L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 4 dicembre 2014 |
IPSE DIXIT Non mi tiro indietro - «Anch’io non mi tiro indietro per dirigere l’orchestra alla Scala.» – Emanuele Macaluso
Clara Colosimo (1922-1994), arpista in “Prova d’orchestra” di Federico Fellini |
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La situazione politica SENATORS Il nostro ordinamento prevede un equilibrio al vertice dello Stato tra un Parlamento in posizione di primato, un Presidente garante delle Istituzioni e un Presidente del Consiglio. Prevede? Forse sarebbe meglio scrivere “prevedeva”… di Felice Besostri Raccomando a tutti di non reagire alla notizia che Riccardo Muti dovrebbe diventare il prossimo inquilino del Colle facendo riferimento al cosiddetto “Principio di Peter”: non è applicabile perché riguarda organizzazioni gerarchiche e meritocratiche. Le istituzioni costituzionali non sono gerarchiche e men che meno meritocratiche, come abbiamo modo di constatare quotidianamente. Per un grande direttore d’orchestra, come è Muti, il livello di incompetenza si raggiunge con la nomina a Direttore artistico, Sovraintendente di teatro d’opera o Ministro dello Spettacolo: Il Maestro Muti è già stato messo alla prova all’Opera di Roma. Quindi, non deve dimostrare più nulla! Con la morte di Abbado c’è un posto vacante come Senatore a vita, il Presidente Napolitano prima di andarsene, non si sa quando, nomini Muti. Avvalorerebbe una prassi già seguita con la morte della prof. Levi Montalcini. cui è seguita la nomina della prof. Cattaneo, donna e ricercatrice. E’ vero che non è detto che cessino le manovre per portare Muti al Quirinale. Dopo Monti la nomina a sentore a vita è un viatico per altri incarichi e poi passare da Senatore a vita a Senatore di diritto, dopo aver avuto il potere di nominare altri Senatori a vita può essere una tentazione vertiginosa. Unico Neo, che nel frattempo il Senato diventi quella roba informe, che è attualmente all’esame della Camera dei Deputati, dopo essere stata approvata dal Senato, probabilmente come gesto scaramantico. Con la nomina di Muti o di altri con le sue caratteristiche di estraneità alla politica, lo smantellamento della Costituzione della Repubblica farebbe un deciso e forse decisivo passo avanti: un segnale forte viste le difficoltà di far approvare l’Italikum e la revisione della Costituzione che, ben che vada, ha bisogno di 5 letture. Il nostro ordinamento prevede (forse sarebbe meglio scrivere “prevedeva”) un equilibrio al vertice dello Stato tra un Parlamento in posizione di primato, un Presidente garante delle Istituzioni e un Presidente del Consiglio. Il Parlamento con il premio di maggioranza e le liste bloccate è diventato un organo che, tuttalpiù, può fare i dispetti con il voto segreto, come si è visto per la Presidenza della Repubblica: un dispetto che ha comportato una "smagliatura" o uno "strappo" (le opinioni sono divise): la rielezione di Napolitano. Con Muti al Colle uscirebbe di scena anche la Presidenza della Repubblica. Resterebbe solo al comando, senza contrappesi, un Presidente del Consiglio dei Ministri, mai eletto, sempre più Premier o Cancelliere con un Parlamento composto da parlamentari nominati e terrorizzati di perdere il posto. Credo che paradossalmente si dovranno rimpiangere le interferenze di Napolitano, che ha dovuto supplire all’assenza di un Parlamento con un minimo di autorità politica e morale, non basta essere superiori ai consigli regionali per esercitare il ruolo assegnato dalla Costituzione, perché 2 è meglio di 1 e, senza contrappesi, la deriva autoritaria o, nel migliore dei casi, solipsista, appare inevitabile.
