L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., centro socialista italiano all'estero, fondato nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a oltre 50mila utenti – Zurigo, 20 dicembre 2017 |
AUGURI ! PAUSA DI FINE ANNO - Con il numero di oggi la Newsletter dell'ADL inizia la consueta pausa di fine anno, durante la quale si procederà anche ai necessari aggiornamenti tecnici del servizio. Riprenderemo le trasmissioni il 18 gennaio 2018. A tutte le lettrici e a tutti i lettori i nostri più fervidi auguri di buone festività e di un felice anno nuovo! La red dell'ADL |
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. |
EDITORIALE Caro Fausto Il signor Fausto, un nostro affezionato lettore, la mattina di venerdì scorso ha acceso il computer e, dopo avere letto l'apertura dell'ADL sul biotestamento, ci ha inviato queste righe: "La stragrande maggioranza di famiglie e ospedali già risolvevano il problema senza una legge. Il Parlamento ha perso tempo per un minuscolo interesse di minuscoli partiti". di Andrea Ermano Complimenti al signor Fausto per la velocità mentale la formulazione concisa, a fronte di "atei devoti" che ci hanno invece messo diversi giorni e migliaia di battute in più per dire quasi la stessa cosa. La legge sul fine vita e contro l'accanimento terapeutico approvata dal Senato il 14 dicembre scorso ha dato luogo a speculazioni molto "devote", ma non proprio disinteressate, sulla "eutanasia" cui questa normativa farebbe da apripista… In quale Parlamento? Lasciamo stare. E lasciamo stare anche le gratuità scaricate un tanto al quintale sugli eroi civili di questa battaglia, Welby ed Englaro, sui quali si sono particolarmente accaniti i maestri dell'insulto eloquente in punta di forchettone. Torniamo, piuttosto, a quello che dice il signor Fausto circa la "stragrande maggioranza di famiglie e ospedali" che "già risolvevano il problema senza una legge". Vero, perché prima della legge sul biotestamento, quando la salute di una persona cara si faceva disperata, qualche mano pietosa era chiamata nell'ombra, a "staccare la spina", in silenzio, senza sollevare inutili polveroni…
Toni Servillo (nella parte del senatore Uliano Beffardi) in una scena de "La bella addormentata", film di Marco Bellocchio del 2012 sul “Caso Eluana Englaro”. Polveroni? Mica tanto inutili se, nella coscienza di Fausto (e di tanti altri), non sussiste il benché minimo dubbio etico o deontologico circa la legittimità dello "staccare la spina" quando questa scelta risulti idonea a evitare l'accanimento terapeutico su (contro) una persona cara. Ma allora non si può parlare di "un minuscolo interesse di minuscoli partiti", tanto più che la Camera, il Senato come pure le maggiori formazioni politiche del paese e la stragrande maggioranza degli italiani è decisamente favorevole alla regolamentazione per legge. Il consenso generale intorno alle disposizioni sul fine vita si deve, probabilmente, anche all'esperienza dolorosa che troppi sono stati costretti a 'inghiottire' nel limbo dei si fa ma non si dice, in un lutto collettivo sempre più vasto, e pur sempre avvolto d'illegalità. |
SPIGOLATURE anno del coraggio al femminile di Renzo Balmelli FORZA. È stato l'anno del coraggio declinato al femminile. Nelle tante zone d'ombra di questo 2017 che volge alla fine, la rivolta delle donne contro le molestie di ogni tipo ha rappresentato uno dei rari squarci di luce che rendono meno pessimista il bilancio conclusivo. L'iniziativa del TIME nel proclamarle "persona dell'anno" incornicia in modo ideale la forza di un movimento che vincendo inaudite resistenze è riuscito a spezzare il muro dell'omertà usato per occultare comportamenti intollerabili. Certo, una copertina da sola non basta a cancellare le prevaricazioni, ma ha il merito di proseguire il dibattito e mantenere sotto i riflettori un tema sul quale c'è ancora molto da dire e da scrivere. Pensiamo alla qualità e al genere degli insulti rivolti a Laura Boldrini, insulti indice di uno squallore senza fine, per capire quanto sia incrostata una " cultura" di stampo maschilista sorda a ogni cambiamento in ambito politico e nella sfera della sessualità destinata a essere solo terra di conquista. Ma d'ora in poi le cose non potranno più essere come prima grazie alle armi dell'intelligenza e