L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 26 febbraio 2015 |
IPSE DIXIT Linee di credito - «Una banca è un posto dove ti prestano un ombrello quando c'è bel tempo e ti chiedono di restituirlo quando comincia a piovere.» - Robert Frost Il gioco delle parti - «Io sto da una parte sola.» - Giacomo Brodolini |
Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione, da fonti di pubblico dominio o da E-mail ricevute. La nostra attività d'informazione politica, economica e culturale è svolta senza scopi di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico come pure un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.2003, 196, Art. 24). L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. |
Dove va il lavoro A tutele crescenti ?! Ho già espresso la mia opinione: negativa. Ci torno su perché la questione è questione di civiltà. di Giuseppe Tamburrano Presidente della FONDAZIONE PIETRO NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ Lo Statuto dei lavoratori per il quale si batté per primo Di Vittorio, che fu sostenuto da Nenni, che lo impose come una priorità assoluta nel programma del primo governo di centro-sinistra organico, che vide l’impegno del ministro socialista Brodolini (“Io sto da una parte sola”) e portato a compimento dal democristiano Donat Cattin è stato una conquista di civiltà che ha ripreso e completato la legge 15 luglio 1966, n. 604, voluta da Nenni, sui licenziamenti individuali. Il suo significato storico segna una svolta epocale: l’art. 18 cancella il potere assoluto del padrone sui licenziamenti, stabilendo che il licenziamento viene deciso dal giudice di fronte al quale datore di lavoro e lavoratore sono su un piede di parità. IL Job’s Act (ma perché, Renzi, non parli la tua lingua che è nata in Arno?!) restituisce quasi intero il potere al proprietario tranne pochissimi casi nei quali interviene il giudice: eccoci tornati indietro di mezzo secolo! Ma perché non hai proposto una commissione di arbitrato composta di rappresentanti eletti direttamente dai dipendenti e da rappresentanti del datore di lavoro e da una personalità esperta al di sopra delle parti: ad esempio un magistrato del lavoro? La procedura non avrebbe toccato i diritti e sarebbe stata abbastanza rapida, abolendo l’inutile tentativo di conciliazione. I comunisti si astennero sul voto allo Statuto: volevano di più! I discendenti lo hanno rottamato... A “tutele crescenti” (?).
Giuseppe Tamburrano |
Em.Ma - In corsivo https://www.facebook.com/emmacaluso SPERANZA SENZA SPERANZA di Emanuele Macaluso Il giovane Presidente del gruppo parlamentare del PD alla Camera ha rilasciato un’interessante intervista che abbiamo letto oggi sul Corriere della Sera. Roberto Speranza dice che il Governo ha commesso “un errore a non seguire l’indicazione che le commissioni di Camera e Senato avevano dato sul tema dei licenziamenti collettivi”. Si tratta della legge sul mercato del lavoro (il cosiddetto Jobs act). Bene, poi aggiunge: “Il PD che è il cardine della democrazia in Italia dev’essere il partito che ridà piena centralità al Parlamento”. Benissimo. Ma Speranza si chiede perché Renzi non ha tenuto conto del parere, non vincolante ma voluto dalla Costituzione e dalle leggi, delle commissioni parlamentari? Nel PD, con Renzi Premier e Segretario del partito, che ruolo hanno i gruppi parlamentari e un capogruppo che liberamente e democraticamente esprime un’opinione severamente critica nei confronti del Presidente del Consiglio? La verità è che anche Speranza sa che dopo questa presa di posizione non cambierà nulla. Non è un caso che il capogruppo del Senato taccia. Infatti il problema è il PD, il quale si configura sempre più come un partito personale. Il partito di Renzi. Se Speranza e altri dirigenti del PD vogliono aprire una discussione vera, se vogliono organizzare un serio e forte confronto politico, debbono porre il tema del PD: cos’è oggi e cosa potrebbe essere domani. E convocare un congresso vero, e non le primarie per eleggere il capo. Ma queste mie sono solo parole, che resteranno solo tali. Io lo so, ma è bene dirle. (25 febbraio 2015)
Emanuele Macaluso https://www.facebook.com/emmacaluso |
SPIGOLATURE Tira una brutta aria di Renzo Balmelli MALESSERE. Tra l'esultanza di Salvini, della Le Pen e compagnia, un po' dovunque cresce l'anti europeismo. E insieme a questa tendenza aumenta il seguito dei partiti che ne hanno fatto la loro bandiera. In verità non esiste proprio nessuna ragione per cui gioire all'idea che l'UE faticosamente costruita venga irrimediabilmente sobillata dai nazionalisti coi loro slogan di facile consumo. I sondaggi dimostrano purtroppo che nella comunità tira una brutta aria. Paesi come l'Italia e persino la Germania, un tempo fieri del loro ruolo di padri fondatori, si scoprono sempre più euroscettici, a disagio con la moneta unica, nostalgici di lira e marco e percorsi da sentimenti di paura. Sentimenti che non sono mai un buon compagno e che rivelano sfiducia reciproca e un diffuso malessere. MITO. Basta mettere a confronto i titoli dei quotidiani italiani e svizzeri per notare già di primo acchito che l'intesa fiscale tra i due paesi non ha la stessa valenza di qua o di la della frontiera. Per i giornali della penisola si tratta di una