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Giorgio Nobili
----- Original Message -----
From: "Daniele D'Elia" <danieledelia@email.it>
To: <dirittiglobali@peacelink.it>
Sent: Saturday, June 15, 2002 4:51 PM
Subject: Impronte digitali
Ricevo e rigiro questa lettera ricevuta da Farid Adly direttore "ANBAMED,
notizie dal Mediterraneo". E' una lettera indirizzata al presidente del
Consiglio dallo stesso Farid nei giorni scorsi in merito alla questione
sulle impronte digitali.
Obiezione di coscienza contro le impronte digitali
Signor Presidente del Consiglio,
leggo che il Suo governo vuole
prendermi le impronte digitali. Non ho compiuto nel vostro paese nessun
crimine. Sono ben 36 anni che vivo e lavoro in Italia. Sono sposato con una
cittadina italiana e sono padre di figli italiani. Io però ho mantenuto la
mia cittadinanza libica. Sono giornalista e tutti i giorni scrivo di mondo
arabo, immigrazione e multiculturalità, in italiano, e della bell'Italia in
arabo.
Questo emendamento approvato dalla Sua maggioranza mi offende e offende
centinaia di migliaia di onesti lavoratori, che sono venuti in Italia per
guadagnarsi il pane quotidiano. A Lei ed ai Suoi alleati di governo, questa
legge serve per dare l'immagine di sicurezza all'opinione pubblica. E'
giusto garantire sicurezza ai cittadini; ma non una parvenza di sicurezza di
carta e per di più immaginaria.
Questa legge, Signor Presidente, creerà più clandestini. Probabilmente è
quello che serve politicamente. Molti dei suoi alleati hanno fatto la loro
fortuna politica sparando slogan razzisti e xenofobi ed hanno bisogno dei
clandestini per continuare ad avere una legittimità politica. I clandestini
non potranno mai scioperare, non chiederanno aumenti salariali, non
alzeranno mai la testa e serviranno per ricattare i lavoratori italiani che
lavorano in nero. Prendere le impronte digitali agli stranieri rafforza
nell'opinione pubblica l'idea "immigrati uguale criminalità". Anche Lei sa
che è un'uguaglianza falsa e pretestuosa.
All'Italia non serve una legge simile.
L'immagine dell'Italia ne sarà offuscata, paragonabile ad un regime
militarista sudamericano. Una tale discriminazione tra cittadini italiani e
soggiornanti stranieri sarà sottoposta all'attenzione degli organismi
internazionali, dell'ONU e della stessa UE, che operano contro il razzismo e
la xenofobia.
Le impronte digitali si prendono già, in applicazione delle leggi vigenti,
per i clandestini, per chi compie reati e per chi è senza documenti di
identità. Non c'è nessuna giustificazione di sicurezza che impone la presa
delle impronte digitali a tutti gli stranieri richiedenti il permesso di
soggiorno. Se la mia identità è certa da documenti comprovati da
dichiarazioni delle autorità consolari del mio governo a che cosa serve
prendere le mie impronte digitali, visto che non ho compiuto nessun crimine?
E' una punizione gratuita contro chi proviene da un paese povero del Sud del
Mondo. I suoi ministri, che hanno redatto il testo di legge, hanno capito
che non sarebbe possibile chiedere le impronte ad un militare statunitense
soggiornante in Italia oppure ad un ricco cittadino svizzero o giapponese;
nella versione originale, infatti, non hanno utilizzato il termine
"stranieri dei paesi extra UE", ma "non appartenenti ai paesi OCSE". Ecco
una doppia discriminazione che rasenta il razzismo. "Tu straniero bianco e
ricco, non ti prendo le impronte; voi neri, gialli, olivastri e poveri,
avanti, le dieci dita nell'inchiostro!". No, una discriminazione così non è
ammissibile.
Ma non conviene all'Italia anche per altre ragioni, economiche soprattutto.
Pensi, per esempio, alle complicazioni che incontrerà il lavoro italiano
all'estero. Se la vostra polizia prendesse le impronte digitali ai
diplomatici sauditi o agli uomini d'affari sudafricani, anche quegli Stati,
in rispetto del principio di reciprocità, farebbero altrettanto con i
lavoratori e gli uomini d'affari italiani che operano da loro.
Per tutte queste ragioni, signor Presidente, io non ci sto.
Sono 36 anni che vivo in Italia e non ho mai vissuto un giorno senza
permesso di soggiorno. Ma se questa legge verrà approvata così com'è, io
farò l'obiezione di coscienza. Non darò spontaneamente le mie impronte
digitali quando presenterò la richiesta di rinnovo del permesso di
soggiorno. Sarò catalogato, allora, come clandestino ed i Suoi poliziotti
dovranno venire ad arrestarmi con la forza per prendere le mie impronte
digitali.
Spero che molti altri stranieri faranno altrettanto.
In questo modo avrete tolto molti agenti al loro lavoro, di lotta contro il
crimine, per perseguitare onesti cittadini e non avrete fatto, sicuramente,
un bene per il vostro paese e per la sicurezza dei cittadini.
Cordialmente
Farid Adly
direttore "ANBAMED, notizie dal Mediterraneo"
P.S. Quando verrà emanata la legge che impone le impronte digitali sulla
carta di identità, quindi uguale per tutti, sarò il primo a recarmi negli
uffici comunali.
--
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