L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 18 settembre 2014 |
IPSE DIXIT Non vi si pensa… - «Il sistema dei media torni a investire nell’informazione genuina, raccolta alla fonte con pazienza e coraggio e che un robusto quadro di norme internazionali venga adottato tanto per tutelare l’incolumità di chi lavora per informare e documentare, quanto per individuare e punire i responsabili di ogni violenza loro inflitta.» – Lucia Rocchelli
Andrej Mironov e Andy Rocchelli, Premio Anna Politkovskaja 2014 |
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Giornalismo testimoniale Il Premio Anna Politkovskaja 2014 a Andy Rocchelli e Andrej Mironov Al fotoreporter italiano Andrea Rocchelli e al freelance russo Andrej Mironov, uccisi il 24 maggio scorso a Sloviansk, nell’est dell’Ucraina, il Premio Anna Politkovskaja dell’Unione dei giornalisti di Russia. A ritirare il riconoscimento postumo per il fotografo italiano è stata la sua famiglia in una cerimonia svoltasi la scorsa domenica 7 settembre nella prestigiosa Sala Grande del Conservatorio di Mosca. “Siamo orgogliosi di partecipare a questa cerimonia e portare dall’Italia qualche ricordo del sodalizio di lavoro che ha unito Andrej e Andrea”, ha detto nel suo intervento la sorella del fotoreporter, Lucia Rocchelli, ripercorrendo l’amicizia e la collaborazione tra “i due Andrea”, iniziata nel 2009 nel Caucaso e a Mosca. “Ora il nome di Anna Politkovskaja li unisce simbolicamente in questa scelta di giornalismo testimoniale e coraggioso, così come li accomuna la violenza che ne ha spento le voci, la creatività e le intelligenze”, ha aggiunto Lucia Rocchelli, auspicando che “il sistema dei media torni a investire nell’informazione genuina, raccolta alla fonte con pazienza e coraggio e che un robusto quadro di norme internazionali venga adottato tanto per tutelare l’incolumità di chi lavora per informare e documentare, quanto per individuare e punire i responsabili di ogni violenza loro inflitta”.
La sorella di Andy Rocchelli, Lucia, e la madre Elisa Signori nella Sala Grande del Conservatorio di Mosca il 7.9.2014 Автор фотографии: Анна Артемьева, 2014 © Новая Газета Presenti in sala anche i familiari e i colleghi di Mironov come pure numerosi e autorevoli rappresentanti del giornalismo russo, tra cui Andrej Muratov, direttore di Novaja Gazeta, il giornale per cui lavorava Anna Politkovskaja e dal quale è venuta la candidatura dei due reporter per questa edizione. Istituito nel 2013, il premio Politkovskaja è assegnato a chi si è distinto nel campo dei diritti umani e della libertà d’espressione, come Olga Alenova, giornalista di Kommersant che si occupa di Caucaso, la prima a ricevere tale riconoscimento. (AGI/ADL) Vai al sito della Novaja Gazeta <> Segnalazione Andy Rocchelli e v i d e n c e SpazioReale - 19 settembre, ore 18.30 Bellinzona - Monte Carasso, Antico Convento delle Agostiniane, inaugurazione dell’esposizione fotografica e presentazione del volume evidence di Andy Rocchelli. Apertura dell’esposizione dal 20/9 al 2/11/2014 Venerdì 16.00–19.00 / Sabato–domenica 14.00–19.00 Interverranno Gianluca Grossi, reporter e curatore di SpazioReale I fotografi fondatori di Cesura (Arianna Arcara, Gabriele Micalizzi, Alessandro Sala, Luca Santese) Andy Rocchelli è nato nel 1983 a Pavia ed è stato tra i fondatori di Cesura, agenzia fotografica indipendente con sede a Pianello Val Tidone, nei pressi di Piacenza. Andy è stato ucciso il 24 maggio 2014 a Sloviansk, nell’est dell’Ucraina, dove si trovava per documentare le conseguenze della guerra civile sulla popolazione. Insieme a lui è morto il suo compagno di viaggio, il giornalista russo e attivista per i diritti umani Andrej Mironov. Questa esposizione vuole rendere un profondo omaggio alla loro memoria. E alla memoria di tutti i reporter che hanno dato la vita per raccontare il mondo. Con il primo volume, in versione bilingue italiano e inglese, dedicato agli scatti di Andy Rocchelli esposti a Monte Carasso, SpazioReale inaugura una collana di fotogiornalismo curata da Gianluca Grossi e realizzata in collaborazione con Salvioni Edizioni di Bellinzona. Contatto: + 41 (0)91 821 15 55 - spazioreale at montecarasso.ch |
Analisi geopolitica MEARSHEIMER: “LA CRISI IN UCRAINA È COLPA NOSTRA” Gli Stati Uniti e i loro alleati europei possono continuare la loro attuale politica, che drammatizza le ostilità con la Russia e rischia nel tempo di devastare l'Ucraina, oppure possono cambiare marcia e lavorare per creare una prospera, ma neutrale Ucraina, che non minacci la Russia e permetta all'Occidente di ricucire i rapporti con Mosca. Con questo approccio, tutte le parti avrebbero vinto, altrimenti le responsabilità per la crisi ucraina ricadranno sull’Occidente. Questa la tesi che John Mearsheimer, autorevole esperto di politica internazionale, sostiene sull’ultimo numero di Foreign Affairs. Di seguito riportiamo ampi stralci del saggio di Mearsheimer nella traduzione italiana approntata da Fabio Vander. di John J. Mearsheimer professore di Scienza della politica all’Università di Chicago, condirettore del Program on International Security Policy La maggior parte dei ‘realisti’ si sono opposti all’espansione (della NATO a Est, ndr) , nella convinzione che una grande potenza in declino, con l'invecchiamento della popolazione e un'economia unidimensionale, non ha di fatto bisogno di essere contenuta. Temevano anzi