[Date Prev][Date Next][Thread Prev][Thread Next][Date Index][Thread Index]

Ballata di quel tempo e quel paese



Ad alcuni amici e mezzi d'informazione impegnati per la dignitą umana

Vi inviamo, come anticipazione e con preghiera di leggerlo e diffonderlo,
l'editoriale che aprirą il numero 18 del notiziario "Un uomo, un voto".

I numeri precedenti del notiziario possono essere letti nella mailing-list
"diritti umani" della rete telematica pacifista Peacelink.

Il Centro di ricerca per la pace di Viterbo
e-mail: nbawac@tin.it

Viterbo, 11 ottobre 2000

* BALLATA DI QUEL TEMPO E QUEL PAESE

Ah si', un paese libero. Ah gia', tempi moderni.

In quel paese, in quel tempo, il regime apri' dei campi detti di
concentramento, in cui recludeva persone che di nessun reato erano accusate,
cui era negato anche il diritto a un processo. Narrano le cronache che in
quei luoghi persone morirono di morti tremende. Narrano le cronache che il
regime rassicurava la popolazione: era tutto a posto, non era successo
niente, ed in fondo, asseriva garrulo e querulo il Ministro dell'Interno,
quei posti non erano ne' carceri ne' alberghi, con il che la pratica era
archiviata. Nessuno chiedeva nulla sulla sorte delle vittime, nessuno
chiedeva nulla sulle vittime a venire. Era un paese in cui il consenso e la
propaganda erano a tutta prova, scienza ed arte, aveva fatto scuola il
dottor Goebbels.
Quel paese e quel tempo, il lettore dovrebbe saperlo, era l'Italia dell'anno
duemila dopo Cristo.

In quel paese, in quel tempo, grande era la barbarie e noi compagni di
Ulisse possiamo testimoniarlo: giunti cola' chi in quella terra abitava ci
chiuse nella spelonca, e delle nostre carni, delle nostre vite fece scempio.
Da noi vige altro costume: che l'esule venga accolto, che l'ospite sia
sacro. Questa e' la legge di Itaca. In quel paese invece, in quel tempo,
l'esule veniva bruciato vivo, la fanciulla violata, l'ospite sbranato.
Quel paese e quel tempo, il lettore lo sa.

In quel paese, in quel tempo, era previsto che ci si indignasse. Tutti
potevano indignarsi, tutti assentivano, molti applaudivano, qualcuno
estraeva i fazzoletti dalle tasche e si spremeva qualche lacrima dagli occhi
e poi si soffiava anche il naso. Poi si spegnevano le telecamere, la sala si
svuotava, si tornava tutti a casa, e sfrecciando lungo i viali si coglieva
l'occasione per comprare a poco prezzo carne fresca da consumare di furia,
al mercato delle schiave recate dall'oriente e dal sud.
Quel paese e quel tempo, lettore, che tu sai.

In quel paese, e in quel tempo, tutti potevano sapere tutto, tutti tutto
vedevano, su tutto era a tutti consentito di dire a bassa voce o a
squarciagola cio' che volevano. E ad alcuni la gola si squarciava, perche'
erano infedeli e al cardinale cio' non piaceva; perche' la loro pelle era
slavata, od olivastra o brunita o color rame, ed al sindaco cio' dava
sull'occhio, e ai nervi, e alla bile; perche' erano troppo giovani e belle
quelle bambine ed insozzarle e macerarle era gusto di veri uomini della
razza superiore: superior stabat lupus.
Quel paese, quel tempo, lettore.

In quel paese e in quel tempo tu chi eri? Tu che facevi? Da quale parte
stavi?
Caro lettore di quel paese, di quel tempo io dico.

Ah si', tempi moderni. Ah gia', un paese libero.