[Diritti] Anarres-info. Antimilitaristi a Torino , l’Eni e la Nigeria, il bluff di Renzi, giornate no tav, Rojava, capo Frasca….
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- From: "maria matteo" <fat at inrete.it>
- Date: Sat, 20 Sep 2014 12:44:51 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
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Anarres-info. Antimilitaristi a Torino, l’Eni e la
Nigeria, il bluff di Renzi, giornate no tav, Rojava, capo Frasca….
Senzapatria. Giornata antimilitarista ai giardini
(ir)reali
Sabato 20 settembre
Ore 15/24
presidio
con banchetti, bar, cibo, concerti, performance, interventi, ai giardini
reali (corso san maurizio angolo via rossini).
Programma
ore 15 banchetti, musica e interventi
ore 17 assemblea
antimilitarista
Interventi su F35, il business delle armi, scenari di
guerra globale, occupazione militare del territorio dall’Afganistan alla
Val Susa, passando per i CIE e i quartieri popolari di Torino, il
paradigma bellico del nuovo secolo.
Bar e cena benefit lotte
antimilitariste
ore 21 concerto con
N.N. (agri-punk)
Fasti
(indy-sperimentale)
a seguire DJ set
Ascolta
qui le
interviste a Domenico Argirò del movimento No F35 e Stefano Raspa del
comitato contro Aviano 2000.
*******
Tav. Il
Bluff di Renzi
Hanno lavorato per una settimana: il
cantiere/fortino di Chiomonte è stato tirato a lucido, le televisioni
allertate, i quotidiani amici hanno gestito l’annuncio, la polizia in
assetto antisommossa ha bloccato il ponte sul Clarea.
C’erano tutti.
Digos, giornali, delegazione europea, e, sebbene non invitati, anche un
buon numero di No Tav, che hanno raggiunto i propri terreni in Clarea
aggirando il blocco del ponte passando dal sentiero alto.
Renzi
all’ultimo minuto da deciso di non venire. Aveva poco tempo e c’erano le
nuvole basse. L’elicottero non poteva volare. Tutti gli altri visitatori
“illustri” sono passati dalla via maestra delle truppe di occupazione,
l’autostrada A32. Lui no. O l’elicottero o niente.
Una foglia di
fico che non copre le vere ragioni di un presidente del consiglio che non
tollera le contestazioni: anche in questa occasione ha preferito tagliare
la corda di fronte ai No Tav che lo aspettavano armati di fischietti e
campanacci.
Renzi è Si Tav o No Tav a seconda della convenienza. Nel
maggio del 2013, quando ancora l’ipotesi di guidare un governo era
lontana, Renzi scriveva nel suo libro-manifesto Oltre la
rottamazione: “Altro luogo comune: per creare posti di lavoro è
necessario inventarsi l’ennesima grande opera. (…) le grandi opere non
sono né un bene né un male in sé. Dipende da dove sono, quanto costano,
quanto servono. (…) Non credo a quei movimenti di protesta che considerano
dannose iniziative come la Torino-Lione. Per me è quasi peggio: non sono
dannose, sono inutili. Sono soldi impiegati male..” (p. 106).
Oggi da presidente del consiglio suona una musica diversa. Ieri ha
dichiarato alla stampa: “Mi pare di capire che da parte francese ci sia un
problema che riguarda il finanziamento per i prossimi anni – ha detto il
premier – ma si procede. (…) Io rispetto le posizioni di chi è contrario,
almeno fino a quando non sfociano in atteggiamenti violenti contro le
forze dell’Ordine, che voglio ringraziare. Anche per questo è mia
intenzione andare al cantiere”.
La posizione del governo francese è chiara: non
muoveranno un mezzo se non saranno sicuri di avere il finanziamento
europeo del 40%. Renzi sa perfettamente che nemmeno il suo governo può
fare a meno di quei soldi, sa anche che le procedure per averli non sono
state completate.
Anche per questo motivo, all’ultimo minuto, ha
deciso di tornare a Roma.
Pare abbia dichiarato l’intenzione di
venire ad ottobre.
I No Tav lo aspetteranno. Pazienti ma
decisi. Bugianen.
******
Eni in Nigeria.
Soldi e veleni
Matteo Renzi non ha intenzione di rimuovere i
dirigenti dell’ENI, raggiunti da avvisi di garanzia per corruzione in
Nigeria, un paese dove l’ENI ha ingenti interessi nello sfruttamento della
ricchezza petrolifera del paese. Una ricchezza che rappresenta invece una
dannazione per le popolazioni del Delta del Niger, che pagano con la
salute le conseguenze dell’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo
ma non godono in alcun modo dei profitti dell’oro nero.
Le pagine dei
giornali hanno dato grande rilievo all’inchiesta che coinvolge i dirigenti
del colosso italiano degli idrocarburi, accusati di corruzione per aver
pagato qualche satrapo locale per garantirsi posizioni di vantaggio per i
propri impianti sia di terra che di mare.
