[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]
Foglio di Collegamento interno n. 97
Cari amici,
vi invio nel corpo di questo messaggio e in allegato Word
il numero 97 del nostro Foglio di Collegamento.
Attenzione: Aderisci e fai aderire all'appello contro la pena di morte in
Giappone !!!
La procedura e' molto semplice.
Cordiali saluti
Loredana Giannini
N. B. Puoi chiedere in qualsiasi momento la cancellazione dalla lista
per l'invio del F. d. C.
Se non vuoi ricevere l'allegato Word dal prossimo numero in poi,
faccelo sapere
*********************
FOGLIO DI COLLEGAMENTO INTERNO
DEL COMITATO PAUL ROUGEAU
Numero 97 - Maggio 2002
Sommario:
1 ) L'attenzione e' tutta sul Giappone: denunciamo la pena di morte !
2 ) Moratoria in Maryland
3 ) Il Missouri guardando al futuro sospende l'esecuzione di Simmons
4 ) Ucciso Beazley in Texas in dispregio all'indignazione generale
5 ) Ucciso Martinez nonostante l'appello della madre della vittima
6 ) L' ultima a morire sulla sedia elettrica: Lynda Block
7 ) Una sospensione per Henry Dunn sostenuto da Mauro Dispenza
8 ) L'accusa rinuncia a perseguire le guardie che massacrarono Valdes
9 ) "Inviamo e-mail ai giornali americani !!!" - Aggiornamento
10) Coalizione mondiale contro la pena di morte
11) Appello in favore di Bobby Moore
12) Se solo alla gente venisse detta la verità
13) Si lavora per riorganizzare il gruppo di Roma
14) Richiesta di corrispondenza
15) L'Assemblea ordinaria dei soci del 5 maggio
16) Bilancio dell'anno 2001 approvato nell'Assemblea del 5 maggio 2002
1) L'ATTENZIONE E' TUTTA SUL GIAPPONE: DENUNCIAMO LA PENA DI MORTE !
Per il concorrere di diverse circostanze, in questi giorni l'uso della pena
di morte in Giappone viene messo in risalto e sottoposto a serrate
critiche. Molto opportunamente Amnesty International, lanciando la campagna
"Cartellino rosso contro la pena di morte", sfrutta l'occasione del
Mondiale di calcio facendo leva sulla rinnovata richiesta del Consiglio
d'Europa al Giappone di fare passi concreti verso l'abolizione della pena
capitale
La pena capitale è un problema che in Giappone suscita poco interesse.
Anche se nella nazione del sol levante non e' elevato come in altri paesi
il numero delle esecuzioni effettuate, è estremamente crudele la sorte
riservata ai condannati a morte. I bracci della morte situati in 7 città
contengono in tutto 110 condannati, 50 con sentenza definitiva. Essi vivono
per anni, assolutamente isolati dal mondo, senza sapere quando verranno
uccisi. Se di buon mattino due guardie si dispongono davanti alla sua
cella, il condannato capisce che è giunto il suo momento: entro una o due
ore finirà impiccato.
(Per un'ampia informazione vedi:
http://www.amnesty.it/primopiano/pdm-japan-forum90.rtf )
Si è tenuto il 27 e il 28 maggio presso la Dieta giapponese un seminario
di due giorni tra parlamentari nipponici e rappresentanti del Consiglio
d'Europa sull'abolizione della pena di morte. Sono intervenuti i Presidenti
dei due rami del Parlamento giapponese. Il seminario consegue al passo
fatto del Consiglio d'Europa il 25 giugno 2001 quando aveva ammonito sia il
Giappone che gli Stati Uniti che il loro status di osservatori al Consiglio
d'Europa sarebbe stato revocato in mancanza di atti concreti per arrivare
all'abolizione della pena capitale entro il 1 gennaio del 2003 (v. n. 87 ).
Al rinnovato ammonimento di Renate Wohlwend, vice presidente
dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, il Ministro della
Giustizia giapponese Mayumi Moriyama presente al convegno ha replicato: "La
maggioranza dell'opinione pubblica ritiene che la pena di morte sia
inevitabile nei casi di crimini gravi e brutali. Spero che voi apprezziate
la grande cautela con cui la pena di morte viene da noi utilizzata."
In realtà il sostegno del pubblico giapponese alla pena capitale è
contraddittorio: è vero che l'80% dei cittadini crede che la pena di morte
sia inevitabile ma solo il 45% ritiene che questa pena debba essere
mantenuta.
In Giappone opera l'organizzazione abolizionista denominata Forum 90,
molto qualificata sotto il profilo giuridico anche se povera di risorse.
Essa ha partecipato il 13 maggio scorso alla fondazione della Coalizione
Mondiale contro la pena di morte (vedi articolo più avanti).
Si ha l'impressione che in Giappone l'uso della pena di morte non abbia
il deciso appoggio dei settori politicamente influenti, come avviene in
Cina o negli Stati Uniti, e che il movimento abolizionista possa partire
avvantaggiato e sfruttare l'effetto sorpresa.
In questo momento delicato in cui gli amici giapponesi abolizionisti
sono impegnati al massimo delle loro possibilità dobbiamo far giungere il
nostro sostegno. Possiamo farlo sottoscrivendo la petizione lanciata in
Italia congiuntamente da Amnesty International e da Zapping, che riportiamo
qui di seguito:
Prime Minister Junichiro Koizumi
2-3-1 Nagata-cho
Chiyoda-Ku
Tokyo 100-0014 (GIAPPONE)
Egregio Primo Ministro, come cittadini europei turbati dalle violazioni dei
diritti umani dovunque essi vengono perpetrati, la invitiamo a fare tutto
quanto in suo potere affinché il suo governo ponga fine all'applicazione
arbitraria, segreta e crudele della pena di morte, dichiarando una
moratoria immediata sulle esecuzioni come primo passo verso l'abolizione
della pena di morte dai codici giapponesi. Le chiediamo inoltre di
assicurare il miglioramento delle condizioni di detenzione nel braccio
della morte.
Ribadiamo così le richieste già avanzate dall'Assemblea Parlamentare del
Consiglio d'Europa nella risoluzione adottata il 25 giugno 2001 sulla pena
di morte negli stati osservatori, che rispecchiano le garanzie già
richieste agli Stati mantenitori europei che desiderano entrare a far parte
dell'organizzazione.
Siamo fermi nella nostra opposizione alla pena di morte in tutti i casi,
in quanto violazione del diritto alla vita tutelata nella Dichiarazione
Universale dei Diritti Umani, la quale dichiara: 'Ognuno ha il diritto alla
vita, alla libertà e alla sicurezza della proprio persona' e la
consideriamo inoltre una forma di tortura nonché una punizione disumana e
degradante proibita nell'Articolo 3 della Convenzione europea sui diritti
umani.
E' nostra sincera speranza che il suo governo saprà rispondere in modo
positivo a questa richiesta, aggregandosi al sempre maggior numero di paesi
asiatici che hanno rinunciato per legge o di fatto a questa punizione estrema.
L'abolizione della pena di morte costituirebbe un passo importante
nell'assicurare uno dei diritti umani fondamentali per le future
generazioni in Giappone. La invitiamo ad abbracciare questa causa e di
cogliere in modo positivo questa storica sfida. Rispettosamente
Coloro che sono collegati ad Internet possono aderire alla sottoscrizione
in un minuto. L'indirizzo al quale accedere e':
http://www.amnesty.it/appelli/cartellino_rosso.php3
Ripetendo il procedimento, si possono inoltrare VARIE adesioni dalla STESSA
casella email.
Il Comitato è disponibile ad inoltrare le adesioni dei lettori che non
sono in grado di collegarsi ad Internet: inviateci molto chiaramente per
posta (Comitato Paul Rougeau - Casella Postale 11035 - 00141 Roma
Montesacro) i dati dei sottoscrittori (Nome, Cognome, Indirizzo postale
completo ed esatto, munito di CAP) con la richiesta di sottoscrivere
l'appello (NON è necessario riportarne il testo).
