) e le vendite commerciali con licenza. Alcune di queste licenze ricevono sussidi da un programma speciale di finanziamento conosciuto come Foreign Military Financing (FMF). I dati rivelati dagli USA nel Giugno 2002 indicano che mentre le vendite negoziate tramite il Pentagono sono diminuite tra il 2000 e il 2001, le vendite commerciali hanno invertito l'andamento negativo che durava da due anni e sono quasi raddoppiate tra il 2000 e il 2001. Nonostante un'economia mondiale debole, i trend potranno ben indicare un aumento del totale delle armi Americane vendute non appena si avranno i dati per il 2002. Il budget per finanziare le vendite militari estere (FMS) e' salito da 3.57 miliardi di dollari nell'anno finanziario 2001 a 4.11 miliardi nell'anno finanziario 2003. Una richiesta supplementare per l'anno fiscale 2002 includeva altri 372.5 milioni di dollari in sussidi per la vendita di armi a Oman, Nepal, Etiopia e Gibuti nell'ambito della guerra al terrorismo. Gli aiuti militari degli USA sono aumentati anche per la Colombia, le Filippine, la Georgia e l'Indonesia, i quali hanno ridefinito le insurrezioni di vecchia data come attivita' terroristiche. Le Filippine hanno ricevuto 30,000 fucili M-16 (piu' le munizioni) dalle scorte in eccesso degli USA.
All'inizio del 2003, l'Amministrazione Bush ha chiesto l'approvazione di 4.41 miliardi di Dollari per finanziare il programma FMS come parte integrante del budget dell'anno finanziario 2004. Il fondo richiesto comprende un aumento di 60 milioni di dollari degli aiuti militari per Israele, 15 mln allo Yemen nell'ambito della guerra al terrorismo, 10 mln al Nepal per combattere l'insurrezione; e 110 mln alla Colombia per proteggere l'oleodotto Cano-Limon in parte di proprieta' della Occidental Petroleum (USA). Un miliardo di dollari andra' a finanziare l'equipaggiamento militare in Iraq e un altro miliardo sara' suddiviso tra gli alleati compresi Giordania, Pakistan, Afghanistan e Colombia.
Vendite ad Israele
Il governo Statunitense ha continuato a vendere armamenti sofisticati a Israele, compresi 52 F-16 e 6 Apache nel 2001, nonostante sia stato documentato che queste armi facilitano l'uso sproporzionato della forza che porta alle violazioni dei diritti umani. Nel 2002, Amnesty International ha chiesto a tutti i governi di sospendere tutti i trasferimenti di equipaggiamenti militari usati dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) per violare i diritti umani. Questi comprendono componenti e armi come elicotteri, carri armati, piccole armi, e munizioni come razzi terra-aria. La sospensione dovrebbe rimanere in vigore finche' le autorita' Israeliane non dimostreranno che gli equipaggiamenti non saranno usati per violare i diritti umani in Israele e nei Territori Occupati.
Nel 1978 il Congresso ha proibito il trasferimento di armi a governi che compiono costantemente gravi violazioni dei diritti umani. Nel 1996 ha stabilito nuove norme strette sull'attivita' di intermediazione nel commercio di armi e ha proibito il trasferimento di armi a paesi terzi. La legge prevede anche il Dipartimento di Stato includa nel suo rapporto annuale sui diritti umani la valutazione sul rispetto dei paesi di certi criteri stabiliti dal Codice di Condotta sulla vendita di armi. Sebbene molte di queste misure contengano numerose vie di fuga che ne hanno impedito o limitato l'implementazione e l'efficacia, esse costituiscono una struttura legale utile ad impedire il trasferimento di armi che metta a rischio i diritti umani.
Negli ultimi anni, tuttavia, ci sono stati diversi elementi di disturbo che hanno indebolito diverse norme che impediscono la vendita di armi che rispettano poco i diritti umani. Nel Marzo 2002, l'Amministrazione ha introdotto una legge di emergenza che cercava di rimuovere i vincoli sui diritti umani per la Colombia e l'Indonesia, nonostante le continue violazioni dei diritti umani perpetrati con le armi fornite dallo stato. Attraverso il cosiddetto fondo anti terrorismo, l'mministrazione Bush ha cercato di estendere all'Indonesia il diritto di ricevere addestramento militare.
