L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., centro socialista italiano all'estero, fondato nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano > > > PDF scaricabile su http://issuu.com/avvenirelavoratori < < < e-Settimanale - inviato oggi a oltre 50mila utenti – Zurigo, 12 ottobre 2017 |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Ius soli/Ius culturae Cgil, Cisl e Uil in piazza Appuntamento a Roma il 13 ottobre, Piazza Montecitorio, ore 16.30. La richiesta: approvare la legge entro fine legislatura. "Continueremo a tenere alta l'attenzione insieme alle forze democratiche che vogliono un Paese aperto e civile".
#ItalianiSenzaCittadinanza Cgil, Cisl, Uil il prossimo 13 ottobre, alle ore 16.30, saranno in Piazza Montecitorio, a Roma, insieme ad associazioni, insegnanti, genitori e alunni, politici, parlamentari, uomini di cultura, a sostegno dell’iniziativa 'Cittadinanza Day', promossa da '#ItalianiSenzaCittadinanza' e 'L’Italia sono anch’io'. "L’obiettivo - ricordano le confederazioni in una nota a firma Kurosh Danesh e Selly Kane, responsabili Ufficio immigrazione Cgil nazionale, Liliana Ocmin, responsabile Immigrati Donne e Giovani Cisl nazionale, e Giuseppe Casucci, coordinatore Dipartimento politiche migratorie Uil nazionale – è chiedere al Parlamento di votare entro la fine di questa legislatura la riforma della legge 91/92 sulla Cittadinanza, già approvata due anni fa dalla Camera, che introduce i concetti dello Ius soli temperato e dello Ius culturae". "Con la nuova legge infatti - spiegano Danesh, Kane, Ocmin e Casucci - i minori figli di cittadini stranieri lungo soggiornanti (5 anni), nati e cresciuti in Italia o giunti sul nostro territorio entro il 12° anno di età, che abbiano frequentato regolarmente un ciclo di studi di almeno 5 anni potranno diventare, su richiesta di uno dei due genitori, cittadini italiani". "A scanso di equivoci e strumentalizzazioni politiche – continuano – va precisato che la nuova legge non riguarda gli immigrati irregolari, i minori non accompagnati e tutti coloro che continuano a sbarcare sulle nostre coste. I potenziali beneficiari di questo provvedimento sarebbero nell’immediato circa 800 mila, 643 mila nati nel nostro Paese e 166 mila studenti nati all’estero, mentre per il futuro si stimano circa 50 mila nuovi cittadini l’anno". Pertanto Cgil, Cisl, Uil "ritengono si tratti di una grande occasione di civiltà per l’Italia e credono fermamente che l’approvazione di questa legge rappresenti la base fondamentale per una politica di integrazione responsabile ed efficace, in grado di realizzare una convivenza civile e sociale basata realmente su valori fondanti e condivisi, come ci suggerisce la nostra Carta costituzionale". "Continueremo ad impegnarci a tenere alta l'attenzione su questo tema insieme alle forze democratiche che vogliono un Paese aperto e civile", concludono. |
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18 novembre 2017 Cooperativo Zurigo, St. Jakobstrasse 6, 8004 Zürich Una giornata di studi e dibattiti nel 120° dalla fondazione dell'ADL Ore 10.00 - Libri e autori Mattia Lento, Giovanni Battista Demarta e Viviana Meschesi al confronto con il pubblico zurighese Il Dr. Lento parlerà de La scoperta dell'attore cinematografico europeo, (Pisa 2017). Il Dr. Demarta illustrerà l'edizione italiana, da lui curata, di Per un'economia umana di Julian Nida-Rümelin (Milano, 2017). La Dr. Meschesi parlerà di Sistema e Trasgressione. Logica e analogia in Rosenzweig, Benjamin e Levinas, (Milano 2010). Moderatore: Francesco Papagni, teologo e giornalista.