2) MORATORIA IN MARYLAND
Il 9 maggio il governatore del Maryland Parris N. Glendening ha sospeso in
extremis l'esecuzione di tale Wesley Baker prevista per la settimana
successiva e ha compiuto un passo in più decretando uno stop per tutte le
sentenze capitali dello stato.
"Dobbiamo avere una assoluta fiducia nel sistema" - ha dichiarato il
governatore - "E' stata una difficile decisione. Il mio cuore va ai
familiari delle vittime di questi orribili crimini. Tuttavia devo onorare
la responsabilità che ho di essere assolutamente certo della colpevolezza
degli accusati e della regolarità dei processi."
Glendening ha così indetto una moratoria di fatto, agendo come fece il
Governatore Ryan dell'Illinois all'inizio del 2000. La moratoria durerà
almeno un anno in attesa del completamento di uno studio dell'Università
del Maryland sulla correttezza del sistema della pena di morte. Lo stesso
Governatore ha dato atto che vi sono fondati sospetti di un uso razzista e
capriccioso della pena capitale nel suo stato. Infatti 9 dei 13 condannati
a morte sono afro-americani. Tutti, salvo uno, sono stati condannati per
aver ucciso un bianco (anche se l'80% di tutti gli assassinati in questo
stato sono neri). Inoltre le sentenze capitali provengono quasi tutte dalla
contea di Baltimora che non ha un tasso di omicidi particolarmente alto.
Le varie componenti del movimento per la moratoria della pena capitale
negli USA ha esultato, in particolare 'Moratorium Now!' di Equal Justice
USA.
Corali e pressanti erano state le richieste di una sospensione delle
esecuzioni capitali avanzate al Governatore sia da tutte le organizzazioni
per i diritti umani, sia da personalità della politica e della cultura, sia
dalla stessa Vice governatrice Kathleen Kennedy Townsend.
Come abbiamo più volte documentato, la messa sotto accusa della pena
capitale negli Stati Uniti a partire dall'anno 2000 ha fatto sorgere, in
quasi tutti gli stati e a livello federale, un gran numero di proposte di
leggi tese ad emendare e a restringere l'uso della pena di morte. Le
critiche al sistema hanno portato inoltre alla richiesta di indire
moratorie delle esecuzioni. Moratorie finalizzate alla proclamazione di un
periodo di riflessione sulle possibilità di emendare ovvero di abolire la
pena capitale. Una energica reazione dei gruppi conservatori ha limitato
l'impatto di queste leggi soprattutto su alcune questioni cruciali - come
la condanna a morte dei minorenni all'epoca del delitto - e, fino ad ora,
sono state respinte tutte le richieste di disporre per legge una moratoria.
'Tremendamente coraggiose' sono state definite le prese di posizione dei
governatori dell'Illinois e del Maryland: divenute oggetto di un serrato
dibattito non mancheranno di influire sulla politica americana e sulle
elezioni di medio termine del prossimo novembre. Né Ryan né Glendening si
ripresenteranno alle elezioni ma tutti i candidati nei rispettivi stati (e
non solo in essi) hanno già esposto in modo articolato e vivace le proprie
posizioni in merito alla pena capitale.
3) IL MISSOURI GUARDANDO AL FUTURO SOSPENDE L'ESECUZIONE DI SIMMONS
Dopo un breve rinvio in extremis dell'esecuzione, dal 1° maggio al 5
giugno, il 28 maggio la Corte Suprema del Missouri ha concesso una
sospensione a tempo indeterminato della pena di morte per Christopher
Simmons. Grande è stata la gioia del condannato e di tutti coloro che si
sono impegnati in suo favore. Certamente la risonanza internazionale che
ha avuto il caso ha aiutato la pressione degli abolizionisti americani e
l'egregio lavoro degli avvocati di Simmons. Se tuttavia negli USA
l'atteggiamento riguardo alla pena di morte inflitta ai minorenni non fosse
notevolmente cambiato negli ultimi due anni difficilmente Chris sarebbe
ancora vivo.
Ora la sorte di Christopher Simmons rimane legata ad una prossima
sentenza della Corte Suprema federale che deciderà sul caso di Daryl Renard
Atkins della Virginia, già ascoltato a febbraio, caso che verte sulla
liceità costituzionale della condanna a morte dei ritardati mentali.
Ricordiamo che nel 1989 la massima corte americana decretò, sul ricorso di
John Paul Penry, che non erano ancora maturi i tempi per sentenziare che la
pena di morte costituiva una pena crudele ed inusuale per i ritardati
mentali ed era quindi incostituzionale. Ma la materia si è evoluta e la
stessa corte ha deciso ora di ritornare sulla questione. Gli avvocati di
Simmons (come avevano tentato di fare in Texas anche quelli di Napoleon
Beazley) hanno ottenuto che la Corte Suprema del Missouri collegasse il
problema della minore età a quello del ritardo mentale. Di qui la
sospensione della sentenza.
Vogliamo ricordare che il nostro Comitato, con la collaborazione di
Amnesty International, di alcune scuole ed associazioni giovanili, ha
inviato a più riprese centinaia di richieste di clemenza per Chris alle
autorità del Missouri. Si è distinto in particolare in questa campagna
l'amico Piero Sammartino, esponente attivissimo di Amnesty e collaboratore
del Comitato. Piero, insieme a Isabella Totaro e a diversi altri attivisti,
ha raccolto oltre 510 firme in calce alla petizione per Christopher Simmons.
Alcune delle sottoscrizioni sono continuate a pervenirci anche dopo il
28 quando vi è stato lo stay dell'esecuzione: le conserviamo per inviarle
alle autorità del Missouri nella malaugurata ipotesi che in futuro le cose
si dovessero di nuovo mettere male per Chris.
4) UCCISO BEAZLEY IN TEXAS IN DISPREGIO ALL'INDIGNAZIONE GENERALE
Infine Napoleon Beazley è stato ucciso, come programmato, il 28 maggio! Il
Texas ha aggiornato le sue statistiche sui condannati a morte minorenni
all'epoca del crimine: quelli attualmente detenuti sono passati da 29 a 28,
quelli 'giustiziati' dal 1977 ad oggi sono 11, sul totale dei 19 uccisi
negli USA.
Con Amnesty International non possiamo che stupirci del fatto che in
Texas Beazley sia morto la sera del 28 maggio mentre Christopher Simmons,
che si trovava nelle stesse condizioni, ha avuto una sospensione poche ore
prima in Missouri. La Corte Suprema del Missouri ha sospeso a tempo
indeterminato la sentenza di Simmons ma il Texas si è mostrato più "duro"
superando qualsiasi scrupolo di costituzionalità e ogni sentimento di
compassione.
L'esecuzione di Beazley non è stata fatta a cuor leggero: decine di
migliaia di richieste di clemenza erano piovute sulle autorità del Texas,
da personalità della cultura e della politica, da associazioni autorevoli e
da organismi internazionali, la Commissione delle Grazie si era espressa a
stretta maggioranza (10 a 7) per consentire l'esecuzione del condannato,
con il presidente Gerald Garrett contrario ed un membro, Paddy Burrwell,
che ha addirittura dichiarato alla stampa: "Penso con autentica angoscia
che questo sarà un giorno del quale ci pentiremo per lungo tempo. Mi sento
come se qualcosa di veramente ingiusto sia avvenuto."
