12 ottobre: appello di tre famosi leader indigeni contro il genocidio delle tribù incontattate
Lo sciamano yanomami Davi Kopenawa ha firmato una lettera aperta in cui denuncia il genocidio in corso. © Fiona Watson/Survival Tre dei maggiori leader indigeni del Brasile hanno denunciato l’attacco concertato dai loro governi contro i diritti indigeni, definendolo “genocida”. Davi Kopenawa Yanomami, sciamano e leader del popolo Yanomami dell’Amazzonia settentrionale, Raoni Metuktire, leader del popolo Kayapó, e Sonia Bone Guajajara, leader e attivista guajajara, hanno pubblicato una lettera aperta. La lettera è stata pubblicata in occasione della Giornata Internazionale dei Popoli Indigeni, conosciuta anche come Columbus Day, che si celebra il 12 ottobre. Nella lettera dichiarano: “Nel nostro paese, il Brasile, è in corso un genocidio…” “Il nostro governo sta distruggendo noi, popoli indigeni, i primi abitanti del paese. Nel nome del profitto e del potere, ci rubano la terra, incendiano le nostre foreste, inquinano i nostri fiumi e devastano le nostre comunità. I nostri parenti incontattati, che vivono nel cuore della foresta, vengono attaccati e uccisi. Ma non ci lasceremo zittire. Non vogliamo che le ricchezze delle nostre terre siano rubate e vendute. Abbiamo cura delle nostre terre da tempi immemorabili. Proteggiamo la nostra foresta perché ci dà la vita.
Noi fratelli e sorelle indigeni di più di 200 tribù diverse ci stiamo unendo in un’unica protesta. E dal cuore della foresta pluviale amazzonica, vi chiediamo aiuto. In questo momento di emergenza abbiamo bisogno di voi. Per favore dite al nostro governo che la nostra terra non deve essere rubata.” Raoni Metuktire, famoso leader e attivista che ha condotto campagne per i diritti dei popoli indigeni e contro la tristemente nota diga di Belo Monte in Amazzonia. © Antonio Bonsorte/Amazon Watch La lettera è stata scritta in risposta alle crescenti preoccupazioni sugli stretti legami tra il governo Temer, salito al potere dopo l’impeachment di Dilma Rousseff lo scorso anno, e la potente e notoriamente antindigena lobby del settore agroindustriale.
Gli attivisti hanno descritto il comportamento dell’attuale amministrazione verso i popoli indigeni come “il peggiore nell’arco di due generazioni”. Le tribù incontattate sono i popoli più vulnerabili del pianeta, ma dove i loro diritti alla loro terra sono rispettati, continuano a prosperare. Il FUNAI, il dipartimento agli affari indigeni i cui agenti pattugliano e proteggono i territori indigeni, ha subito importanti tagli al proprio budget. Per questo, molte tribù sono rimaste fatalmente esposte alla violenza degli esterni e a malattie, come l’influenza e il morbillo, verso cui non hanno difese immunitarie. C’è stata anche una forte impennata di violenza anti-indigena da parte di coloro che stanno tentando di rubare le terre dei popoli indigeni e le loro risorse. Ad agosto, una decina di Indiani incontattati sarebbero stati massacrati nella Valle di Javari. All’inizio di quest’anno, degli allevatori hanno attaccato un gruppo di Indiani Gamela mutilando brutalmente diversi di loro con dei machete. Sonia Guajajara, importante attivista indigena, durante una protesta a Parigi nel 2014. © Survival International I popoli incontattati non sono arretrati o primitivi, né reliquie di un passato remoto. Sono nostri contemporanei e rappresentano una parte essenziale della diversità umana. Quando i loro diritti sono rispettati, continuano a prosperare.
“Il governo del Brasile è determinato a danneggiare i diritti dei popoli indigeni in tutto il paese” ha dichiarato il Direttore generale di Survival, Stephen Corry. “Sta deliberatamente lasciando i territori delle tribù incontattate esposti alle invasioni, perfettamente consapevole delle morti e delle sofferenze che ne deriveranno inevitabilmente. Quanto sta avvenendo in Brasile è una crisi umanitaria raccapricciante e urgente, e la comunità internazionale dovrebbe far sentire il suo sostegno ai leader indigeni e agli altri in Brasile che chiedendo la fine delle persecuzioni.” |