della creatività messe in campo dal mondo femminile per lottare contro qualunque intimidazione, qualunque ingiustizia esercitata contro chiunque. PEGNO. Mentre ci accingiamo a liquidare senza troppi rimpianti l'anno vecchio, ci prepariamo ad affrontare quello nuovo interrogandoci sulle grandi sfide che pesano sull'Europa e che ne possono minare la sua lunga e storica ragion d'essere. Tra rigurgiti ultra reazionari e bellicosi , ogni giorno ci troviamo confrontati a problemi vieppiù numerosi e in continuo peggioramento. Ormai l'estrema destra, ovunque si presenti e vinca, non solo è stata sdoganata, ma dall'alto della sua posizione chiede pegni sempre più onerosi per le alleanze richieste in molti Paesi allo scopo di garantirne la governabilità. Veicolate da blogger e social compiacenti, le tinte edulcorate e mistificatorie proprie della propaganda filo-nostalgica finiscono quasi sempre col ricadere sulle spalle dei migranti , soggetti a bieche speculazioni elettorali. Siamo dunque al cospetto di una deriva di cui possiamo già adesso immaginare le ricadute sapendo com'è cominciata, ma non quando finirà, e che presenta analogie assai inquietanti con quanto già successo negli anni venti del secolo scorso. ILLUSIONI. Coalizione disperatamente cercasi , anche dove meno te l'aspetti. In Germania ad esempio dove la Merkel arranca alla ricerca di partner, ma che sotto l'albero di Natale ha visto impallidire le sue stelle. Oppure nei palazzi romani che prima ancora di votare provano a cucire probabili intese il più delle volte velleitarie in cui calcoli, illusioni e realtà virtuale della politica si mescolano in un puzzle difficile da ricomporre. Ovviamente con tutti i rischi del caso. Se finora Berlino era garanzia di stabilità, da adesso in poi i fari saranno puntati altrove e fino a marzo, in attesa di sapere come si svilupperà la crisi tedesca più lunga degli ultimi anni, toccherà all'Italia e alle sue intrinseche debolezze l'ingrato ruolo di osservata speciale. A pesare sono soprattutto le incognite sul previsto voto di primavera che stando alle previsioni meno incoraggianti invece di chiarire la situazione lascerebbe il Paese senza governo. Comunque sia - e non è un segnale da prendere sul ridere - rivedere l'ex cavaliere sui teleschermi che mostra le vecchie e logore tabelline e in pari tempo è indicato dai suoi come il " futuro" premier, è uno scenario che va oltre ogni immaginazione. REGINA. In un mondo privo di virtù, un mondo difficile come cantava Tonino Carotone, non mancano gli spazi per ritagliarsi momenti di felicità. Magari brevi, ma gioiosi se vissuti in compagnia assaporando una pizza cucinata a regola d'arte. Una vera pizza col marchio di origine controllata come quella che stata proclamata patrimonio dell'umanità. Deciso dall'Unesco, il riconoscimento va sia al prodotto sia al lavoro del pizzaiolo artefice di un'opera d'arte culinaria sempre imitata e mai uguagliata, frutto di creatività e ingegno. Che poi quella che conquistò la regina Margherita cui è dedicata abbia origine più antiche e sia argomento di confutazione tra gli esperti non fa che sottolineare l'importanza della certificazione. Non c'è di che, un bel finale di partita per l'Italia che ha il più alto numero al mondo di beni da tutelare, ai quali si aggiunge ora la pizza, un prodotto gastronomico di fama universale e al centro nientemeno che di vibranti dispute filologiche sulla sua storia e le sue origini. |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Migranti, la strada è ancora lunga Il 18 dicembre, in occasione della Giornata internazionale dell'Onu per i migranti, il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra ha chiesto che la ricorrenza di oggi sia "monito per richiamare i governi, le singole amministrazioni a livello nazionale, europeo e internazionale, a un'assunzione di responsabilità nei confronti di persone che fuggono dalla guerra, dalla miseria e dalle persecuzioni." "Donne e uomini troppo spesso condannati all'invisibilità e al razzismo, utilizzati come manodopera a basso costo. Il diritto a ricevere forme di accoglienza e di tutela riguarda tutti gli esseri umani, e oggi più che mai siamo qui per ricordarlo". A dirlo è il segretario confederale della Cgil Giuseppe Massafra in occasione della Giornata internazionale