Napoleon, subito pentitosi del suo crimine, si era comportato in maniera
esemplare in carcere negli otto anni di prigionia. Infine aveva
egregiamente perorato un provvedimento di grazia. Vedendo respingere uno
dopo l'altro i suoi ultimi ricorsi, ha rinunciato alle formalità di rito
come il ridicolo ultimo pasto e ha declinato di rendere un'ultima
dichiarazione. Ha lasciato però una pagina scritta da conservare nella
storia di questa orribile moribonda istituzione : "Il gesto che mi ha
portato qui non fu soltanto atroce, fu insensato. Ma la persona che ha
commesso quell'atto non è più qui, ci sono io. (...) Non sono soltanto
sconvolto, sono rattristato per quello che avviene qui stanotte. Non sono
soltanto rattristato ma sconcertato del fatto che un sistema che si suppone
debba affermare e difendere ciò che è giusto e retto si dimostri in tutto
simile a me quando commisi questo stesso vergognoso errore. (...) Stanotte
diciamo al mondo che non c'è possibilità di riscatto agli occhi della
giustizia. Stanotte diciamo ai nostri figli che in certi casi è giusto
uccidere. (...) Ci sono molti uomini come me nel braccio della morte (...)
Date a questi uomini la possibilità di fare ciò che è giusto, dategli una
chance di raddrizzare i loro torti. Molti di loro vogliono sanare il
disordine da cui sono partiti, ma non sanno come fare. Il problema non è
tanto che la gente non li vuole aiutare a trovare una via d'uscita, ma che
il sistema gli dice che non la potranno trovare in nessun caso. Nessuno
vince stanotte. Nessuno trova sollievo. Nessuno se ne va vittorioso."
Come abbiamo osservato più volte (vedi ad es. n. 96), il consenso per la
pena di morte ai minorenni e ai ritardati mentali si è talmente eroso
nell'opinione pubblica americana che soltanto un grosso sforzo delle èlite
conservatrici consente che vengano ancora portate a termine esecuzioni come
quella di Napoleon Beazley. I mesi che verranno saranno cruciali, scanditi
anche dalla buona fede della Corte Supreme federale. In un paese
democratico, il massimo organo giudiziario dovrebbe prendere atto, senza
remore politiche, della cosiddetta "evoluzione degli standard di decenza."
Ringraziamo gli amici che nell'ultimo anno si sono adoperati per
raccogliere centinaia di firme in calce alle petizioni per Napoleon, da noi
proposte in Internet e sul Foglio di Collegamanto n.96
5) UCCISO MARTINEZ NONOSTANTE L'APPELLO DELLA MADRE DELLA VITTIMA
Mai a nostra memoria il Texas Board of Pardons and Paroles, cioè la
Commissione per le Grazie del Texas, si è avvicinato tanto ad una decisione
favorevole per il condannato come nel caso di Johnny Martinez che è stato
ucciso il 22 maggio. La domanda di commutazione della sentenza è stata
respinta dal Board con soli 9 voti contro 8.
Lana Norris, madre di Clay Peterson vittima di Martinez, dopo aver
parlato a lungo con il condannato, aveva chiesto con fermezza la
commutazione della sentenza per l'assassino di suo figlio. Concludendo una
nobile lettera di sei pagine indirizzata al Board, aveva scritto: "Per
favore non permettete che un'altra madre perda suo figlio ammazzato, senza
che ve ne sia una necessità!" La Norris ha chiesto anche di conferire con
ognuno dei membri della Commissione delle grazie. Cosa che le è stata
negata. Anche il padre della vittima - interpretando la volontà di suo
figlio - aveva pregato lo stato di non applicare la legge del taglione del
Vecchio Testamento ma l'insegnamento di Gesù di perdonare non "sette volte,
bensì settanta volte sette".
Gerald Garrett, presidente della Commissione delle Grazie, ha dichiarato
che sono stati valutati un complesso di motivi al di là della lettera della
madre della vittima "che non ha spostato un solo voto" a favore del
condannato. In effetti un grosso motivo per decidere in favore di Martinez,
un motivo che avrebbe dovuto far annullare il processo originale intentato
contro di lui, era certamente la ridicola difesa legale prestata dal suo
avvocato d'ufficio che aveva dedicato al caso in tutto 50 ore. Anche
l'avvocato assegnatogli per l'appello a livello statale non aveva nessuna
nozione di come si scrive un ricorso, infatti ne scrisse uno di sole 5
pagine e mezza (usualmente per una richiesta di habeas corpus in un caso
capitale i difensori preparano un 'brief' di circa 50 pagine).
Prima di morire Johnny Martinez ha fatto una lunga dichiarazione finale,
chiedendo perdono ai parenti della vittima e protestando per l'inefficace
difesa legale ricevuta: "Se ho un appuntamento con la morte, non l'ho in
ragione dei miei misfatti. Gli avvocati che ebbi al processo, loro mi
stanno uccidendo."
6) L' ULTIMA A MORIRE SULLA SEDIA ELETTRICA: LYNDA BLOCK
Negli scorsi anni avevamo riflettuto più volte sull'avvenuta saturazione
dell'opinione pubblica americana per l'uso della sedia elettrica ed avevamo
ipotizzato che le ultime esecuzioni con questo obsoleto strumento di
tortura e di morte sarebbero state le quattro verificatesi nell'anno 2000.
Purtroppo le nostre previsioni sono state smentite alla mezzanotte e 1
minuto del 10 maggio scorso quando la corrente ha cominciato a fluire
attraverso il corpo di Lynda Lyon Block, che è stata dichiarata morta 9
minuti dopo. "Yellow Mama" entrata in funzione in Alabama nel 1927 ha fatto
così la sua 176-esima e ultima vittima.
L'esecuzione della Block, una "estremista politica", non ha destato
grande interesse e soprattutto non ha suscitato apprezzabili proteste. Né
in America vi era stata alcuna simpatia per la condannata: avvolta in una
esasperata visione politica, negli ultimi tempi ella aveva riaffermato la
sua verità sull'omicidio di un poliziotto avvenuto nel 1993, aveva
rifiutato di presentare appelli a quelle che lei chiamava corti corrotte e
prive di giurisdizione nel suo caso. Se l'interessata lo avesse consentito
e se i suoi difensori avessero fatto un lavoro decente certamente alla
donna sarebbe stata risparmiata la sedia elettrica. Dal 1° luglio in
Alabama entrerà in vigore l'iniezione letale come mezzo di esecuzione
primario (anche se rimarrà sulla carta la possibilità di morire, a
richiesta, per elettrocuzione) e sarebbe stato facile per gli avvocati
trovare una corte disposta a sentenziare che Yellow Mama costituiva una
punizione inammissibile in quanto 'crudele ed inusuale' (ormai bandita in
tutti gli altri stati nonché stigmatizzata da orrende famose foto
accessibili a tutti in Internet.)
Di donne in Alabama non se ne 'giustiziavano' dal 1957. Il corpo di
Lynda è rimasto contratto in uno spasmo spaventoso per i due minuti in cui
è durato il passaggio di corrente: al primo shock a 2.050 volt di 20
secondi i suoi pugni si sono serrati e il suo corpo si è proteso in avanti
mentre del fumo si sprigionava dalle spugne poste sulla testa e sulla gamba
sinistra. La corrente è stata fatta poi passare per altri 100 secondi a 250
volt.
Le avevano rasato il capo e l'avevano vestita di bianco, lei aveva
curato un discreto make up: mascara e un po' di rossetto. E' stata vista
pregare con gli occhi socchiusi qualche minuto prima dell'esecuzione a
conclusione di un digiuno religioso di tre giorni. Sulla sua testa è stato
infine calato un cappuccio nero. Juanita Motley, vedova del poliziotto fu
ucciso da Lynda e da suo marito, a questo punto ha ceduto chiedendo di
essere condotta fuori dalla saletta dei testimoni. "Non so quale sollievo e
rassegnazione potrò provare da ora in poi" ha detto.
