Chi è Domenico Fiordalisi? dal sito di
"Eurispes" interessanti notizie sul giudice che ha ordinato gli arresti di
stamattina (15 novembre 2002)
da EURISPES: Le "ecomafie" Capitolo III: "Le immobiliari dei
clan"
... Ma anche alcuni elementi della magistratura risultano implicati, in
Calabria, in vicende collegate all'abusivismo edilizio: presso la Procura della
Repubblica di Paola, ad esempio, si è registrato un procedimento disciplinare
nei confronti del dottor DOMENICO FIORDALISI per avere omesso indagini su
asserite irregolarità nelle concessioni edilizie del Comune di Fuscaldo e aver
permesso di utilizzare un manufatto abusivo già sequestrato da un altro collega
dello stesso ufficio.
Un episodio assai grave, in una zona dove, secondo
la CPA della XI legislatura, la 'ndrangheta è quanto mai interessata
all'edilizia. Si legge infatti nella relazione sulla situazione della
criminalità in Calabria (12 ottobre 1993): "I rapporti degli imprenditori edili,
in particolare con le famiglie Stummo e Fenia, si manifestano attraverso
l'acquisto e la costruzione di complessi finanziati con denaro di provenienza
illecita"....
fonte: Eurispes - http://www.eurispes.com/Eurispes/204/cap3g.htm
le motivazioni del gip Nadia Plastina alcune
informazioni sui mandati di cattura (16 novembre 2002)
Ha sudato parecchio il gip Nadia Plastina per compilare ben 359 pagine
dell'ordinanza che spedisce numerosi compagni nelle carceri di massima sicurezza
del nostro bel paese.
Una opera di ingegno letterario nel tentativo
riuscito di riempire quasi due risme di fogli A4 per dire praticamente nulla al
di fuori di cose che non stanno ne' in cielo e ne' in terra. -Non ci troviamo di
fronte a espressioni di dissenso ma a azioni che minacciano la "sicurezza dello
Stato" e "l'ordine pubblico"-.
Cosi esordisce il gip, quasi a dover
giustificare preventivamente l'ininterpretabile. Le citazioni, i punti di
riferimento sui quali si poggia il gip risalgono a tempi in cui molti degli
imputati frequentavano l'asilo o le elementari.
Cita infatti una sentenza
della Cassazione del 1980 - che non ci si trovi di fronte ad una manifestazione
del pensiero pura e semplice, ma ad un comportamento in grado di minacciare,
attraverso la determinazione o il rafforzamento dell'altrui risoluzione, il bene
giuridico autonomo rappresentato dalla sicurezza dello Stato e dall'ordine
pubblico".
Quasi una opera di dissertatio oratoria più che una ordinanza
giudiziaria.
Ma scorrendo tutte le carte, perdendosi nell'inutile
sproloquio scritto in tinta nera si trovano le possoboli prove: - Due momenti
salienti: Il 6 marzo 2001 quando Francesco Cirillo invia un e-mail a un sito
Internet del movimento antagonista dal titolo "la globalizzazione sotto casa"
dove tra l'atro si afferma che "i potenti militarizzando le citta' dimostrano
l'esistenza di un'opposizione vera e reale, la forza del movimento deve essere
tale che l'ingestibilita' delle citta' deve far scegliere nel futuro altri
luoghi isolati per svolgere tali convegni".- Se questo basta ad incriminare
Cirillo possiamo essere incriminati tutti per quello che abbiamo pensato,
scritto sulle liste di dibattito di questo movimento, su indymedia, per quello
che abbiamo detto nei microfoni delle radio in movimento.
Un puzzle
possibile come ne sono possibili infiniti altri.
Per questo l'opera di
Nadia Plastina è di bassissimo profilo letterario, la poteva scrivire chiunque,
estrapolando pochi e prevedibili elementi dalla realtà.
Ma continua Nadia
Plastina nelle sue inconfutabili prove, ed ecco che questa è : - "l'uscita allo
scoperto" di Cirillo che "poneva al movimento compiti e obiettivi violenti, per
condizionare lo Stato italiano nella scelta del luogo dove svolgere i vertici
governativi degli Stati piu' importanti del mondo, proprio alla vigilia di
quello della citta' partenopea, auspicando altresi' che le lotte non si
limitassero a queste occasioni (ossia a un antagonismo su scala globale, ma
assumessero un carattere permanente a livello territoriale".
