L'AVVENIRE DEI LAVORATORI La più antica testata della sinistra italiana, www.avvenirelavoratori.eu Organo della F.S.I.S., organizzazione socialista italiana all'estero fondata nel 1894 Sede: Società Cooperativa Italiana - Casella 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Settimanale in posta elettronica – Zurigo, 4 settembre 2014 |
RIPRESA AUTUNNALE Con il numero odierno la Newsletter dell’ADL riprende le trasmissioni dopo la consueta pausa estiva. A tutte le lettrici e a tutti i lettori il nostro più caldo saluto di ben ritrovati! La red dell’ADL |
IPSE DIXIT C’era una volta - «Parecchie migliaia di questi poveri bambini abbandonati, dai 7 ai 13 o 14 anni, furono in tal maniera inviati al nord. Era usanza che il padrone (alias il ladro di bambini) desse da vestire e da mangiare ai suoi apprendisti e li alloggiasse in una abitazione posta accanto alla fabbrica. Alcuni guardiani avevano il compito di vigilare sul loro lavoro… [e] avevano interesse a spremere questi bambini fino all'inverosimile, dato che la loro paga era proporzionata alla quantità di prodotto che riuscivano ad estorcere dai fanciulli. Come conseguenza ne derivò la crudeltà. In molti distretti industriali, soprattutto nel Lancashire, questi poveri innocenti e derelitti, in balìa del padrone di fabbrica, andavano incontro ai tormenti più atroci. (…) venivano flagellati, messi in catene e torturati coi metodi di crudeltà più squisitamente raffinati; si davano parecchi casi in cui per mancanza di cibo si riducevano a pelle e ossa. E intanto la frusta li legava al lavoro. Qualche volta arrivavano persino a suicidarsi! Le belle e romantiche vallate del Derbyshire, del Nottinghamshire e del Lancashire… divennero orribili deserti di tortura – e spesso di assassinio. I guadagni dei fabbricanti erano immensi. Malgrado ciò la loro insaziabilità da lupi mannari diveniva sempre più forte. E allora inaugurarono la prassi del lavoro notturno… il gruppo diurno si metteva nei letti appena abbandonati dal gruppo notturno, e viceversa. Nel Lancashire è divenuta tradizione popolare che “i letti non si raffreddano mai”.» – Karl Marx La madre di ogni deflazione - « Nelle crisi scoppia una epidemia sociale che in ogni altra epoca sarebbe apparsa un controsenso: l'epidemia della sovrapproduzione.» – Karl Marx L’Onnipotente? - « Il denaro, in quanto possiede la proprietà di comprar tutto, di appropriarsi di tutti gli oggetti, è dunque l'oggetto in senso eminente. L'universalità della sua proprietà costituisce l'onnipotenza del suo essere, esso è considerato, quindi, come ente onnipotente...» – Karl Marx Avere o essere? - « Marx affermava che il lusso è un vizio esattamente come la povertà e che dovremmo proporci come meta quella di "essere" molto, non già di "avere" molto. (Mi riferisco qui al vero Marx, all'umanista radicale, non alla sua volgare contraffazione costituita dal “comunismo” sovietico.)» – Erich Fromm |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI contribuisce da oltre 115 anni a tenere vivo l'uso della nostra lingua presso le comunità italiane nel mondo tra quelle persone che si sentono partecipi degli ideali socialisti-democratici di Giustizia e Libertà. Conformemente alla Legge 675/1996 tutti i recapiti dell'ADL Newsletter sono utilizzati in copia nascosta. Ai sensi del Codice sulla privacy (D.L. 30.6.03, 196, Art. 13) rendiamo noto che gli indirizzi della nostra mailing list provengono da richieste d'iscrizione o da fonti di pubblico dominio o da risposte ad E-mail da noi ricevute. Il nostro servizio d'informazione politica, economica e culturale è svolto senza scopo di lucro e non necessita di "consenso preventivo" rivestendo un evidente carattere pubblico e un legittimo interesse associativo (D.L. 30.6.03, 196, Art. 24). |
EDITORIALE C’era una volta la Prima Internazionale Le cose rubate restano rubate? La vita distrutta resta morta? Una riflessione nel centocinquantesimo dalla nascita della Prima Internazionale, fondata a Londra il 28 settembre 1864. di Andrea Ermano Un bel po’ di tempo fa, un fine letterato statunitense, Horace Traubel, pubblicò questi versi: A che punto stiamo, cara terra, stamane? Andai a letto iersera e un problema mi assaliva e bruciava. Mi hai destato, o mattino, per qualche rivelazione? C’è qualche cambiamento nell’aspetto della terra e nell’aspetto degli uomini? Andò avanti la Vita mentre la mia vita riposava? È successo qualcosa del mio sogno, di amarezza e di gioia, di capovolgere il peso dei doveri quotidiani? Sono resuscitati per partecipare alla festa i profeti che morirono anzitempo e i coraggiosi uomini e donne e bambini che furono vittime della morte per fame? Le cose rubate restano rubate? La vita distrutta resta morta? Falliscono i ritardatari, i falliti, ancora? Il dormiente che ha dormito il sonno dell’uomo d’affari, si risveglierà uomo d’affari? La Legge, che ieri mi afferrò alla gola, si sveglierà ancora come Legge? Il cantante si sveglierà solo per cantare, il pittore solo per dipingere, l’oratore per discorrere? Oppure il nient’altro-che-commerciante si sveglierà uomo? Oppure la Legge dello Stato diventerà la Legge dell’Uomo? Oppure torneranno gli oggetti rubati al loro posto? Oppure tacerà il cantante, deporrà il pennello il pittore e l’oratore rinuncerà alla parola, poiché qualche cosa più grande del cantare, del dipingere e del declamare si è rivelata alle masse? (…) Perché adesso io vedo che, quando una volta pensavo alla Giustizia e credevo di sognare, in realtà proprio allora ero sveglio. Perché adesso, nella rivelazione di questa mattina, ancora in dormiveglia, io sento le mie più lontane radici nel passato e nell’avvenire, in tutte le epoche e presso tutti i popoli.