7) UNA SOSPENSIONE PER HENRY DUNN SOSTENUTO DA MAURO DISPENZA
Mauro Dispenza, nostro socio ed esponente di molte organizzazioni
abolizioniste, ha sponsorizzato negli ultimi mesi il caso di Henry Dunn la
cui data di esecuzione era stata fissata in Texas per il 14 maggio. Mauro è
miracolosamente riuscito anche a raccogliere oltre 4000 dollari in poche
settimane sperando di riuscire a finanziare delle investigazioni utili al
condannato. Sta di fatto che l'esecuzione di Dunn è stata sospesa in
extremis il 13 maggio dalla Corte d'Appello federale del Quinto circuito.
L'avvocato difensore Michael Charlton - vecchia conoscenza degli
abolizionisti italiani che lo hanno più volte finanziato per seguire casi
più o meno disperati - ha dato esplicitamente atto a Mauro Dispenza
dell'utilità della sua mobilitazione. Grande è stata la soddisfazione di
Mauro che ha voluto largamente pubblicizzare la buona notizia, cosa che
facciamo volentieri anche su questo Foglio di Collegamento.
8) L'ACCUSA RINUNCIA A PERSEGUIRE LE GUARDIE CHE MASSACRARONO VALDES
Il 10 maggio è stato dato l'annuncio ufficiale che era nell'aria: la
pubblica accusa rinuncia a perseguire le cinque rimanenti guardie indagate
per il pestaggio mortale di Frank Valdes nel braccio della morte della
Florida avvenuto il 17 luglio 1999. Altre quattro guardie finite sotto
accusa erano state assolte in precedenza (v. n. 94). La moglie del
condannato, Wanda Valdes, ha commentato: "Se Ashcroft non fa qualcosa,
arriviamo al punto di consentire agli assassini di andarsene liberi. Quelle
guardie non erano migliori degli uomini che sorvegliavano nel braccio della
morte." Amnesty International ha protestato vivamente per l'impunità degli
agenti salvati dalla compatta omertà non solo dei colleghi di lavoro ma
dell'intera contea in cui si trovano le enormi carceri della Florida.
9) "INVIAMO E-MAIL AI GIORNALI AMERICANI !!!" - AGGIORNAMENTO
L'adesione alla proposta che abbiamo fatto nel numero scorso ha riscosso un
successo insperato: da varie città italiane (Busto Arsizio, Milano, Napoli,
Roma, Torino e provincia, nonché da alcune parti della Sicilia) sono stati
inviati a oltre 50 giornali statunitensi messaggi diversi ma tutti di
profonda disapprovazione circa le esecuzioni dei minorenni all'epoca del
crimine. Riportiamo uno dei messaggi inviati, per dare un'idea del loro
tono rispettoso ma al contempo deciso:
"Cari lettori americani, con grande amicizia e dolore vi domando se per
caso ignorate che la vostra abitudine di giustiziare persone che erano
minorenni all'epoca del crimine è un privilegio che ormai condividete solo
con le seguenti nazioni: Arabia Saudita, Nigeria, Iran e Congo. Questa
notizia non fa squillare un campanello d'allarme dentro di voi e non vi
induce a riflettere su questo problema?
Vi rendete inoltre conto che tre su quattro dei minorenni che voi affidate
alle mani del boia sono Afro-Americani? Questa notizia non fa squillare un
altro campanello dentro di voi? Non avete mai sentito parlare dei linciaggi
dello scorso secolo?"
Lo scopo primario di questa campagna è di far riflettere gli stessi
'opinion leader' americani. Un'eventuale pubblicazione delle lettere
costituirebbe un prezioso 'valore aggiunto'.
Le persone che hanno inviato questi messaggi hanno riferito di aver
ricevuto un gran numero di risposte automatiche di ringraziamento e
conferma di ricezione, che però naturalmente non comportavano una effettiva
approvazione e l'accoglimento del messaggio stesso. Alcune risposte però,
hanno dato adito ad un certo ottimismo perché non si trattava di
comunicazioni automatiche, ma di "porte che si aprivano".
Incredibile ma vero, i segnali positivi più rilevanti sono arrivati
proprio dal Texas! Due giornali hanno chiesto una verifica dei dati dei
corrispondenti in vista della pubblicazione dei pezzi inviati. Il segnale
in assoluto più positivo e collaborativo arriva però da Mr. Bob Ray
Sanders, Vicepresidente dello "Star Telegram", importante quotidiano di
Fort Worth. Mr. Sanders ha personalmente risposto a Roberta che gli aveva
inviato uno dei nostri messaggi, ringraziandola per l'invio e dichiarandosi
del tutto d'accordo con lei. Ricordiamo che circa un anno fa una
delegazione di Reggio Emilia recatasi in visita nella città 'gemellata' di
Fort Worth aveva vivamente protestato contro l'uso della pena di morte in
Texas! Quindi, avere l'attenzione e il sostegno di un quotidiano locale, ci
dà gioia e speranza! Felici di una simile risposta, abbiamo deciso di
sfruttare l'occasione. Bob Ray Sanders è stato subito ricontattato e gli è
stato chiesto se sarebbe disposto a pubblicare una lettera aperta dei
cittadini italiani contro la pena di morte. Egli ha dato il suo consenso,
dicendo di indirizzare la lettera alla redazione del giornale e per
conoscenza a lui. Ci siamo subito attivati e presto, ci auguriamo, Bob
Sanders potrà mantenere la sua promessa e pubblicare una lettera che stiamo
già scrivendo e ritoccando.
Questi fatti dimostrano quanto sia importante che noi abolizionisti
continuiamo a "bussare", perché, pur trovando spesso usci sprangati, capita
a volte di avere la gioia di vederne alcuni socchiudersi proprio grazie al
nostro impegno. E da cosa nasce cosa! (Grazia)
10) COALIZIONE MONDIALE CONTRO LA PENA DI MORTE
Il 13 maggio è nata la Coalizione Mondiale Contro La Pena Di Morte: la
'coalizione delle coalizioni' un organismo che si propone di svolgere
importanti attività contro la pena capitale per conto e con il concorso di
tutte le forze abolizioniste. All'Assemblea costituente della Coalizione
mondiale svoltasi presso la Comunità di Sant'Egidio ha partecipato anche il
Comitato Paul Rougeau. Il Comitato è diventato così una delle 23
associazioni fondatrici che hanno collaborato a mettere a punto la sua
"Carta di funzionamento" approvata all'unanimità.
La cerimonia di fondazione della Coalizione mondiale si è conclusa con i
discorsi dei sindaci di Roma e di Washington e con la lettura di un forte e
nobile messaggio di approvazione, sostegno e incoraggiamento di Mary
Robinson, Alto commissario dell'ONU per i Diritti umani.
Nella miriade delle associazioni abolizioniste nel mondo, la maggior
parte delle quali sono piccole o piccolissime, si contano un gran numero di
'coalizioni', organizzazioni ombrello che dovrebbero collegare ed
organizzare lo sforzo per l'abolizione della pena di morte in tutto il
mondo. Citiamo tra le più note la Coalizione canadese contro la pena di
morte (CCADP) e l'americana Coalizione nazionale per l'abolizione della
pena di morte (NCADP).
La congerie delle associazioni e delle coalizioni (alcune di queste
lavorano bene ma non riescono a coordinare granché) indebolisce il mondo
abolizionista le cui azioni sono molto frammentate e in genere scoordinate
tra loro. Non mancano, per di più, attriti e conflitti striscianti tra
abolizionisti che sottraggono preziose energie dalla lotta per la causa
comune.