svolta epocale, in buona sostanza la fine del segreto bancario. La stampa elvetica, più prudente, considera l'accordo solo come l'inizio di una nuova stagione . Due categorie hanno comunque validi motivi per essere inquieti. Da un lato i frontalieri, pagati meno dei residente e non sempre ben visti, che rischiano di trovarsi col cerino in mano nel contenzioso sulla doppia imposizione. Dall'altro tutti quei cittadini elvetici che vedono vacillare un mito ritenuto inamovibile, ma che ora pare travolto da un mondo che sta cambiando velocemente, forse troppo in fretta per loro. DIGNITÀ. Nell'altra metà della Svizzera, quella che non ha approvato l'iniziativa anti stranieri, serpeggia il timore che il deprecato statuto di stagionale, soppresso tredici anni fa in virtù degli accordi sulla libera circolazione delle persone, possa rientrare dalla finestra. Chi ha vinto il referendum, ossia l'UDC del tribuno populista Blocher, preme in questa direzione, indifferente al danno che un simile provvedimento potrebbe arrecare a migliaia di lavoratori, privati della loro dignità. L'ipotesi che detto statuto possa risorgere dalle ceneri fa venire i brividi a chi ha vissuto quella realtà oltremodo precaria, fatta di abusi, e di costanti violazioni dei diritti umani, primo fra tutti il ricongiungimento delle famiglie. Nell'ottica sindacale il 2015 sarà un anno di lotta per opporsi a una simile deriva SFUMATURE. Santo subito. L'irriverente provocazione viene dai "maître à penser" della destra per colpire Mattarella che della legalità si fa interprete anche nei gesti quotidiani. In democrazia è legittimo dissentire dalle scelte che non piacciono. Ma sbertucciare l'inquilino del Quirinale solo perché usa un aereo di linea al posto di un volo di stato è segno di malcelato livore. Non sarà un fatto eccezionale, ma è pur sempre meglio di quando fino a non molto tempo fa su quegli apparecchi, pagati dai contribuenti , salivano le compagne ed i compagni di merenda. Chissà che cosa si inventeranno ora alla notizia che il Presidente per una trasferta a Firenze ha utilizzato il treno e il tram. Saranno come minimo cinquanta sfumature di pessimo gusto. CONGIUNTIVO. Dalle parti di Forza Italia la satira è un boccone amaro da ingoiare. Il leitmotiv è l'ormai logoro piagnisteo che nel Paese la satira è sempre stata in mano ai comunisti. Nulla di meno vero. Riviste celebri come il Candido, il Guerin Meschino, Il Borghese, nonché collaboratori di vaglia rispondenti ai nomi di Longanesi e Guareschi seppero imprimere alle pubblicazioni un carattere prevalentemente anticomunista. Oggi probabilmente su quel versante manca un po' la materia prima e a volte i risultati possono essere catastrofici. Capita così di leggerne delle belle, tipo questa: se gli autori "agirebbero" per la loro fede, la satira di destra non sarebbe ridotta ai minimi termini. Ma se già traballa la fede nei congiuntivi, è vano sperare in un miracolo. FIDUCIA. Quattro donne assurte agli onori dell'attualità stanno dando dell'Italia un'immagine nuova e vincente. Quattro signore che si muovono in discipline molto diverse che vanno dall'astronautica, alla fisica nucleare, dalla diplomazia europea, alla creatività. Stiamo parlando di Samantha Cristoforetti, prima donna italiana nello spazio per una lunga missione, di Fabiola Gianotti, da poco direttrice generale del CERN, di Federica Mogherini, ministro degli esteri dell'UE, e di Milena Canonero, una delle più importanti costumiste al mondo, che ha vinto il suo quarto Oscar per il film " The Grand Budapest Hotel", collocandosi nella scia di De Sica e Fellini. In ambiti diversi, ma con uguale passione, queste quattro donne restituiscono fiducia a un Paese umiliato dal bunga bunga. TAROCCO. Or dunque prepariamoci a vivere i mondiali di calcio del 2022 in compagnia di Babbo Natale. L'incredibile idea, destinata a sconvolgere le vacanze natalizie nonché il calendario dei vari campionati nazionali e della Champion's League , è maturata nei piani alti della FIFA dopo lunghi conciliaboli. Nel tempio del calcio finalmente hanno capito che in Qatar d'estate fa un caldo boia e che giocare al pallone in quelle condizioni non è come una passeggiata sotto le fresche frasche. Ma quei mondiali s'hanno da fare, ad ogni costo. Tuttavia un po' meno fariseismo non sarebbe stato fuori posto nonostante la mole degli interessi che gravitano attorno alla manifestazione assegnata all'emirato dopo una votazione turbolenta che qualcuno ha però definito la più taroccata della storia. |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Eternit: duro colpo a giustizia e diritti I tre sindacati confederali intervengono dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza da parte della Corte di Cassazione. "Si certifica il disastro ambientale, ma nessuno è colpevole e intanto si continua a morire. La nostra battaglia continua". “Le motivazioni della sentenza Eternit ci lasciano sgomenti, più della sentenza stessa. Affermare oggi, dopo due sentenze che riconoscevano la giustezza dell'impianto accusatorio, con la condanna per disastro ambientale, che tale processo non doveva nemmeno iniziare, è un altro duro colpo alle vittime e ai loro familiari, ma il colpo più duro è alla giustizia, ai diritti di questo paese”. E' quanto