Horace Traubel (1858-1919) Questi versi ci aiutano a comprendere il sentimento germinale che accompagnava la nascita e lo sviluppo del socialismo moderno: Io sento le mie più lontane radici nel passato e nell’avvenire, in tutte le epoche e presso tutti i popoli. Sì, il fine letterato Horace Traubel era anche un fervente socialista, nato a Camden (New Jersey, USA) nel 1858, dieci anni dopo la pubblicazione del Manifesto e sei anni prima di quel 28 settembre 1864, giorno in cui a Londra sarebbe stata fondata la Prima internazionale, la “Associazione Internazionale dei Lavoratori” (International Workingmen's Association). La Prima Internazionale! Ne facevano parte tutte le correnti del socialismo ottocentesco, dai mazziniani ai comunisti, oltre che gran parte della famiglia anarchica capeggiata da Michail Bakunin. Un’incredibile pluralità di voci che lo snobismo liberale ebbe gioco facile a liquidare come un’accozzaglia di intellettuali senza peso alcuno sulle vicende del loro tempo. Eppure da quell’accozzaglia – e soprattutto per opera di Karl Marx – trasse ispirazione il nascente movimento operaio. Perché “adesso io vedo che quando una volta pensavo alla Giustizia e credevo di sognare, in realtà proprio allora ero sveglio”. C’è chi – dopo la caduta dell’impero sovietico – ha dichiarato fallito il progetto di una società di liberi ed eguali capace di unificare l’umanità contro lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, nel segno della dignità di ciascuno. Ma il fallimento dell’Urss era – per i socialisti democratici – prevedibile e previsto. E dunque? A che punto stiamo, cara terra, stamane? I profeti non sono resuscitati, e il nostro mondo somiglia sempre più a un “aereo senza pilota”. Qualche anno fa lo diceva Zygmunt Bauman, oggi lo ammettono tutti, financo Henry Kissinger. E in effetti nessuno riesce più a spiegarci chi di grazia stia governando il mondo oggi. I popoli più evoluti? Le élites tecnocratiche? Il caso? La bisca? I famelici appetiti delle mafie? La politica stessa appare un’ideale di autodeterminazione in stato d’eclissi totale o quasi. E l’Occidente manifesta la sua crisi forse più preoccupante, mentre sullo sfondo già si intravvedono imponenti le emergenze ambientali, idriche, alimentari, demografiche e migratorie… ampiamente preannunciate. “Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!” – la parola d’ordine che infuocò le masse dell’età germinale suona oggi distantissima da ciò che gli esperti di comunicazione definirebbero appeal. Eppure mai, in tutta la storia umana, mai tanti lavoratori e tante lavoratrici hanno calpestato la terra sotto il sole. E allora le cose rubate restano rubate? La vita distrutta resta morta? Ecco, in questa prima riflessione intorno al centocinquantesimo dell’Internazionale socialista vorrei fermarmi qui, su un domandare che resta tale. Domanda di Giustizia. Perché il “problema”, che ieri sera mi assaliva e bruciava, oggi continua a essere lì.