La seconda
importante data e' il 19 maggio 2001, a due mesi dagli incidenti di Napoli e
prima del G8 di Genova, quando al termine di un'assemblea a Cosenza viene
diffuso un documento nel quale "emergono - osserva il giudice - chiari e
preordinati i comportamenti violenti che i componenti dell'associazione avevano
intenzione di porre in essere a Genova.
"Altro che Bologna - e' scritto
nel documento citato dal gip -. Li' era tutto finto, gli scontri costruiti a
tavolino. La ricchezza di Napoli va ora portata a Genova, non bisogna arretrare
di un millimetro. Come realta' del Sud questo dobbiamo portare: soggetti reali
e, se e' il caso, scontri reali. Questa e' la differenza tra noi e le componenti
moderate, che a Napoli col loro atteggiamento hanno indirettamente consentito la
spaccatura del corteo".-
Queste sono parte delle motivazioni che
inchiodano i ventidue compagni, altre vanno ricercate nelle corrispondenze di
una ragazza di RadioGap rea di aver raccontato i movimenti della polizia durante
i giorni tragici del G8.
fonte: http://italy.indymedia.org/news/2002/11/110566.php
Dall'università della Calabria... dichiarazione
del presidente del corso di laurea di scienze politiche (16 novembre
2002)
Da parte del prof. Paolo Jedlowski, presidente del corso di laurea in Scienze
politiche e docente presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università della
Calabria, presso cui sono rispettivamente collaboratore il dott. Antonino
Campennì e dottoranda la dott.ssa Anna Curcio, questa notte arrestati:
Gli ambiti della vita politica e della vita scientifica ed accademica
sono distinti. Tuttavia uno degli arrestati è professore a contratto presso il
mio dipartimento, un’altra è dottoranda. E’ giusto dunque che io manifesti
pubblicamente il mio sbalordimento per i capi d'imputazione avanzati nei
confronti di persone di cui sono note e ampiamente riconosciute la dedizione e
la assoluta lealtà nei confronti dell’università come istituzione dello Stato.
Si tratta di persone ineccepibili sul piano professionale e scientifico,
apprezzate sul piano umano anche per l'impegno etico profuso nelle proprie
attività.
A questa dedizione non è estranea - come è giusto che sia per
ciascun cittadino - una grande attenzione per i temi della vita democratica e
civile del Paese.
Ho piena fiducia nella Magistratura e, ritengo, si
arriverà presto a un pieno proscioglimento dei nostri collaboratori.
Ma
vorrei sottolineare personalmente il rischio, in cui spero nessuno cada, ma che
avverto in potenza, di criminalizzare oggi una generazione che sta lottando per
il suo futuro. I nostri figli e le nostre figlie che partecpano oggi alle
manifestazioni come quelle di Genova o di Firenze lottano per un pianeta più
equo e capace di sopravvivere, e per un Paese più democratico e più solidale.
Questi sono i ragazzi dei mille volontariati, che discutono, che fanno ricerca,
che amano la pace e la giustizia, e che non vogliono accettare supinamente, in
silenzio, decisioni che li riguarderanno. Se commettono errori, lo fanno per
eccesso di impegno civile: non contro la democrazia, ma per la democrazia.
Il vero problema è che noi dobbiamo essere con i giovani di questa
generazione, discutere con loro, accettarne i suggerimenti e darne; non
lasciarli da soli; soprattutto non criminalizzarli.
[Dichiarazione
prestata al giornalista de La Repubblica, Pantaleone Sergi e al TG regionale
della Calabria.]
fonte: indymedia
CHI HA PAURA DI CHI? Comunicato di Senza Freni
contro la repressione (16 novembre 2002)
Cosa porta lo Stato a reprimere in modo preventivo settori di movimento?
Quale è il nesso tra il 270/bis e una occupazione di una agenzia di lavoro
interinale? Parlano di azioni violente durante le manifestazioni di Napoli e
Genova, dove manifestanti cercarono di difendersi dalle cariche della polizia.