Ciò non deve scandalizzarci e bisogna cercare di comprendere il
fenomeno. Intanto osserviamo che le forze abolizioniste si collocano quasi
esclusivamente nell'area del volontariato, un settore che trae energie da
due diverse esigenze psicologiche: da un lato vi è una spinta altruistica
ma dall'altro anche il bisogno di affermare la propria personalità. Spesso
il desiderio di protagonismo dei volontari è causa di frammentazione ed
inefficienza. D'altra parte anche gli slanci di amore e solidarietà verso
il prossimo risentono delle stagioni della vita di ciascuno e, con i loro
alti e bassi, fanno perdere efficacia e continuità alle iniziative
intraprese. C'è infine da notare che le risorse da dedicare al volontariato
vengono reperite con fatica al di là di quelle da dedicare necessariamente
ad un'attività lavorativa che assicuri la sussistenza.
Possiamo domandarci se la creazione di un'ulteriore coalizione, sia
pure Mondiale, avesse un senso ed un'utilità nel momento presente. La
risposta dovrebbe essere affermativa per tre ragioni: a) la Coalizione
Mondiale si inserisce in modo leggero e flessibile nel contesto
abolizionista, rivestendo un ruolo di 'complementarità' rispetto a tutto
ciò che già fanno le organizzazioni aderenti: non intende cioè limitare
l'iniziativa di nessuno o tentare di forzarla alle proprie esigenze; b)
l'attività di 'segretariato' della Coalizione mondiale, i suoi compiti
operativi, sono affidati all'organizzazione francese Ensemble Contre la
Peine de Mort, che offre le massime garanzie per il valore e il prestigio
delle personalità che la animano nonché per la capacità che ha dimostrato
organizzando al massimo livello il Primo congresso mondiale contro la pena
di morte svoltosi a Strasburgo tra il 21 e il 23 giugno 2001 (vedi numeri
86 e 87); c) la Coalizione mondiale - supportata da numerosi esponenti
politici che vi afferiscono - è in grado di rapportarsi in modo autorevole
a nome di tutti gli abolizionisti ai governi e agli organismi internazionali.
Tra le 23 organizzazioni fondatrici della Coalizione mondiale citiamo:
Ensemble Contre la Peine de Mort, Comunità di Sant'Egidio, Amnesty
International, FIDH, NCADP, Journey of Hope, Forum 90, ACAT, Fondazione
Barnabei, Nessuno Tocchi Caino, Coalit, Comitato Paul Rougeau. Undici delle
associazioni fondatrici, tra cui la Coalit, vengono a far parte di una
specie di Consiglio direttivo (Comité de Pilotage). Il Segretariato della
Coalizione è assicurato, come abbiamo detto, da Ensemble Contre la Peine de
Mort.
L'adesione alla Coalizione Mondiale comporta anche per il nostro
Comitato l'accettazione del cosiddetto 'documento di Strasburgo' che è la
dichiarazione finale del Primo congresso mondiale (vedi n. 87). Riportiamo
qui di seguito in una nostra traduzione i passi principali di tale documento:
(...) La pena di morte sta a significare il trionfo della vendetta sulla
giustizia e viola il primo dei diritti degli esseri umani, il diritto alla
vita. La pena capitale non ha mai prevenuto i crimini. E' un atto di
tortura ed è il trattamento più crudele, inumano e degradante. Una società
che commina la pena di morte simbolicamente incoraggia la violenza. Ogni
società che rispetta la dignità della sua gente deve battersi per abolire
la pena di morte.
(...) chiediamo che:
* gli stati ratifichino tutti i trattati e le convenzioni abolizioniste
internazionali e regionali,
* i paesi che hanno sospeso le esecuzioni rimuovano la pena di morte dalle
loro leggi,
* i paesi che condannano a morte i minorenni all'epoca del crimine pongano
fine a questa aperta violazione della legge internazionale,
* non possano essere condannati a morte i disabili mentali,
* gli stati che hanno abolito o sospeso la pena di morte non estradino
nessuno in paesi in cui essa viene ancora applicata, indipendentemente
dalle assicurazioni che la pena di morte non verrà imposta,
* gli stati rendano note regolarmente ed apertamente informazioni sulle
sentenze capitali, sulle condizioni di detenzione dei condannati e sulle
esecuzioni. (...)
11) APPELLO IN FAVORE DI BOBBY MOORE
Gli oltre 3700 condannati a morte degli Stati Uniti provengono dalle fasce
più povere della popolazione. E' facile immaginare quante siano le
richieste di aiuto finanziario che essi avanzano ai loro pen pal (qualora
riescano ad averne): hanno bisogno di un po' di soldi per comprare
francobolli, alimenti, prodotti per l'igiene personale, una macchina per
scrivere...
Enormi, praticamente al di fuori della possibilità di qualsiasi
corrispondente, sono le somme necessarie per quello che sarebbe il loro
bisogno primario: una difesa legale di buona qualità. Tanto è vero che
Amnesty - non potendolo fare per tutti - ha deciso di non corrispondere
fondi per pagare gli avvocati dei condannati a morte.
Molti detenuti si proclamano innocenti. Per alcuni di loro rincresce
particolarmente di non poter fornire un aiuto per la difesa legale, specie
quando si ravvisano nel caso chiari argomenti a supporto dell'innocenza o
forti attenuanti.
Ora il socio Paolo Cortelli, che da parecchi anni aiuta finanziariamente
i condannati a morte insieme alla moglie Gigliola ed a suo figlio (e fa
arrivare con costanza al Comitato Paul Rougeau robusti contributi per il
sostegno dei detenuti) ci prega di diffondere il seguente appello per un
aiuto finanziario eccezionale a Bobby Moore, rinchiuso da 22 anni nel
braccio della morte del Texas. L'operazione ha un fondamento anche per il
fatto che Paolo non è solo: per la difesa legale di Bobby si è creata
un'organizzazione internazionale.
E' noto che la giustizia americana è permeata di razzismo, ma quello che
non tutti sanno è che negli Stati Uniti i giudici sono eletti come da noi
accade per i parlamentari. In questo modo, per ragioni elettorali, la
giustizia viene condizionata dalla politica. Se la maggioranza è a favore
della pena di morte, basta semplicemente condannare più gente possibile e
la rielezione è garantita.
Inoltre una giuria che infligge una condanna a morte è composta da
cittadini qualsiasi, privi di nozioni legali, quindi il giudice che la
presiede può condizionarla pesantemente.
Con questa breve premessa intendo presentare un caso degno della massima
comprensione, in quanto si tratta di una persona che in 22 anni ha fatto un
cammino spirituale invidiabile nel braccio della morte in Texas, con un
equilibrio ammirevole, e che le guardie stesse definiscono "prigioniero
modello".
Bobby James Moore ha 42 anni, è afro-americano e proviene da una
famiglia di 9 figli con un padre alcolizzato che abitualmente picchiava la
moglie e i figli quando cercavano di difenderla. Vista l'insistenza con cui
Bobby difendeva la madre, il padre lo buttò fuori di casa quando aveva solo
14 anni. Bobby divenne preda di gruppi di ragazzi di strada dediti ai furti
e alla droga.
A 20 anni, nel corso di una rapina in cui aveva il compito di "palo",
una donna cacciò un urlo e suo marito di accasciò per terra. Nel panico che
ne seguì partì un colpo che ferì mortalmente l'uomo. Bobby sostiene che il
colpo partì accidentalmente e che ciò può essere provato.
Nel corso del processo, in cui senza fondi è difficile trovare
giustizia, nessuno credette che l'uccisione fosse stata accidentale e la
giuria decretò la sua condanna a morte.
Durante la sua detenzione, Bobby ha imparato a leggere e a scrivere,
sviluppando le sue capacità in un ambiente che gli forniva un pasto
regolare, possibilità di fare ginnastica e di avere servizi sanitari, cose
che prima, da libero, non poteva concedersi. Si è poi dedicato a studiare
legge per potersi aiutare nel suo processo.
