LA
COMMISSIONE UE E IL PIANO KALERGY ALLA FASE OPERATIVA: PROPRIO PERCHE' LO DICE JUNCKER (a modo suo)
Posted: 30 Oct 2015 12:45 AM PDT
"L’unica
volta che sui media hanno parlato delle vere origini dell’Europa Unita è accaduto 14 anni fa ossia il 19 Settembre del 2000 quando un articolo del Telegraph britannico mai ripreso da altri media ha rivelato che:
telegraph.co.uk
Documenti governativi americani resi di dominio pubblico mostrano che i servizi segreti americani condussero una campagna negli anni ’50 e ’60 per dare impulso ad un’Europa unita. Finanziarono e diressero il movimento federalista europeo. I documenti sono stati
trovati da Joshua Paul, un ricercatore della Georgetown University di Washington. Essi comprendono file resi pubblici dai National Archives. Il principale strumento di Washington per forgiare l’agenda europea fu l’American Committee for a United Europe [ACUE],
costituito nel 1948."
1. Non vorrei ripetermi, ma lo farò (di questi tempi, signora mia!), perchè non fa male: anzi.
La lettura della stampa estera, in particolare anglosassone, non è affatto salvifica e portatrice di clamorose verità: lungi da me teorizzare
un facciamocome magari agganciato alle
grottesche classifiche sulla "libertà di stampa", stilate dalle
consuete organizzazioni non governative, no-profit e "senza frontiere", cioè dichiaratamente
internazionaliste, anzi
eloquentemente premiate per questo dall'UE. Si tratta, manco a dirlo, di organizzazioni no-profit (e dunque finanziate da "privati benefattori") e alla ricerca di un modello one-fits-for-all, la cui diffusione porta alla sempre inevitabile conclusione:
"sentiti in colpa e vergognati", ma per ragioni, di "disfunzione" dei meccanismi dell'informazione,
che non sono esattamente quelle che razionalmente si potrebbero individuare.
2. E' lo stesso discorso - di attendibilità e scopi sostanziali a cui rispondono
le "classifiche", quelle relative ai progressi sulle "riforme", e sulla
flessibilizzazione del mercato del lavoro (in cui eccelle l'OCSE), o sul
"doing business": quest'ultima classifica incentrata sul premio altamente "etico", - e a condizionamento pavloviano, (i
"cittadini", si sa sono addestrabili praticamente a tutto, compresa l'alimentazione con farine di scarafaggi e meduse)-, relativo al
come si debba trasformare uno Stato a sovranità democratica costituzionale in un semplice e purificato "mercato" che sia, al massimo grado, il paradiso degli investitori esteri:
copyright World Bank e non a caso.
3. Ma non vorrei divagare: rinvio ai links che ho inserito
sui vari concetti-slogan del paradigma TINA e sulle connesse "classifiche", con un certo disgustato scoramento circa la capacità di comprensione, ovvero, quel che è poi la "causa a monte", circa
l'efficacia straordinaria del condizionamento dell'opinione di massa da parte del rudimentale e ben paludato sistema di controllo sociale del neo-liberismo internazionalista.
Invece le cose sono andate un "pochino" avanti e non nel senso
cristallizzato dalla informazione €uro-internazionalista italiana:
5. Appunto a conferma di questa maggior connessione con la
realtà della stampa anglosassone (e scusate la lunga premessa che mi pareva una "carrellata" necessaria "about the Big Picture"), vi riporto
il succo di un articolo di Paul Taylor, corrispondente della Reuters, apparso sul (per me consueto)
International New York Times (pag.17). Appena uscito il 27 ottobre ci riassume il quadro delle "reali" posizioni europee. O "europeiste", fate voi: rimane comunque uno spettacolo tragicomico. Il titolo è "L'immigrazione infrange l'unità
dell'Europa".
Nel passaggio cruciale dell'articolo, Taylor sintetizza
le controversie insorte all'interno dell'Unione, specialmente con riguardo alla posizione che vanno assumendo i "paesi dell'Est", non solo la (mediaticamente) odiatissima (in Italia) Ungheria di Orban, ma anche Polonia e Slovenia e via dicendo
(v.links più sopra):
"I governi dell'Europa centrale e orientale stanno resistendo
alle richieste di Berlino e Bruxelles sull'accettazione obbligatoria di quote di rifugiati".
Commento: ma
già
l'accertamento della qualità di rifugiato,
stante anche il prevedibile boom del traffico di documenti falsificati, pone dei problemi non indifferenti e
amplifica inevitabilmente, - ed è questo il clou della materia del contendere-
il problema della "accoglienza" indiscriminata di immigrati economici,
indistinguibili, ex ante, dai rifugiati.