affermano in una nota i segretari confederali di Cgil, Cisl e Uil, Fabrizio Solari, Giuseppe Farina e Paolo Carcassi “Lavoratori e cittadini - proseguono i tre dirigenti sindacali - continuano a morire per amianto, si accerta e si certifica il disastro ambientale, ma nessuno è colpevole e viene punito. C’è un problema generale di prescrizione che non può cancellare i reati di disastro ambientale e che investe i tanti luoghi che non sono più sicuri per gli abitanti e i lavoratori. Su questo Governo e Parlamento debbono abbandonare sterili polemiche e modificare la legislazione vigente”. “Come Cgil Cisl e Uil non ci fermeremo nella nostra battaglia per ottenere verità e giustizia sul disastro Eternit, individuando le modalità più efficaci per la tutela dei lavoratori e dei loro familiari. La cosa certa è che non lasceremo nulla di intentato, per restituire, dignità, diritti e giustizia”, concludono Solari, Farina e Carcassi. |
Economia Il ruolo insostituibile delle banche di credito cooperativo Le banche popolari diventeranno oggetto di scalate finanziarie e di attacchi speculativi? Diventeranno pedine locali delle grandi banche “too big to fail”? di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista Il sistema bancario dovrebbe essere l’ancella primaria dello sviluppo delle attività industriali e imprenditoriali dell’economia reale. Se così è, la riforma delle banche popolari parte purtroppo da una premessa sbagliata. Mira a soddisfare le esigenze della grande finanza invece di privilegiare le strutture del credito direttamente legate al territorio e alla sua crescita economica. Secondo la succitata riforma, fatta con decreto e senza alcun coinvolgimento dell’Assopopolari, le 10-11 banche popolari con attivi superiori a 8 miliardi di euro dovranno essere trasformate in società per azioni. In quanto organismi di tipo cooperativo, gli attuali organi di gestione sono eletti con il voto capitario. Ogni socio può avere soltanto un voto. Il cambiamento strutturale proposto dal governo viene motivato dal fatto che il voto capitario violerebbe il principio di democrazia penalizzando quei fondi che partecipano con ingenti capitali. Inoltre, si afferma che, aprendosi al mercato globale, esse potrebbero attrarre investimenti nazionali ed internazionali rendendole così più grandi e più competitive. A dir il vero, in questo modo le banche popolari diventeranno oggetto di scalate finanziarie e di attacchi speculativi che ne snatureranno la loro originaria funzione di sostengo allo sviluppo del territorio, delle pmi e delle famiglie. Molto probabilmente diventeranno pedine locali delle grandi banche too big to fail. E’ davvero sorprendente il fatto che in Italia ci si dia da fare per “offrire” le banche popolari in pasto agli squali della grande finanza. Nel mondo bancario americano invece si riconosce che le dimensioni enormi delle banche globali sono il vero problema della stabilità finanziaria e sono state la causa delle passate crisi sistemiche. Non si tratta soltanto di una decina di banche. Il nuovo approccio, secondo noi, prima o poi investirà l’intera struttura delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo (bcc). Le si ritiene evidentemente obsolete dal mondo della finanza globale. Noi pensiamo esattamente il contrario. Non solo per il nostro Paese ma per l’intera Europa. Sono proprio le banche territoriali a sostenere la crescita e a fornire ossigeno al sistema produttivo italiano rappresentato, come noto, per il 95% dalle Pmi. Negli ultimi anni la Bce ha messo a disposizione oltre 1.000 miliardi di euro con operazioni di rifinanziamento a lungo termine (ltro) a tassi di interesse vicini allo zero nella speranza che questi soldi andassero a finanziare la ripresa. Finora però le grandi banche hanno incassato ma non hanno aperto i rubinetti del credito alle pmi. Nel nostro Paese tra il 2011 e il 2013 le banche popolari hanno aumentato del 15,4% il credito offerto alle imprese e alle famiglie mentre le banche spa lo hanno diminuito del 4,9%. E’ pur vero che le popolari nel 2013 hanno erogato il 15% del credito mentre le grandi banche ne hanno erogato il 75%. Ma in Italia si ha una situazione del tutto particolare in quanto le banche di interesse nazionale sono state completamente privatizzate, perdendo così anche la loro storica funzione sociale e pubblica. Nel corso del 2014 le 70 banche popolari e le 381 bcc - che occupano 120.000 dipendenti – hanno insieme dato credito alle pmi per quasi 240 miliardi di euro con un aumento di ben 35 miliardi. Alle imprese esportatrici sono andati 50 miliardi. Nel periodo della crisi tra il 2008 e il 2014 i finanziamenti alle pmi esportatrici sono aumentati del 28%. Esse hanno quindi svolto efficacemente un ruolo anticiclico favorendo la ripresa economica dei territori in cui operano. Spesso si parla della tenuta esemplare del tessuto industriale tedesco, formato anch’esso dal mittelstand, la rete delle pmi in Germania, ignorando che la sua forza sta proprio nella rete capillare delle banche di credito cooperativo. Secondo uno studio della Bundesbank nel 2008 vi erano oltre 1200 istituti e 13.600 sportelli, regolati da principi mutualistici e di interesse sociale, con un bilancio aggregato di 1.000 miliardi di euro, al servizio di 