che l'allargamento avrebbe solo dato a Mosca un incentivo a creare problemi in Europa orientale. Il diplomatico americano George Kennan, ha articolato questo punto di vista in un'intervista del 1998, poco dopo che il Senato americano aveva approvato il primo round di espansione della NATO: "Penso che i russi possano nel tempo reagire molto negativamente a questo fatto e che ciò potrà avere effetti sulle loro politiche (…) Penso che si tratti di un tragico errore; non c'era ragione per questa scelta. Nessuno stava minacciando nessun altro." (…) Kennan aveva non solo previsto che l'espansione della NATO avrebbe potuto provocare una crisi, ma anche che a quel punto i fautori dell'espansione avrebbero detto che “la colpa è del modo di essere dei russi." E, infatti, come si fossero dati un segnale, la maggior parte dei funzionari occidentali ha cominciato a ritrarre Putin come il vero colpevole della situazione in Ucraina. Nel mese di marzo, secondo il New York Times, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha sostenuto che Putin era irrazionale, mentre secondo Obama egli vive "in un altro mondo." Anche se Putin ha indubbiamente tendenze autocratiche, nessuna prova può seriamente sostenere l'accusa che egli sia mentalmente squilibrato. Al contrario: egli è uno stratega di prima classe che dovrebbe essere temuto e rispettato da chiunque intendesse sfidarlo in fatto di politica estera. Altri analisti sostengono, più plausibilmente, che Putin deplora la scomparsa dell'Unione Sovietica ed è determinato ad invertire tale tendenza, espandendo i confini della Russia. Secondo questa interpretazione, Putin, dopo aver preso Crimea, sta ora testando le acque per vedere se è il momento giusto per conquistare l'Ucraina o almeno la sua parte orientale e anzi finirà per comportarsi in modo aggressivo anche verso gli altri paesi confinanti con la Russia. Per alcuni in questo campo Putin rappresenta un moderno Adolf Hitler e siglare qualsiasi tipo di accordo con lui sarebbe ripetere l'errore di Monaco. Anche per questo la NATO dovrebbe far entrare la Georgia e l'Ucraina e contenere la Russia prima che si impossessi dei suoi vicini e minacci l'Europa occidentale.
John J. Mearsheimer Questo argomento però cade a pezzi ad un controllo ravvicinato. Se Putin fosse impegnato a creare una grande Russia, i segni delle sue intenzioni sarebbero quasi certamente sorti prima del 22 febbraio, ma prima di tale data non vi è praticamente alcuna prova che egli avesse deciso di prendere la Crimea e tanto meno qualsiasi altro territorio in Ucraina. Anche i leader occidentali che hanno sostenuto l'espansione della NATO mai hanno denunciato il pericolo che la Russia stesse per usare la forza militare. L’azione di Putin in Crimea li ha colti completamente di sorpresa ed è stata vista come reazione spontanea alla cacciata di Yanukovich. Lo stesso Putin ha detto che si era sempre opposto alla secessione della Crimea, prima di cambiare rapidamente idea. Inoltre, anche se lo volesse, la Russia non ha la capacità di conquistare e annettere facilmente la parte orientale dell'Ucraina, tanto meno l'intero paese. Circa 15 milioni di persone – un terzo della popolazione ucraina – vivono tra il fiume Dnepr, che taglia in due il paese e il confine con la Russia. La stragrande maggioranza di queste persone vogliono rimanere parte dell'Ucraina e sarebbero sicuramente in grado di resistere ad una occupazione russa. Inoltre l'esercito mediocre della Russia, che mostra pochi segni di trasformarsi in una moderna potenza bellica, avrebbe poche possibilità di pacificare tutta l'Ucraina. Mosca non è neanche nelle condizioni di pagare il prezzo di una esosa occupazione; la sua debole economia soffrirebbe ancora di più a fronte di sanzioni conseguenti. Del resto anche se la Russia potesse vantare una potente macchina militare e una economia impressionante, sarebbe probabilmente ancora incapace di occupare con successo l'Ucraina. Basti pensare alle esperienze sovietiche e statunitensi in Afghanistan, alle esperienze degli Stati Uniti in Vietnam e in Iraq, all'esperienza russa in Cecenia per convincersi che le occupazioni militari di solito finiscono male. Putin sa sicuramente che il tentativo di sottomettere l'Ucraina sarebbe come ingoiare un porcospino. La sua risposta agli eventi è stata di tipo difensivo, non offensivo. (1/2 – Continua) Versione italiana a cura di Fabio Vander >>> vai al testo integrale su Foreign Affairs |
SPIGOLATURE Non è bello ciò che è bello… di Renzo Balmelli STOLTEZZA. E' ripartita con grande clamore, pervasa da un forte sentimento di ostilità, la campagna della destra xenofoba contro l'UE. Un giorno, quando magari sarà troppo tardi, la stoltezza estremista degli euroscettici potrebbe presentarci il conto. E sarà molto salato. Perché il progetto europeo avrà pure parecchie imperfezioni e non poche lacune. Ma a ragion veduta è l'unico di cui disponiamo per progredire e metterci al riparo dalle devastazioni di una terza guerra mondiale che già si combatte a pezzi su più fronti e di cui si intravvedono i prodromi tra scene di orrore e prevaricazioni che tolgono il sonno e il respiro. MODELLO. Come simbolo elettorale hanno l'elmo chiodato, che risveglia sgradevoli assonanze. Mentre la Svezia si riconcilia col vecchio amore socialdemocratico dopo due legislature conservatrici, dalle urne emerge un altro dato, invero poco rassicurante: il