In 22 anni c'è stato un alternarsi di appelli in cui i giudici federali
(non dipendenti da elezioni, in quanto incaricati a vita) dichiaravano che
Bobby aveva diritto alla revisione del processo per come era stato condotto
nel 1980, mentre i giudici statali facevano di tutto per ucciderlo,
presentando alla giuria una situazione diversa dalla realtà o celando ciò
che poteva indurla a scegliere il carcere a vita in luogo della pena di
morte, come l'accidentalità dello sparo e il suo comportamento
irreprensibile in carcere.
Inoltre un elemento utile per Bobby, cioè la pressione necessaria per
far partire un colpo dalla pistola usata, non poté essere presentato in
giudizio perché lo stato affermò che la pistola non c'era più!
Un nuovo processo per Bobby con un avvocato di fiducia ha un costo
enorme, ma con piccoli contributi personali si possono fare miracoli. Per
noi cristiani un prodigo che torna alla casa del padre ha un valore
immenso, perché di fianco c'è Cristo stesso a sostenerlo, e non ci sono
dubbi su questo ritorno di Bobby. Spero che siano molti a non identificarsi
con l'astioso fratello maggiore, considerando anche che Bobby fuori di casa
non ci è voluto andare di sua volontà (Paolo Cortelli)
N. B. Tra tutti gli amici di Bobby è stato costituito un fondo in
Inghilterra, dove è possibile inviare il poco o il molto che si può. Il
sistema più economico dall'Italia è certamente un assegno circolare non
trasferibile in euro (gratuito in banca) da inviare per posta, anche posta
normale. Alternativamente si può fare un bonifico bancario oppure un vaglia
internazionale.
Questi sono gli estremi del conto su cui si possono versare offerte per
Bobby Moore:
Codice: 30-96-52 - n. conto: 00890420 - Intestazione: Bobby Moore Legal
Defence Fund - Banca: Lloyds TSB, 1 Windsor Road, Penarth, Vale of
Glamorgan, CF64 1YR, UK.
12) SE SOLO ALLA GENTE VENISSE DETTA LA VERITA'...
Il noto sondaggio "Harris Poll" effettuato negli USA due anni fa ha
rivelato che il 66% dei cittadini americani è a favore della pena di morte.
E' risultato inoltre che tra questi il 46% è favorevole in quanto sostiene
di "sentire" che la pena di morte è l'unica risposta adatta all'omicidio,
il 12% lo è perché tale pena "fa risparmiare soldi ai contribuenti", l'8%
cita il suo potere deterrente, il 4% dice che l'esecuzione impedisce al
condannato di ripetere il crimine, il 5% trova che il condannato "se la
merita", il 3% si rifà alla Bibbia (*).
Se togliessimo dal 66% dei favorevoli il relativo 12%, spiegando che le
pena capitale costa ai contribuenti molto di più della detenzione a vita,
se togliessimo l'8% spiegando che la pena di morte non ha un particolare
potere deterrente, se togliessimo il 4% spiegando che l'ergastolo impedisce
altrettanto efficacemente a un criminale di commettere altri omicidi (e può
essere inflitto in alternativa alla pena di morte), si avrebbe una
riduzione del 16% sul totale degli Americani favorevoli alla pena capitale
(il calcolo per arrivare a questo risultato lo fate da soli o, come ho
fatto io, ve lo fate spiegare da vostro figlio studente di scuola media).
In definitiva solo il 50% della popolazione vuole la pena di morte per
motivi che, per quanto assolutamente discutibili, è difficile
controbattere dati alla mano. Gli altri sbagliano clamorosamente e una
parte di loro dovrebbe, proprio per i motivi dichiarati, optare addirittura
per l'abolizione della pena di morte.
Queste acrobazie mentali sono naturalmente inutili di fronte alla
politica americana che si guarda bene dall'illuminare la popolazione sui
dati reali, tuttavia mi ha fatto ugualmente piacere constatare che anche
gli Americani non sono così forcaioli come vorrebbero farci credere i
signori al potere.
E' tuttavia altrettanto evidente, purtroppo, che i favorevoli alla pena
di morte sono in un certo senso normali assassini: dallo stesso "Harris
Poll" infatti emerge un dato sorprendente, e cioè che, mediamente, sia i
favorevoli che i contrari alla pena capitale sono convinti che il 10% dei
condannati a morte sia... innocente (*)! No comment! (Grazia)
(*) I dati relativi al sondaggio "Harris Poll" sono stati presi dal libro
"The private life of the American death penalty: The last face you'll ever
see" di Ivan Solotaroff - Harper Collins Publishers - 2001, pag. 205 e pag.
232.
13) SI LAVORA PER RIORGANIZZARE IL GRUPPO DI ROMA
A Roma risiede un gruppo di circa 50 soci e simpatizzanti del Comitato Paul
Rougeau che è il più numeroso ma anche più eterogeneo. Di molti soci di
Roma l'iscrizione risale all'epoca della fondazione del Comitato, altri
soci sono corrispondenti di vecchia data di detenuti del braccio della
morte del Texas, alcuni sono persone da sempre strenuamente impegnate su
molti fronti e in vari modi per i diritti umani che non trascurano di
aiutare di quando in quando la nostra associazione. C'e' infine qualche
giovane pieno di energia ed intenzionato ad essere socio 'attivo' sia nei
riguardi dei propri corrispondenti detenuti, sia nelle varie attività
contro la pena capitale svolte dal Comitato. Francesca Gemma è la socia che
si è assunta il compito di rimettere in moto e di coordinare alcune
attività 'di gruppo' nella zona di Roma. Con molta pazienza Francesca
nell'arco di un mese ha contattato per iscritto 46 soci e simpatizzanti ed
è riuscita a parlare al telefono con 25 di essi. Queste persone si sono
dette liete di sentire la voce del Comitato e almeno 11 hanno riconfermato
la loro intenzione a collaborare, nella misura delle rispettive
possibilità, con il gruppo di Roma. Si è deciso di creare una mailing list
per soci e simpatizzanti di Roma attraverso la quale scambiarsi
informazioni e concordare le iniziative. In una riunione svoltasi il 28
maggio (erano presenti Bianca Cerri, Francesca Gemma, Giuseppe e Marina
Lodoli), si sono approfondite alcune possibili attività del Gruppo di Roma
già discusse nei contatti dei giorni precedenti. In particolare si
intendono organizzare incontri nelle parrocchie e nelle scuole in modo più
sistematico ed incisivo di come si è fatto fino ad ora, anche per suscitare
un profondo interesse negli uditori e reclutare qualche nuovo socio attivo.
Si presterà maggiore attenzione ad una presenza qualificata del Comitato in
incontri riguardanti i diritti umani e in eventi sulle tematiche sociali
che si svolgono a Roma. Si è discusso in particolare il possibile rilancio
della Campagna 'Rimbalzo' diretta ai cittadini e agli 'opinion leader' del
Texas. Dovranno essere apportati alla campagna tutti i correttivi suggeriti
dall'esperienza fatta tra la fine del 1997 e l'inizio del 1999. Si cercherà
di coinvolgere grandi organizzazioni capaci di aumentare di un ordine di
grandezza l'entità delle pressioni. Tutti i soci e i simpatizzanti di Roma
che non sono stati ancora contattati sono pregati di cercare Francesca
Gemma (e-mail gemma.f@tiscalinet.it , cell. 349 95861029)
14) RICHIESTA DI CORRISPONDENZA
Paolo Cifariello ci segnala un condannato a morte dell'Arizona che desidera
corrispondere con persone al di fuori del carcere. Ha 36 anni, è messicano
ed è molto lontano dalla sua famiglia.
Scrivete a: Trinillo Evis Ricos - ADC No.70370 - ASPC-Eyman/SMU II - P.O.
Box 3400 - Florence, AZ 85232 (U.S.A.)