30 milioni di clienti. La società tedesca e molti economisti si sono mobilitati in difesa della rete di banche territoriali anch’esse sotto attacco da parte delle grandi banche tedesche, tra cui la Deutsche Bank e la Kommerzbank, e di quelle internazionali. Un economista tedesco, Richard Werner, direttore del Centro Studi Bancari dell’Università inglese di Southampton, in prima fila nella difesa delle banche popolari e delle bcc in Germania e in Europa, ha scientificamente dimostrato che sono proprio queste banche, e non la Bce, le banche centrali e le grandi banche globali, il vero motore della creazione di credito produttivo e dell’ampliamento della base monetaria necessaria al sostegno della ripresa economica. Senza iattanza riteniamo che sarebbe opportuna una riconsiderazione della scelta governativa. |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Pertini, a 25 anni dalla scomparsa Un grande italiano, un grande socialista Sandro Pertini è stato un grande protagonista del nostro tempo e della storia d’Italia. Così lo hanno ricordato in tanti alla Camera nel giorno in cui ricorre il 25.mo anniversario della sua scomparsa. Pertini, il Presidente della Repubblica senza alcun dubbio ‘più amato’ dagli italiani, ha speso la sua vita combattendo per la giustizia sociale e la libertà. Lo fece quando in Italia c’era il regime fascista, e per questo pagò un prezzo altissimo, e lo fece dopo la Liberazione contribuendo a fare della Repubblica italiana un grande Paese. Per tutta la vita praticò la coerenza, l’onestà e la sobrietà e la sua originalità di pensiero si manifestò appieno quando salito al Quirinale seppe innovare il ruolo di Presidente della Repubblica dando a questa carica un nuovo spessore politico e morale e rendendo in questo modo le Istituzioni più vicine ai cittadini. Il caso ha voluto che Pertini sia nato lo stesso anno in cui fu fondato il suo partito, il Partito Socialista Italiano e anche per questa ragione i socialisti continuano ad essere così affezionati al suo ricordo. Nel suo intervento alla Camera, Pia Locatelli, ha ringraziato “la Presidente della Camera per aver prontamente accolto la richiesta del gruppo socialista e aver voluto questo momento di commemorazione. Un atto – ha detto – del quale le siamo tutti grati, come socialisti e come italiani. Come socialisti perché in un’epoca in cui il socialismo è dato per spacciato, è bene ricordare quanto il socialismo ha dato a questo Paese in termini di idee, riforme, leggi e persone. Pertini era una di quelle persone speciali che hanno fatto grande l’Italia: partigiano, Padre costituente, Presidente della Repubblica, oltre che di questa Camera. Come italiani perché gli abbiamo voluto bene tutti, a sinistra come a destra. Il Presidente più amato dagli italiani, il primo a comprendere che bisognava avvicinare le persone alle istituzioni. Quando nessuno si occupava di comunicazione, lui seppe precorrere i tempi, parlando in modo diretto alle persone, dimostrando con le parole e con i fatti di essere uno di loro. Non visse quasi mai al Quirinale, non usava i voli di Stato, girava su una Fiat 500 rossa. Era schietto, ironico, onesto, usava uno stile diretto e amichevole, che oggi usano in molti ma che allora era considerato quasi sovversivo. Così come lo era il suo modo di intervenire direttamente nella vita politica del Paese, una novità per il ruolo di Presidente della Repubblica, fino ad allora una figura strettamente “notarile”. Della sua lunghissima carriera politica ricordo un fatto: lo sciopero degli uomini radar, allora militari. Il 19 ottobre del 1979, 900 ufficiali, marescialli e sergenti addetti alle torri di controllo si “ammutinarono”, chiedendo la smilitarizzazione, gettando nel caos il traffico aereo. L’ammutinamento avrebbe dovuto innescare la corte marziale, non certo una trattativa: il Presidente, avvalendosi della sua condizione di capo delle forze armate, decise di convocare i controllori di volo al Quirinale, insieme al Presidente del Consiglio Cossiga. Con la promessa del capo del governo di disciplinare la materia con un decreto legislativo urgente che avrebbe varato la smilitarizzazione, ottenne il rientro della protesta. Un’iniziativa senza precedenti, che diede soluzione ad una situazione delicatissima. Reagan, in una situazione analoga, licenziò invece 11.000 su 17000 addetti ai voli. Bella differenza. Con Pertini si aprì un’era nuova della comunicazione politica, ma in lui l’aspetto prettamente comunicativo non prevalse mai sui contenuti, la sostanza rimaneva l’elemento fondamentale, diversamente da oggi. In tanti lo imitano, anche oggi, ma le copie – ha concluso Locatelli – si sa, non sono mai come l’originale”. a Vai al sito dell’avantionline |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Iperbole L’iperbole, come si sa, è una delle forme più efficaci della satira. di Luigi Covatta Quando un argomento viene dilatato fino alle estreme conseguenze diventa talmente ridicolo da autofalsificarsi. Bisogna quindi essere grati al presidente Mattarella per il suo viaggio in tranvia da Firenze a Scandicci. D’ora in poi sarà difficile prendere sul serio i contabili degli scontrini e gli ossessionati dalle “autobblù” che ormai da anni animano il dibattito pubblico nel nostro paese.