Balduin Baas (1922-2006) nel gran finale Felliniano di “Prova d’orchestra” (1979) |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Corruzione: Ripartire dalla legalità per costruire futuro "Siamo di fronte all'ennesima conferma di quanto illegalità e criminalità economica siano pervasive nel nostro Paese, dimostrazione plastica del fatto che sono questi i veri ostacoli alla crescita e allo sviluppo, ostacoli che fino ad ora non sono stati abbattuti: è urgente un intervento che vada oltre gli slogan". Così Gianna Fracassi, segretario confederale della Cgil, commenta i dati del Barometro Globale della Corruzione 2013, diffusi oggi da Transparency International Italia. Secondo l'organizzazione la corruzione affligge in maniera endemica il nostro sistema economico, sottrae risorse allo Stato contribuendo ad aumentare la povertà e peggiorando la qualità dei servizi. "Come emerge dal rapporto di Transparency e come la Cgil denuncia da sempre, sono i cittadini, i lavoratori, gli anelli deboli su cui si scaricano conseguenze di malcostume e illegalità. Quegli stessi cittadini - evidenzia Fracassi - sfiduciati, rassegnati e reticenti a denunciare episodi di corruzione: solo il 56 per cento degli italiani è disposto a segnalarli, contro una media globale del 69". Il segretario di corso d'Italia commenta anche l'Indice di Percezione della Corruzione (CPI) 2014, che come lo scorso anno vede l'Italia al 69.mo posto nel mondo, insieme a Romania, Grecia e Bulgaria: "siamo fermi, bloccati in fondo alla classifica europea, altro dato che dimostra come non siano stati messi in campo provvedimenti adeguati per risalire la china e invertire la rotta". "Solo partendo dalla legalità economica e dal lavoro il Paese può riprendere la strada dello sviluppo. Per questo la Cgil - ricorda la dirigente sindacale - è impegnata nella campagna nazionale 'Legalità, una svolta per tutte', che sta attraversando la penisola per chiedere alle istituzioni, governo in primis, atti concreti. Sono necessari strumenti adeguati e risorse certe, non annunci ad effetto". "E' tempo di mettere da parte spot e tentennamenti" dichiara Fracassi, che conclude rinnovando le richieste della confederazione all'esecutivo: "introdurre il reato di autoriciclaggio, ripenalizzare il falso in bilancio, modificare la legge sugli appalti e i termini di prescrizione nel processo penale". |
SPIGOLATURE Tribuni senza vergogna di Renzo Balmelli RADICI. All'ottava chiamata alle urne in poco meno di mezzo secolo per votare sugli stranieri, tema che di questi tempi infiamma il dibattito un po' ovunque, l'effetto saturazione si è fatto sentire tra l'elettorato della Confederazione elvetica. Nelle urne è così naufragata miseramente e come meritava la dissennata iniziativa "Ecopop" che per limitare in modo drastico la libera circolazione delle persone e delle idee, mirava soltanto a veicolare astruse tesi neo maltusiane sotto il manto dell'ecologia. Per quanto chiaro sia il messaggio, esso non smussa tuttavia la gravità del problema. Ai quattro angoli dell'Europa il seme del razzismo e della xenofobia ha sviluppato radici profonde e continuerà a dare frutti malati fino a quando la gramigna dell'intolleranza troverà tribuni pronti a servirsene senza vergogna per i loro inconfessabili interessi. RUBLI. Se c'è uno scenario in cui il vecchio detto "pecunia non olet" è stato messo in pratica con la massima disinvoltura, questi è il congresso del Front National francese a Lione. Senza mostrare nessun imbarazzo Marine Le Pen, la dama bionda dell'ultra destra transalpina, in estasi davanti a Matteo Salvini, ha intascato l'assegno milionario portato in dote dal messo di Putin e che servirà a finanziare la corsa del partito all'Eliseo. Nota bene: assegno in rubli, non in euro, per dimostrare, da che parte tira il vento. Per questo strano matrimonio si è parlato di "fasciocomunismo", una indigesta macedonia dall'ideologia confusa e nebbiosa, dietro la quale spuntano modi autoritari e sbrigativi e l'avversione per la democrazia parlamentare. Come dicono gli inglesi per la loro sovrana, God save Europe! COMBINAZIONE. Diversamente dalla tenere parole di " Come pioveva", canzoncina di moda anni fa, Sarkozy e Berlusconi non si sono mai amati. Ma per "fatal combinazion" i due, che a distanza si detestano cordialmente, hanno finito con l'incontrarsi e assieme a riparare se non in un "porton", sul carro che nei loro auspici dovrebbe riportarli a rivivere i fasti di un tempo. Entrambi, pur avendo avuto sul finire del loro mandati incontri molto ravvicinati con la giustizia, puntano in alto: Sarkozy alla presidenza, l'ex Cav a qualcosa di ancora indefinito, ma che ha tutto il sapore di una rivincita tanto da fare campagna infischiandosi della sentenza che ne limita il raggio d'azione. Se questa è la ventata di novità nel panorama politico dei due Paesi, i populisti di ogni risma vi troveranno la strada spianata senza faticare. TACERE. Ha strane idee Matteo, non quello che sta a Palazzo Chigi, ma l'altro, colui che spera di arrivarci alla prima occasione. A sentire l'astro nascente della Lega, da quando la sinistra è maggioranza, l'Italia è diventata il paradiso dei delinquenti. Mal gliene incolse. Quasi in concomitanza con la sua infelice affermazione, la vasta retata anti-mafia effettuata a Roma, retata che ha portato a decine di arresti e a un centinaio di indagati, ha svelato un'altra verità e fatto risalire in superficie l'esistenza di un sistema criminale da brivido orchestrato da una cupola nera comandata da estremisti di destra. Un intreccio perverso di delitti e truffe che ha inquinato i gangli della società. Dalla serie: un bel tacer non fu