Vendite alla Colombia
Le forze armate Colombiane sono state destinatarie di grandi quantita' di armi da fuoco Statunitensi nonostante l'alta probabilita' che sarebbero state usate per violare i diritti umani. Nel 2001 piu' di 4000 civili Colombiani sono stati uccisi per motivi politici. I gruppi paramilitari che agiscono con l'appoggio esplicito o tacito delle forze armate hanno compiuto gran parte di queste uccisioni.
Vendite all'Uzbekistan
Nel 2003 l'Uzbekistan ha ricevuto un aumento del 258% di fondi per l'acquisto di equipaggiamento militare da fornitori Statunitensi. Gli USA stanno fornendo all'Uzbekistan 25 mln di Dollari in assistenza militare e 18 mln di assistenza per la sicurezza dei confini del paese, ritenuto uno dei principali partners nella lotta al terrorismo in Asia centrale. Tuttavia, allo stesso tempo, il governo USA ha notato lo stato insoddisfacente dei diritti umani in Uzbekistan, accusando il governo di usare le preoccupazioni sulle attivita' terroristiche per reprimere i gruppi di opposizione politica e di difesa dei diritti umani.
Il Kirghizistan, il Kazakistan, la Georgia, il Kenya e l'Etiopia hanno visto un aumento importante delle assegnazioni di spese militari Statunitensi, mentre non sono state applicate le restrizioni sull'assistenza militare all'Armenia e all'Azerbaijan. Le proposte di budget per l'anno finanziario 2004 comprendono sensibili aumenti per il Kenya, il Kirghizistan e l'Uzbekistan, oltre ad altri 60 mln di dollari a Israele nonostante il Dipartimento di Stato abbia riconosciuto che gli elicotteri, i missili anti carro e gli aerei da combattimento sono stati usati per violare i diritti umani.
Servizi Militari Privati
Negli ultimi anni, il governo Statunitense ha spesso autorizzato consulenti militari privati ad addestrare forze di polizia e truppe militari all'estero. Negli anni '90 le aziende Americane hanno fornito addestramento militare in piu' di 24 paesi. La lista comprende Angola, Bolivia, Bosnia, Colombia, Croazia, Ecuador, Egitto, Guinea Equatoriale, Ghana, Haiti, Ungheria, Kosovo, Peru, Liberia, Malawi, Mali, Nigeria, Rwanda, Senegal, Arabia Saudita, Svezia, Taiwan e Uganda.
In molti casi i Dipartimenti di stato, giustizia e difesa assumono aziende private per implementare i progetti di addestramento decisi dal governo. Per esempio, il dipartimento di stato usa la MPRI (Military Professional Resources International) e la Logicon in Africa. Molte missioni di addestramento nell'ambito della "guerra contro la droga" sono condotte con aziende private.
Secondo il New York Times, il Dipartimento di stato ha rifiutato due volte di concedere alla MPRI l'autorizzazione per lavorare con il governo della Guinea Equatoriale per lo scarso rispetto dei diritti umani in quel paese. Ma dopo due anni di lobby la compagnia ha finalmente ottenuto il permesso per aiutare a formare una guardia costiera al fine di proteggere le acque costiere ricche di acqua nelle quali la ESSO stava svolgendo delle ricerche. Il Dipartimento si e' poi rifiutato di concedere una simile autorizzazione per addestrare le forze di polizia del paese.
In queste operazioni di addestramento provato non ci sono standard regolatori per l'inclusione di qualsivoglia elemento del diritto umanitario. Le informazioni sulle transazioni private sono scarse. Il Dipartimento di stato non e' obbligato a pubblicare una lista annuale di coloro che ha autorizzato a fornire addestramento militare, i luoghi in cui si svolge l'addestramento, i tipi di addestramento e gli scopi dell'addestramento. Ne' il Congresso sa chi sta addestrando chi, dato che il Dipartimento di Stato deve solo informare i legislatori dei contratti superiori ai 50 mln di dollari - una soglia cosi' alta che poche operazioni di addestramento la superano.