Julian Nida-Rümelin. Il suo saggio Per un'economia umana verrà presentato da G. B. Demarta, che ne ha curato l'edizione italiana, d'imminente uscita. Ore 11.00 - Anima, mondo ed esperienza L'eredità kantiana in Helmut Holzhey Il prof. Pierfrancesco Fiorato (Sassari) discute con Helmut Holzhey (professore emerito presso l'Università di Zurigo) la sua opera Il concetto kantiano di esperienza, riedita nell'ottantesimo compleanno dell'Autore. / Moderatore: Dr. Andrea Ermano, direttore dell'ADL. Ore 12.15 - Pausa dei lavori e rinfresco Ore 13.15 - Il "Caso Englaro" otto anni dopo Ricordi e riflessioni di Beppino Englaro e Renzo Tondo Beppino Englaro, padre di Eluana Englaro, e l'on. Renzo Tondo, Governatore della Regione Friuli Venezia-Giulia all'epoca del "Caso Englaro", verranno intervistati dal decano dei giornalisti italiani in Svizzera, Giangi Cretti. Ore 14.15 - Grande Riforma? Ma l'Italia ha bisogno di grandi riforme? E, se sì, di quali? Il sen. Paolo Bagnoli (Università Bocconi di Milano e Università di Siena), l'on. Felice Besostri (costituzionalista autore dei ricorsi contro il Porcellum e l'Italicum) e il Dr. Andrea Ermano, direttore dell'ADL, verranno "moderati" dal Dr. Mattia Lento (Innsbruck). Ingresso libero Info: 044 2414475 / cooperativo at bluewin.ch 23 novembre - ore 18.00 Photobastei - Sihlquai 125 - 8005 Zürich Letzte Front Vernissage della mostra dedicata alla vita e all'opera di Andy Rocchelli (1983-2014) Intervengono: Miklós Klaus Rózsa (Syndicom, fotografo, curatore della mostra), On. Beppe Giulietti (Presidente Federazione Nazionale Stampa Italiana), Giangi Cretti (Direttore Comunicazione Camera Commercio Italiana). Finissage: 13 gennaio 2018, ore 18.00. Ingresso libero. Orari di apertura: lunedì-sabato 12-21; domenica 12-18. Info: www.photobastei.ch - cooperativo at bluewin.ch Organizzano: Camera di Commercio Italiana per la Svizzera, Collettivo Cesura, Fabbrica di Zurigo, Famiglia Rocchelli, Fondo Gelpi Ecap Schweiz, Photobastei, Società Cooperativa Italiana, Società Dante Alighieri, Syndicom Schweiz. Con il patrocinio dell'Istituto Italiano di Cultura Zurigo
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Freschi di stampa, 1917-2017 (20) Notte bianca come non te l'aspetti L'ADL del 3 agosto 1917 "celebra" il terzo anno di una guerra, scoppiata il 28 luglio 1914, che è già costata almeno dieci milioni di morti. L'Italia è "belligerante" dal maggio 1915, in seguito a un colpo di mano istituzionale. L'ADL del 3 agosto 1917 va in stampa dodici mesi dopo la Sesta battaglia dell'Isonzo (Gorizia) che era iniziata il 4 agosto del 1916 e si era conclusa tredici giorni dopo, con un bilancio di circa cinquanta mila morti da entrambe le parti. Fu uno dei massacri più assurdi che la storia militare ricordi, la cui memoria risuona nelle note di "Gorizia, tu sei maledetta!", la canzone clandestina che veniva intonata sul fronte del macello in quei giorni (vai al video su YouTube). Quando esce L'ADL del 3 agosto 1917 mancano ottantatré giorni all'inizio della Dodicesima battaglia dell'Isonzo (Caporetto) che provocherà circa tredicimila morti italiani e altrettanti nell'esercito austro-ungarico, oltre che un milione di profughi civili trasferiti dal Friul-Veneto alle altre regioni d'Italia. Lo sfondamento del fronte azzererà ogni pur magro risultato "irredentista" finora comprato dal regio governo "con alto tributo d'italico sangue". Dalla Russia rivoluzionaria, intanto, arriva un'altra sorprendente lettera di Angelica