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I: IN MORTE DI ALI, KURDO DI VENT'ANNI
UN GIOVANE KURDO E' MORTO.
NON NEL SUO PAESE, MA IN ITALIA: A GORIZIA. SUICIDA, SUBITO DOPO AVER
RICEVUTO IL FOGLIO DI ESPULSIONE.
Alcune informazioni, anzitutto.
Il kurdo suicida a vent'anni (nato nell'81) si
chiamava Ali Bolukbas. Non era kurdo di Turchia, cone erroneamente
scritto dall'Ansa e dal Piccolo, ma kurdo-irakeno (l'ho saputo
direttamente dagli inquirenti). Non si sa per ora la sua provenienza, ma
l'intero gruppo parlava il dialetto kirmanji, quindi si presume che
venisse dalla provincia di confine di Zakho.
Si è impiccato a una catenella del cesso nel centro di accoglienza
Caritas di Gorizia fra le 19.30 e le 20.30 di giovedì scorso, mentre
erano in corso le operazioni di foosegnalamento dell'intero gruppo (37
kurdo-turchi fermati presso il confine alle 6 del mattino, e 13
kurdo-irakeni trovati successivamente a Gorizia).
Probabilmente era disperato perchè si ritrovava in tasca solo quel foglio
di espulsione, senza una lira per continuare il viaggio e senza
prospettive. Forse sapeva, a differenza della maggioranza dei profughi
(ai quali viene fatto credere che il foglio di espulsione sia un
"lasciapassare" verso l'estero), che quell'espulsione era una
condanna alla clandestinità in Europa o al rinvio in Italia. Oppure gli
avevano fatto credere di arrivare in Germania...
Oggi si terrà l'autopsia, che dovrebbe mettere fine all'incredibile
ipotesi, diffusa dagli inquirenti insieme all'ipotesi del suicidio,
secondo cui potrebbe averlo ucciso un altro kurdo-irakeno di nome Yusuf
Haci (vedi, qui sotto, l'articolo di oggi de Il Piccolo).
Questa versione si basa soltanto sul fatto che Yusuf è stato poi trovato
alle 22.30 mentre cercava di partire per Milano con in tasca il foglio di
espulsione intestato ad Ali: ma potrebbe averglielo dato lo stesso Ali
prima di darsi la morte, oppure potrebbe aver trovato Ali suicida e
avergli preso il foglio... Non si uccide per "rubare"
un'identità simile alla tua, e se ci fosse stata una lotta qualcuno
avrebbe sentito. L'ipotesi si basa anche sul silenzio di Yusuf, che però
sarà probabilmente dovuto al terrore.
E' vergognoso che a quasi 48 ore dall'accaduto
nessuno abbia preso posizione su una tragedia così terribile,
tranne il sottoscritto per l'associazione Azad. Questa è la parte delle
mie dichiarazioni diffusa dall'Ansa ieri alle 19.38:
"Dino Frisullo, a nome
dell'associazione Azad, ha chiesto che l'Alto Commissario per i profughi
delle Nazioni unite intervenga su una situazione che vede centinaia di
profughi kurdi respinti o espulsi ogni giorno alle frontiere di Otranto,
Bari, Brindisi, ancona, Trieste e Venezia. Secondo Frisullo, i pochi che
riescono ad entrare per far valere il loro diritto di asilo sono
marginalizzati in condizioni di vera disperazione. Questa morte - ha
detto - deve almeno ottenere che la questione kurda, questione di asilo
ma anche di impegno internazionale per la pace, non sia rimossa dalla
coscienza della politica italiana".
Nel merito:
a Gorizia, come mi è stato confermato dalla
locale Questura, i profughi, considerati tout-court
"clandestini", vengono respinti somamriamente in Slovenia se
sorpresi presso il confine, o muniti di foglio di espulsione e rilasciati
se trovati all'interno. I "respinti" oltre confine rischiano di
essere arrestati dalla polizia slovena e internati nel centro di
detenziond di Lubiana, un autentico lager immondo contro il quale
recentemente tutta la sinistra slovena ha protestato in piazza. Gli
"espulsi" sono semplicemente abbandonati al loro destino. Si
afferma che nessuno di loro vuol chiedere asilo in Italia: è mai
possibile che nessuno lo faccia, su masse di profughi di cento persone in
media al giorno?! Evidentemente non li si informa affatto di questa
possibilità, e del respingimento che li attende una volta che proseguano
clandestinamente verso altri paesi europei. In altri termini: A GORIZIA
(ma non solo: anche nei porti, come Bari e Brindisi, quando arrivano i
traghetti di linea) SI VIOLA SISTEMATICAMENTE LA LEGISLAZIONE
SULL'ASILO. E' questa la realtà sulla quale è maturato il suicidio di
Ali.
Fra l'altro risulta che quei fogli di espulsione la questura di Gorizia
sia assai restia a revocarli, una volta che un profugo sia respinto in
Italia dalla Germania, dall'Austria o dalla Svizzera e chieda
successivamente asilo in Italia. Dunque quel foglio è davvero UNA
CONDANNA: e forse Ali lo sapeva, o lo intuiva...