15) L'ASSEMBLEA ORDINARIA DEI SOCI DEL 5 MAGGIO
Si e' tenuta il 5 maggio 2002 a Firenze l'Assemblea ordinaria annuale dei
Soci del Comitato Paul Rougeau, preceduta da un incontro informale
preparatorio svoltosi nel pomeriggio precedente. L'Assemblea si è
ricollegata alla riunione del Consiglio direttivo dei giorni 25-26 marzo di
cui abbiamo dato riscontro nel numero 95 di questo Foglio di Collegamento.
Riportiamo qui di seguito un'ampia sintesi del verbale dell'Assemblea.
(...) L'ordine del giorno è il seguente: 1) relazione sulle attività
svolte dopo l'Assemblea del 22 aprile 2001; 2) situazione iscritti al
Comitato; 3) illustrazione ed approvazione del bilancio per il 2001; 4)
revisione delle quote associative; 5) rinnovo del Consiglio direttivo con
ratifica dei nuovi ingressi del 26 marzo 2002; 6) rapporti con le altre
associazioni/gruppi ed eventuali interventi di Ospiti dell'Assemblea
esterni al Comitato Paul Rougeau; 7) iniziative e proposte per il prosieguo
delle attività (...); 8) varie ed eventuali. Si comincia dal punto 3)
all'o.d.g., Paolo Cifariello illustra il bilancio per l'anno 2001 (...);
sia le entrate che le uscite registrate in bilancio sono inferiori a quelle
reali dato che alcuni soci non hanno rendicontato in tempo i movimenti da
loro effettuati, movimenti che verranno computati nel bilancio successivo;
le entrate per il pagamento delle quote associative sono inferiori a quelle
verificatesi nell'anno 2000, ciò si può spiegare soprattutto col fatto che
mentre nell'anno precedente era stato inviato un sollecito ai soci
ritardatari, nel 2001 il sollecito non è stato fatto; tra le entrate sono
sempre molto elevati i contributi del socio Paolo Cortelli al quale va
ancora una volta il caldo ringraziamento dell'Assemblea; tra le spese
figurano due contributi eccezionali di 500 dollari ciascuno, non prelevati
dal fondo cassa ma finanziati da specifiche offerte di soci; il primo
contributo è stato devoluto a favore della famiglia di Gary Graham che
versava in difficili condizioni economiche in conseguenza di una disastrosa
alluvione estiva, il secondo in favore dell'attivista texana Joanne Gavin
per le spese da lei sostenute per raccogliere e riprodurre una
documentazione sulla persona e sul caso di Gary Graham; entrambi i
contributi avevano anche lo scopo di compensare la famiglia di Gary e
Joanne Gavin per la trasmissione di informazioni utili alla stesura del
libro su Gary Graham (..); le spese per la produzione e la spedizione della
versione su carta del Foglio di Collegamento risultano più elevate che in
passato (...); i trasferimenti di denaro ai detenuti per incarico dei
rispettivi corrispondenti e comitati, sia in numero che in quantità sono
nettamente inferiori a quelli dell'anno precedente; una delle cause che
spiegano questo calo è la maggiore difficoltà del nostro Tesoriere di
effettuare i bonifici a partire dal mese di aprile 2001 in cui ha lasciato
il suo posto di funzionario di banca; il bilancio viene approvato
all'unanimità e l'Assemblea esprime la sua gratitudine a Paolo Cifariello
(...); Christian de Dampierre Raimondi sottolinea l'opportunità di una
gestione rigorosa dei soci e di una puntuale esazione delle quote
associative, Christian fa inoltre un lungo ed approfondito intervento 'di
fondo' tendente a porre in primo piano la necessità di una chiara e
coerente partecipazione dei soci ad una linea basata sull'esplicito
riconoscimento dei diritti umani, dei valori fondanti della costituzione e
della cultura italiana ed europea, dello stato di diritto e della legalità,
in assonanza con l'azione di Amnesty International e con i gruppi che
operano per la salvaguardia dei diritti umani nel mondo. Si passa al punto
4), Lodoli spiega che dato l'aumento drastico delle spese postali (...)
occorre elevare le quote associative ferme da alcuni anni; all'unanimità
vengono approvate le nuove quote associative nelle seguenti misure: socio
ordinario 25 *, socio sostenitore 50 *, socio giovanile 15 *, abbonamento
al solo F. d. C. in versione cartacea (simpatizzanti non soci) 15 *. Si
affronta il punto 2), Loredana Giannini riferisce che nel 'data base' del
Comitato figurano oltre 200 soci iscritti ma che circa la metà di questi
non sono tuttora in regola con il versamento della quota associativa;
(...), si decide all'unanimità che da ora in poi le quote avranno due sole
scadenze nel corso dell'anno, precisamente una scadenza a fine aprile ed
una a fine ottobre, (...); nel sollecito che verrà inviato da Loredana nei
prossimi giorni si specificherà che le quote richieste e versate in ritardo
avranno validità fino al 31 ottobre 2002; non verranno richieste quote
degli anni precedenti. Si discute il punto 5) all' o.d.g. e all'unanimità
si ratificano le decisioni del Consiglio direttivo (...): l'ingresso nel C.
D. di Anna Maria Esposito, una socia particolarmente attiva e sempre
presente nelle attività del Gruppo di Torino da oltre due anni;
all'unanimità viene eletto nel C. D. il socio Stefano Zanini che ha una
lunga storia di militanza nel Comitato fin dalla sua fondazione nel 1992,
Stefano è di nuovo attivo e sarà presto collegato ad Internet; il socio
Francesco Spiga (...) sarà inserito nell'indirizzario del Consiglio
direttivo in modo che riceva tutte le informazioni salienti (...); pertanto
l'Assemblea dei Soci decide all'unanimità che il Consiglio direttivo del
Comitato Paul Rougeau/Ellis One Unit è così costituito: Loredana Giannini
(Presidente), Maria Grazia Guaschino (Vice presidente), Paolo Cifariello
(Tesoriere), Anna Maria Esposito (Consigliera), Giuseppe Lodoli
(Consigliere), Stefano Zanini (Consigliere). Si passa poi al punto 1),
Guaschino, Cifariello, Giannini, Lodoli illustrano le attività del Comitato
nell'ultimo anno così come già descritte nella riunione del C.D. dei giorni
25-26 marzo e nel relativo verbale (...); Guaschino in particolare parla
del libro su Gary Graham ormai quasi completamente realizzato (...),
Guaschino ed Esposito riferiscono sugli interventi nelle scuole fatti dal
Gruppo di Torino (...) Punto 6): si illustrano i rapporti di amichevole e
proficua collaborazione del Comitato con altre organizzazioni umanitarie,
in particolare con Amnesty International (supporto ai detenuti e ai loro
corrispondenti), con Medici Contro la Tortura (supporto alle
traduzioni/comunicazioni per l'ottenimento di finanziamenti ed altro), con
la Comunità di Sant'Egidio (azioni urgenti in favore di detenuti ed altro).
