[Diritti] Kobane anche a Torino
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- From: "maria matteo" <fat at inrete.it>
- Date: Wed, 15 Oct 2014 11:58:00 +0200 (CEST)
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- Reply-to: fat at inrete.it
Kobane anche a Torino
Uomini, donne,
tanti bambini. Tanta parte della comunità curda a Torino, quasi sempre
invisibili, scambiati per turchi, nella eterna finzione kemalista che
annulla la lingua e l’identità curda nella definizione annichilente di
“turchi di montagna”, si è ritrovata in piazza Castello.
Nel
trentesimo giorno dell’assedio di Kobane era arrivata un piccola buona
notizia: la bandiera dell’Isis era stata strappata dalla collina
conquistata dalle truppe del califfo.
Le frontiere con la Turchia
sono serrate. Le truppe di Erdogan chiudono in una morsa il valico di
Suruc, per impedire il passaggio di armi, aiuti, volontari.
Alcune
centinaia di profughi, chiusi in uno stadio, sono stati gasati per aver
protestato, ed una sessantina è stata deportata a Kobane, in zona di
guerra.
In piazza Castello tanti sono gli slogan contro Erdogan e la
chiusura delle frontiere. “Erdogan terrorista” è il più gettonato.
Lo striscione di apertura porta la scritta “Ovunque Kobane, ovunque
resistenza”.
La lotta della piccola città che resiste è diventata
un’urgenza per chiunque abbia a cuore la possibilità che l’esperimento
libertario del Rojava ha aperto.
L’Isis, Daesh come la chiamano i
curdi, non per caso vuole massacrare e ridurre in schiavitù gli abitanti.
Quello che è stato costruito a Kobane e nel Rojava è la
dimostrazione che esiste una possibilità di creare relazioni politiche e,
in parte, anche sociali, laiche, libertarie, solidali. Non è l’anarchia,
ma certo non è poco.
In piazza colpisce la straordinaria serietà dei
bambini che portano un cartello, fanno la V con le dita, salutano. Alcune
bambine e ragazze portano uno striscione in solidarietà con le donne che
combattono a Kobane, le YPJ.
Nei tanti interventi la consapevolezza
che in quell’angolo a cavallo tra tante frontiere sta capitando qualcosa
che ci riguarda tutti.
Il presidio si trasforma in corteo,
attraversando la centralissima via Po per raggiungere la RAI, sostarvi a
lungo e poi tornare in piazza per una danza collettiva, un affermazione di
vita contro le armate feroci del califfo.
Qui potete vedere alcune foto della
giornata
www.anarresinfo.noblogs.org
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