boom degli "Svedesi democratici", quelli appunto del copricapo da guerriero e dal nome che maschera l'accentuata vocazione xenofoba e anti euro del loro programma. Il guaio maggiore è che non sono soli a ispirarsi al modello costruito da Marine Le Pen. Anche nei Länder tedeschi dell'est l'onda nera cresce in modo impressionante. Ai veri democratici il compito di sventare il ritorno al passato che non passa. TORPORE. Nel frastuono mediatico ci si abitua a tutto, prevalgono l'indifferenza, l'assuefazione, e forse non ci si rende conto di quanto sia profondo il baratro verso il quale stiamo correndo. A risvegliarci dal torpore hanno provveduto due grandi scrittori israeliani, David Grossman e Amos Oz con una secchiata d'acqua, gelata come la doccia che va tanto di moda. La loro è una riflessione ad ampio raggio che diventa universale quando mette in guardia dai movimenti pericolosi che "stanno sorgendo tutti insieme". Mentre dormivamo "i fascisti sono cresciuti tra noi". E' ora di svegliarsi prima che qualcuno uccida la civiltà. PANZANA. In Italia stanno spaccando il capello in quattro per il saluto romano, che rimane un reato in quanto fonte probabile di rigurgiti antidemocratici, ma che a giudicare dalle reazioni di taluni ambienti animati da nostalgici propositi andrebbe invece riverito come il simbolo dell'impero da cui prende il nome. Con l'aria che tira, il fenomeno non è da sottovalutare, tanto più che alcune recenti iniziative editoriali di un certo successo mirano a demolire il " mito" della Resistenza e a spacciare per buona la panzana che tutti gli italiani fossero adoratori di Mussolini. Per dimostrare quanto l'affermazione sia falsa, basterebbe rileggere la storia gloriosa del Cooperativo e dell'ADL. MILLE. I paradossi della politica italiana sono leggendari. L'ultimo è fresco di conio. Dopo quello delle europee, Matteo Renzi supera anche l'esame dei sondaggi. Tutto bene, dunque? Non proprio. Difatti convince il premier, non il suo governo, rimandato a ottobre. Secondo gli esperti il dato conferma che "l'opinione pubblica nei suoi giudizi non sempre procede per linee rette". Per rimettere le pedine al posto giusto il presidente del consiglio confida nel suo programma dei mille giorni, che non son pochi. Al Creatore – obietterebbe quella simpatica linguaccia di Don Camillo – ne bastarono sette per fare il mondo. Ma questa, ci si creda o no, è un'altra storia. PACE. Non l'avessero mai fatto. Ci si interroga per sapere cosa vi sia di strano se a Roma numerosi volti noti dello spettacolo e della cultura pensano che 14 miliardi di euro per i caccia militari F35 siano soldi buttati al vento. Nulla, proprio nulla. Per molto meno in Svizzera con un referendum è stato annullato l'accordo negoziato con la Svezia per la fornitura di aerei da combattimento. Ma la mobilitazione è andata di traverso a chi considera scrittori e artisti come pericolosi agitatori e nemici della patria. Eppure basterebbe poco, un piccolo sforzo, per capire che di questi tempi calamitosi: "Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che... Pace!" |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Cassazione: vietare il saluto Romano è ancora necessario I rischi di "rigurgiti antidemocratici ancora presenti nel nostro paese e in Europa rendono necessario mantenere in vigore la legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista e gesti come il 'saluto romano'. Lo sottolinea la Cassazione che, con sentenza 37577 (presidente Arturo Cortese, relatore Raffaello Magi), ha condannato due simpatizzanti di Casa Pound che a un raduno neofascista avevano salutato a braccio teso urlando 'presente'. Lo riferisce l’agenzia Ansa. La Suprema Corte afferma che “nulla autorizza a ritenere che il decorso di ormai molti anni dall'entrata in vigore della Costituzione renda scarsamente attuale il rischio di ricostituzione di organismi politico-ideologici aventi comune patrimonio ideale con il disciolto partito fascista o altre formazioni politiche analoghe". "L'esigenza di tutela delle istituzioni democratiche non risulta, infatti, erosa dal decorso del tempo e frequenti risultano gli episodi ove sono riconoscibili rigurgiti di intolleranza ai valori dialettici della democrazia e al rispetto dei diritti delle minoranze etniche o religiose”, scrive la Prima sezione penale della Cassazione. Con questa risposta, la Cassazione respinge la tesi degli imputati - Andrea B., con precedenti, e Mirko G. - che sostenevano l'assenza di “lesività” dei comportamenti da loro tenuti e la necessità di depenalizzare i retaggi del reato di opinione per via del “mutato clima politico" e delle norme internazionali sulla libera manifestazione delle opinioni. |