Punto 7): si discutono e si programmano molte attività lasciando ai vari
soci e gruppi la facoltà di attuarle e definirle in itinere; il Gruppo
Torino metterà a punto un pacchetto di materiali standard da usarsi per gli
interventi nelle scuole; si decide all'unanimità che il sito Web del
Comitato, che è stato improvvisamente oscurato due mesi fa da Lycos, nostro
precedente fornitore di spazio Web, verrà riaperto (...); si decide
all'unanimità di scegliere, quale prigioniero interlocutore privilegiato
del Comitato, tale Paul Colella segregato al livello III nel braccio della
morte del Texas, Paul Colella è autore di un gran numero di lettere ed
interventi che descrivono e denunciano le condizioni nel braccio della
morte; a Paul non verrà offerto un sostegno finanziario ma l'opportunità di
far conoscere ad un pubblico più vasto le sue denunce e di allargare la
cerchia dei propri corrispondenti; alla trasmissione di fondi ai detenuti
per conto di terzi continuerà a provvedere Paolo Cifariello nei periodi in
cui si troverà in Italia, (...); occorre avvertire corrispondenti e
comitati dei vari detenuti della precarietà attuale di tale 'servizio' reso
dalla nostra associazione (...); restano incarichi scoperti quelli di
Responsabile raccolta fondi e di Responsabile della campagna "Rimbalzo";
Lodoli illustra il tentativo di rilancio delle attività di un "Gruppo Roma"
del Comitato ad opera di Francesca Gemma, una giovanissima recente socia,
corrispondente da due anni e mezzo con un detenuto del braccio della morte
del Texas; (...) l'Assemblea delega di buon grado Francesca a coordinare
(...) le riunioni e le attività del Gruppo di Roma facendole i più caldi
auguri di buon lavoro; per quanto riguarda i libri sulla pena di morte ed
argomenti correlati, i video e, in genere, la documentazione di interesse
comune, si decide di redigere un elenco esaustivo di tutto il materiale
documentario che si possiede (...); il libro su Gary Graham verrà
immediatamente sottoposto da Loredana Giannini al prof. John Gilbert per
una revisione linguistica e contenutistica (...)
16) BILANCIO DELL'ANNO 2001 APPROVATO NELL'ASSEMBLEA DEL 5 MAGGIO 2002
ENTRATE (in lire)
Quote associative 2.545.000
Abbonamenti Foglio di collegamento 84.000
Vendita magliette 352.000
Vendita opuscolo 45.000
Vendita libro 10.000
Offerte 662.734
Offerte straordinarie a favore famiglia
di Shaka Sankofa e di Joanne Gavin
2.300.000
Vendita programmi informatici Ing. Paolo Cortelli
4.270.000
Interessi attivi bancari e postali
128.435
128.435
------------------
------------------
10.397.769
Fondo cassa al 31/12/2000 95.058
------------------
10.592.827
Contributi ricevuti a favore vari
detenuti (vedi Appendice) 11.704.000
Residuo da trasferire a favore vari
detenuti al 31/12/2000 195.058
Residuo da ricevere a favore vari
detenuti al 31/12/2001 100.000
------------------
TOTALE GENERALE 23.106.827
USCITE (in lire)
Spese per magliette 495.000
Spese per buste e cancelleria 59.400
Spese per stampati e fotocopie 312.000
Spese spedizione foglio di collegamento 1.277.700
Spese per autoadesivi 120.000
Spese acquisto video COALIT 100.000
Commissioni bancarie e postali 202.765
Contributo di 500 USD a favore
famiglia di Shaka Sankofa 1.125.746
Contributo di 500 USD a favore Joanne Gavin 1.124.623
Fondo cassa al 31/12/2001
($ 423 = lire 954.088 + lire 4.821.505) 5.775.593
---------------
10.592.827
Trasferimenti a favore vari detenuti (vedi Appendice)
Trasferimenti a favore vari detenuti (vedi Appendice)
12.264.000
Residuo da trasfer. a favore vari deten. al 31/12/2001
250.000
---------------
TOTALE GENERALE 23.106.827
APPENDICE
Detenuto/voce N.trasfer.ti Ricevuto(lit) Trasferito(lit)
1) S.O.S. Braccio della morte 23 1.910.000 1.910.000
2)Lonnie E. Johnson, TX 13 2.401.000 2.151.000
3)Eugene Broxton,TX 10 2.100.000 2.200.000
4)Deryl Madison, TX 4 550.000 550.000
5)T. J. Jones, TX 2 250.000 250.000
6)Gragory Summers, TX 3 3.918.000 3.918.000
7)Mark Lankford, ID 1 100.000 100.000
8)Richard Vejar, AZ 1 100.000 100.000
9)Charles Nealy, TX 1 45.000 45.000
10)George Whittaker,TX 2 300.000 300.000
11)Terry Panchot, TX 1 200.000 200.000
12)Kenneth Foster, TX 3 140.000 140.000
13)Bobby Wilcher, MS 1 50.000 50.000
14)James 'Rex'Powell,TX 1 350.000 350.000
14)James 'Rex'Powell,TX 1 350.000 350.000
---------- ----------
12.414.000 12.264.000
Residuo da ricevere (Eugene Broxton)
100.000
Residuo da trasferire (L.Johnson) 250.000
Residuo da trasferire (L.Johnson) 250.000
------------ --------------
TOTALE GENERALE 12.514.000 12.514.000
VIENI A LAVORARE CON NOI
A. A. Abbiamo bisogno di te! Cerchiamo amici con cui lavorare per il nostro
sito Web, per le traduzioni. Occorre qualcuno che si incarichi di tenere i
rapporti con i soci, di mandare avanti i libri in corso di pubblicazione,
di produrre magliette e materiale promozionale, di organizzare campagne e
azioni urgenti, di occuparsi della raccolta fondi ecc. ecc. Vuoi diventare
un socio ATTIVO facente parte dello staff del Comitato Paul Rougeau? Vuoi
assumerti la responsabilità di uno dei compiti svolti dalla nostra
associazione? Faccelo sapere scrivendo al nostro indirizzo postale o alla
nostra casella e-mail. Chiunque può dare un contributo alle attività del
Comitato se decide di dedicarvi una quota - piccola o grande - del proprio
tempo. Se hai mezzi o capacità particolari - per esempio una qualche
conoscenza dell'inglese - l'aiuto potrà essere più specifico. Se vivi a
Firenze, Torino, Roma, Napoli, Bologna o Piacenza potrai venire a far parte
di un gruppo di persone che ogni tanto si riuniscono per programmare il
lavoro e prendere lo slancio. Anche se abiti in un paesino sperduto,
specie se possiedi un computer collegato a Internet, potrai lavorare con noi!
ADERISCI AL COMITATO !!!
Il Comitato Paul Rougeau riesce ad aiutare e sostenere i condannati a
morte, ad organizzare iniziative e a promuovere la cultura abolizionista
solo grazie all'azione dei suoi aderenti. Per migliorare il nostro lavoro
occorrono NUOVI ADERENTI.
Le spese sostenute vengono pagate con le quote associative versate da
ciascuno di noi. I soci in regola con la quota annuale hanno diritto alla
ricezione della versione cartacea del Foglio di collegamento.
Le quote associative annuali sono le seguenti:
Socio Ordinario * 25
Socio Sostenitore * 50
Socio Giovanile (fino a 18 anni
o a 26 anni se studente) * 15
Abbonamento al bollettino cartaceo(non soci) * 15
L'edizione e-mail del bollettino è gratuita per soci e
simpatizzanti,richiedetela a: prougeau@tin.it
Per aderire al Comitato Paul Rougeau scrivici una lettera (o un e-mail a
prougeau@tin.it) con una breve autopresentazione e con tuoi dati:
indirizzo, numero di telefono e, se posseduti, indirizzo e-mail e numero di
fax.
Le quote associative devono essere versate sul c.c.p. n. 45648003,
intestato a: Comitato Paul Rougeau, Viale Pubblico Passeggio 46, 29100
Piacenza, specificando la causale.
Responsabile dei contatti con i soci è Loredana Giannini (Tel. 055 474825).
Il nostro indirizzo postale è: Comitato Paul Rougeau C.P. 11035, 00141 Roma
Montesacro.
Dalla redazione: il Foglio di collegamento di norma viene preparato
nell'ultima decade di ogni mese. Pertanto chi vuole far pubblicare
articoli, appelli, notizie, comunicati, iniziative, lettere o riflessioni
personali deve far pervenire i testi in tempo utile a un membro del
Consiglio Direttivo o, preferibilmente, inviare un mail a prougeau@tin.it
Questo numero è stato chiuso il 31 maggio 2002