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Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/ Presentazione a Roma di “Quello straordinario 1944” ROMA, venerdì 6 Marzo, dalle 17.30 alle 19.30 Fondazione Basso - via della Dogana Vecchia 5 Incontro e brindisi per salutare il 120esimo fascicolo dei “Quaderni del Circolo Rosselli” Quello straordinario 1944 - QCR 4/2014 (Pacini Editore, Pisa) Interventi di: · Carlo Galli · Mariuccia Salvati · Valdo Spini · Lucio Villari Il volume – a cura di Mirco Bianchi – contiene scritti di: Giorgio Bassani, Luigi Boniforti, Piero Calamandrei, Carlo Campolmi, Tristano Codignola, Enzo Enriques Agnoletti, Cesare Fasola, Carlo Francovich, Maria Luigia Guaita, Gilda Larocca, Carlo Levi, Eugenio Montale, Andreina Morandi Michelozzi, Nello Niccoli, Carlo Ludovico Ragghianti e Giorgio Spini. Incontro organizzato da: Fondazione Circolo Fratelli Rosselli Tel/fax 055 2658192 - www.rosselli.org fondazione.circolorosselli at gmail.com – info at rosselli.org Fondazione Basso Tel. 06/6879953 - Fax 06/68307516 e-mail: basso at fondazionebasso.it |
FONDAZIONE SOCIALISMO www.fondazionesocialismo.it/ Italia e Mediterraneo Una proposta di azione politica Convegno ROMA - 3 marzo 2015, ore 15/18 Sala Zuccari – Palazzo Giustiniani Via della Dogana Vecchia 29 Introduzione: Gennaro Acquaviva Analisi e proposte: Antonio Badini Discussant: Vincenzo Camporini, Vincenzo Nigro, Gerardo Pelosi, Giulio Sapelli Conclusioni: Pier Ferdinando Casini, Fabrizio Cicchitto, Bobo Craxi, Nicola Latorre, coordina Luigi Covatta Info e accrediti: tel. 06 85 300 654 E-mail: segreteria at fondazionesocialismo.it È obbligatorio accreditarsi. L’accesso alla Sala Zuccari è consentito fino al raggiungimento della capienza massima. Per gli uomini obbligo di giacca e cravatta. |
Riceviamo dal Comitato Fiorentino Difesa della Costituzione e volentieri segnaliamo Porcellum, Italicum, Toscanellum… Democrazia e Costituzione sotto scacco! Presentazione del Ricorso al Tribunale di Firenze contro la nuova legge elettorale toscana Firenze, Giovedì 26 febbraio, ore 21 c/o Educatorio “Il Fuligno” Via Faenza 44/A Introduce e Coordina: Monica Sgherri Consigliera Regionale Rifondazione Comunista – ricorrente Intervengono: Felice Besostri Avvocato – presentatore Francesco Baicchi Coordinatore nazionale della Rete per la Costituzione - ricorrente Beatrice Bardelli Comitato per la Democrazia Costituzionale – Pisa – ricorrente Sandra Bonsanti Presidente Associazione “Libertà e Giustizia” - ricorrente Vannino Chiti Senatore PD Tommaso Fattori Direttore “Transform Italia” - ricorrente Paolo Solimeno Avvocato – co- presentatore Hanno garantito la partecipazione e il contributo gli altri sottoscrittori del Ricorso: Prof. Paolo Bagnoli, storico, Univ. Siena, Carlo Bartoloni, già consigliere regionale PRC; Marcella Bresci, coordinatrice Comitato Fiorentino Difesa della Costituzione; Prof. Marcello Buiatti, biologo, Univ. Firenze; Iacopo Ghelli, Segretario Circolo PD Varlungo Firenze; Paolo Marini, Consigliere Regionale Comunisti Italiani, Corrado Mauceri, avvocato, Roberto Passini, avvocato; Luigi Marino Remaschi, vice presidente ANPI Firenze, Mauro Romanelli, Consigliere Regionale SEL. |
Riceviamo e volentieri pubblichiamo La pillola dei 5 giorni dopo Portiamo l’Italia in Europa. Questo vale anche per la discussione sulla cosiddetta pillola dei 5 giorni dopo. di Laura Garavini, deputata del PD Non posso accettare che in Italia le donne debbano essere costrette ad andare all'estero per acquistare una pillola contraccettiva senza bisogno di presentare una ricetta medica o ancora peggio un test di gravidanza. Ho presentato un’interrogazione parlamentare in questo senso. Mi auguro che il Consiglio Superiore della Sanità, incaricato dalla Ministro Lorenzin di emettere un parere in materia, non abbia dubbi e si allinei all'Europa, facendo sua la decisione dell'Agenzia Europea del Farmaco (EMA), in base alla quale già 25 paesi dell'Unione Europea hanno deciso che sia possibile comprare la pillola dei cinque giorni dopo senza ricetta medica. In teoria potrebbe essere una decisione automatica, alla luce di quanto appena deciso dall'Europa. Ma l'Italia è ancora oggi l'unico paese in Europa in cui viene richiesto addirittura un test di gravidanza per potere acquistare la pillola dei cinque