Balabanoff. A San Pietroburgo si percepiscono ormai tutte le inevitabili avvisaglie di un'incipiente guerra civile: «Più si va avanti, più scarso diventa il numero di cittadini capaci di credere che l’attuale assetto della Russia sia il suo assetto definitivo. In tutti, reazionari e rivoluzionari, è la consapevolezza profonda che così non si può andare avanti, che bisogna cambiare, consolidare», esordisce la Dottoressa Angelica: «Qui la battaglia si combatte su due fronti. Il fronte strategico è lontano dai vostri occhi, ma quello sociale è qui… e nessun atto della tragedia sfugge!» (ADL 3 agosto 1917). Bisogna cambiare, consolidare: ma che significa? Vuol dire che si deve andare avanti «sulla via delle conquiste, dar loro un contenuto sociale, eliminare sempre più tutto ciò che nelle conquiste rivoluzionarie v’è stato di accidentale; dare al vero protagonista della rivoluzione, al proletariato, il posto che la storia gli assegna», spiega la Balabanoff. Ma un grido «erompe dall’animo del colosso» – aggiunge la dirigente internazionalista. E quel grido «non lo andate a cercare nei “meeting”… nei quali, annunziati da grandi manifesti, esibiscono la loro arte oratoria emissari di paesi alleati che, in una lingua dal popolo non compresa, esaltano le barbarie della guerra, e parlano gli specialisti della guerra come Kerensky ed esibiscono la loro arte delle ballerine. Ivi non troverete il popolo» (ADL 3 agosto 1917). Dai ritrovi mondani sciamano le entusiaste signorine di buona famiglia: «Che angelo il Kerensky! Che simpaticone, e che musica incantevole! Abbiamo speso bene la serata e il denaro dell’ingresso», così si burla di Kerenskij e delle sue "signorine" la veterana del femminismo Balabanoff.
Aleksandr Fëdorovič Kerenskij nel 1917 Il popolo, invece, "comizia" in piazza: «Nell’atrio della Duma, nelle grandi officine dove lavorano decine di migliaia di operai, e si ha un bel dare la caccia a Lenine ed ai suoi seguaci: l’anima della nuova Russia si plasma là ove la borghesia vorrebbe che si fabbricassero soltanto merci, armi per la guerra fratricida», è la diagnosi della Dottoressa. E qui anch'essa ci presenta il laburista Kerenskij (nuovo capo del Governo provvisorio) e il bolscevico Lenin (di nuovo esule, in Finlandia) cime i due punti di riferimento nello scontro in atto, che lacera il campo socialista tra internazionalisti e fautori della lealtà nazionale. Il sentire della Piazza ha divorziato dalla sordità del Palazzo. E «s’illuderebbe chi credesse che in quei comizi improvvisati si facciano dei ragionamenti semplicisti. L’animo russo non si appaga di interpretazioni superficiali od unilaterali; quel bisogno di approfondire, di complicare, magari, che l’Europa occidentale ha scorso, ammirandola o odiandola, negli scrittori russi si manifesta nelle spontanee radunate del popolo» (ADL 3 agosto 1917). Formalmente, tra i due duellanti della nuova Russia, la Balabanoff si mostra sulle prime fautrice di una terza via equidistante: «Vogliamo pace, terra, libertà; vogliamo pane, né pace separata coll’imperialismo germanico, né trattati segreti coll’imperialismo dei paesi alleati». Simmetria apparente, però, perché: «in nessuno dei paesi martorizzati dalla guerra l’avversione ad essa può essere profonda come in Russia». Ed è per questo che, alla fine, «non giovano i bei discorsi del Kerensky, fatti per convincere le signorine della necessità di battersi e di morire sul fronte lontano», necessità astrattamente altrui (ADL 3 agosto 1917).