Economia Attività illecite? Meglio contabilizzarle che combatterle. Il Trattato di Maastricht è divenuto il dogma intoccabile. Invece di riformare Mastricht si pensa di produrre dei dati “falsi” per aggirarne gli effetti più negativi. di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista Nel 2014 gli Stati membri dell’Unione Europea apporteranno cambiamenti importanti nei metodi di contabilità nazionale per la definizione del Prodotto interno lordo (Pil) e del Reddito nazionale lordo. Non si tratta di un’opzione ma dell’attuazione di una direttiva dell’Onu. Gli Usa l’hanno adottata nel 2013. Adesso tocca all’Europa. Di conseguenza i parametri di Maastricht saranno profondamente modificati, anzitutto i rapporti decifit/Pil e debito/Pil utilizzati, come è noto, per definire la situazione della finanza pubblica dei singoli Paesi. I mercati ovviamente ne tengono conto per decidere i loro comportamenti finanziari. Ad esempio, lo spread naturalmente riflette anche il livello di tali rapporti. Le organizzazioni internazionali e sovranazionali di controllo oggi li valutano per imporre politiche restrittive o commisurare sanzioni nei confronti di chi li viola. In Europa il Reddito nazionale lordo è utilizzato per determinare il contributo di ciascun Paese al bilancio dell’Unione. E’ da decenni che si parla della necessità di migliorare il sistema di contabilità nazionale in quanto i metodi utilizzati sono notoriamente insoddisfacenti. Il parametro del Pil infatti fu “inventato” nel lontano 1934 e è stato un utile riferimento anche se ritenuto altamente impreciso finanche dai suoi promotori. Il problema della riforma oggi è l’introduzione di proposte intelligenti e necessarie e di altre purtroppo davvero improponibili anche sul piano etico. Ad esempio, le spese in Ricerca e Sviluppo, fino ad oggi considerate come costi intermedi, verranno conteggiate come spese di investimento perché contribuiscono, come capitale intangibile, alla crescita della capacità produttiva. Ciò comporterà un impatto positivo sulla domanda aggregata e quindi sul Pil. Però anche le spese per gli armamenti saranno contabilizzate come spese di investimento! E qui incomincia la “perversione” del nuovo metodo contabile. Con il Pil si misura non solo la forza economica di un Paese ma anche la sua serietà e la sua affidabilità. Ne consegue che le dittature militari, che preparano una guerra di aggressione, diventano, con i numeri delle loro economie, degli esempi virtuosi da imitare! La nuova riforma perciò supera tutti i limiti della decenza laddove introduce nel nuovo calcolo del Prodotto interno lordo anche le attività illegali. Di fatto la nuova direttiva indica esplicitamente che “le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: il traffico di sostanze stupefacenti, la prostituzione ed il contrabbando”. Sarà addirittura l’Eurostat a stabilire le linee guida della metodologia di stima. Tutto ciò è giustificato “in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico”. E’ proprio l’avverbio, “indipendentemente”, che contiene il virus più distruttivo per la società ed il benessere dei suoi cittadini. Allora anche la rapina diventa un’attività economica, “indipendentemente” dal fatto che distrugge l’ordine sociale e uccide. Anche una guerra di aggressione diventa un evento economico di grande profitto, “indipendentemente” dal fatto che comporta distruzioni, genocidi e fame. E’ una vera e propria aberrazione. Anche se vi fosse l’esigenza di conoscere l’ammontare delle singole e di tutte le transazioni finanziarie, non sarebbe comunque giustificato il vulnus allo status giuridico. Ma che le attività illegali entrino di diritto a far parte del Pil che poi determina alcuni parametri che influiscono sulla vita dei Paesi e di intere popolazioni è inaccettabile. E’ in atto una enorme campagna mediatica per dimostrare la bontà delle nuove regole. Si sottolinea in particolare che tutti i governi europei ne beneficeranno in quanto i parametri di Maastricht verrebbero ridefiniti a loro favore. Se il Pil aumenta allora si guadagnano dei margini sul famoso 3% relativo al rapporto deficit/Pil. Anche il rapporto Pil/debito pubblico migliorerebbe. Pazzesco! Il Trattato di Maastricht diventa così il verbo intoccabile. Invece di cambiarlo si pensa di produrre dei dati “falsi” per aggirarne gli effetti più negativi. Eppure è noto che anche il magico 3% non ha alcuna base scientifica. Fu definito arbitrariamente da un giovane impiegato del governo francese nel 1981 su richiesta del presidente Francois Mitterand che, sembra, necessitasse di mettere freno alle astronomiche promesse di spesa pubblica fatte durante la campagna elettorale. Se le spese di R&S fossero giustamente conteggiate il Pil aumenterebbe del 5% in Svezia, del 3% in Germania e Francia e di poco più dell’1% in Italia. Ma che fare con le attività illegali notoriamente difficili da quantificare? Se si prendessero i dati della Banca d’Italia sull’economia illegale, allora il nostro Pil dovrebbe aumentare dell’11%. E secondo l’Istat, nel 2010 l’intera economia sommersa “valeva” circa il 17% del Pil. Noi crediamo che tale riforma contabile sia figlia dell’ultima, forse la più pericolosa, ideologia sopravvissuta del ventesimo secolo, quella del liberismo economico “selvaggio”. Si sente forte l’influenza di Milton Friedman, il caposcuola della fallimentare economia monetarista, che nel 1994, parlando di economia e dell’Italia, diceva: “Il vostro mercato nero è un modello di efficienza. Il vostro governo è modello di inefficienza. In certe situazioni l’evasore è un patriota… L’Italia si regge solo grazie al mercato nero e all’evasione fiscale che sono in grado di sottrarre ricchezze alla macchina parassitaria ed improduttiva dello Stato per indirizzarle verso attività produttive.” Riteniamo che la crisi economica che investe i Paesi dell’Ue non si risolva così: il rimedio ci sembra peggiore del male. Ogni ripresa economica non può prescindere dalla legalità a tutti i livelli e ha bisogno di ben altro rispetto al “trucco contabile” proposto. |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Hollande