giorni dopo. Viene da temere che questo ulteriore supplemento di indagine, voluto dalla Ministro alla Sanità, nasconda la volontà di decidere in modo restrittivo, senza tenere conto degli accertamenti già eseguiti in passato sul farmaco. La pillola dei cinque giorni dopo, infatti, non è un medicinale abortivo e non è in grado di danneggiare un'eventuale gravidanza in atto. Lo hanno già certificato sia una sentenza del Tar del Lazio, sia la Società medica italiana. Al contrario: è un medicinale innocuo, che ritarda l'ovulazione e svolge una funzione contraccettiva, in via anteriore rispetto all'innesto dell'ovulo. Mi auguro che lo si possa finalmente certificare a tutti gli effetti, lasciando che anche le donne italiane godano degli stessi diritti delle altre donne in Europa. |
Riceviamo e volentieri pubblichiamo Preoccupazione per Lega e Casa Pound Le Associazioni della Resistenza, Anpi, Anppia e Fiap di Roma, esprimono forte preoccupazione per la manifestazione prevista per sabato prossimo a Roma in piazza del Popolo, promosso dalla Lega Nord con l'inquietante partecipazione di Casa Pound. Roma citta' Medaglia d'Oro per la Resistenza e' stata gia' sufficientemente offesa in questi anni da personaggi come Salvini che, oggi, si unisce alla destra nostalgica, cercando consensi nel diffuso disagio sociale. Comunichiamo la nostra adesione alla protesta per riaffermare la cultura democratica e antifascista della nostra città . Il corteo di protesta antifascista partirà alle ore 14 del 28 febbraio 2015 da piazza Vittorio Emanuele II , per proseguire fino a piazza Campo de’ Fiori . Guido Albertelli, Presidente ANPPIA Nazionale. Ernesto Nassi, Presidente ANPI Roma Vittorio Cimiotta, Presidente FIAP Roma |
Riceviamo e volentieri pubblichiamo GUERRA ALL’ISIS O GUERRA DI RELIGIONE? I recenti fatti che hanno sconvolto lo scacchiere mediorientale vengono da lontano e per alcune ragioni: La guerra per il petrolio che ha portato gli USA in Iraq ha comportato un problema più complesso della conquista di pozzi di petrolio ossia il trasferimento del greggio La politica di espansione economica, variante post-moderna dell’imperialismo sovietico ha portato alla riconquista putiniana degli antichi confini sovietici. Ad est la ripresa di attività economiche con il Kazakistan e il contenimento americano nello scacchiere mediorientale ha imposto come unica risorsa il greggio ed il suo trasferimento verso l’Europa attraverso l’Ukraina. Il contenimento americano asimmetrico ha portato gli USA ad incentivare e finanziare la c.d. primavera araba con esplosioni di rivalsa antipotere in senso antiorario (prima l’Algeria, poi la Tunisia, la Libia, l’Egitto e la Siria). I recenti rapporti tra il Sen. Mc Cain ed esponenti dell’ISIS denunciano una presenza attiva della politica americana nello scacchiere. Tutto ciò ha portato a rendere “secondario” la storica conflittualità arabo-israeliana, con una evidenziazione sulle are più economicamente redditizie come quelle dell’Eurasia e dell’Iraq, ai fini del trasferimento del greggio. La apparente indipendenza petrolifera degli USA, tramite lo shale gas, appare tuttavia come una presunta giustificazione di altrettanto apparente indifferenza alle risorse energetiche di tutta l’area mediorientale. LA CRISI UCRAINA “al macroscopio” - La vicenda ucraina e le possibili sanzioni europee nei confronti della Russia evidenziano un futuro fosco per l’energia da trasferire verso il versante europeo. Durante la guerra fredda, l’Ucraina, avamposto del blocco di Varsavia sullo scacchiere europeo, costituiva uno stato-cuscinetto, affatto integrato con l’URSS e di natura squisitamente militare. Nella fase post-sovietica, l’indirizzo geopolitico di Kiev è divenuto più incerto, con pulsioni europee da un lato e filo-russe dall’altro. Così da mettere in discussione perenne il transito delle merci ed i tragitti delle pipeline. North e South Stream sono nati, dunque, come progetti atti a bypassare lo stato ucraino e mettere Gazprom, l’azienda di stato della Russia per l’energia, al riparo da possibili ricatti. Basta ripercorrere la storia recente per capire quali sono stati i passi che ci hanno portato a questa crisi che sposta l’ottica dell’osservatore su uno scacchiere in fermento, l’Eurasia, i 5 “stan”. Nella regione che confina a sud con l’Afghanistan e