L'assemblea di questa sera alle 21 a Bologna
presso Contropiani (via Ranzani 4), convocata dalla delegazione italiana
di ritorno dal Newroz in Turchia in vista del seminario di domani -
sempre a Bologna - su "Che fare in Kurdistan", diventerà di
fatto un momento di forte protesta per la morte assurda di un giovane
sulla strada della speranza.
Dino Frisullo - Associazione Azad
Da "Il Piccolo" di Trieste -
7.4.01
Tragica scoperta in un bagno del centro d
accoglienza per immigrati illegali della Caritas: Alì Bolukbas, 20 anni,
era appeso alla catenella dello sciacquone
Gorizia, giallo su un curdo trovato
impiccato
Al vaglio sia l ipotesi di suicidio sia
quella d omicidio. Fermato un iracheno: in tasca aveva un documento del
morto
GORIZIA - La catenella avvolta attorno al collo. E il suo corpo,
esanime, chiuso nell angusto bagno al piano terra. Morto a un soffio
dalla nuova vita che dalla Turchia lo aveva portato in Italia. Morto
senza un perché. Sono le uniche, scarne certezze in un dramma carico di
interrogativi. Perché quanto accaduto giovedì sera nel centro d
accoglienza allestito a Gorizia dalla Caritas è un inquietante amalgama
di disperazione e povertà, con il drammatico sospetto di omicidio. Un
giovane clandestino turco di etnia curda, Alì Bolukbas, 20 anni compiuti
a gennaio, impiccato nel bagno. Un coetaneo iracheno, Yusuf Haci,
sottoposto a fermo giudiziario con l accusa di omicidio. Lo hanno
bloccato in stazione mentre cercava un treno per Milano: in tasca aveva
il decreto di espulsione e il verbale di perquisizione dell immigrato
morto.
Ha ucciso Alì Bolukbas per impossessarsi della sua identità? Oppure un
susseguirsi di equivoci, disattenzioni e disguidi ha tramutato un
suicidio in giallo? La magistratura ha 48 ore dall emissione del
provvedimento restrittivo per richiedere o meno la convalida: una corsa
contro il tempo cercando un interprete capace di dialogare con Haci.
Sempre che l iracheno non tanto si esprima in un particolare dialetto
marungi, ma stia attuando un autodistruttiva linea difensiva basata sul
mutismo. Con il risultato che a ieri sera il sostituto procuratore
Massimo De Bortoli non era stato posto in grado di interrogare il
clandestino.
Un groviglio di indizi e sospetti, dunque. Un mistero che ha inizio alle
6, in stazione, quando 37 clandestini curdi - tra i quali Alì Bolukbas -
vengono fermati dalle Volanti. Alle 7.40, invece, è una pattuglia della
polfrontiera a intercettare, in corso Verdi, 13 iracheni (10 uomini e tre
donne). Tra loro c è Yusuf Haci. Entrambi i gruppi vengono accolti al
Centro Caritas da dove, a piccoli gruppi, vengono portati alla caserma
Massarelli per l iter del fotosegnalamento. Ultima tappa nuovamente al
Centro dove attendono l «appello» e la consegna del decreto di
espulsione. I clandestini non hanno fretta: attendono quel documento
firmato dal questore che, di fatto, per 15 giorni diventa il loro
«lasciapassare» verso il resto d Europa. Più sono i clandestini, maggiore
è l attesa. Nel frattempo, grazie ai volontari Caritas, possono
rifocillarsi, lavarsi, riposare.
Il nodo del mistero è tra le 19.30 e le 20.30 quando, secondo un primo
esame esterno del medico legale, avviene la morte di Alì. A questo punto
finiscono le certezze e si sdoppiano le ipotesi investigative della
squadra mobile. Volendo avvalorare la tesi del suicidio, la ricostruzione
vede un ragazzo di soli 20 anni in fuga dalla povertà sopraffatto dallo
sconforto. Ha compreso che ha attraversato il confine Schengen, ma il suo
viaggio verso la Germania è ben lontano dalla conclusione. Non ha più
denaro (al momento della perquisizione gli è stato trovato solo il
passaporto), realizza che gli affetti sono lontanissimi e il futuro
diverso dalle promesse. Si apparta nel bagno, chiude dall interno la
porta, si cinge attorno al collo la catenella e si lascia cadere. Nella
stanza accanto, ignari del dramma che sta maturando, i volontari stanno
partecipando a un incontro formativo. Sarà un ragazzino di 16 anni a
notare, poco dopo le 22.30, l assenza di Alì e scoprire il corpo,
scavalcando un intercapedine. Nello stesso momento si nota la sparizione
dell iracheno che, dopo un affannosa ricerca, alle 23 viene bloccato in
stazione. Yusuf Haci ha assunto l identità di Alì Bolukbas prima o dopo
la morte del curdo? E quella morte è stata una drammatica scelta o un
omicidio?
Roberta Missio