mai detto, a questo punto non resta altro da fare che dedicare a Matteo, aspirante premier, questo bel frutto della saggezza popolare. MALEFATTE. Riapre ferite mai veramente cicatrizzate del tutto, il film in due puntate su Giorgio Ambrosoli , l'avvocato assassinato sotto casa da un sicario di Michele Sindona, trasmesso in prima serata dalla RAI e seguito da milioni di telespettatori. Già il sottotitolo avverte che si tratta di una storia vera, come in effetti fu, che per i suoi drammatici risvolti calamitò su Roma l'attenzione del mondo intero. Dalla famigerata P2 alla morte di Roberto Calvi sotto il ponte dei Frati Neri a Londra, dall'ascesa di Sindona, propiziata da compiacenti complicità in alto loco, al suo crollo devastante, dagli intrallazzi di Palazzo alle minacce eversive, l'Italia conobbe una concatenazione quasi ininterrotta di tragici eventi che la spinsero pericolosamente sull'orlo del baratro. Giorgio Ambrosoli, morto ammazzato trentacinque anni fa, viene ricordato come un uomo che ha dato la vita per il suo Paese indagando sulle malefatte dei poteri occulti. Col suo solito cinismo Giulio Andreotti disse che se l'era cercata, mostrando fin a qual punto la situazione era degradata sia sul piano politico, sia su quello morale. I fatti venuti alla luce in questi giorni nella capitale rivelano che i criminali sono sempre al loro posto, oggi come ieri. |
Da CRITICA LIBERALE La svolta di Salvini e la crisi della democrazia di Paolo Bonetti La crisi economica non sembra avere soluzioni, se non in tempi lunghi o lunghissimi, mentre aumenta il disagio sociale non solo di operai e pensionati, ma anche di quella vasta classe media (che è poi, in realtà, un coagulo di ceti diversi) che costituisce la vera spina dorsale dell’economia e della società italiana. Artigiani, piccoli e medi imprenditori, commercianti, liberi professionisti, partite Iva e lavoratori autonomi dei più diversi settori professionali, tutti costoro cominciano a disperare del proprio avvenire, a perdere il gusto del rischio e dell’innovazione, a ripiegare su scelte di prudenza e di rinuncia, convinti ormai che la ripresa non ci sarà o sarà lenta e debolissima. Tutti costoro costituiscono la grande maggioranza del paese, assai più di una classe operaia che si è venuta progressivamente riducendo, man mano che avanzavano i processi di terziarizzazione del tessuto economico e si veniva imponendo, anche in Italia come in tutti i paesi avanzati, un’economia dei servizi. Per di più anche il nostro capitalismo abbandonava anno dopo anno gli investimenti produttivi per rifugiarsi nel più lucroso campo della speculazione finanziaria. Dovrebbe essere noto che gli scioperi funzionano e migliorano le condizioni economiche delle classi subalterne, quando l’economia è in crescita e ci sono utili da redistribuire. Ma oggi, in Italia, siamo in piena recessione e gli investimenti non decollano. Bisognerebbe incrementare la domanda interna, ma c’è da dubitare che, nell’attuale condizione di depressione psicologica oltre che economica, essa servirebbe davvero a far ripartire il ciclo produttivo per creare nuova occupazione. Il capitalismo italiano, abituato da sempre a vivere e prosperare con le protezioni e i sussidi statali e con la periodica svalutazione della moneta, sembra aver alzato bandiera bianca di fronte alle difficoltà e ai rischi del mercato globale. S’invoca (lo ha fatto recentemente D’Alema) un nuovo massiccio intervento dello Stato, ma questo Stato (inteso come l’insieme delle pubbliche amministrazioni) ha ampiamente dimostrato di non saper spendere neppure quei denari che la Comunità europea gli ha messo a disposizione. Scioperare potrà anche essere una riaffermazione di identità e di ruolo del sindacato, ma alla fine sarà soltanto un’ulteriore perdita della ricchezza nazionale e, in molti casi, un maggiore disagio per i cittadini-utenti. In questa situazione di crescente disgregazione sociale, non esiste alcuna alternativa di sinistra all’attuale governo e questo va detto anche a costo di urtare le convinzioni e la suscettibilità di molti. Non è un’alternativa la sinistra ondivaga e inconcludente del partito democratico, come non lo sono la demagogia di Sel o le astrattezze ideologiche dei partitini che ancora si richiamano al comunismo. In quanto al M5S, il guaio di questa ancora numericamente consistente forza politica è che essa non sa letteralmente che cosa fare e in che direzione muoversi: la confusione è totale e il rischio di una diaspora, che si tradurrebbe poi nella subordinazione ad altre forze politiche, è più che mai incombente. E veniamo allora a Salvini e alla sua nuova Lega di cui si parla nel titolo di questo articolo. Nello sfaldamento sociale e anche culturale in atto, Salvini, come il Front National in Francia e l’Ukip in Gran Bretagna, sta trovando il terreno più favorevole per una crescita che si sta gonfiando mese dopo mese. Messa da parte la fisima del federalismo, il capo leghista ha furbescamente capito che nell’intera società italiana, da Nord a Sud, ci sono una sofferenza economica e uno sbandamento morale che possono permettere lo sfondamento elettorale di una forza politica nazionalpopulista capace di far leva sulla rabbia e sulla vera e propria disperazione di ceti sociali che non riescono più a individuare per se stessi motivi credibili di rassicurazione e di speranza. Se i metalmeccanici di Landini si agitano nei cortei, la variegata e sempre più sofferente piccola borghesia italiana resta più silenziosa, ma comincia ancora una volta a pensare che della democrazia si può fare a meno, se la democrazia è soltanto tasse, corruzione politica e inefficienza burocratica.