l’Iran e a nord con la Russia, si estendono cinque paesi. Sono definiti «i cinque Stan» per il loro suffisso che indica la primitiva definizione etnica (Kazakistan, Tagikistan, Turkmenistan, Uzbekistan, Kirghizistan), e compongono l’area più ricca di risorse naturali dell’Asia centrale, definita Eurasia per la sua vicinanza geopolitica ai paesi dell’eurozona. L’area è quella ricchissima dei giacimenti ad est del mar Caspio, la stessa su cui voleva insediarsi Hitler per sconfiggere gli Alleati. Un’area dove petrolio, gas ed energia sono le parole chiave. Le chiavi di volta della politica russa per esercitare una pressione economico finanziaria sull’Europa intera sono North e South Stream, le pipelines che trasferiscono gas e petrolio dalla Russia e dall’Eurasia nelle nostre regioni. North Stream è un progetto volto alla costruzione di un gas-oleodotto che, attraverso il Mar Baltico, trasporterà direttamente il gas proveniente dalla Russia nell’Europa del Nord, in aperta concorrenza con l’oleodotto del Brent di origine anglo-norvegese. La società che ne cura lo sviluppo, la North Stream Ag (già North European Gas Pipeline Company), ha sede a Zurigo ed è costituita da: Gazprom 51%, Ruhrgas 15,5%, Wintershall 15,5%, N.V. Nederlandse Gasunie 9%, Gaz de France –Suez 9%. Wintershall è la società operante nel campo Oil&Gas completamente controllata dal colosso della chimica Basf Ag., mentre Ruhrgas è la società operante nel settore gas del gruppo EOn. Ag. Il gasdotto ortodosso - Alla realizzazione del progetto strategico energico della Commissione europea si contrappongono gli interessi politici, militari e finanziari della Russia di Putin. Il Cremlino vuole in sostanza conquistare una posizione egemonica in ambito energetico, oltre a esercitare la propria supremazia politica sull’intero scacchiere dell’Asia centrale. Putin è convinto che questa stretta sia essenziale nel controllo egemonico del potere, globalmente considerato sui due fronti in questione. Per impedire a Bruxelles l’importazione diretta di gas azero, Mosca ha progettato il South Stream, conduttura dalla portata di 63 miliardi di metri cubi di gas, compartecipata dal monopolista russo, Gazprom, dal colosso italiano ENI, dalle compagnie tedesche e francesi Wintershall ed EDF, dalla greca DEPA e dagli enti energetici nazionali di Montenegro, Slovenia, Serbia e Macedonia, con il supporto strategico-politico della Promos di Bruno Ermolli ( con sede a Milano). Il «gasdotto ortodosso» (com’è altrimenti noto il South Stream) è concepito per la fornitura di petrolio russo verso l’Europa sud occidentale e balcanica direttamente dalle coste del Mar Nero. Nel contempo consente alla Russia di porre un cordone di embargo relativo a paesi politicamente osteggiati dal Cremlino, come Romania, Polonia, Moldavia e Ucraina, attraverso i quali oggi Mosca esporta in Europa occidentale il suo gas. Dunque, oltre ai fini economico-finanziari, il South Stream nasconde, e neanche velatamente, il progetto politico del gas come strumento di pressione, isolamento o concessione da utilizzare per stringere nella morsa del freddo l’eurozona. Impedire, cioè, alla UE la realizzazione del piano di diversificazione delle forniture di gas, e aumentarne la dipendenza dal gas russo con il trasporto diretto in Europa centro-meridionale di 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Questo progetto è antagonizzato dal Nabucco, sostenuto politicamente dall’Unione europea e dal quartetto di Vysehrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia) e progettato per trasportare il gas dall’Azerbaigian direttamente in Europa permettendo così all’Ue di diversificare le proprie fonti di approvvigionamento di oro blu da quelle della Russia. Il progetto concorrente al Nabucco, che potrebbe soffiargli il compito di rifornire il Vecchio Continente di gas azero, è il gasdotto Transadriatico, o Tap, infrastruttura progettata per collegare il confine tra Grecia e Turchia all’Italia meridionale attraverso l’Albania. La Tap, che è stata individuata ufficialmente dal consorzio Shakh Deniz come alternativa al Nabucco, è compartecipata dalle compagnie norvegese Statoil, dall’elvetica Egl e dalla tedesca EOn, ma, da ultimo, ha suscitato l’interesse anche di Grecia e Italia, sempre più intenzionate a rilevare quote di un progetto da cui potrebbe