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(Fwd) [NetworkAnticapital] URGENTISSIMO - PER SALVARE LA VITA
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Date sent: Sat, 7 Dec 2002 01:27:52 +0100
Subject: [NetworkAnticapital] URGENTISSIMO - PER SALVARE LA VITA DI UN GIOVANE PALESTINESE A BOLOGNA
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APPELLO URGENTISSIMO
PER SALVARE LA VITA DI UN GIOVANE PALESTINESE A BOLOGNA
(Se la rete non serve per questo, a che serve?...)
Per favore, dopo aver letto questa mail fate qualcosa. Diffondetela,
attaccatevi ai telefoni, chiamate la stampa. Chi ha un qualche potere
schiodi le istituzioni, chieda conto al governo, al prefetto, al
questore. Chi è di Bologna e dintorni, corra davanti alla questura.
Il
riferimento, per ciò che sto per spiegarvi, è l'avvocata Cristina
Errede di Bologna, tel. 348.7606502. Domani (cioè già oggi: sabato
mattina) sarà alle 8 in questura a Bologna, probabilmente insieme
all'avvocato reggiano Vainer Burani. Per salvare AMIN KHAIRI
dall'espulsione e dalla morte. -----------------------------
LA STORIA
Mi è stata raccontata questa sera per telefono dall'avv. Errede. Da
ciò che mi ha detto, e dai pochi riscontri che ho potuto fare, è
assai
credibile.
Amin Khairi si trova in questo momento, questa notte, ammanettato e
detenuto in una cella della questura bolognese. Il suo avvocato,
Errede, non ha potuto parlare con lui. Già tutto questo è illegale,
perchè non si tratta di un fermo per "accertamento d'identità":
l'identità, anzi le identità di Amin, sono ben note alla polizia.
Perchè è rimasto in prigione in Italia per tredici anni, prima di
finire, appena scarcerato, al nuovissimo Cpt di Bologna e poi in
quella cella.
Negli anni '80 Amin perse tutta la sua famiglia in un campo profughi
in Libano, probabilmente a Sabra o Chatila. Come molti giovani
palestinesi esasperati in quegli anni terribili, si arruolò in quello
che sembrava il più radicale dei gruppi palestinesi, la fazione di
Abu
Nidal. Con quel gruppo andò in Tunisia e in Libia, e nei loro campi
si
addestravano anche giovani oppositori tunisini. Fu arrestato dalle
autorità tunisine, che in questi casi non andavano e non vanno per il
sottile. Tanto che, quando non so come riuscì ad evadere e fuggire in
Italia, dopo pochi mesi venne a Roma un agente tunisino sotto falsa
identità per cercarlo e farlo fuori. Amin fu più veloce e uccise. Per
questo ha pagato: tredici anni di prigione a Rebibbia, poi a
L'Aquila.
Quando è uscito dal carcere è stato immediatamente fermato dalla
polizia e portato in questura a L'Aquila per notificargli
l'espulsione. Non per motivi di sicurezza dello Stato, ma... per
ingresso illegale, tredici anni prima! Questa espulsione era a carico
di Amin Khairi, cittadino israeliano. "In itinere", guardacaso, la
sua
identità è cambiata. L'Interpol ha "scoperto" trattarsi non di un
palestinese, ma di un tunisino. E come tale, figurarsi, l'ambasciata
tunisina l'ha riconosciuto.
Nel frattempo però un giudice aquilano ha esaminato il suo caso. Ha
sentito la psichiatra che in carcere aveva ricomposto i frammenti
tragici della sua memoria di profugo senza infanzia. Ha visto le
informative dei servizi. Ha ascoltato Amin, che gli ha detto
francamente che il suo vero nome palestinese è ancora un altro, ma
non
può dirlo per non mettere a rischio di vita ciò che resta della sua
famiglia. Il giudice gli ha creduto, ed ha sentenziato che Amin (o
come si chiama) è palestinese, che ha pagato per il suo delitto, che
comunque, in base al principio del "non-refoulement", non può essere
rimpatriato nè in Israele nè in Tunisia, dove per motivi diversi
rischierebbe la vita. Dunque ha annullato l'espulsione.
La questura di Bologna avrebbe dovuto liberarlo, e magari
consentirgli, dopo tredici anni, di chiedere asilo in Italia. E' un
suo diritto chiederlo, poi sarà eventualmente la commissione a
decidere se i suoi trascorsi sono o non sono "ostativi". Invece la
questura di Bologna ha detto che la sentenza del giudice aquilano per
loro non ha alcun valore. Per loro Amin è e resta un tunisino, come
ha
detto l'Interpol (o i servizi?), un criminale comune e non un
politico, e dunque, voilà! si fa un altro decreto di espulsione
cambiando un poco la motivazione, lo si rende immediatamente
esecutivo
ai sensi della Bossi-Fini, e già fra qualche ora Amin (o come si
chiama) potrebbe essere consegnato alla polizia di Tunisi.
La vicenda è stata seguita fin dall'inizio da Mauro Bulgarelli,
deputato dei Verdi. Nel corso della sua visita al Cpt di Bologna l'ha
conosciuto anche Katia Zanetti, deputata dei Ds. Il Prc bolognese è
intervenuto sulla questura di Bologna, ed anche gli altri due
parlamentari. La sua storia, dice l'avvocata Errede, è stata raccolta
anche da una casa editrice che sta per pubblicarla. Tutto inutile,
finora. Evidentemente qualcuno, molto in alto, ha deciso la sorte di
Amin. Stasera il suo avvocato, senza parlargli, ha potuto solo
consegnare una diffida motivata, accolta con qualche ironia dalla
questura. La richiesta di asilo politico, se l'è dovuta riportare
indietro. Se non è arbitrio di polizia questo, cos'è mai?
Qualcuno penserà: un omicida, un terrorista... Perchè mobilitarsi per
lui? Pensi un attimo, allora, cosa significa passare una breve vita
per metà in un campo profughi e per l'altra metà in una galera. E si
chieda se non merita un'altra possibilità.
Tutto qui, almeno quello che so. Ora la vita o la morte di Amin è
nelle mani di tutti noi, di te che leggi. Specialmente, ma non solo,
se sei di Bologna...
Dino Frisullo, Roma - notte di sabato 7 dicembre
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