“Lavoratori di tutto il mondo, unitevi!” - Karl Marx, qui ritratto ad Algeri verso la fine di aprile del 1892 |
SPIGOLATURE Ci eravamo lasciati per le ferie con la speranza in cor… di Renzo Balmelli FANTASMI. Ci eravamo lasciati per le ferie con la "speranza in cor", ma l'illusione è stata di breve durata. Alla ripresa, dopo una stagione deprimente sotto ogni punto di vista sia per il clima, per il morale che per la pace, ci troviamo a guardarci attorno in preda allo sconforto. L'aria è malsana, resa irrespirabile dagli orrendi rituali riesumati dalla notte de tempi: le decapitazioni, le persecuzioni, l'esodo che svuota intere nazioni. Insomma, la sconfitta della ragione. Ci scandalizziamo nel riscoprire quanto fosse stupidamente crudele la " macelleria umana" che fu il conflitto '14-'18, ma un secolo dopo altri attori, non meno feroci di chi li ha preceduti, ridisegnano il medesimo scenario di rovine e devastazioni. Rispetto al passato non siamo messi meglio e con un sentimento di paura, mentre i vecchi fantasmi tornano ad agitare i nostri sonni, ci chiediamo se la terza follia mondiale chiamata guerra sia dietro l'angolo, riproponendo analogie inquietanti con le tragedie di ieri. Soprattutto se al colmo del cinismo barbaro e avido qualcuno potrebbe anche pensare di avere trovato nel tintinnare di sciabole la cura per l'economia in stallo. EUROPA. Il cambio della guardia alla guida della diplomazia dell'UE avrà un senso soltanto se la nuova generazione rappresentata da Federica Mongherini riuscirà nell'impresa non semplice di recuperare gli ideali dei fondatori per ridiventare protagonista del proprio destino. All'uopo, prima di ogni altro passo, servirà una rigenerazione della leadership comunitaria nei processi di distensione, tanto più che l'esigenza di una svolta stava diventando ineluttabile davanti all'immobilità in cui sembrava eclissarsi l'Europa al palesarsi dei conflitti .In filigrana si stagliava l 'idea di un rovinoso declino , di una diffusa sensazione di impotenza che avrebbe fatto unicamente il gioco degli euroscettici. Già abbiamo potuto misurare la discrepanza tra come Bruxelles si presenta e le emozioni provate dall'opinione pubblica che invece ha bisogno di essere rassicurata e di ritrovare la fiducia. Bisogna lavorare senza soste in questa direzione, anche perché la cognizione del potere reale sembra appartenere sempre più a entità astratte, oscure, che agiscono nella penombra di un mondo in frantumi. E non va bene. DINAMICHE. Oltre allo scrivere, attività nella quale eccelleva al punto di essere considerato il padre del romanzo e del giornalismo moderno, Daniel Defoe , notoriamente con le mani bucate, ebbe a cavallo tra il sei e il settecento anche la licenza di muoversi dietro le quinte in veste di uno 007 ante-litteram al servizio di Sua Maestà incaricato , dietro una lauta ricompensa, di una missione non priva di rischi: persuadere la Scozia a unirsi all'Inghilterra con tutti i mezzi leciti e illeciti. Anche in questo campo l'opera pionieristica e convincente dell'autore del Robinson , più a suo agio con l'oratoria che con gli affari , conobbe lo stesso il successo di cui ancora oggi godono i suoi libri. A trecento anni da quelle imprese, la storia dei rapporti tra Edimburgo e Londra potrebbe però subire una inversione cruciale rispetto alle dinamiche che l'illustre scrittore contribuì a mettere in moto, se al referendum del 18 settembre dovessero imporsi i fautori dell'indipendenza e dell'addio all'Union Jack. Sull'esito delle pratiche per il divorzio regna ancora l'incertezza, ma in attesa del verdetto al povero Defoe non resta che rigirarsi nella tomba. STRAPPO. Dal giorno in cui divenne Confederazione, la Svizzera ha esibito con orgoglio il suo plurilinguismo unico al mondo. Negli ultimi tempi però questo invidiabile modello di coesistenza culturale fra stirpi diverse sembra entrato in crisi. Il primo a fare le spese del declinante "parlar svizzero" è stato l'italiano, ormai relegato al ruolo di semplice comprimario dell'insegnamento obbligatorio. Sorte analoga sembra subire anche il francese, fin qui seconda lingua della scuola e dell'amministrazione, che ora trova però sempre meno fruitori al di fuori della sua area di competenza. Quanto alla maggioranza dei cantoni germanofoni a farla da padrone è l'inglese inframmezzato col dialetto locale, di gran lunga preferito al buon tedesco quale strumento di comunicazione immediata. Nella patria di Tell il fenomeno del multilinguismo, che nasce da situazioni geografiche, storiche economiche e sociali molto complesse, è il cardine attorno al quale ha fatto perno con successo il concetto di "Willenstaat", o stato per volontà su cui si regge il Paese. Non c'è quindi da sorprendersi se nel governo e nel parlamento di Berna si faccia sentire la preoccupazione per quello che potrebbe essere uno strappo nel tessuto della coesione confederale. |
Da MondOperaio http://www.mondoperaio.net/ Un macello iniziato cent’anni fa 1914: quando il nazionalismo vinse sull'internazionalismo Intervista a Giovanni Scirocco - Professore aggregato di Storia Contemporanea presso l'Università degli Studi di Bergamo. Il Partito socialista spaccato tra la maggioranza neutralista e l'interventismo di Mussolini. Vai al video su Youtube L’intervista al prof. Scirocco è parte de "L'autista moravo", un progetto crossmediale, promosso da Radio Popolare con la collaborazione di Lapsus, che vuole raccontare la storia della guerra che ha cambiato il '900: per il sangue versato e le distruzioni causate, per le eredità politiche, i lasciti linguistici e molto altro.