a caccia di soldi pensa di vendere la lotteria La Francia è a corto di moneta se ha deciso di valutare l’eventualità di vendere una parte fruttuosa dei suoi monopoli: Francaise des Jeux (FDJ), monopolio pubblico di lotterie e scommesse. di Maria Teresa Olivieri Molte fonti, e in particolare Le Monde, infatti, riferiscono che l’Agenzia per le partecipazioni statali (APE) ha avviato, questa estate, una consultazione con le banche d’affari per valutare la privatizzazione o la vendita di una quota del monopolio dei giochi. Attualmente le azioni di FDJ sono così suddivise: lo Stato controlla il 72% del capitale del gioco francese, poi una parte è nelle mani di dipendenti (5%), un’altra nei broker che distribuiscono i giochi in Francia (3%), e una larga fetta nei trasmettitori di biglietti della lotteria (20%). La Lotteria Nazionale è stata acquistata dallo Stato nel 1976. Nel 1989, lo Stato ha anche incrementato la sua partecipazione, passando dal 51% al 72% del capitale. La Francia non naviga in buone acque negli ultimi tempi e sta studiando così l’ipotesi di una cessione, anche se va ricordato che mentre la privatizzazione, nel senso della cessione di una quota di controllo, potrebbe essere una questione delicata, la vendita di una partecipazione di minoranza potrebbe essere invece un’opzione concreta per fare cassa. Il governo ha così avviato queste consultazioni per far fronte alla sua politica di gestione degli investimenti pubblici, annunciati nel mese di gennaio. In realtà si pensava alla privatizzazione già cinque anni fa, durante la presidenza di Nicolas Sarkozy, quando il governo aveva programmato di eseguire questa operazione insieme all’introduzione della concorrenza nel mercato dei giochi online. lo Stato intende vendere alcuni asset non solo per ridurre il debito ma anche per far fronte ad altri investimenti, in particolare quello delle abitazioni. L’operazione di vendita riguarda infatti non solo la lotteria: da inizio anno è stato venduto l’1% delle azioni di Airbus e il 3% di GDF Suez. Al contrario ha deciso in ogni caso di diventare un’azionista di rilevanza nella PSA (Peugeot-Citroen). Attualmente non è stata ancora presa nessuna decisione. Il numero uno di FDJ Christophe Blanchard-Dignac non conferma le indiscrezioni sulle intenzioni del governo ma sottolinea che i bankers hanno valutato il 20% della società intorno ai 300-400 milioni di euro. La privatizzazione, almeno in parte, della lotteria francese è sotto esame. Vai al sito dell’avantionline |
Da l’Unità online http://www.unita.it/
Serata per l'Unità a Recanati «Subito il nuovo giornale» Dibattito alla Festa dell'Unità: "Il Pd si muova, non c'è tempo da perdere". Niente nostalgia ma una richiesta: "Abbiamo bisogno di un quotidiano che dia voce al popolo della sinistra". di Pietro Spataro "Se Matteo Renzi invece che uscire nel cortile di Palazzo Chigi con il gelato in mano fosse uscito con l'Unità avrebbe fatto molto meglio”. Domenico si definisce un “compagno controcorrente”, è uno che non le manda a dire e pare che movimenti sempre le assemblee del Pd di Recanati con i suoi interventi. La sua "provocazione" la fa anche qui, alla festa dell'Unità che si svolge nel bellissimo chiostro di Sant'Agostino, sotto la torre del Passero solitario, nel corso di una serata dedicata al futuro del giornale fondato da Antonio Gramsci. Due ore di confronto vivace, che più che al glorioso passato del quotidiano dedica molto spazio a una nuova Unità, a che cosa deve essere, cosa deve dire, a chi deve rivolgersi e come ridiventare un grande giornale di popolo. Nella città di Giacomo Leopardi, dove ogni angolo riserva un frammento di poesia, un ritratto, e persino i ristoranti hanno adattato il menu ai versi del grande poeta, l'Unità è considerata un patrimonio politico-culturale da difendere e soprattutto da rilanciare. Un punto di vista fondamentale e irrinunciabile. Come quella finestra di casa Leopardi attraverso la quale Giacomo vide il suo mondo - la campagna e il lavoro, gli amori e i naufragi della vita – e quel mondo diventò grande poesia. >>> Continua sul sito dell’Unità |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Il mondo cambia Brasile e Medio Oriente di Danilo Di Matteo Il cambiamento, come è noto, conosce ormai un’accelerazione senza precedenti. Un esempio: Marina Silva, cofondatrice del Partito socialista brasiliano ed evangelica pentecostale, è la vera rivelazione della campagna per le presidenziali in corso nel suo immenso paese. Sì, nella “cattolicissima” America latina ormai da decenni quelle che la stampa italiana chiama spregiativamente “sette protestanti” rappresentano un fenomeno di rilievo, con importanti risvolti nella società e nella vita pubblica. La candidata condensa così tanti aspetti: l’impegno per l’ambiente e per gli abitanti della “foresta”, i principi di libertà e di pari opportunità, la fede religiosa. Tutto ciò sfida i nostri schemi abituali, ma non è estraneo agli strumenti e alle categorie concettuali di cui disponiamo. Più caotico è il quadro geopolitico del Medio Oriente. “Libanizzazione”, del resto, è sinonimo di caos, di guerra di tutti contro tutti. A lungo il regime teocratico sciita dell’Iran ci è parso come una minaccia per la pace nella regione e nel mondo intero. Più di recente l’attenzione si è spostata sull’integralismo sunnita, fino alla formazione dell’Isis. Tuttavia del groviglio di interessi economici, spinte religiose, faide di potere in atto comprendiamo ben poco. Roba per specialisti? Forse. Intanto, però, sangue viene versato. E qui sento l’eco di ciò che il noto divulgatore Piero Angela diceva già decenni fa, quando vi erano ancora forti “coordinate ideologiche”: siamo pronti mentalmente a rispondere alle sollecitazioni e ai ritmi del nostro tempo? http://www.mondoperaio.net/ |