per i diritti dei migranti che si celebra il 18 dicembre di ogni anno dal 1990, quando l'Assemblea generale delle Nazioni Unite adottò la Convenzione Internazionale sulla protezione dei diritti dei lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie. "Dopo ventisette anni, l'Italia e i paesi europei ancora non l'hanno ratificata e il lavoro da compiere per il riconoscimento di questi diritti, per cui ci battiamo da tempo e per i quali nel 2005 abbiamo promosso la petizione popolare 'Diritti senza confini', è ancora lungo e faticoso". "Purtroppo – prosegue Massafra – lo dimostrano in modo lampante le condizioni di vita a cui sono sottoposti i migranti, il loro sfruttamento sul lavoro, il dramma umanitario e quotidiano dei morti. Lo dimostrano i numeri: milioni di uomini, donne e bambini tra sfollati, rifugiati e richiedenti asilo o protezione internazionale, a fronte dei quali – denuncia il segretario confederale – i governi europei non hanno attivato alcun corridoio umanitario". Per il dirigente sindacale "l'immigrazione, più di ogni altro fenomeno della moderna globalizzazione, mette alla prova le nostre democrazie, il nostro modello di società. Motivo per cui governi e istituzioni devono promuovere politiche inclusive, costruire insieme ai migranti un patto di cittadinanza basato su diritti e responsabilità". "La Cgil è in campo per affermare e rivendicare i diritti di cittadinanza universali e di libera circolazione, come ha ribadito con forza anche in occasione della sua Conferenza nazionale sull'immigrazione. Non ci sono scorciatoie, il tema va affrontato con senso di responsabilità e umanità. Per questo – conclude Massafra – riteniamo sia una sconfitta per la democrazia la mancata approvazione della legge sullo Ius soli, e per questo continueremo la nostra campagna e la nostra battaglia quotidiana per i diritti e per la tutela dei lavoratori e delle lavoratrici migranti". |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Il Re delle due quaglie, delle leggi razziali e dell'Otto settembre 1943 L'Italia è un Paese che dimentica in fretta, ma per fortuna stavolta sembrano tutti concordi nel non voler dare onore a un sovrano come Vittorio Emanuele III. Fu complice del fascismo, promulgò nel 1938 le leggi razziali e nel 1943 abbandonò Roma alla ferocia nazi-fascista. Ma già nel 1924 aveva svelato il suo carattere ignobile: ascoltato un rapporto sull'assassinio del deputato Matteotti per mano fascista disse: «Mia figlia, stamani, ha ucciso due quaglie». di Liberato Ricciardi Unanime il disappunto da tutto il mondo politico per il rientro della salma dell'ex sovrano con volo di Stato, ma anche su questo c'è chi ha avuto da ridire. "Vittorio Emanuele III è morto all'estero il 28 dicembre 1947 da cittadino di pieno diritto italiano, prima che entrasse in vigore la Costituzione. Ed era un militare. E le salme di tutti i militari vengono riportate in Italia con aereo dell'Aeronautica militare. Chi fa polemica su questo non conosce la storia". Lo afferma il professor Aldo Mola, che si è occupato da vicino della vicenda Savoia come storico e consulente. Mola è anche presidente della Consulta dei senatori del Regno, "ma questo è ininfluente", sottolinea. "Vittorio Emanuele III – spiega Mola – è morto da cittadino italiano. Se fosse morto tre giorni dopo, il 1^ gennaio 1948, quando entrò in vigore la Costituzione della Repubblica, sarebbe deceduto da esule. Ma così non è stato. Inoltre era un militare. Quindi mi indigna che ci sia qualcuno, qualche ex magistrato, che evidentemente non ha fatto studi di storia e che fa polemica su questo". Probabilmente Mola si riferisce alle parole di Grasso che ha escluso ogni onore pubblico per la salma di Vittorio Emanuele, tuttavia a insorgere è anche la comunità ebraica. Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane, dice che "in un'epoca segnata dal progressivo smarrimento di valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine". Perché, spiega, nel 2018 cadrà l'ottantesimo anniversario "dalla firma delle leggi razziste". E perché il sovrano "fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l'ascesa né la violenza". Ma per il presidente di Unioncamere Piemonte, Ferruccio Dardanello, si tratta di una grande opportunità. "Il rientro della salma di Vittorio Emanuele III e di sua moglie, la Regina Elena, sul piano della valorizzazione dell'ambiente e dell'architettura è un fatto molto positivo. Cancelliamo passaggi infelici del passato che le giovani generazioni hanno già dimenticato. Non un richiamo di nostalgici, ma di amanti della storia". Ma la storia ha anche un'altra versione ben più drammatica, ben ricordata dalla Resistenza che liberò l'Italia. "Nel momento più difficile della Seconda Guerra mondiale 'l'ingloriosa fuga' di tutta la famiglia reale, del maresciallo Badoglio e dei vertici militari attraverso la via Tiburtina-Valeria, fu consumata proprio dai porti della nostra regione, ovvero dagli scali marittimi di Pescara e di Ortona, che furono usati come terminali più comodi e sicuri per raggiungere il Sud già liberato dagli Alleati". Lo scrive la Fondazione Brigata Maiella, erede dei patrioti della omonima formazione partigiana, unica decorata con la medaglia d'oro tra tutte le formazioni della storia della Resistenza italiana. Inoltre fu Vittorio Emanuele che aprì le 'porte' al Fascismo in Parlamento portando alla dittatura. Il 28 ottobre mattina, mentre la marcia stava per partire, il capo del governo Luigi Facta si recò al Quirinale dal re, detto Sciaboletta, per fargli firmare lo "stato d'assedio", un decreto urgente che avrebbe permesso all'esercito di fronteggiare e, probabilmente, sgominare il piccolo gruppo di Fasci di combattimento in marcia. Ma il re disse di no, affermando: "Queste decisioni spettano soltanto a me. Dopo lo stato d'assedio non c'è che la guerra civile. Ora bisogna che uno di noi due si sacrifichi". Non si fermò mai, né davanti al delitto Matteotti, né davanti alla promulga delle leggi razziali: lasciò che il Fascismo prosperasse e distruggesse l'Italia. Infine per tutti i socialisti, ma anche per gli antifascisti e gli aventiniani, Vittorio Emanuele III fu quel sovrano che dopo il delitto Matteotti quando il presidente dell'ANC (Associazione Nazionale Combattenti) Ettore Viola lo raggiunse per presentargli un documento in cui si dimostravano le colpe di Mussolini nel caso Matteotti, il re mostrò il suo volto ignobile. Vittorio Emanuele III ascolta la lettura, poi "con il tetro sorriso di uno spettro" risponde: «Mia figlia, stamani, ha ucciso due quaglie».
Il leader socialista Giacomo Matteotti assassinato dal regime il 10 giugno 1924: "Potete uccidere me, ma non le mie idee". Vai al sito dell'avantionline |
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ Una chiamata insolita per Donald Trump
Il presidente russo ha telefonato a Trump per ringraziare del lavoro svolto dalla CIA, che secondo il Cremlino ha sventato un attacco terroristico pianificato a San Pietroburgo. L'insolita chiamata è stata confermata dalla portavoce della Casa Bianca. di Magda Lekiashvili I servizi di sicurezza russi, FSB, la settimana scorsa hanno arrestato sette membri identificati come cellule dello stato islamico. I sospetti avevano pianificato un attentato suicida nel fine settimana nella cattedrale di Kazan e altre parti affollate della seconda città più grande della Russia, San Pietroburgo. Cattedrale, costruita tra il 1801 e 1811, fu progettata seguendo le linee di una basilica cattolica romana. Oggi Kazan è un punto di riferimento di San Pietroburgo. Per questo gli attacchi prevedevano un attentatore suicida che si sarebbe fatto esplodere all'interno della chiesa. Cioè mirava all'uccisione di civili. I sospetti avevano utilizzato l'app di messaggistica Telegram per comunicare con le menti dell'Isis. I paesi condividono spesso il lavoro di intelligence, ma i presidenti raramente si ringraziano pubblicamente a vicenda. Le informazioni fornite dalla CIA hanno permesso alle forze dell'ordine russe di rintracciare e detenere un gruppo di sospetti che stavano progettando di bombardare la cattedrale. La richiesta di Putin è stata di trasmettere la sua gratitudine alla CIA e agli agenti segreti americani. La Russia è disposta a ricambiare il favore e nel caso in cui i servizi speciali russi otterranno qualsiasi tipo d'informazione sulle minacce terroristiche contro gli Stati Uniti e i suoi cittadini, le passeranno immediatamente alle controparti americane attraverso i canali partner. È stata la seconda conversazione dei due presidenti da giovedì scorso. Durante la scorsa "chiacchierata" i leader hanno parlato della conferenza televisiva annuale di Putin di quattro ore, durante la quale il capo dello stato russo ha menzionato il boom del mercato azionario degli Stati Uniti come esempio dei successi di Trump. Per quest'occasione Trump ringraziò Vladimir Putin per il suo riconoscimento della forte performance economica degli Stati Uniti. |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ È uscito il numero 11/12