Queste realta', prese nell'insieme spingono molti a temere che l'addestramento da aziende private Americane contribuisce a violare i diritti umani fornendo conoscenze militari sofisticate a personale che potrebbe abusarne.
FEDERAZIONE RUSSA
Nonostante il collasso dell'Unione Sovietica, la Russia rimane uno dei 3 maggiori produttori di equipaggiamento militare ed e' il secondo piu' importante fornitore di armi da fuoco e munizioni dopo gli USA. Il complesso industriale del settore militare include 2,500 appaltatori di cui circa 1,100 aziende sono autorizzate per la produzione di armi e materiale militare.
Sempre di piu' la Russia sta firmando accordi di cooperazione tecnico-militare come primo passo verso l'aumento delle esportazioni. Attualmente la Russia ha accordi simili con diversi paesi come Algeria, Syria, Yemen, Kuwait, Sudan, Egitto, Giordania e Libia.
All'inizio del 2003 le autorita' Russe hanno visitato Pyongyang per discutere di carriarmati, equipaggiamento per la visione notturna e munizioni. La Russia ha recentemente inviato equipaggiamento militare e addestramento alla Birmania per il valore di 130 mln di dollari. Nel 2002 la Russia ha firmato un accordo da 150 mln di dollari per fornire all'Etiopia un'ampia serie di equipaggiamento militare compresi elicotteri da combattimento e munizioni per armi di fanteria. Recentemente ha anche fornito elicotteri alla Nigeria. La Russia sta aumentando le sue esportazioni e la cooperazion con l'Indonesia. Tutti questi sono paesi dove Amnesty International ha documentato violazioni dei diritti umani da parte delle forze armate.
Uno sviluppo preoccupante delle esportazioni Russe di materiale militare riguarda il legame tra le risorse naturali (petrolio e gas) e la fornitura di armi. La partecipazione in progetti petroliferi in Algeria da parte di una serie di compagnie, compresa la Gazprom, e' stata legata alle forniture di armi. Le compagnie di estrazione di risorse naturali, per esempio la Slavneft, sono pesantemente attive nello sfruttamento delle riserve petrolifere del Sudan. La Russia ha attivamente esportato armi a stati in zone inclini al conflitto violento, specialmente a paesi Africani ricchi di risorse naturali.
Nel conflitto in Cecenia le forze militari, di polizia e di sicurezza hanno commesso violazioni dei diritti umani nello sforzo di contenere le forze ribelli. Si denunciano costantemente casi di torture, scomparse, esecuzioni extragiudiziarie e attacchi indiscriminati contro la popolazione civile. Particolare preoccupazione suscita la pratica detta "zachistki" o operazione di rastrellamento durante la quale interi villaggi o settori di citta' vengono accerchiati e rastrellati, in molti casi causando la distruzione di proprieta', saccheggiamenti e la scomparsa di giovani uomini. Spesso e' denunciato l'uso di armi "combustibile-aria" (piu' potenti degli esplosivi convenzionali) in aree civili causando numerosi morti, e l'uso delle bombe a grappolo, le quali a causa del loro alto tasso di fallimento diventano mine de facto appena lo scontro armato finisce.
Tragicamente gran parte degli armamenti usati dai ribelli in Cecenia e' stato fornito dai depositi ufficiali Russi. Per esempio nel Maggio 1992 il Ministro della difesa ordino' di dare al Generale Ceceno Dzhokhar Dudayev meta' degli aromamenti militari che appartenevano alla Federazione Russa in Cecenia. Si calcola che quando le truppe russe si ritirarono nel 1992, vennero lasciate in Cecenia tra i 41,000 e i 57,000 pezzi di armi di piccolo taglio.
FRANCIA
La Francia e' uno dei maggiori produttori di equipaggiamento militare ed e' tra i primi 5 esportatori di armi. Tuttavia, il governo Francese generalmente e' poco trasparente sulle esportazioni di armi. Nel periodo 1997-2001 la Francia ha realizzato il 10% dei trasferimenti globali di armi, ponendosi come il terzo piu' importante esportatore. Le esportazioni militari francesi ammontavano a 2.7 miliardi di euro nel 2000 e 3.1 miliardi nel 2001. Non sono ancora disponibili cifre per il 2002.