FONDAZIONE NENNI http://fondazionenenni.wordpress.com/ Ricordando Eugenio Colorni Al filosofo, europeista, dirigente del “Centro Interno” socialista, direttore dell'Avanti!, caduto a Roma il 30 maggio 1944 – a pochi giorni dalla Liberazione della capitale – verrà dedicata una giornata di studi promossa dalla Fondazione Nenni e dalla Fondazione Buozzi. Mercoledi 24 settembre 2014 ricorderemo la figura di Eugenio Colorni. Durante il Confino a Ventotene fu tra i promotori, insieme a Spinelli e Rossi del Manifesto di Ventotene. A Roma, durante la Resistenza, si impegnò con grande fervore alle diffusione delle idee federaliste e morì con il sogno degli "Stati Uniti d'Europa". L'evento organizzato dalla Fondazione Nenni, dalla Fondazione Buozzi e dalla UIL, con il Patrocinio del Comune di Roma e dell'ANPI di Roma e Provincia, prevede numerosi interventi che ricorderanno, a settant'anni dalla scomparsa, un grande personaggio, un intellettuale, "un visionario". Alle ore 11 - Presentazione del libro "Il partigiano Colorni e il grande sogno Europeo" di Antonio Tedesco, Prefazione di Giorgio Benvenuto, Editori Riuniti, 208 pag. Il saggio, che fa parte della collana "Biblioteca della Fondazione Nenni", sarà presentato presso la sede nazionale della UIL in via Lucullo a Roma. INTERVENGONO:
Giorgio Benvenuto, Fondazione Bruno Buozzi Pier Paolo Bombardieri, UIL Lazio Pier Virgilio Dastoli, Consiglio italiano del Movimento europeo Antonio Parisella, Museo Storico della Liberazione Giuseppe Tamburrano, Fondazione Nenni Antonio Passaro, Capo Ufficio stampa UIL Antonio Tedesco, autore del libro
La copertina del libro di Antonio Tedesco su Colorni >>> vai al sito degli Editori Riuniti Alle ore 16 - Targa in memoria di Eugenio Colorni in via Livorno, luogo in cui fu ferito mortalmente il 28 maggio 1944 (morì due giorni dopo in Ospedale), alla presenza dell'Assessore del Comune di Roma Giovanna Marinelli, del Senatore Tocci, del Presidente dell'ANPI di Roma e Provincia Ernesto Nassi. |
Segnalazione 10° MASTER DI PRIMO LIVELLO IN CRITICA GIORNALISTICA (Teatro – Cinema – Televisione – Musica) A.A. 2014/2015 (60 Crediti Formativi) Sotto l'Alto Patrocinio del: Consiglio Internazionale dell'UNESCO per il Cinema, la Televisione e la Comunicazione Audiovisiva e in partnership con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani 9 BORSE DI STUDIO DISPONIBILI CHIUSURA ISCRIZIONI 19 OTTOBRE 2014 STAGE GARANTITO A TUTTI GLI ALLIEVI L’ Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico” ha pubblicato il Bando Ufficiale per l’ammissione alla 10° edizione del Master di primo livello in Critica Giornalistica di Teatro, Cinema, Televisione e Musica, istituito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e realizzato sotto l’Alto Patrocinio del Consiglio Internazionale dell’UNESCO per il cinema, la televisione e la comunicazione audiovisiva. Il Master costituisce, grazie alla peculiarità degli insegnamenti previsti e all'alta professionalità dei docenti impiegati, un percorso di Alta Specializzazione per coloro che vogliono entrare concretamente nel mondo del giornalismo e della gestione ed organizzazione degli uffici stampa dello spettacolo. Il progetto formativo, della durata di 1.500 ore, affianca infatti alla didattica frontale due importanti opportunità per applicare le nozioni apprese in aula: 1) un project work della durata di 5 mesi con la testata giornalistica Recensito.net (www.recensito.net), che consentirà ai corsisti di sperimentarsi nell'attività giornalistica e nel ruolo di critico teatrale, cinematografico, televisivo e musicale seguendo, in anteprima stampa, eventi e manifestazioni nei maggiori teatri e sale cinematografiche italiane. Sarà inoltre possibile assistere alle conferenze stampa di Rai e Mediaset, nonché presenziare ad eventi di richiamo internazionale (come la Biennale di Venezia, il Festival del Cinema di Roma, l’Umbria Jazz Festival, il Napoli Teatro Festival, il Festival del Giornalismo di Perugia, il Festival dei Due Mondi di Spoleto etc.) 2) uno stage per un periodo massimo di 6 mesi, garantito a tutti gli allievi al termine del project work e della didattica in aula. L’Accademia ha siglato importanti accordi di partnership per lo svolgimento di stage presso: RAI – Radio Televisione Italiana, Fondazione Musica per Roma (Auditorium Parco della Musica), Agis-Anec Lazio, Casa del Cinema di Roma, Zètema – Progetto Cultura, Film Commission Torino-Piemonte, Fondazione Sistema Toscana (Toscana Film Commission), APT (Associazione Produttori Televisivi), Wider Film, Blue Film Production, IntelFilm, il Piccolo Teatro di Milano, il Teatro dell’Opera di Roma, il Teatro Sistina, il Teatro Eliseo, il Teatro Mercadante e il Teatro San Carlo di Napoli, il Teatro della Pergola di Firenze, il Teatro Stabile di Catania, Teatri di Vita (Bologna), Cantieri Teatrali Koreja (Lecce), la Fondazione RomaEuropa (Teatro Palladium), la produzione teatrale Società per attori, il Centro Nazionale di Drammaturgia Italiana