Luglio 1917 - Lenin posa con parrucca e senza barba per la foto-tessera del passaporto usato nella fuga in Finlandia. Il Palazzo resta sordo alla voce del popolo, denuncia Angelica, senza lasciarsi sedurre dal potere, nuovo o vecchio che sia. Così, dopo avere frequentato importanti riunioni e congressi, «io cerco di sentire, di ascoltare quella voce. E la colgo anche nei ritrovi quasi esclusivamente femminili, nelle “code”». La vecchia femminista contrappone alle signorine di Kerenskij non tanto, o non subito, i soldati "martorizzati", quanto le badanti, le casalinghe e le operaie dalle quali l'8 marzo era pur scoccata la scintilla rivoluzionaria. Sono le donne delle “code” che «in piccolo, in forma concentrata rispecchiano la sconfinata pazienza sovraumana di quella maledetta rassegnazione di cui sono dotati i diseredati di tutti i paesi e anzitutto quelli della Russia» (ADL 3 agosto 1917). «Donne e bambine di tutte le età, ma, naturalmente, non di tutte le classi», stanno in fila ad aspettare un paio di scarpe o un pezzo di pane e intanto «allattano i bambini, ivi pregano, fanno la calza e magari leggono un giornale o un libro», come fosse la situazione «più naturale del mondo» (ADL 3 agosto 1917). Ma poi c'è che la capitale pullula anche di nuovi paria, gli ultimi degli ultimi: i cinesi! «Persino nell’incredibile disordine e nella sporcizia delle strade russe saltano agli occhi i poveri cinesi! Sembrano dei cenci fatti di carne ed ossa… Tante volte il vostro piede s’imbatte in essi, raggomitolati nelle vicinanze delle stazioni, sulle soglie delle chiese.» Dopo le donne, le vedove della guerra e gli orfani, e persino sotto i soldati mutilati che almeno passano la notte in ospedale, ci sono questi stranieri dell'estremo oriente "liberati" dalla santa madre Russia. Qualche giorno prima di scrivere la lettera all'ADL su un tram «un cinese venne trattato con sgarbo, gli si rivolse una di quelle apostrofi colla quale si saluta un ospite sgradito (…). Il cinese non comprende, rimane impacciato, ed allora (…) gli si dà un lieve spintone perché non fa passare il passeggiero. Allora, un vecchietto, con le stigmate della fatica e della fame in volto, dice: “Lasciatelo in pace, non vedete che in mezzo a noi è un muto?». Ascoltare il popolo, ascoltare le donne, ascoltare i muti… Ascoltare tutti quelli che stanno in coda. «Centinaia di cinesi… fanno parte della schiera dei pazienti e bastonati che aspettano il turno nei dintorni dei negozi» (ADL 3 agosto 1917). E dopo aver detto delle "code" in generale, passiamo ora a quelle notturne: «Già alle dieci, talvolta alle sei del pomeriggio, cominciano a formarsi le cosiddette “code” per l’accesso al negozio di scarpe o di alimentari che si aprirà all’indomani. Donne e uomini, madri di famiglia e donne di servizio si siedono o si coricano alla meglio, si premuniscono, oltre che di pazienza, anche di un “samowar” o di un cuscino, e stanno lì delle serate e delle nottate intere». In effetti, questo tipo di nottate appare lontano dal tipo vita di Palazzo. E la Dottoressa Angelica si domanda fino a quando durerà la pazienza, tanto più che «durante le ore d’involontario ozio, questi secolari schiavi emettono dei giudizi e fanno dei ragionamenti che vi danno la certezza che verrà il momento in cui le porte e i depositi di merce dovranno cedere all’ira popolare» (ADL 3 agosto 1917). «Butto giù queste poche, disordinate righe, tornando alle due di notte da un comizio tenuto a Crasnoye Sielo in un club di soldati socialisti. È una notte bianca. Potrei fare anche a meno del lume per scrivere», annota Angelica. “Poche e disordinate righe”: come a dire che l'accenno ai soldati è del tutto casuale. Ma poi conclude, et in cauda venenum, con linguaggio solo lievemente cifrato: «Passo vicino i palazzi della Kcechinsky sul cui tetto sventolano bandiere rosse: “Comitato Centrale del Partito Socialista Operaio Russo, Organizzazione militare aderente al Partito Socialista Operaio”» (ADL 3 agosto 1917). “Organizzazione militare aderente”... Notte bianca. Ottobre rosso. Il dado è tratto. Firmato Balabanoff. (20. continua) |