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Economia Un’iniziativa globale per le infrastrutture? Alcuni interessanti aspetti del G20 di Brisbane di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista Abbiamo imparato a non aspettarci dai summit del G20 cambiamenti significativi e di importanza sistemica per l’economia soprattutto per la finanza. Anche da Brisbane in Australia, purtroppo, è arrivato lo stesso messaggio. Si ammette però che “l’economia globale è vulnerabile a futuri choc, resta la fragilità finanziaria e i rischi esistenti sono esacerbati da tensioni geopolitiche”. Tuttavia dal comunicato finale del meeting di novembre emergono alcuni passaggi interessanti. In un mondo dove i Paesi del Brics risultano essere le uniche locomotive della ripresa è intollerabile che dal 2010 gli Stati Uniti continuino a bloccare la riforma delle quote di controllo del Fondo Monetario Internazionale e quindi quella della governance mondiale. Per questa ragione Brisbane ha dato tempo fino alla fine del 2014 per ratificare quanto concordato, dopo di che si dovrebbe procedere alla realizzazione dei nuovi assetti. In una economia globale ancora dominata dai paradisi fiscali e da “sistemi bancari ombra”, che permettono a tutte le grandi multinazionali private di scegliersi i posti fiscalmente più convenienti per la domiciliazione delle proprie attività, il G20 afferma di voler lavorare unitariamente per una riforma del sistema fiscale internazionale. In futuro “i profitti dovrebbero essere tassati dove operano le attività economiche che li producono e dove il valore viene creato”. Si tratta di una dichiarazione di buona volontà, come una delle tante registrate in passato, attesa però alla prova dei fatti. Il passo avanti più significativo ci sembra sia il riconoscimento della mancanza di investimenti globali nelle infrastrutture che riteniamo sia il vero freno per la ripresa. Perciò il G20 promuove la “Global Infrastructure Initiative” (GII), un programma pluriennale di grandi lavori per migliorare la qualità degli investimenti infrastrutturali pubblici e privati. Si consideri che la necessità mondiale di infrastrutture è stimata in 57 trilioni di dollari e gli investimenti richiesti potrebbero essere di 3 trilioni di dollari all’anno. A Brisbane si è deciso di aggiornare i canali di informazione sui vari programmi e progetti e di creare nuovi meccanismi di finanziamento di lungo termine per coinvolgere sia gli investitori istituzionali che le reti di PMI. Secondo noi è la strada maestra per indirizzare i flussi finanziari verso l’economia reale, a partire dalle infrastrutture di base, e toglierli alla speculazione finanziaria che, come è noto, opera nel breve periodo. E quindi i Paesi del G20 hanno deciso anche di creare un “Global Infrastructure Hub”, una piattaforma di coordinamento tra i governi, il settore privato, le banche di sviluppo e le altre organizzazioni internazionali per realizzare i grandi lavori e le grandi infrastrutture nel mondo, nonché gli investimenti nei settori delle PMI. Il succitato Hub opererà da Sidney con un mandato di 4 anni ed un budget di 10-15 milioni di dollari all’anno che saranno sottoscritti volontariamente da tutti i Paesi, anche non del G20, da organizzazioni internazionali e da privati. Sarà una “centrale” privata ed indipendente, controllata da un consiglio direttivo di fatto in mano ai rappresentanti del cosiddetto mondo avanzato. In ogni caso, se dovesse funzionare in modo corretto, le sue potenzialità non sarebbero irrilevanti. Nel contesto il G20 di Brisbane ha anche avallato la recente iniziativa della Banca Mondiale per un “Global Infrastructure Facility”, di fatto un progetto molto simile, se non un doppione dell’Hub menzionato. Sarebbe opportuno prima di tutto chiarire se la GII del G20, visto che avrà una strutturazione molto privata, sia la stessa “Global Infrastructure Initiative” lanciata due anni fa dalla McKinsey & Company insieme ad altre entità private americane e internazionali. In merito quindi sorgono legittimi dubbi sulle vere intenzioni operative e degli Stati Uniti e dell’Ue. Mentre si ricordi che finora sono stati i Paesi del Brics ad avviare a realizzazione in modo concreto e indipendente una serie di importanti infrastrutture. Si tratta dei grandi corridoi di sviluppo terrestre, ma anche marittimo, avviati dalla Cina, dalla Russia, dall’India. Il Brasile per altro verso sta lavorando per una moderna infrastrutturazione dell’interno continente latino americano. Purtroppo la grande sfida rimane ancora l’Africa. Per finanziare i vari progetti i Brics hanno creato una Banca di Sviluppo con 100 miliardi di dollari di capitale. Inoltre stanno