Il governo Francese ha fornito equipaggiamento militare e addestramento a gran parte dei paesi francofoni in Africa, spesso incurante della loro storia in materia di diritti umani. Tra i destinatari di armi di piccolo taglio come i fucili automatici o i razzi c'era il Burkina Faso, identificato dall'ONU come un condotto alla fornitura di armamenti alla Liberia e alle forze armate di opposizione in Sierra Leone.
Le autorita' Francesi hanno anche permesso l'esportazione nel 1999 di pistole di piccolo calibro, razzi e altre armi da fuoco al Camerun, dove le forze di sicurezza hanno giustiziato illegalmente migliaia si persone dal 1998. Nel 1999, le esecuzioni extragiudiziarie di sospetti criminali in alcune province sono continuate durante le operazioni per combattere le rapine armate da una unita' dell'esercito e della gendarmeria (polizia paramilitare).
Nonostante le persistenti notizie sulle violazioni dei diritti umani con eccessivo uso della forza da parte delle forze di sicurezza Egiziane negli ultimi anni '90, compreso l'uso della tortura nelle stazioni di polizia, la Francia ha esportato in Egitto cartucce per fucili durante il 2000.
Nel 1998 e' stato reso noto che lo Zimbabwe aveva scelto i camion militari Francesi ACMAT per l'uso in prima linea; le forze armate dello Zimbabwe stavano gia' usando 23 di questi camion. Documentando le continue violazioni dei diritti umani in Zimbabwe da parte delle milizie appoggiato dallo stato e dalle stesse forze armate statali, Amnesty International ha notato diversi esempi di soldati che arrivavano in camion per commettere tali abusi.
Nell'Aprile 1996 le forze di sicurezza Indonesiane a bordo di veicoli blindati per il trasporto di personale hanno represso violentemente una protesta a Ujung Pandang usando eccessiva forza; almeno 3 studenti furono uccisi. Tre mesi dopo il governo Americano incluse esplicitamente questi veicoli nella lista delle armi la cui esportazione verso l'Indonesia era vietata citando come motivo le violazioni dei diritti umani. Amnesty International si era opposta alla fornitura di tali veicoli blindati all'Indonesia per la possibilita' che le armi installate su du essi potessero essere usate per commettere omicidi politici, facilitare arresti arbitrari e la tortura, cosi' come per ordinare e controllare queste operazioni. Tuttavia nello stesso mese, Luglio 1996, l'Indonesia ordino' 18 Veicoli Blindati Leggeri all'azienda Francese Panhard per fornirle l'anno seguente alle sue forze armate.
Durante il 2000, dei carri blindati della Giat erano al servizio delle forze di sicurezza Indonesiane. Veicoli blindati sono stati usati dalle forze di sicurezza in Aceh nelle operazioni militari contro i ribelli durante le quali sono state commesse violazioni dei diritti umani da entrambe le parti. Centinaia di persone sono state giustiziate illegalmente e migliaia di abitanti dei villaggi hanno lasciato le loro case per cercare rifugio nelle moschee e nelle scuole locali.
La Francia e' pesantemente dipendente dall'Africa per il suo petrolio. Le compagnie Francesi controllano significativi pozzi petroliferi nella Rep. del Congo. Gli interessi economici della Francia sembrerebbe siano legati alla fornitura di armi, e questo talvolta ha avuto conseguenze devastanti per i diritti umani della popolazione locale. Per esempio, nel 1998, la Francia ha inviato 71 veicoli da trasporto militare al governo della Rep. del Congo (Brazzaville). Molti civili furono uccisi e feriti curante il conflitto armato e 800,000 persone furono spostate.
Era prevedibile che i soldati avrebbero abusato dei veicoli per violare i diritti umani data la recente storia di conflitto nel Congo. Circa 25,000 milizie sono state coinvolte negli scontri. L'ex presidente della compagnia petrolifera Francese Elf, che ha interessi significativi in Congo, ha ammesso che la sua azienda aveva fornito armi ad entrambe le parti del conflitto.
Amnesty International chiede a tutti i governi, specie quelli del G8, di formulare un Trattato Internazionale sul Commercio di Armi che assicuri pieno rispetto per i diritti umani e il diritto umanitario.
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