6. Ma è quello che successivamente aggiunge Taylor che dovrebbe
far riflettere (se fosse almeno oggetto di adeguato risalto nell'informazione. In Italia):
"La crisi ha anche aperto
fratture tra le istituzioni europee, con la Commissione europea condotta da Claude Juncker che tratta il problema come
una sfida "umanitaria" di lungo termine per integrare i rifugiati nella società europea. In contrasto, Tusk, presidente dello European Council, già primo ministro polacco, che presiede i summit europei, definisce l'ondata di migranti una "minaccia"
da fermare all'origine o da "contenere", specificamente pagando la Turchia per trattenere sul suo territorio i rifugiati".
Quello che volevo far notare è che le parole di Juncker vanno
meglio esplicitate: sempre e in ogni caso. Perchè non bisogna dimenticare che il buon Claude è l'autore di questa illuminante esplicitazione dello stile di governo €uropeo:
"prendiamo una decisione e la mettiamo sul tavolo, aspettando di vedere quali reazioni susciterà; se non vi sono resistenze perchè
nessuno ci ha capito nulla, andiamo avanti fino al punto di non ritorno...".
7. Dunque
una dichiarazione di Juncker come presidente della Commissione va necessariamente "espansa" e resa comprensibile nel suo senso autentico e sostanziale. Nel caso, non lo faremo noi stessi.
Cosa significhi "una sfida umanitaria di lungo termine", ce lo dice nel prosieguo lo stesso articolo di Taylor. E per bocca del socialista Frans Timmermans; non uno qualunque, ma un "grande" europeista (primo vice-presidente della Commissione UE e
attualmente commissario europeo per le Relazioni Interistituzionali e l'Amministrazione.
Dice Timmermans,
dunque molto ufficialmente
circa la posizione della Commissione:
"La cosa peggiore che potremmo fare è presentare
alla gente un quadro in cui se noi adottiamo queste misure (cioè di tutela delle frontiere e anche di accordi con la Turchia), il problema cesserà. Invece,
rimarrà con noi PER UNA GENERAZIONE".
8. Capite bene. allora, cosa ci stanno dicendo apertamente,
una volta assunto il paradigma ermeneutico di Juncker (cioè:
"non vi faremo capire un tubo fino a che non saremo arrivati al "punto di non ritorno"
che significa, anche: "facciamo come ce pare, tanto pagate voi e neppure ve ne accorgerete..."):
-
nel tempo di una "generazione", tendenzialmente 25 anni, il fenomeno proseguirà: noi (ESSI) escludiamo in partenza che abbia a che fare "solo" con la Siria e con le evidenti cause
(a radice occidentale, innegabilmente) di quella crisi,
come pure di quella, per dire afghana: non risolverà, perchè NOI NON RITENIAMO FIN DA ORA CHE POSSA ESSERE COSI', fare accordi con la Turchia e neppure trovare i fondi, molto ipotetici, per strutture
di accoglienza necessariamente sempre più faraoniche
(dati i numeri che in questa visione inevitabilmente si implicano), ed infine neppure sviluppare, forse, non si sa con quali risorse (siamo in €uropa!)
politiche di "aiuto" economico, e di logistica per l'esame delle istanze dei "rifugiati" sui territori extra-UE, là dove di verificano le tensioni, economiche e demografiche.
- La migrazione proseguirà, dunque, e sarà per circa 25 anni ai ritmi attuali:
quali che siano le crisi delle altre aree del mondo, che, dunque, per misteriose ma incontestabili stime, proseguiranno, esattamente come
proseguirà la crisi demografica dell'area UEM,
di cui nessuno si cura di correggere le cause. L'€uropa deve rassegnarsi.
Se nei primi nove mesi del 2015
l'UE, come ci dice il "Frontex", ha accolto 710.00 migranti,
cioè, in proiezione di tendenza, circa un milione all'anno, oliando -
con la dovuta rassegnazione, la stessa rassegnazione connessa all'esistenza dell'euro e al conseguente
smantellamento del welfare in €uropa- e perfezionando il meccanismo a cui ci dobbiamo assuefare, si arriva a 25 o 30, milioni, o anche più.
9.
Non so a voi, ma a me pare che questa sia
l'esplicita "dichiarazione" che è scattata la fase operativa del
Piano Kalergy.
E in fondo, l'abbiamo sempre saputo.
Solo che
ora ce lo dicono apertamente, senza reticenze, seppure "alla Juncker-Timmermans": in coerenza, peraltro, con
l'alta considerazione in cui l'€uropa tiene Kalergy
e, di conseguenza, i "popoli" europei...
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