Contemporanea e la Cineteca di Bologna; le testate giornalistiche: Agenzia Stampa ADNkronos, Agenzia Giornalistica Area, Agenzia Giornalistica Prima Pagina News, My Movies, Huffington Post, Ciak, Europa e Musica Jazz e Radio Città Futura; inoltre gli uffici stampa Daniele Mignardi PromoPress Agency, DNA Concerti, Tiziana Rocca Comunicazione, Storyfinders, Bix Promotion (per l’elenco completo vedi la pagina dedicata ai Partner sul sito del Master: http://www.criticagiornalistica.it/partner.html ). La partecipazione al Master e il superamento dell'esame finale determinano il rilascio del Diploma Accademico di Master di I Livello in Critica Giornalistica ed il riconoscimento di 60 crediti formativi. Le 9 borse di studio previste (di cui due a copertura totale della quota di iscrizione) saranno assegnate a rimborso, al termine del Master, con criterio meritocratico e di reddito in base all’indicatore ISEE. Durata delle lezioni: dal 26/11/2014 al 10/07/2015 (pausa estiva da metà luglio a fine agosto) – discussione tesi: settembre 2015, stage a partire da ottobre 2015 Orario delle lezioni: giovedì: pomeriggio, venerdì: mattina e pomeriggio, sabato: mattina e pomeriggio. Le candidature dovranno essere inviate entro e non oltre il 19 ottobre 2014 secondo le modalità previste dal Bando Pubblico disponibile sul sito ufficiale del Master: www.criticagiornalistica.it e che si allega alla presente in formato pdf. Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" Segreteria Master Via Guido D’Arezzo, 23 – 00187 ROMA Tel. 06 83083460 - Mobile: 340 2995425 e-mail: info at criticagiornalistica.it www.criticagiornalistica.it La Segreteria Didattica può essere contattata chiamando il centralino dell’Accademia al numero 06 83083460 oppure al 346 4338907 (Resp.le Dott.ssa Lucilla Chiodi). |
Iniziativa a Lugano Per la pace nel terzo millennio 1914-2014 A 100 anni dalla prima guerra mondiale Lugano, Domenica 28 settembre 2014, ore 10.00 Sala conferenze dell’Hotel Dante, Piazza Cioccaro 5 Il socialismo ticinese e il socialismo lombardo assieme commemorano la risoluzione pacifista del 1914, testimonianza dell’opposizione al riarmo alle porte della Grande Guerra. In una realtà globale attuale sempre più insicura, è giunto il momento di stilare una nuova risoluzione per la pace, la sicurezza collettiva e la garanzia dei diritti umani. In Svizzera, in Europa e nel Mondo intero. Programma Dalle 10.00 Saluto di Cristina Zanini Barzaghi (Municipale di Lugano, PS), di Santo Consonni (segretario del PSI lombardo) e introduzione di Gianrico Corti (Presidente del Gran Consiglio, PS). Commemorazione della risoluzione del 1914 Dalle 10.20 Appunti storici da parte italiana di Giovanni Scirocco (Professore di Storia, Università di Bergamo) e annotazioni politiche da parte italiana di Felice Besostri (Presidente del Gruppo di Volpedo, membro della Direzione nazionale del PSI). Appunti storici da parte svizzera di Orazio Martinetti (Dottore in Storia, giornalista) e annotazioni politiche da parte svizzera di Saverio Lurati (membro del Gran Consiglio, Presidente del PS ticinese). Discussione di una nuova risoluzione per il 2014 Dalle 11.30 Presentazione della risoluzione da parte di Carlo Sommaruga (Presidente della commissione della politica esterna del Consiglio Nazionale, PS) |
Lettera dalla Versilia UN’EPOCA STRAORDINARIA Le vacanze estive offrono spesso dei momenti di ozio, quest'anno ancor di più visto il brutto tempo che le ha caratterizzate. Sbracati su una sedia a sdraio al mare in Versilia sorseggiando un aperitivo, abbiamo notato come, in spiaggia, nonostante l'affollamento, vi fosse un gran silenzio. Infatti la maggioranza dei bagnanti, bambini compresi, erano tutti intensamente occupati con un cellulare/smartphone o un tablet, con l'eccezione di coloro che invece se ne stavano beatamente tra le braccia di Morfeo. Questo silenzio che ci circondava – rispetto alla confusione che, sino a qualche anno or sono, regnava in spiaggia tra schiamazzi di bambini, musica sparata a mille decibel da radioline e mangiadischi, nonché le chiacchiere a voce alta dei più anziani – ci ha portato vicendevolmente a tutta una serie di ricordi e considerazioni su come sia cambiato il mondo e le sue usanze nei vari aspetti della nostra vita quotidiana nel corso della nostra generazione nata negli anni a cavallo dell'ultimo conflitto mondiale. Dai mezzi di trasporto che, un tempo, significava sognare una Bianchi, cioè una bella bicicletta nera arricchita da cromature luccicanti, sostituita poi nei desideri dei giovani dalla Vespa o dalla Lambretta o, anche, semplicemente da un motociclo (il Ciao era il top) ed infine dall'automobile, magari anche una piccola utilitaria come la Cinquecento Fiat. Mentre oggi abbiamo automobili dotate di ogni comodità e di sistemi di sicurezza inimmaginabili che parcheggiano pure da sole e ci portano tranquillamente a destinazione grazie al navigatore satellitare, roba da film di fantascienza per tutti noi che una volta sognavamo una Bianchi! Che dire poi dei mezzi di trasporto pubblici che, allora, per noi ragazzi significavano la corriera o, al massimo, il treno (la Littorina ed il Rapido che ci faceva pensare ai lunghi viaggi da sogno) mentre oggi abbiamo il Freccia Rossa anche se, ahimè, a livello locale si viaggia con del materiale rotabile da far rimpiangere le Littorine di una volta. E tutto questo senza pensare a quanto