Vi è un nesso forse tra le occupazioni degli operai FIAT, e le dichiarazioni
di alcuni militanti dei gruppi colpiti al sud dalla repressione?. Non più
tardi di alcuni giorni fa, infatti, molti compagni espressero il desiderio di
partecipare e supportare la lotta degli operai in Sicilia. Questo poteva fare
paura, allo Stato per un duplice motivo:
Primo, perché gli operai, dopo
le soporifere delegazioni dei partiti, le promesse dei preti e dei sindacati, si
sarebbero trovati supportati da compagni e compagne, complici e disinteressati
nella loro solidarietà, nonché maggiormente indipendenti dai giochi di potere,
tra i più propensi a liberare energie nel conflitto di classe in corso.
Avrebbero dato un profilo più ampio alla lotta che sta prendendo corpo in
Sicilia, legandola ad un contesto di generalizzazione del conflitto in Italia e
nel mondo.
Secondo, vi è la paura che quando i settori di movimento
entrano in contatto con porzioni di proletariato in lotta, vengano a loro volta
contaminati dalla radicalità delle forme della guerra di classe. Gli operai in
Sicilia, ogni giorno occupano strade, binari, porto e aeroporti, organizzano
picchetti, si muovono su un terreno ai margini della legalità, valutando
l’efficacia delle loro azioni nella pratica e non la loro conformità agli
angusti spazi concessi dal compromesso sociale. Ora, con la crisi, settori
di movimento, che per convenienza o scelta, si professano pacifisti, legalitari,
possono essere facilmente trasportati dall’insorgenza proletaria, e attuare
forme di lotta più adeguate all’attuale livello dello scontro di classe.
Questa repressione era stata annunciata: qualunque settore di movimento
osasse intralciare il processo di ristrutturazione del blocco Fiat sarà colpito,
non si può disturbare il manovratore quando deve licenziare e precarizzare.
Il carcere, tra cui il circuito degli speciali, e la repressione, sono
armi sempre a disposizione del capitale: sono parte integrante della prassi
democratica e non di una forma di governo che va verso una involuzione
autoritaria, ma propri di uno Stato che incorpora nei suoi codici , il senso
profondo della dittatura di classe, che non si disfa mai del suo ingombrante
bagaglio repressivo. La crisi mostra la rottura del compromesso tra le classi,
lo Stato agisce di conseguenza. Le illusioni della pacifica disobbedienza si
infrangono contro la forza del nemico di classe, non ci si può immolare ne
suicidarsi per il feticcio dell’ordine democratico.
Solidarizziamo con i
compagni arrestati, e invitiamo i proletari, i compagni ad intervenire nel
conflitto di classe per sviluppare autonomia proletaria. Ogni lotta, per piccola
che sia, ci contrappone al capitale, e a tutte le sue articolazioni. Possiamo
pensare di contrapporci in modo vincente ad esso se sapremo essere comunità di
lotta e utilizzare ogni mezzo necessario.
SOLIDARIETÀ ALLA LOTTA DEGLI
OPERAI DEL BLOCCO FIAT SOLIDARIETÀ A TUTTI I PROLETARI E COMPAGNI IN GALERA
ABOLIZIONE IMMEDIATA DEL 41/BIS CHIAMIAMO COMUNISMO UNA SOCIETÀ SENZA
GALERE
Collettivo autonomo SENZA FRENI autprol@virgilio.it http://www.autprol.org
fonte: indymedia
NO PASARAN - SUBITO TUTTI LIBERI il punto sulla
situazione (Confederazione COBAS) (16 novembre 2002)
Dopo l'enorme risposta politica di massa del Movimento No-global europeo di
Firenze, scatta puntuale un'altra grossolana provocazione poliziesco-giudiziaria
ai suoi danni, nel tentativo schizofrenico e pericoloso di ridurre quel
meraviglioso patrimonio di riflessione e proposte a contenzioso
repressivo.