dipendere la politica Ue di diversificazione delle forniture di gas. Austria, Ungheria, Romania, Turchia e Bulgaria con il loro accordo intergovernativo sostengono il gasdotto Nabucco dalla portata di 30 miliardi di metri cubi di gas all’anno, concepito dalla Commissione europea per trasportare in Europa gas dall’Azerbaigian senza transitare per il territorio russo, né dipendere da condutture controllate da Mosca. Nabucco nell’estate del 2012 ha ricevuto il sostegno politico anche di Polonia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Ciò significa che numerosi paesi dell’area centro-europea hanno aderito ai piani energetici, con relativo impegno economico, che l’Ue ha progettato. Una strategia filoeuropea, dal malcelato sapore antirusso. La Tap è progettata per veicolare il gas del giacimento azero di Shakh-Deniz – pari a circa 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno – dal confine greco-turco alla Puglia attraverso il territorio albanese. Interesse nei confronti del gasdotto Transadriatico è stato espresso dal colosso britannico British Petroleum, e dalla seconda compagnia energetica italiana Enel. Nabucco e Tap fanno parte del Corridoio meridionale energetico Ue: un insieme di gasdotti che la Commissione europea ha voluto per fare fronte alle esigenze energetiche in supply alle forniture russe e nordafricane, da cui l’Ue dipende oggi per circa il 50 per cento del suo fabbisogno totale. E’ sullo scacchiere europeo che si sono concentrati gli sforzi dei Presidenti americani. Bush ha cercato il petrolio in Iraq e Afghanistan, Obama deve trasferirlo in Europa, condizionandone gli acquisti e i consumi. In conclusione, quanto sopra riferito sembra indicare un aumento dell’offerta di greggio e di gas dai gasdotti dell’Eurasia. Tuttavia al momento attuale osserviamo una politica che va nella direzione opposta a quella indicata da Enrico Mattei: cercare il greggio al più conveniente prezzo per rispondere alle esigenze del consumatore italiano. L’andamento del greggio negli ultimi anni, tranne episodici ribassi, ha mostrato un costante aumento, malgrado la crisi mondiale dal 2008 in avanti abbia segnalato una minore domanda industriale, proveniente da Cina e India. Dunque, il prezzo alla pompa è in costante e progressiva ascesa. Ma, mentre negli anni antecedenti al 2008, la spesa totale era nettamente inferiore alla produzione, secondo il più elementare rapporto di domanda e offerta, oggi le due curve tendono a sovrapporsi. Ciò avviene nel segno di uno squilibrio di mercato per il quale alla variazione della domanda non corrisponde più una spesa equiparata che cresce indipendente dall’altra variabile. E dunque starebbe a significare due fenomeni importanti per il mercato italiano: l’aumento delle accise sui carburanti, parametro quasi fisso, e l’aumento del profitto nell’ambito della filiera, dalla produzione al dettaglio, variabile indipendente e poco controllabile. Vi è una politica di accerchiamento sull’Europa che la Russia e i paesi dell’Eurasia stanno esercitando per condizionarne la vita, in termini di consumi quotidiani e di produzione industriale, entrambi dipendenti dal gas. L’Ucraina diventa allora la chiave di volta per poter esplicitare questa politica. Uno snodo vitale attraverso il quale passono gli interessi sopra citati. E sarà l’ultima guerra in nome dell’oro nero. Ecco dunque le motivazioni economiche che hanno indotto Paesi di primaria influenza extra asiatica come Russia e USA a crare le premesse e le motivazioni politiche per una politica di contenimento reciproco nell’area mediorientale. Tuttavia, per motivi di stabilkità economico-finanziaria, tali paesi hanno “demandato” ad altri contendenti locali il processo di instabilità necessario per imporre successivamente una “pax petrolifera” connveniente per tutti: per i paesi porduttori come i 5 “stan” dell’Eurasia, i peasi obbligatio a trasferire il greggio come Russia e USA ed infine i paesi dell’Eurozona, sacrificali consumatori di greggio. Tali considerazioni ci inducono a ritenere che il sommovimento di quell’area è stato concertato, programmato e attuato , con la maschera dell’unica motivazione possibile: la guerra di religione. Prof. Aldo Ferrara, Pisa |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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