è accaduto nel trasporto aereo che, un tempo, ci faceva sognare ed invidiare i suoi viaggiatori quando da ragazzi con il naso all'insù guardavamo un aereo volare in cielo ed oggi l'aereo, grazie ai voli low cost, è diventato un mezzo di trasporto alla portata di tutti come le corriere della nostra gioventù. Dai mezzi di comunicazione che, un tempo, significava essenzialmente la cartolina postale o la lettera semplice o raccomandata ed eccezionalmente il telegramma, ai quali si aggiunse il telefono, quando si cominciò ad installare una cabina pubblica nel bar del paese. Poi, piano piano (molto piano), iniziarono a diffondersi le cabine telefoniche pubbliche a gettoni e, di pari passo, il telefono nelle abitazioni private (magari il famoso duplex!). Infine l’apparecchio telefonico divenne anche il fax e da quel momento iniziò il declino dei tradizionali mezzi di comunicazione, come la corrispondenza con il francobollo ed il telegramma, che avevano imperato sino a quel momento. Ma la diffusione di massa di questi nuovi mezzi di comunicazione ebbe vita breve poiché furono ben presto soppiantati dal telefono portatile (cellulare) con le sue incredibili evoluzioni e molteplici applicazioni di cui è stato dotato in pochi lustri: rubrica, agenda, messaggistica (sms), calcolatrice, orologio con sveglia, radiolina, macchina fotografica, invio di foto (mms), video camera, album fotografico, registratore, mini computer e quindi collegamento internet e posta elettronica, navigatore satellitare, un’infinità di giochi (compreso le parole crociate) per finire, per ora, al video telefono perché chissà cosa altro ci riserverà in futuro questa vera e propria diavoleria tascabile! Che dire, infine, delle comodità che fanno parte ormai della nostra vita quotidiana ma che sino a qualche decennio or sono erano impensabili: la corrente elettrica ormai diffusa ovunque anche in quelle case sperdute nelle campagne e nelle tante vallate italiane dove, ancora negli anni cinquanta del secolo scorso, l'illuminazione era quella delle candele e delle lampade a petrolio; gli svariati elettrodomestici che hanno riempito nel tempo le nostre case, dalla cucina a gas/elettrica, al frigorifero, alla lavatrice, allo scaldabagno, all'asciuga capelli, al tostapane, alla lavastoviglie, tanto per citare quelli più comuni. Abitazioni dotate di impianti centralizzati per il riscaldamento che hanno soppiantato i vecchi focolari e le cucine economiche a legna di una volta e le stesse stufe a gas o kerosene il cui calore si disperdeva già a pochi metri di distanza. Senza dimenticare l'evoluzione che hanno avuto i giradischi che una volta funzionavano a manovella con i dischi a 78 giri in vinile. Oppure cosa abbia significato per le abitudini della gente l'arrivo nei primi anni '50, sempre del secolo scorso, della televisione ovviamente in bianco e nero con un unico canale della RAI e peraltro non sempre ricevibile nell'intero territorio della Repubblica. Oggi si gestisce a distanza con un telecomando e, grazie ai satelliti ed al decoder, abbiamo a disposizione i canali di tutto il mondo e, seduti comodamente sul divano di casa, al di là della programmazione delle varie reti tv, possiamo scegliere di vedere il film o l'evento sportivo preferito (on demand, come si dice!). Pensiamo ancora all'evoluzione che ha avuto il luogo più intimo di una abitazione, quella che una volta si chiamava ritirata, poi, con una delle tante evoluzioni linguistiche a cui il tempo ci ha abituato, gabinetto, bagno o toilette: un luogo che tante abitazioni, un tempo, non avevano neppure in casa bensì in un bugigattolo all'aperto o su un pianerottolo, privo di acqua corrente e dotato per lo più di carta gialla, quella che un tempo utilizzavano i negozi di alimentari per incartare la merce. Oggi sono dei veri e propri luoghi di riposo e meditazione con tutti i comfort, compresa la carta igienica a tre veli se non addirittura dotati di quei wc di ultima generazione, per raffinati, con bidet e ventilatore incorporato! Alla fine di queste nostre elucubrazioni da spiaggia, e anche dell’aperitivo, siamo arrivati alla conclusione che questa nostra generazione è stata testimone e sta vivendo un'epoca veramente eccezionale che ha visto tanti e tali cambiamenti come nessun altra generazione in passato. Una evoluzione verso le comodità ed il benessere nella vita di tutti i giorni alla quale, peraltro, i nostri figli spesso neppure credono se proviamo a raccontar loro come si viveva quando noi avevamo la loro età. E forse é meglio così, sperino solo – visto quanto sta accadendo intorno a noi di questi tempi – che non vi sia un ritorno al passato! Dino Nardi, dalla Versilia |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Amministratore: Sandro Simonitto Web: Maurizio Montana L'Avvenire dei lavoratori è parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". Fondato nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte attiva al movimento pacifista durante la Prima guerra mondiale; durante il ventennio fascista ha ospitato in co-edizione l'Avanti! garantendo poi la stampa e la distribuzione dei materiali elaborati dal Centro estero socialista in opposizione alla dittatura e a sostegno della Resistenza. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha iniziato una nuova, lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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