sorgendo anche delle banche di sviluppo regionale come la Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB). Non vorremmo che la Facility della Banca Mondiale ed in particolare la GII fossero, più che promotrici di iniziative, solo strumenti per “incapsulare” le attività dei Brics in un controllo più stringente da parte del cosiddetto mondo occidentale. Sarebbe di fatto un sabotaggio e un atto assai grave. Occorre grande consapevolezza delle necessità globali e occorre il coraggio di governanti “visionari” per battere le logiche egoistiche del passato e guardare all’universo mondo nell’ottica di un vero sviluppo diffuso e pacifico. |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Destra e sinistra unite nell’affare? È evidente che anche all’interno dei corpi dello Stato esisteva un’area di complicità. di Mauro Del Bue Desta sconcerto questa indagine della procura di Roma che ha già portato a ventinove arresti, tra i quali emerge quello dell’ex Nar ed ex banda della Magliana Massimo Carminati, a otto indagati ai domiciliari e numerosi inquisiti, tra i quali l’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. Si tratta di un’indagine che il ministro degli Interni Alfano ha valutato con il massimo del rispetto perché guidata da un procuratore come Giuseppe Pignatone, del quale il ministro ha voluto esaltare l’esperienza, la competenza e anche l’equilibrio. La tesi di fondo dell’indagine è l’esistenza, a prescindere dalle giunte comunali romane, di destra o di sinistra, di una cupola mafiosa e affaristica, che aveva sicuri appoggi nei gangli dell’amministrazione e che operava con alte protezioni politiche. I reati di associazione di stampo mafioso, estorsione, usura, corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, sono di una gravità sconvolgente. Non è un caso che agli arresti figurino personaggi importanti del tessuto burocratico e amministrativo romano, quali l’ex vice capo di gabinetto di Veltroni Luca Odevaine e l’ex capo della segreteria di Alemanno Antonio Lucarelli. Destra e sinistra unite nell’affare? Sembra di si, anche se la matrice della cupola è nera, nerissima, sconfinante addirittura nel vecchio terrorismo. Oltre agli amministratori pubblici dell’Eur e dell’Ama Mancini e Panzironi, che sono stati arrestati, risultano coinvolti nelle indagini anche un assessore della giunta Marino e il presidente dell’Assemblea, che si sono subito dimessi e dichiarati estranei, nonché un consigliere regionale del Pdl. Le intercettazioni dimostrerebbero che Carminati e il suo degno compare Buzzi si configuravano come il mondo di mezzo tra il potere pubblico e la criminalità. Quest’ultimo ha anche confidato che la gestione degli extracomunitari sarebbe stata più remunerativa addirittura della droga. Vorrei che i nostri, che naturalmente nulla c’entrano con questa pagina di malaffare, pur rispettando sempre i diritti di tutti gli indagati, e la loro presunzione di innocenza fino all’ultimo grado di processo, chiedessero alle autorità competenti come mai questo personaggio sempre collegato con la malavita e addirittura il terrorismo, parlo del Carminati, era a piede libero e poteva tranquillamente trattare con i pubblici poteri. È evidente che anche all’interno dei corpi dello Stato esisteva un’area di complicità. Vorrei che pretendessero da Alemanno, che è stato sindaco di Roma e ministro della Repubblica, un chiarimento sul suo collegamento coi settori della destra nera, estrema, e anche criminale, a prescindere dalle accuse che gli vengono rivolte. Vorrei che chiedessero al Pd il motivo di un così stretto collegamento coi vertici del partito, era tra i relatori alla Leopolda, di questo Di Stefano, parlamentare del Pd ed ex assessore regionale, a cui sono stati rintracciati ben due milioni di euro, si ritiene frutto di una tangente, e la natura dei suoi rapporti con i colleghi dell’altra parte politica, nonché i collegamenti di diversi suoi esponenti con questa organizzazione malavitosa, di estrema destra e con così proficui rapporti a sinistra. Quello che emerge è infatti una melma affaristica trasversale. Un mondo non solo di mezzo, ma anche di traverso. Che ha coinvolto settori di ogni polo. Non Marino che da un certo punto di vista può perfino uscire rafforzato da questa indagine, visto che pare inserito in una galassia di un altro firmamento, ma il Pd romano, lo stesso Pdl, una destra aggressiva e votata al crimine, fino al commercio degli extracomunitari. Lo vada a dire a quelli di Tor Sapienza, dove l’estremismo fanatico di Casa Pound e dintorni puntava a sollevazioni popolari soffiando sul fuoco della protesta. Avanti dunque con le indagini per scoperchiare questa mefitica storia romana, di