SPIGOLATURE Ogni riferimento all’attualità è puramente casuale di Renzo Balmelli SIMBOLO. Con la brutta aria che tira, è più che mai opportuna la mostra che si apre fra qualche giorno a Trieste, città simbolo per eccellenza, in vista degli ottant’anni delle leggi razziali che cadranno l’anno prossimo. Soltanto chi è indifferente o indottrinato oltre ogni limite potrà accogliere con una alzata di spalle l’iniziativa tesa a ricordare un evento tanto drammatico sul quale si tende a sorvolare. Deliranti erano quelle leggi partorite da un regime altrettanto delirante nel momento in cui la ragione scompariva sotto il peso e la dinamica di una concezione raggelante, totalitaria e applaudita del potere. Potere autoreferenziale, tronfio, vociante, che metteva in scena se stesso durante le tristemente celebri “adunate oceaniche”. Nel rievocare la “soluzione al problema ebraico”, l’allestimento non fa riferimenti specifici all’attualità. Sarebbe superfluo, sottolineano gli organizzatori. Dalla spiaggia fascista, al commerciante milanese che all’entrata esibisce il cartello con la scritta “solo italiani”, non mancano purtroppo gli esempi di come il virus razzista sia tutt’altro che debellato. La mostra aiuta a ricordare quanti disastri ha provocato nel recente passato. APRRENDISTA. Di questo passo Trump può portarci alla rovina. Ecco, diranno i suoi sostenitori, ecco i soliti inguaribili comunisti, i “pidiioti”che ancora non si sono riavuti dalla sconfitta di Hillary Clinton e dall’uscita di scena del “negretto”; eccoli accanirsi con ogni pretesto per delegittimare il Presidente agli occhi della nazione. Ma sbagliano di grosso. Mancano il bersaglio perché a lanciare l’allarme non è un oppositore prevenuto, bensì il senatore repubblicano tutto d’un pezzo, Bob Corker, che ha pubblicamente espresso tutta la sua inquietudine per i segnali che provengono dalla Casa Bianca. A suo dire, Trump, rottamatore per dispetto dell’eredità di Obama, si muove come se fosse in un reality show da cui inviare minacce avventate in tutte le direzioni che potrebbero portare gli Stati Uniti sulla strada della terza guerra mondiale. Più che un leader riflessivo sembra un apprendista stregone al punto che parecchi membri della sua amministrazione si sentono ormai in dovere di intervenire per proteggerlo da suo istinto. E quindi, di riflesso, proteggere l’umanità. TABÙ. Sulle modalità con le quali vengono attribuiti i Nobel non di rado i pareri divergono. Non fa invece ombra di dubbio che il premio per la Pace all’ICAN, l’organizzazione che promuove il Trattato per abolire le armi atomiche, sia stato accolto con un sentimento di generale soddisfazione da tutti coloro che temono di vedere la terra scomparire sotto un fungo di mortifere radiazioni. Perché il problema esiste e sarebbe assurdo negarlo. Negli ultimi tempi, a causa della crisi USA-Corea del Nord, il pianeta sta tremando davanti al rischio di un conflitto nucleare. Occorre dunque un segnale, un segnale forte, per invertire questa malsana tendenza e per fare capire senza “se” e senza “ma” che le armi atomiche sono illegali, così com’è illegale minacciarne l’uso e svilupparle. Il riconoscimento all’ICAN va dunque letto come un messaggio a non distogliere l’attenzione dal pericolo che ci sovrasta, a non assuefarsi alle minacce, a non spezzare il tabù del ricorso all’arma di distruzione di massa. Basta che un’atomica sporca finisca nelle mani di un gruppo di fanatici incontrollabili, e potremo dire addio alla speranza di creare un mondo migliore. AUTONOMIA. Chi venisse da fuori in questi giorni, mentre Madrid e Barcellona sono ai