Acquista la rivista in formato PDF Il sommario editoriale Luigi Covatta Giamaica ottobre rosso Alberto Benzoni L'invettiva dei vinti Luigi Capogrossi e Giovanni Emiliani I torti dei vincitori saggi e dibattiti Luca Tentoni Cambiare molto per cambiare poco Paolo Allegrezza I rischi dell'ammucchiata Matteo Monaco Il tuo voto è come un rock Corrado Ocone Il progetto e la manutenzione Cesare Alpi Un dopoguerra senza guerra Gianfranco Sabattini La sconfitta di Cuccia Raffaele Tedesco Sangue in piscina Gianvito Mastroleo Borghese e socialista Piero Pagnotta La jihad ha un cuore antico Renato Fioretti Un fiume di parole Gian Biagio Furiozzi La fatica di Sisifo quaestiones Gino d'Ambra La molestia percepita contrappunti Ugo Intini Eletti ed elettori aporie Antonio Romano Agostino e il Rotary lavoro intellettuale Francesco Nicodemo Quinto Stato Guido Plutino Cervelli sprecati Bruno Zanardi Chi restaura i restauratori? Giuliano Parodi Il liceo di quattro anni fondazione kuliscioff Claudio Negro Se cinque mesi vi sembran troppi biblioteca/recensioni Luigi Scoppola Iacopini Giolitti e la sinistra credibile Raffaele Tufano Il Mediterraneo possibile Danilo Di Matteo Malati e malattie Gianpiero Magnani Leggere il cambiamento Sabatino Truppi Il capitalismo vive anche d'aria blioteca/citazioni Mara Mucci Il mo' -vi-mento le immagini di questo numero Gillo Dorfles I cartelloni di Nespolo www.mondoperaio.net |
Freschi di stampa, 1917-2017 (28) Autunno I celebri versi ungarettiani – Si sta come / d'autunno / sugli alberi / le foglie – non alludono soltanto all'Eneide (VI, 309-312), ma anche all'imperatore Guglielmo di Germania che, nell'agosto del 1914, aveva predetto ai suoi soldati in partenza per il fronte: «Tornerete nelle vostre case prima che siano cadute le foglie». Nella primavera dell'anno successivo – dopo che le verdi chiome si erano ormai da tempo trasfigurate in fango – Clara Zetkin riuniva a Berna l'Internazionale Socialista delle Donne, il cui manifesto formulava questa duplice domanda: «Dove sono i vostri mariti? Dove i vostri figli?». A nove mesi dall'inizio della guerra che doveva porre fine a tutte le guerre: «Essi ormai a milioni riposano nelle fosse comuni. A centinaia e centinaia di migliaia nei lazzaretti, i corpi straziati, gli arti maciullati, gli occhi spenti a ogni luce, distrutto l'equilibrio della mente, giacciono assediati da epidemie o prostrati dallo sfinimento. Le città e i villaggi incendiati, i ponti in rovina, i boschi distrutti e le seminagioni sconvolte fanno segno alle loro gesta». La Seconda Internazionale era morta, di fatto, da quando vari partiti – tra cui quelli di Francia, Gran Bretagna e Germania – si erano allineati agli interessi delle rispettive nazioni e dei rispettivi governi. Il nono congresso dell'Internazionale, convocato nell'agosto 1914 a Vienna, non aveva avuto luogo. Ma intorno al movimento delle donne guidato dalla Zetkin si era andato formando un Comitato Socialista Internazionale, detto anche "Internazionale di Berna", al quale si deve la convocazione di tre Conferenze Internazionali per la pace. La Prima Conferenza Internazionale si tiene a Zimmerwald, in Svizzera, dal 5 all'8 settembre 1915 e fa propria la mozione da un delegato russo, Lev Trockij, non ancora aderente alla frazione bolscevica. La mozione di Trockij, che si prefigge una cessazione generale delle ostilità "senza cessioni o annessioni", prevale su quella presentata da Lenin che chiede di trasformare la guerra imperialista in guerra civile. Le finalità zimmerwaldiane sono ribadite con forza nell'aprile 1916 a Kienthal, sempre in Svizzera, nel corso di una Seconda Conferenza Internazionale. E nella Terza Conferenza, che ha luogo a Stoccolma nell'estate del 1917, Angelica Balabanoff, convinta sostenitrice della linea di Zimmerwald, è eletta, con voto unanime Segretaria generale.