veleni e tangenti. Una storia criminale senza barriere e confini. La Tangentopoli di Roma 2014 può essere rovinosa per molti. Noi attendiamo, con animo garantista, senza macchia, con curiosità e interesse, che la pentola che bolle venga definitivamente scoperchiata. Vai al sito dell’avantionline |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Montanari e contadini di Luigi Covatta Sulla “Repubblica” di lunedì 17 novembre Tommaso Montanari, dopo avere deplorato da par suo la cementificazione del territorio verificatasi nell’ultimo mezzo secolo, conclude con un’invettiva contro il decreto “Sblocca Italia”: una legge, a suo dire, fatta apposta per portare a compimento lo scempio. E’ un curioso modo di ragionare. E’ difficile, infatti, imputare ad una legge che è appena entrata in vigore la colpa di misfatti che si sono consumati in passato, quando pure era in vigore una legislazione ricca di vincoli di ogni genere e specie In realtà, come è noto, dove tutto è proibito tutto è lecito. Senza dire che si può dubitare che sia stato davvero un danno avere “mangiato 5 milioni di ettari di suolo agricolo“ fra il 1950 e il 2000, come denuncia Montanari. Lui forse amerebbe vivere ancora nella società rurale in cui la legislazione vincolistica venne concepita. Chi invece ha vissuto bene nella società industriale (e cerca di sopravvivere in quella postindustriale) pensa che non manchino i saperi e le tecniche per conciliare sviluppo e tutela dell’ambiente: a condizione, però, che la selva dei vincoli e delle autorità preposte non impedisca di operare; ed a condizione, anche, che non prevalga la cultura reazionaria che diffida di ogni innovazione, come è quella che anima le agitazioni contro le opere pubbliche, “grandi” o piccole che siano. Vent’anni fa, per esempio, quella cultura si scatenò contro lo scolmatore del Bisagno, opera che avrebbe evitato le alluvioni che si sono abbattute e si abbattono sulla città di Genova. Ne parliamo nel dossier che pubblichiamo nel numero di novembre della rivista. Allora, per la verità, ci fu un assessore che seppe resistere alle polemiche ed appaltò i lavori. Ma era socialista, e finì nella mattanza di Mani pulite. Dieci anni dopo è stato assolto con tutti gli onori. Ma il cantiere venne sequestrato subito, ed i lavori, da allora, non sono mai stati ripresi. |
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/ Mi mancherai. Ricordo di Sandro Pertini Mercoledì 17 dicembre 2014 si terrà, allo Spazio QCR di via degli Alfani 101r a Firenze, la consueta riunione di auguri della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli. Alle 18 verrà proiettato il documentario "Mi mancherai. Ricordo di Sandro Pertini". Interverrà Stefano Caretti. Il filmato non è mai stato ancora presentato a Firenze. Seguirà, alle 19, il brindisi augurale.
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FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ Anomalia istituzionale di Cesare Salvi Bimestre bianco: alle anomalie istituzionali iniziate con il governo Monti si aggiunge una nuova, quella di dimissioni pronosticate, ma non ancora date, dal capo dello Stato. D’altra parte, Napolitano aveva reso chiaro al momento della sua rielezione che si sarebbe dimesso prima del termine del settennato, e i partiti hanno accettato, così come avevano accettato tutte le sue scelte degli ultimi anni, dal governo Monti in poi. Fatto sta che a una situazione già difficile sul piano politico-istituzionale, come tutte quelle che precedono l’elezione del presidente della Repubblica, ancora una volta i partiti aggiungono problemi. In primo luogo, per le divisioni interne che li attraversano, e che possono trovare nello scrutinio segreto il modo di manifestarsi. In secondo luogo, per lo scontro che si è aperto sulla priorità da dare alle riforme (elettorale e costituzionale) o all’elezione del nuovo capo dello Stato. Questa controversia è proprio strana. Renzi dice che intende governare tutta la legislatura. Perché allora questa fretta? C’è chi dice che pensa a elezioni anticipate, che in ogni caso però non potrebbero svolgersi nei primi mesi del prossimo anno, per tre ragioni. In primo luogo, la legge elettorale anche se sarà approvata dal Senato nelle prossime settimane, dovrà poi ritornare alla Camera, essendo previste modifiche. Inoltre, perché rimane aperto il problema della legge elettorale per il Senato, non prevista dall’Italicum (mentre la riforma costituzionale richiederà ancora almeno un anno, nell’ipotesi dell’ iter più rapido). Infine, perché Napolitano ha reso chiaro che non intende sciogliere le Camere: ci penserà, se mai, il suo successore. Si ha quindi l’impressione che dietro questo braccio di