ferri corti, stenterebbe a credere che anche in Italia – l’Italia del nord – si voterà per l’autonomia fra meno di due settimane. Della violenza che ha lacerato la Spagna e che si riverbera sul Continente con conseguenze ancora tutte da valutare, non si intravvede neppure l’ombra. Quanto al clima di 21 anni fa, quando Bossi raccolse l’acqua del Po e quando un gruppo di indipendentisti diede l’assalto al campanile di San Marco, è rimasto ben poco. Eppure la posta in palio nel referendum che chiama in causa la Lombardia e il Veneto tocca tasti delicati, non tanto per sganciarsi “dal giogo della dominazione italiana” di cui non parla più nessuno, bensì per rivendicare particolari forme di autonomia. Volgarmente detto, più soldi. Al riparo da squarci insanabili, finora l’unica cosa certa del referendum è che Gentiloni non manderà i soldati a chiudere i seggi. Se lo scontro politico ci sarà verrà magari più tardi quando si tratterà di definire le nuove competenze senza ridisegnare gli equilibri interni, ma unicamente per liberare, nel rispetto delle regole, potenzialità che servano alla crescita di tutto il paese e siano utili al fine di mantenere la Penisola saldamente agganciata alla locomotiva europea. VOCE. Se l’Italia ha avuto, forse senza rendersene perfettamente conto, un testimone e una voce autentica e originale della Mitteleuropa, lo deve a Giorgio Pressburger, lo scrittore scomparso recentemente all’età di 80 anni e considerato l’anima ebraica della narrativa triestina. Nato a Budapest era scampato ai campi di sterminio nazisti, ma di quella esperienza brutale serbava le ferite nell’anima, non meno dolorose dell’invasione sovietica che lo portò da profugo a Parma, Milano, Roma e infine a Triste dove ritrovò lo slancio della sua prosa a volte sofferta, e altre segnata in modo colto e raffinato da una punta di saggia ironia. Nei suoi libri e in particolare in “Storie dell’ottavo distretto” che i critici giudicano tra le sue opere migliori, si incontrano personaggi memorabili, si attraversano storie bellissime come solo sanno trapelare dalla letteratura mitteleuropea che ci ha consegnato autori e racconti straordinari per le atmosfere che riescono ad evocare. Prima di andarsene ha avuto ancora il tempo di osservare in quale direzione stia andando l’Europa in cui i ribollono le indignazioni, le separazioni e le migrazioni di quella infinita commedia umana popolata dai fantasmi coi quali Pressburger conviveva pur mantenendone le distanze grazie – diceva – alla lingua italiana presa in prestito. Errata corrige - Nella Spigolatura di Renzo Balmelli intitolata “Solidarietà” e apparsa sull’ADL precedente si forniva una cifra di settantamila miliardi di dollari quale misura della ricchezza patrimoniale “in mano a pochi privilegiati”, laddove la somma intesa è invece pari a settemila miliardi di dollari. Ce ne scusiamo con le lettrici e i lettori. |
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ Un nuovo Porcellum a colpi di "fiducia" La legge elettorale con la quale abbiamo votato nel 2013 era stata ribattezzata per il suo contenuto non proprio commendevole significativamente in latino maccheronico Porcellum. La nuova che è in discussione in Parlamento porta, al contrario, un nome che evoca certi scadenti vini nel cartone: Rosatellum. Ma merita a tutti gli effetti la definizione di Porcellum Bis, almeno per il modo in cui si sta cercando di farla passare. Il governo, infatti, venendo meno a quel ruolo super-partes che dovrebbe avere in una vicenda che dovrebbe essere di esclusiva competenza dei partiti, ha deciso di compiere una forzatura. Quella che va in scena alla Camera è veramente una brutta commedia, per il nostro sistema democratico un punto bassissimo. Forse Paolo Gentiloni cercava un mondo per passare alla storia. L’ha trovato ma politicamente si tratta di quello peggiore. > > > Vai all'intervista radiofonica rilasciata dall'avvocato anti-porcellum e anti-italicum Felice Besostri > > >