Quasi nulla l’attenzione
per le responsabilità dell’ENI nell’avvelenamento del suolo, dell’acqua,
dell’aria: le popolazioni del Delta, che vivono di agricoltura e pesca,
sono duramente colpite da questa politica criminale.
Nonostante anche
Amnesty abbia più volte denunciato le politiche di sfruttamento feroce e
senza tutela dell’ambiente e per chi ci vive, i media vi hanno dedicato
ben poca attenzione.
Da diversi decenni, le aziende petrolifere,
presenti nel delta del fiume Niger in Nigeria – oltre all’Eni, Total e
Shell – favorite da un tessuto normativo che non tutela le popolazioni
dell’area, hanno fatto il bello e il cattivo tempo.
Continua…
*****
Fronte del Tav tra la Val Susa e Torino
Martedì 16
settembre. Con l’intervento di un consulente della difesa è ripreso a
Torino, nell’aula bunker delle Vallette, il maxiprocesso a 53 No
Tav alla sbarra per la resistenza allo sgombero della
Libera Repubblica della Maddalena e per la giornata di lotta del 3
luglio 2011. Il dibattimento è oramai giunto alle ultime battute
e la Procura, rappresentata dal pm Nicoletta Quaglino, intende fare la
requisitoria contro i 53 imputati interamente nella giornata del
30 settembre.
Numerosi No Tav erano presenti in aula
per dare sostegno attivo ai 53.
Era la prima udienza senza i
due PM con l’elmetto, Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, cui è
stato sfilato il processo sul quale hanno giocato la loro carriera.
Sebbene le ragioni della Procura oggi guidata da Armando Spataro siano
formalmente ineccepibili – troppi quattro PM per un processo che volge al
termine – la decisione di mettere da parte i due PM più esposti
mediaticamente ha il sapore agre della bocciatura. Resta
in mano a Padalino e Rinaudo il processo contro i quattro attivisti
accusati di terrorismo per un sabotaggio al cantiere di Chiomonte il 14
maggio del 2013. Si tratta tuttavia di una patata
bollente che rischia di scottare chi se la ritrova tra le mani.
Il prossimo 6 ottobre è stata fissata la nuova udienza
del Tribunale del Riesame bocciato in maggio dalla sentenza della
Cassazione perché l’imputazione di attentato con finalità di terrorismo è
stata giudicata inconsistente. In quell’occasione i due PM dovranno
riformulare l’accusa con argomenti abbastanza forti da convincere il
Riesame a pronunciarsi in senso opposto alla Cassazione. Una strada
decisamente in salita.
Il processo contro Chiara, Claudio, Mattia e
Nicolò riprenderà giovedì 18 settembre, sempre nell’aula
bunker delle Vallette.
Ci saranno anche i No Tav per far sentire la
propria solidarietà per attivisti accusati di una pratica rivendicata
dall’intero movimento. All’ora di pranzo i No Tav si sposteranno in piazza
Nizza per il pranzo e di lì in via Falcone e Borsellino 17b dove
c’é la sede di LTF, il general contractor della Torino Lyon, per
un pranzo condiviso, un presidio rumoroso e un’assemblea di piazza.
Aggiornamento al 19 settembre
Qualche centinaio di No Tav
ha partecipato all’udienza nell’aula bunker delle Vallette. Pochi momenti
di tensione ci sono stati quando la polizia ha tentato di impedire
l’ingresso in aula a tutti. Dopo un breve fronteggia mento è stato
ripristinato l’ingresso a rotazione.
Dopo un pranzo condiviso in
piazza Nizza i No Tav si sono spostati alla sede di LTF in via Falcone e
Borsellino 17/b. Di fronte alla sede quasi clandestina della società erano
schierata digos e polizia in antisommossa. Dopo un cacerolazo con pentole
e fischietti, la giornata di è conclusa con un’assemblea.
******
Sardegna. Luoghi a perdere
Lo scorso 9 settembre, dopo
l’incendio scoppiato durante un’ennesima esercitazione militare nel
poligono di Capo Frasca, il presidente della Regione Sardegna, Francesco
Pigliaru ha dichiarato «Penso che Capo Frasca si possa chiudere». Sul tema
delle servitù in materia di servitù militari. «Sono sovradimensionate, un
gravame che appare sempre più ingiustificato, anche sul piano operativo»,
ha detto Pigliaru. Il presidente ha ipotizzato una riduzione di quasi
7mila ettari delle servitù nell’isola, pari al 21% dell’intero onere che
al momento pesa sulla Sardegna e proporzionale alla contrazione del
personale impiegato.
Continua….
Approfondimenti su
Oltre le
frontiere. La resistenza delle comunità federaliste e libertarie tra Siria
e Iraq
Tra Mare
Nostrum e Frontex Plus
Arquata.
Giornata di blocchi No Tav
Beffa No
Tav. Una notte al cantiere: il video
Altre info e appuntamenti
www.anarresinfo.noblogs.org
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