ferro tra i contraenti del patto del Nazareno ci sia qualcosa d’altro: più ancora del nome, la caratteristica del nuovo Presidente, se cioè un uomo (o una donna) vicino a Renzi, e quindi disponibile ad assecondarlo, compreso il voto anticipato, oppure una persona che garantisca a Berlusconi la “agibilità politica”. Si rischia però di andare così a una decisione molto importante nel peggiore dei modi. La vera questione è la scelta della persona più idonea a svolgere la funzione che la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica, non certo i vantaggi che ne potrà trarre nel breve periodo questo o quel leader di partito. È bene ricordare che chi sarà eletto l’anno prossimo resterà in carica fino al 2022. Il mandato settennale previsto dalla Costituzione, così come il quorum elevato per l’elezione (pensato del resto con un sistema elettorale proporzionale), servono appunto per indicare che la persona eletta deve essere fuori non certo dalla politica, ma dai giochi politici a breve termine. Il compito principale del Presidente è assicurare la fedeltà alla lettera e allo spirito della Costituzione. E deve essere persona di esperienza (per questo è richiesto che abbia almeno 50 anni). Vi sono persone con queste caratteristiche in Italia? Certamente. Ma c’è una maggioranza per eleggerla? Ricordo che PD, 5 stelle e Sel avranno circa 640 “grandi elettori”, e che il quorum (la maggioranza assoluta) del quarto scrutinio è di 505 voti. È davvero cosi difficile sciogliere definitivamente il “patto del Nazareno”, e aprire per l’Italia una nuova stagione di speranza democratica? |
Italiani nel mondo Niente proroga per i Comites? Approvato alla Camera in Commissione Affari Costituzionali l’emendamento che sopprime la proroga per il rinnovo dei Comitati degli italiani all’estero (Comites). ROMA – Forse solo un passaggio parlamentare per superare la sovrapposizione fra il decreto del Governo e un emendamento sul rinvio delle elezioni dei Comites attribuito alla legge di stabilità La Commissione Affari Costituzionali della Camera ha approvato nella seduta di ieri un emendamento, presentato dal deputato del Movimento 5 Stelle Carlo Sibilia, che sopprime l’articolo 1 del decreto-legge 18 novembre 2014, n. 168 che dispone il rinvio al 17 aprile 2015 delle elezioni per il rinnovo dei Comites. L’emendamento è stato accolto dal relatore Teresa Piccione che ha invece espresso parere negativo su tutti gli altri. Concorde con la posizione del relatore il vice ministro all’Interno Filippo Bubbico. Il testo risultante dall’approvazione dell’emendamento sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l’espressione del prescritto parere. Si tratta di un passaggio parlamentare che, letto nella sua singolarità, dovrebbe compromettere, se non vi saranno altre modifiche, il rinvio al 17 aprile delle elezioni dei Comites. In realtà tale parere condiviso, votato nella Commissione Affari Costituzionali, potrebbe essere attribuito solo alla necessità di superare l’anomalo intreccio fra questo decreto del Governo e un emendamento sulla stessa materia alla legge di stabilità approvata alla Camera domenica 30 novembre. (Inform) |
LETTERA No alle regole cambiate in corsa Noi, circoli con sede in diverse circoscrizioni consolari dell'Argentina, rendiamo nota la nostra ferma contrarietà alla possibilità di riaprire i termini per la presentazione di nuove liste alle elezioni per il rinnovo dei Comites. Dopo aver accettato e rispettato le regole e presentate le liste, riteniamo che non sia accettabile cambiarle a processo chiuso ed elezione in corso. C´è già stato il tempo e il modo di presentare le liste dei candidati COMITES, secondo le norme e i tempi prescritti dalla legge. Chiediamo si rispetti la volontà degli elettori che si sono espressi in tempo e forma corretti, sottoscrivendo le liste dei candidati, e rispettando le regole democratiche. Riaprire ora i termini per la presentazione di nuove liste lederebbe il principio di uguaglianza sancito dalla Costituzione italiana. Occorre che al voto si vada con le liste presentate fin qui. Dai Circoli PD dell'Argentina Dott. Daniel Antenucci, Segretario Circolo PD Mar y Sierras Mar del Plata Ing. Raul Ciappina, Presidente Circolo PD Mar y Sierras Mar del Plata Ing. Alberto Emilio Becchi, Vicesegretario Circolo PD Mar y Sierras Mar del Plata Prof. Carlos Malacalza, Segretario Circolo PD Gran La Plata Dott. Alejandro Vazza, Presidente Circolo PD La Plata Prof. Mariano Fillipi, Segretario Circolo PD Mar Chiquita Arch. Carlos Ronda, Presidente Circolo PD Mar Chiquita Dott. Gullermo Mambretti, Presidente Circolo PD Bahia Blanca Sig. Ernesto De Angelis, Segretario Circolo PD Chascomus Sig. Franco Balzano, Presidente Circolo PD Chascomus Sig. Gabriela Garay, Segretario Circolo PD Olavarria Dott. Gabriel Puricelli, Segretario Circolo Enrico Berlinguer Buenos Aires Prof. Silvia Viganò, Vicesegretario Circolo Enrico Berlinguer Buenos Aires |