Angelica Balabanoff Ma al terzo anno di guerra i tempi si sono fatti cruenti come non mai. Lo testimonia anche un editoriale dell'ADL che il 22 settembre 1917 lancia questo interrogativo, marziale fin dal titolo: «L'ora della resa dei conti è vicina?». Dalla frontiera italo-svizzera, che "torna permeabile" e che anche grazie alle notizie portate dai passatori permette di capire meglio la situazione in Italia, si apprende che: «Torino ha dato un formidabile crollo al regime di guerra: un grido solo ha echeggiato per le vie della industriale città proletaria: "Pane e non guerra". Grido di minaccia e di battaglia» (ADL 22.9.1917). Il governo italiano, come ai tempi di Crispi e di Bava Beccaris, risponde al popolo facendo fuoco. Quelle stesse mitragliatrici che i metalmeccanici torinesi avevano «fabbricate pel "nemico", sono usate dal capitalismo contro il "nemico esterno" o contro il "nemico interno"(…) indifferentemente». Da Londra a Stoccolma rimbalza un bilancio di cinquanta morti, numerosi i feriti, migliaia gli arrestati. Ma la situazione, da ciò che trapela attraverso il Comasco e la Val d'Ossola, è più grave: «le ultime notizie portano a seicento i morti, donne e fanciulli in abbondanza, che giacquero insanguinati sulle vie, e si spensero sotto l'unghia ferrata della Cavalleria italiana» (ADL 22.9.1917). Esagerazioni? «È accertato che tutti i dirigenti del movimento sovversivo ed i Comitati direttivi delle organizzazioni sindacali sono arrestati. La Camera del Lavoro occupata dalle autorità militari. È accertato che bersaglieri e fanteria si sono rifiutati di sparare sulla folla. È accertato che gli ufficiali mitraglieri sono scesi a mitragliare il popolo, e l'hanno fatto con satanica voluttà» (ADL 22.9.1917).
L'editoriale dell'ADL del 22 settembre 1917 L'incendio, giungendo ormai alla casa della mobilitazione totale, ha assunto il carattere pervasivo di uno stato d'emergenza che dilaga. «Ancora: a Genova, ad Alessandria, a Torino, sotto la formula della "Zona di guerra" viene dichiarato lo stato d'assedio. Anche ad Alessandria ed a Genova, una spallata rivoluzionaria deve avere squassato i poteri statali. Ancora: in provincia di Como, ad Albese, il Sindaco socialista viene colpito con tre anni di sospensione dai pubblici uffici per avere inscenata e capitanata una violenta dimostrazione del popolo. Ancora: Costantino Lazzari [leader del PSI, ndr] viene dall'onorevole Orlando deferito al Procuratore del re per una circolare diramata alle Amministrazioni comunali socialiste di tutta Italia, invitante alle dimissioni in massa per protesta clamorosa contro la guerra. Ancora: dappertutto (…) i centri d'infezione social-pacifista, leninista – [dice] il rivoluzionarissimo foglio di Mussolini – si sviluppano, si estendono, minacciano. Il grido di spavento della borghesia (…) si traduce in pressanti inviti alla reazione, fulminea, sanguinosa. "L'ordine di Varsavia" è richiesto a gran voce dal Popolo d'Italia che vuole lo stato d'assedio (…) e la fucilazione dei socialisti, in massa» (ADL 22.9.1917). Il "rivoluzionarissimo" Mussolini, e il suo "rivoluzionarissimo" quotidiano, il Popolo d'Italia, stanno avvistando lo strumento principe di quella che sarà la prima "rivoluzione conservatrice" d'Europa. L'estensione totalitaria dello stato d'assedio consentirà al futuro duce di riaffermare il primato della nazione, dell'ordine e della disciplina, mostrando a tutti la via lungo la quale l'ondata rossa va fermata. Manganello e olio di ricino diverranno così i simboli della repressione fascista che opererà come risposta minuziosa e implacabile al tumulto leninista. "Trasformare la guerra imperialista in guerra civile" – questa parola d'ordine era sì uscita