Re: [Diritti] Lettere: "dagli al politico", prima guardiamoci allo specchio - Il Fatto Quotidiano




On 31/10/2015 16:49, Pep C. wrote:
*Lettere: "dagli al politico", prima guardiamoci allo specchio* /di
Peter Gomez
http://www.ristretti.org/Le-Notizie-di-Ristretti/lettere-qdagli-al-politicoq-prima-guardiamoci-allo-specchio





Sprecare così tanti giornali, così tanti media,
senza mai arrivare al punto focale dei problemi.

E' un vero peccato.

Ma non è detto che si debba stare a guardare l'incapacità altrui.




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 Le sorprese della vita
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Di recente alcuni politici, per farsi salvi dai continui scandali relativi alle loro gestioni, cominciano ad ammettere ciò che finora, tutti loro, si sono quardati bene dal confessare, per far credere fossero i detentori di un potere quasi assoluto, per far sì che le masse ignare li votassero convinti senza rivolgere lo sguardo altrove, laddove avrebbero visto che i politici contano solo una minima frazione del tutto.

E così udiamo il politico riconoscere le responsabilità e l'immenso potere del carrierista pubblico il quale, quando scade il mandato del politico, gli sopravvive intoccabile pur quando fa del suo peggio. Il politico se ne va, ligio al FONDAMENTO DEMOCRATICO del mandato temporaneo, il carrierista pubblico rimane, in osservanza al FONDAMENTO TIRANNICO dell'assunzione a vita. Nel silenzio di sudditi rimasti tali.


Di fatto i politici spesso si limitano a dare l'indirizzo politico ma, a concepire, costruire e redarre le leggi (che poi i politici non di rado firmano senza nemmeno leggere) sono gli assunti a vita nel pubblico impiego, i carrieristi pubblici, gli stranominati ma mai meglio qualificati burocrati. Allo stesso modo ad interpretare ed applicare tali leggi, una volta ratificate, non sono mica i politici bensì sempre loro: i burocrati, i carrieristi pubblici, gli assunti a vita nel pubblico impiego.

Pur i poteri dello Stato essendo dichiaratamente tre, pur i riflettori del Pianeta essendo tutti puntati sul primo dei tre:


    1) POTERE LEGISLATIVO
    2) POTERE ESECUTIVO
    3) POTERE GIUDIZIARIO


nei fatti gli ultimi due poteri travalicano il primo nei modi più vari: perché gli sopravvivono, perché dominano gli impianti legali e le pubbliche strutture quasi fossero una loro proprietà. E perché ogni politico, come chiunque, subisce un massivo inculcamento, fin da bambino, dai carrieristi pubblici, i quali possono educarci seguendo loro propri interessi e scopi. Dall'inizio dell'era democratica, gli assunti a vita nel pubblico impiego hanno di fatto, nel buio sconsolato degli uffici in cui si sono autoreclusi a vita pur di comandare, mantenuto una tirannide che ha impedito l'evoluzione della cultura, quindi dell'economia, della politica e società.

I carrieristi pubblici hanno abbindolato le masse confondendole con una baraonda di "democrazie", di forme "democratiche" che hanno nascosto l'importanza fondamentale della TEMPORANEITÀ d'ogni ruolo pubblico, la quale soltanto apre la Res Publica ad una composta, ordinata, preparata e pure retribuita, partecipazione dei cittadini.

Solo una volontà perfida ha potuto focalizzare per decenni l'attenzione di media e sudditi sul solo potere legislativo e su di un voto che conta poco meno di nulla quando l'intero potere esecutivo e giudiziario è qualificato come "pubblico impiego", che non va soggetto all'unica legge della democrazia: dopo un po', te ne devi d'annà!

In realtà il contratto di lavoro del pubblico impiego non può avere alcuna validità perché non considera minimamente tutto questo. I pubblici impieghi, poteri e redditi sono un BENE COMUNE, una comproprietà appartenente all'intero popolo italiano e questo loro status giuridico richiede vadano condivisi, non potendo essere assegnati a vita ad una minoranza che in tal modo acquisisce un indebito privilegio e li trasforma in una res privata. Il contratto del pubblico impiego va riscritto totalmente.


Quanto denaro ci sono costati, nei settant'anni di un'era che doveva essere democratica, caterve di esperti, professionisti, scienziati e specialisti della democrazia? Quanti convegni, quante pubblicazioni, quante parole sono state profuse da costoro al solo scopo di impedire che i cittadini cogliessero l'importanza della TEMPORANEITÀ e potessero quindi accedere, come loro competeva, alla Res Publica? Quanto abbiamo lavorato, quanto abbiamo faticato, per pagare costoro mentre ci nascondevano tutto ciò?

Son trascorsi 46 anni dalla nascita di Internet e dallo sbarco sulla Luna. In quest'era della razionalità è semplicemente vergognoso non venga ancora affrontato l'anacronismo di una democrazia che può beneficiare col suo mandato temporaneo solo uno dei tre poteri dello Stato mentre gli altri due sono ancora dati a vita. E' sì arduo liberarsi dell'IMPRINTING di chi t'ha preso da piccolo e t'ha messo in testa un'IDEA STORICA della democrazia celandoti l'IDEA SCIENTIFICA di essa. Tuttavia basta lavorare un po' su di sè, basta osservare e ragionare con la propria testa. E tutto si chiarirà. La democrazia non è altro che condivisione della Res Publica.


Le sorprese della vita ... Quando pare che non ci sia più nulla da dire e da scoprire, ecco che bisogna rimettere tutto in discussione


Danilo D'Antonio
339 5014947

civilmente, legalmente, pacificamente,
avviamo una armonica rotazione sociale

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