Felice Besostri |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Rajoy chiede chiarimenti, il Psoe accusa Puigdemont Non è piaciuta a nessuno la dichiarazione d’indipendenza a ‘metà’ del presidente catalano Puigdemont, non ha soddisfatto gli indipendentisti così come non è stata gradita da Madrid. Dopo il discorso alla Generalitat di Barcellona, ora a rispondere è il premier Mariano Rajoy che chiede chiarimenti a Carles Puigdemont circa il sussistere o meno di una dichiarazione dell’indipendenza della Catalogna. di Vera Solini “Il Consiglio dei ministri ha concordato di chiedere formalmente alla Generalitat di confermare se ha dichiarato l’indipendenza della Catalogna”, è questo il comunicato che arriva alla fine dei lavori del consiglio dei Ministri straordinario convocato mercoledì mattina sulla crisi catalana, il giorno dopo l’atteso discorso del presidente catalano. In seguito si valuterà come procedere, compreso il ricorso all’articolo 155 della Costituzione, che prevede la sospensione dell’autonomia di una regione e di cui “la richiesta di chiarezza” è il primo passo formale. L’articolo 155 non specifica infatti quali ‘poteri speciali’ possano essere esercitati dal governo spagnolo, che sembra così essere autorizzato a mettere in campo qualunque strumento per porre rimedio alla questione e obbligare la Catalogna “all’adempimento forzato” degli “obblighi imposti dalla Costituzione o dalle altre leggi”. Attraverso questo specifico articolo della Costituzione, infatti, Rajoy e il suo governo potrebbero, almeno in teoria e previa autorizzazione del Senato, adottare provvedimenti che spazierebbero dalla diminuzione dei poteri ai membri del Parlamento catalano alla sostituzione del presidente della Generalitat de Catalunya, Carles Puigdemont, con un rappresentante nominato dall’esecutivo iberico, fino alla convocazione di nuove elezioni e, addirittura e nel peggiore fra gli scenari possibili, allo scioglimento del Parlamento. E mentre il leader di Ciudadanos, Albert Rivera, si sta orientando verso la possibile attuazione dell’articolo 155 della Costituzione, che di fatto commissaria la Catalogna, il PSOE accusa Puigdemont di aver abusato della buona fede di chi ha chiesto la mediazione e appoggia pienamente il Governo presieduto da Rajoy. Il primo ministro spagnolo si è incontrato nella notte con il leader del partito socialista Pedro Sanchez che ha ha fatto sapere che il Psoe, il principale partito di opposizione, appoggerà “le misure costituzionali” che prenderà il premier Mariano Rajoy nella crisi catalana se a risposta del presidente Carles Puigdemont al suo ultimatum sarà negativa e dichiarerà quindi ufficialmente l’indipendenza della Catalogna. Vai al sito www.avantionline.it/ |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Le nuove faglie della politica Seminario di formazione Pozzuoli, Villa Avellino Historic Residence 20 - 21 ottobre 2017 Venerdì 20 ottobre - Ore 10.30 – Presentazione (Luigi Covatta, direttore di Mondoperaio – Hedwig Giusto, FEPS). Saluti del sindaco di Pozzuoli, Vincenzo Figliolia.
- Ore 11.00 – Le nuove faglie della politica (Sebastiano Maffettone, Luiss Guido Carli)
- Ore 12.00 – Democrazia e postdemocrazia (Mauro Calise, Università di Napoli Federico II)
- Ore 15.00 – Sovranità e globalizzazione (Biagio de Giovanni, Istituto universitario orientale)
- Ore 16.15 – La politicizzazione dei poteri neutri (Cesare Pinelli, Università di Roma La Sapienza)
- Ore 17.30 – La finanza e l’economia reale (Massimo Lo Cicero, Università Suor Orsola Benincasa)
- Ore 18.45 – Il lavoro nella quarta rivoluzione industriale (Enzo Mattina, amministratore delegato di Qanta)
- Ore 21.00 – Destra e sinistra (Alessandro Barbano intervista Vincenzo De Luca e Stefano Parisi).
