Ricevo e rigiro questa lettera ricevuta da Farid Adly direttore “ANBAMED,
notizie dal Mediterraneo". E' una lettera indirizzata al
presidente del Consiglio dallo stesso Farid nei giorni scorsi in merito alla
questione sulle impronte digitali.
Obiezione di coscienza contro le impronte digitali
leggo che il Suo
governo vuole prendermi le impronte digitali. Non ho compiuto nel vostro paese
nessun crimine. Sono ben 36 anni che vivo e lavoro in Italia. Sono sposato con
una cittadina italiana e sono padre di figli italiani. Io però ho mantenuto la
mia cittadinanza libica. Sono giornalista e tutti i giorni scrivo di mondo
arabo, immigrazione e multiculturalità, in italiano, e della bell’Italia in
arabo. Questo emendamento approvato
dalla Sua maggioranza mi offende e offende centinaia di migliaia di onesti
lavoratori, che sono venuti in Italia per guadagnarsi il pane quotidiano. A Lei
ed ai Suoi alleati di governo, questa legge serve per dare l’immagine di
sicurezza all’opinione pubblica. E’ giusto garantire sicurezza ai cittadini; ma
non una parvenza di sicurezza di carta e per di più immaginaria.
Questa legge, Signor Presidente,
creerà più clandestini. Probabilmente è quello che serve politicamente. Molti
dei suoi alleati hanno fatto la loro fortuna politica sparando slogan razzisti e
xenofobi ed hanno bisogno dei clandestini per continuare ad avere una
legittimità politica. I clandestini non potranno mai scioperare, non chiederanno
aumenti salariali, non alzeranno mai la testa e serviranno per ricattare i
lavoratori italiani che lavorano in nero. Prendere le impronte digitali agli
stranieri rafforza nell’opinione pubblica l’idea “immigrati uguale criminalità”.
Anche Lei sa che è un’uguaglianza falsa e pretestuosa. All’Italia non serve una legge
simile. L’immagine dell’Italia ne sarà
offuscata, paragonabile ad un regime militarista sudamericano. Una tale
discriminazione tra cittadini italiani e soggiornanti stranieri sarà sottoposta
all’attenzione degli organismi internazionali, dell’ONU e della stessa UE, che
operano contro il razzismo e la xenofobia. Le impronte digitali si prendono
già, in applicazione delle leggi vigenti, per i clandestini, per chi compie
reati e per chi è senza documenti di identità. Non c’è nessuna giustificazione
di sicurezza che impone la presa delle impronte digitali a tutti gli stranieri
richiedenti il permesso di soggiorno. Se la mia identità è certa da documenti
comprovati da dichiarazioni delle autorità consolari del mio governo a che cosa
serve prendere le mie impronte digitali, visto che non ho compiuto nessun
crimine? E’ una punizione gratuita contro chi proviene da un paese povero del
Sud del Mondo. I suoi ministri, che hanno redatto il testo di legge, hanno
capito che non sarebbe possibile chiedere le impronte ad un militare
statunitense soggiornante in Italia oppure ad un ricco cittadino svizzero o
giapponese; nella versione originale, infatti, non hanno utilizzato il termine
“stranieri dei paesi extra UE”, ma “non appartenenti ai paesi OCSE”. Ecco una
doppia discriminazione che rasenta il razzismo. “Tu straniero bianco e ricco,
non ti prendo le impronte; voi neri, gialli, olivastri e poveri, avanti, le
dieci dita nell’inchiostro!”. No, una discriminazione così non è ammissibile.
Ma non conviene all’Italia anche
per altre ragioni, economiche soprattutto. Pensi, per esempio, alle
complicazioni che incontrerà il lavoro italiano all’estero. Se la vostra polizia
prendesse le impronte digitali ai diplomatici sauditi o agli uomini d’affari
sudafricani, anche quegli Stati, in rispetto del principio di reciprocità,
farebbero altrettanto con i lavoratori e gli uomini d’affari italiani che
operano da loro.
Per tutte queste ragioni, signor
Presidente, io non ci sto. Sono 36 anni che vivo in Italia e
non ho mai vissuto un giorno senza permesso di soggiorno. Ma se questa legge
verrà approvata così com’è, io farò l’obiezione di coscienza. Non darò
spontaneamente le mie impronte digitali quando presenterò la richiesta di
rinnovo del permesso di soggiorno. Sarò catalogato, allora, come clandestino ed
i Suoi poliziotti dovranno venire ad arrestarmi con la forza per prendere le mie
impronte digitali. Spero che molti altri stranieri
faranno altrettanto. In questo modo avrete tolto molti
agenti al loro lavoro, di lotta contro il crimine, per perseguitare onesti
cittadini e non avrete fatto, sicuramente, un bene per il vostro paese e per la
sicurezza dei cittadini. Cordialmente
Farid
Adly
direttore “ANBAMED, notizie
dal Mediterraneo” P.S. Quando verrà emanata la legge che impone le impronte digitali sulla carta di identità, quindi uguale per tutti, sarò il primo a recarmi negli uffici comunali. ---- |