LETTERA Ricordo anch'io Ricordo anch'io la famosa frase di papa Bergoglio ("Soi venuto dalla fine del mondo"). Nel suo accento spagnolo e simpatico, credo tuttavia che si sbagliasse: doveva dire "Soi arrivato alla fine del mondo". Sì, perché qua non si vede alba. La sola ricetta è chiudere imprese, chiudere imprese e chiudere imprese. Aprire centri commerciali sempre di più per vendere merce scadente fatta in Cina. Adriano Bonaldo, e-mail Caro Bonaldo, lei ci pare un po’ troppo ottimista, ma anche un po’ troppo pessimista. E viceversa. – La red dell’ADL |
LETTERA Un giudice a Berlino La Corte dei Conti censura l’ 8 per mille. Una recente delibera della Corte dei Conti mette il dito nella vergogna (certo la magistratura contabile non usa questo termine, ma esprime il medesimo concetto) del contorto meccanismo, non ben conosciuto ai più, che fa si che i soggetti ammessi (Stato, Chiesa Cattolica, Valdesi, ed altre confessioni) non ricevano le quote dell’8 per mille dell’IRPEF di coloro che hanno espresso la loro preferenza, ma anche, proporzionalmente alle preferenze espresse, la quota di chi non ha espresso alcuna preferenza. In pratica, il meccanismo funziona così: 1- Si attribuiscono ai singoli soggetti destinatari le quote dell’8 per mille di chi ha espresso la propria indicazione [nel 2011, tale indicazione è stata espressa da solo il 46,1% delle denunce dei redditi: 37,9 % in favore della Chiesa Cattolica, 6,1% in favore dello Stato Italiano,1,5% in favore della Chiesa Valdese, il resto (0,6%) in favore di altre confessioni religiose]. 2- La quota relativa a coloro che non ha espresso alcuna indicazione (il 53,9% del totale) viene ripartita tra tutti i soggetti aventi diritto in base alle percentuali delle indicazioni espresse. L’effetto pratico è il seguente: la Chiesa Cattolica, con il 37,9% delle indicazioni esplicitamente espresse, riceve (dati 2011) l’82,3%dell’intera somma, e cioè 1.054 milioni su un totale di 1.279 milioni. In sostanza, l’8 per mille di quegli italiani che non ritengono di esprimere alcuna indicazione (il 53,9%) va per la massima parte destinato alla Chiesa Cattolica in virtù del fatto che le indicazioni espresse in suo favore, pur essendo state manifestate solo dal 37,9% del totale dei contribuenti, rappresentano l’82% di quelle espresse. Ciò spiega anche le martellanti campagne pubblicitarie della CEI, nelle quali si rappresentano preti e suore profusi in opere di bene: ogni incremento della percentuale di indicazioni espresse in favore della chiesa Cattolica, si traduce non solo nell’incremento diretto relativo a chi esprime un’indicazione in suo favore, ma anche nell’incremento della quota di attribuzione relativa all’8 per mille di chi non ha espresso alcuna indicazione. Peccato che lo Stato Italiano non abbia mai svolto alcuna iniziativa promozionale per l’indicazione in proprio favore dell’attribuzione dell’8 per mille dell’IRPEF. E’ da anni che associazioni e gruppi laici (tra cui, dimenticandone molti: UAAR, Critica Liberale, ItaliaLaica, le Consulte Laiche e, non ultimi, Alleanza Lib-Lab e questo sito) segnalano l’incongruenza e l’incostituzionalità di un sistema che, oltre che ledere principii costituzionali, rappresenta un indebito finanziamento pubblico a Santa Romana Chiesa, che si aggiunge a molti altri (IMU, contributi alla scuola privata, etc.), senza che, nei fatti, si sia mai aperto un dibattito pubblico al riguardo. La Corte dei Conti, con una delibera estremamente approfondita ed imparziale, censura pesantemente questo meccanismo (e molti altri aspetti riguardanti i rapporti economici tra Stato e Chiesa) e, soprattutto, censura, insieme alla mancanza di controlli, l’inerzia ed il comportamento passivo dello Stato al riguardo: in definitiva, quello di chi amministra lo Stato, e cioè i governi che via via si sono succeduti. Anche questo caso, come quelli delle pronunzie della Corte Costituzionale riguardanti la legge elettorale, la legge 40, la Fini-Giovanardi, evidenzia quanto la nostra politica sia distante dalla concezione di uno Stato di Diritto, che deve esserle continuamente rammentata da parte di Istituzioni di controllo e garanzia, il cui ruolo si vorrebbe veder ridotto. Oggi, dalla Magistratura Contabile. Gim Cassano, http://www.spazioliblab.it/ |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo alla salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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