Sabato 21 ottobre - Ore 10.00 – La faglia generazionale: lotta di classi (Ugo Intini, saggista)
- Ore 11.15 - L’universo mediatico: i fatti separati dalle informazioni (Francesco Nicodemo, saggista)
- Ore 12.30 - La faglia culturale e le migrazioni (Claudia Mancina, Università di Roma La Sapienza)
- Ore 15.00 – Can socialists be happy? Quel che è vivo della socialdemocrazia (Luciano Pellicani, Luiss Guido Carli) – “Yes, we can be happy. The Portuguese case” (Maria Freitas, FEPS)
- Ore 17.00 – Conclusioni (Gennaro Acquaviva, presidente dell’Associazione Socialismo)
Scuola di democrazia europea “Luciano Cafagna” Partner organizzativo Associazione “Ragione Pubblica” |
LETTERA Pia Locatelli a Zurigo
La Presidente Onoraria dell'Internazionale Socialista Donne, on. Pia Locatelli (foto), ha partecipato a un convegno del dipartimento Italiani all’Estero del PSI. Il coordinatore in Europa, Leonardo Scimmi (a destra nella foto), ci ha scritto la propria soddisfazione per la riuscita del convegno in una mail che di seguito pubblichiamo. Ottimo e partecipato dibattito a Zurigo, sull'Europa e l'Erasmus, su l'immigrazione, ius soli, autonomie catalane e lombardo-venete, sulla Costituzione europea, i diritti sociali, il quantitative easing e l'Austerità, la crisi e la reazione europea, la portabilità delle pensioni, il ruolo di Cgie e Comites, il ruolo dell'Erasmus della cultura della formazione civica nella creazione: 1) del popolo europeo 2) di una classe dirigente europeista. Il dipartimento esteri del PSI si compone delle federazioni spagnola, francese, svizzera, lussemburghese, belga, inglese, tedesca, polacca, rumena ed ungherese. Quello di ieri è stato il primo evento organizzato nel collegio europeo dal PSI da decenni. Da buoni eredi di Filippo Turati e del riformismo gradualista, condividiamo il sogno e progetto della costruzione degli Stati Uniti d'Europa, federali democratici e sociali. Molta partecipazione (cinquanta i presenti), bellissimo dibattito con la piacevole e apprezzatissima partecipazione dell'On. Pia Locatelli. Sono intervenuti: On. Farina, Schiavone Segretario Generale del CGIE, Da Costa Cgie, Alban Presidente Comites Zurigo, Bozzolini Presidente Ecap, Tulli di Europa Riformista Erano assenti ma inviavano saluti e note: Simona Russo dal PSE Bruxelles, Enrico Musella Cgie da Nizza, Erika Voci dal Comites Lussemburgo, Fabrizio Macri Seg. Gen. Camera Comm. Tutti concordano su un punto: occorre spiegare e comunicare meglio e di più il progetto europeo per creare l'Europa dei popoli, federale democratica e sociale, contro tutti i rinati nazionalismi. Leonardo Scimmi, Coordinatore PSI italiani all’estero (Europa) |
LETTERA Vorrei sbagliarmi, ma… ...ma ho idea che le elezioni regionali siciliane, sulle quali i Tg, in particolare RAI, ci annoiano da mesi con le ripetitive stupidaggini di un ceto politico da rottamare in toto, registreranno un record assoluto di astensioni, e in questo ambito una catastrofe per il PD, anche per ragioni organizzative (risse tra impresentabili cacicchi locali che hanno impedito la presentazione della lista in un paio di collegi, ma di questo i giornali parlano tra le righe e i TG RAI per niente). Il presuntuoso e stizzoso D’Alema non mi è mai stato simpatico, ma bisogna dargli atto, oltre che di un livello culturale insolito tra i politici della seconda repubblica, che quando il PDS è stato sconfitto alle regionali, si è dimesso. Farà altrettanto Renzi? o glielo faranno fare? Nel PD si svolgono adesso i congressi provinciali unitari, quindi , come per quello nazionale, senza possibilità di scegliere i dirigenti. C’è il desiderio di restare a galla tutti insieme appassionatamente, ma anche a quello di non cominciare prima del botto in Sicilia a dichiararsi non più renziani. Così in Piemonte probabilmente ci ritroveremo con Gariglio segretario regionale per poter dare a lui la colpa della inevitabile sconfitta in Regione... Claudio Bellavita, e-mail |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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