minoritaria da Zimmerwald. Ma nell'estate infuocata del 1917 il bolscevismo riemerge come dispositivo d'emergenza a salvaguardia della Rivoluzione russa (di Febbraio!) e dei movimenti internazionalisti per la pace. Poco importa qui misurare quanto il sostegno del Kaiser tedesco potesse avere trasmesso a Vladimir Il'ič Ul'janov la spinta decisiva verso la conquista del potere. Il punto è che adesso tutto cambia di nuovo e l'intero grande veicolo dell'establishment bellico europeo già fa "macchina indietro tutta". Di fronte alla "trasformazione" leniniana del bellum in tumultus, le destre reazionarie si predispongono per parte loro a riassorbire il tumulto dentro un "rivoluzionarissimo" stato di guerra, d'assedio e d'eccezione sparato ad alzo zero sulla protesta popolare. Eccola qui, la nuova normalità nazional-fascista, l'ideazione in gestazione di una forma di Stato che è figlia ultimogenita della Prima guerra totale e che nasce già gravida della Seconda. È il suicidio d’Europa che vuol consumarsi fino al fondo sfondato della sua deflagrante civiltà. «L'antagonismo tra la classe borghese e le folle proletarie coscienti è alla fase più acuta della storia. Vi è dunque in Italia una situazione minacciosa. Una situazione che non è più allo stato potenziale. (…) Il "grisou" anti-guerresco, anti-borghese, socialista è nel cuore e nello spirito delle folle. (…) L'inverno prossimo sarà risolutivo. Il grido di Treves: "Quest'inverno non più in trincea" è oramai programma. (…) Vi siamo dunque? Siamo alla resa dei conti? L'ora è vicina? Sta per iscoccare? (…) L'urto è inevitabile. È incominciato. Le fasi successive ci daranno la battaglia campale. Tutta l'anima nostra, tutto il cuore nostro, tutta la passione nostra, per la rivoluzione sociale» (ADL 22.9.1917). La categoria politica della "rivoluzione sociale" fa qui la sua comparsa in un'accezione completamente diversa rispetto al significato che a essa attribuirà a Livorno nel 1921 il padre del riformismo italiano. Per Filippo Turati la "rivoluzione sociale" ha luogo nelle menti e nei cuori delle masse, nella trasformazione quotidiana dei rapporti tra le classi e tra le persone, in una prospettiva assolutamente estranea rispetto a quella dello stato di guerra, d'assedio, o d'eccezione. È l'esatto contrario della "rivoluzione politica" che invece accade come rottura della forma statuale vigente dopo la conquista delle casematte del potere. Questo è il punto dolente. Su di esso Turati il 19 gennaio del 1921 a Livorno dirà: «Tutte forme queste – violenza, culto della violenza, dittatura del proletariato, persecuzione dell'eresia – che (…) hanno un solo presupposto (…) che per noi è l'illusione – che la rivoluzione sociale, intendiamoci, non una rivoluzione politica, che abbatte e cambia sistema, sia il fatto volontario di un giorno o di un mese o di qualche mese, sia l'improvviso alzarsi di un sipario, il calare di uno scenario nuovo, sia il domani di un posdomani di un calendario, mentre il fatto di ieri, di oggi, di sempre, che esce dalle viscere stesse della società capitalistica, di cui noi creiamo soltanto la consapevolezza, che noi possiamo soltanto agevolare nei molteplici adattamenti della vita politica, ma non possiamo né creare, né apprestare, né precipitare, che dura da decenni, che si avvererà tanto più presto quanto meno lo sforzo della violenza (…) provocante, bruta, prematura, e quindi destinata al fallimento, esasperando resistenze avversarie e provocando reazioni e controrivoluzioni, le ritarderanno il cammino e l'obbligheranno di ritornare su se stessa.» (Dalla trascrizione stenografica del discorso di Filippo Turati a Livorno, ripubblicata integralmente sull'ADL del 19.11.2008, pp. 106sg.).