Dall'alba del 15/XI sono in corso numerose perquisizioni e
arresti ai danni di compagni/e meridionali, ordinate dagli inquirenti di
Cosenza, Plastina/Fiordalisi, per i reati di "cospirazione politica e propaganda
sovversiva" attribuiti alla rete meridionale del Sud Ribelle, durante le
giornate di NAPOLI e GENOVA 2001.
Sin dall'alba sono state effettuate 42
perquisizioni in tutta Italia con metodi spesso forzosi e violenti; gli arresti
sono 20 di cui 13 in stato di detenzione e 8 agli arresti
domiciliari.
L'elenco degli arrestati è il seguente:
1. 11 in
stato di detenzione nel carcere speciale di Trani. 2. 2 in stato di
detenzione nel carcere speciale femminile di Latina.
3. 7 in stato di
arresti domiciliari.
Tra gli arrestati i militanti della Confederazione
COBAS sono:
1. due militanti dell'Esecutivo Nazionale, 4 militanti della
sede di Taranto.
Il voluminoso mandato di cattura, 357 pagine, è fatto
soprattutto per impressionare stante la mancanza di contenuto e di prove,
costituite esclusivamente da intercettazioni telefoniche e telematiche. La
tipologia dei reati di cospirazione politica e propaganda sovversiva è quella da
cui non ci si può difendere.
Il fascismo coniò nel Codice Rocco questi
"reati" per sconfiggere e sottomettere l'opposizione politica a Regime. Nella
Repubblica sorta dalla Resistenza, non essendo stati cancellati questi "reati"
dai codici, negli anni '70 la DC per mantenersi al potere li rispolverò e la
parte più ideologica della Magistratura se ne servì e ne abusò con i famigerati
teoremi accusatori nei confronti della sinistra antagonista. Ben poche volte,
però, questo duplice arbitrio -quello degli arresti e dei processi- ha retto di
fronte ai Tribunali della Libertà e dei Giudici di Merito.
Per il potere
costituito battersi contro la globalizzazione capitalistica è un reato, non lo
hanno ancora sanzionato nei codici, ma intanto operano di conseguenza,
sequestrando centinaia di attivisti antiliberisti, antirazzisti, antimilitaristi
che promuovono a Taranto, Cosenza, Benevento, Napoli, in tutte le periferie del
Sud e nelle metropoli del centro-nord, la possibilità che un mondo alternativo
al sistema capitalista, si avveri.
Quanto alla rete Sud Ribelle, questa è
la fioritura solare dell'articolato e plurale popolo no-global che l'inquirente
non riesce a cogliere perché intriso solo di mentalità cadina e di categorie
irregimentate.
Siamo tutti/e sud-ribelle in quanto la questione
meridionale è sempre di contingente attualità:
- sia per la
costante marginalità e precarietà sociale che costringe la popolazione all'arte
di arrangiarsi e alla sudditanza alle cosche criminali;
- sia per
la perdita di quel poco di occupazione stabile che c'è, i casi FIAT (Termini
Imerese) ed ENI (Gela) sono emblematici di tutto il Sud;
- sia per
il mercato degli schiavi che si rinnova con l'immigrazione forzata della
catastrofe liberista e con la perdita di identità dell'immigrato considerato
dalla Bossi-Fini solo un articolo del Codice Penale;
- sia per le
servitù militari (Basi NATO-USA) e inquinanti (Fabbriche, Discariche) che
impongono al Sud perenne sottosviluppo e immobilità.
RIVOGLIAMO SUBITO
LIBERI/E TUTTI/E.
Pronta mobilitazione in tutto il Paese per sventare
l'ennesima provocazione ai danni del Movimento contro la Globalizzazione
Capitalistica, dei COBAS, e di tutti i Sud-Ribelli.
Roma,
15.11.2002
[ nota della redazione de "il pane e le rose": una
prima versione di questo comunicato conteneva l'elenco dei nomi dei compagni
arrestati, che successivamente abbiamo visto essere stata omessa anche nei
comunicati della confederazione cobas; per tanto i nomi sono stati cancellati
dal comunicato, in attesa che siano gli stess* compagn* arrestati e inquisiti a
decidere della pubblicizzazione o meno del loro nome]
Confederazione COBAS
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