Filippo Turati (dall'Ordine nuovo, Torino, 16 gennaio 1921) (28. Continua) Prosegue la serie di testi ispirati o ripresi dall'ADL nell'anno delle due rivoluzioni russe che hanno cambiato il mondo. La nostra redazione di allora poté "coprirle" entrambe con materiale di prima mano. Ciò grazie soprattutto ad Angelica Balabanoff, fautrice degli stretti legami sviluppatisi tra i socialisti italiani e russi impegnati, insieme al PS svizzero, nella grande campagna di "guerra alla guerra". Campagna lanciata con la Conferenza di Zimmerwald. E culminata nella Rivoluzione d'Ottobre. |
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Mostra zurighese dedicata alla vita e all'opera di Andy Rocchelli (1983-2014), curata da Miklós Klaus Rózsa. Iniziativa promossa nel 120° dell'ADL Ingresso libero. Orari: mercoledì-sabato 12-21. domenica 12-18 attenzione >>> La Photobastei è chiusa dal 22.12.17 al 6.1.18 Abbiamo promosso questa mostra per chiedere che si faccia luce sull'assassinio di Rocchelli e Mironov. Protestiamo contro la disumanità della guerra e l'uccisione di giornalisti per mano di chi vuole negarci il diritto a essere informati da fonti indipendenti su ciò che realmente accade nei teatri bellici. – La red dell'ADL Organizzano: Collettivo Cesura, Coopi, Fabbrica di Zurigo, Famiglia Rocchelli, Fondo Gelpi Ecap Schweiz, Photobastei, Società Dante Alighieri, Syndicom Schweiz. Con il patrocinio dell'Istituto Italiano di Cultura Zurigo e della Camera di Commercio Italiana per la Svizzera. Info: +41 44 2414475 cooperativo at bluewin.ch Crowdfunding OBIETTIVO RAGGIUNTO Il nostro obiettivo di auto-finanziamento è stato raggiunto e superato: abbiamo, infatti, raccolto 7'625 CHF (circa € 6'550). All'inizio del 2018 pubblicheremo sull'ADL il bilancio consuntivo dell'iniziativa. |
Riceviamo e volentieri pubblichiamo La scuola siciliana va alla guerra Nel sistema educativo sembra non esserci più cittadinanza per la pace. Quella vera, disarmata e giusta. Nessuna intenzione di riflettere sul ruolo della Sicilia negli scenari di guerra planetari, sull'iperdronizzazione di Sigonella o sul MUOStro di Niscemi. Da Messina a Trapani, Catania o Comiso, "militari Usa brava gente". E l'inno dei sommergibilisti prende piede. Sembrava avessimo chiuso con la retorica colonial-fascista-razzista e subito ci si imbarca nel sommergibile, pattugliatore o nave o velivolo da guerra con istruttori del 60° Stormo. Non mancano esercitazioni e addestramenti. Si osservano i droni militari. Torna prepotente il mito del supereroe combattente. Musica e propaganda bellica, scuola e forze armate: binomi utili e perfetti da replicare ovunque con la compiacenza di generali e ammiragli, presidi e docenti. Si aspettano tempi migliori per l'educazione alla pace. di Antonio Mazzeo 10 giugno 2017, base della Marina militare di Terravecchia, Augusta, sede del Comando Marittimo Sicilia. Nel salone-teatro si esibiscono, uno dopo l'altro, i cori degli istituti scolastici di una delle cittadine più militarizzate d'Italia. È l'epilogo della kermesse voluta da Marisicilia, tre giorni di esposizioni di mezzi da guerra navali e aerei, esercitazioni, regate, ecc., protagonisti centinaia di bambine e bambini. Agli alunni del 1° Istituto Comprensivo "Principe di Napoli" tocca intonare l'"Inno dei sommergibilisti", cavallo di battaglia di uno dei reparti d'élite delle italiche forze armate. Andar pel vasto mar, ridendo in faccia a Monna Morte e al Destino! Colpir e seppellir Ogni nemico che s'incontra sul cammino! È così che vive il marinar nel profondo cuor del sonante mar! Del nemico e dell'avversità se ne infischia perché sa che vincerà…
La carcassa del “Regio Sommergibile Ammiraglio Millo” affondato il 14 marzo 1943 a Punta Stilo, a poca distanza dalla costa calabrese. Cinquantasei i morti, quattordici i superstiti (dalla ricostruzione grafica di G. Paulli, 2012). >>>> continua sul sito |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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