Berlino, 1° agosto 1914: manifestazione d’entusiasmo studentesco per la guerra <> Dopo la Grande Guerra niente sarà più come prima. http://blog.radiopopolare.it/autistamoravo/ Associazione Lapsus |
LAVORO E DIRITTI a cura di www.rassegna.it Mafia, don Ciotti: “Non diamo troppo peso a parole Riina” "Non diamo troppo peso e importanza alle parole di Riina. Ci sono cose più gravi. Il vero problema non sono le parole di Riina, che vanno interpretate, perché lui sicuramente dà dei segnali, il vero problema siamo noi italiani. La mafia c'è da 100 anni e allora serve una riforma delle nostre coscienze". Così don Luigi Ciotti, dopo le minacce dell'ex capo di Cosa Nostra, Totò Riina, a margine della commemorazione a Collegno (Torino) di Carlo Alberto Dalla Chiesa, a 30 anni dalla sua scomparsa.
Luigi Ciotti |
Economia Nulla di nuovo sotto il cielo delle banche centrali Nei passati sei anni la Fed e la Bce avrebbero dovuto operare in due direzioni per aiutare l’economia ad uscire dalla palude: introdurre regole stringenti contro la speculazione e riportare il sistema bancario alla sua mission creditizia primaria. di Mario Lettieri, già Sottosegretario all'economia (governo Prodi) e Paolo Raimondi, Economista La riunione annuale dei banchieri centrali tenutasi a fine agosto a Jackson Hole, nello stato americano del Wyoming, sorprendentemente ha dibattuto intensamente i problemi della disoccupazione, dei salari e dell’occupazione. Non è stato così negli incontri degli anni scorsi quando a Jackson Hole solitamente venivano annunciate le politiche monetarie più accomodanti per la finanza, come quelle dei Quantitative Easing e della liquidità facile. Sono diventati sindacalisti o hanno inaspettatamente compreso che il lavoro e l’economia reale devono essere prioritari rispetto agli interessi della finanza? Non lo crediamo. Questa improvvisa preoccupazione per il mondo del lavoro è legittima ma un po’ sospetta. I livelli di disoccupazione sia in Usa che nella zona euro infatti finora sono serviti proprio per giustificare la continuazione di quelle politiche monetarie. Il presidente della Federal Reserve, Janet Yellen, ha esordito sostenendo che, dall’inizio della politica del QE3 di settembre 2012 fino ad oggi, il tasso di disoccupazione è sceso dall’8,1% al 6,2%. Per raggiungere tale risultato la Fed ha “drogato” il sistema immettendo, come noto, liquidità per circa 2.000 miliardi di dollari. Ha comprato bond di stato e una marea di titoli speculativi abs di dubbia qualità, che adesso sono sui libri contabili della Fed. Janet Yellen ha dovuto ammettere però che si sta “sovrastimando il miglioramento ottenuto”. Infatti dall’inizio della crisi i lavori a tempo parziale (part time job) sono saliti al 5% dell’intera occupazione. Sul mercato del lavoro si è avuta anche una “polarizzazione” tra i posti di lavoro di alta e quelli di bassa qualificazione, a discapito di quelli di media qualificazione (il cosiddetto ceto medio) che sono sempre stati la parte più consistente e reale del mondo del lavoro. Secondo noi, molto più significativo del tasso di disoccupazione, che misura la perdita dei posti di lavoro, è quello della partecipazione della forza lavoro, che indica il rapporto tra coloro che per età dovrebbero essere nel mercato del lavoro e chi lo è effettivamente. Questo tasso è purtroppo diminuito per una serie di ragioni dovute agli effetti negativi della crisi, quali lo scoraggiamento, la disabilità, il prolungamento del periodo scolastico ed il prepensionamento. Si tratta di disoccupati “nascosti” che però non entrano nel calcolo del tasso di disoccupazione. Per cercare di coprire la responsabilità della crisi finanziaria globale nel crollo dell’apparato industriale e nell’aumento della disoccupazione, la Fed sostiene che i problemi del mercato del lavoro erano già iniziati nel 2000 e poi successivamente aggravati da un certa rigidità che non ha permesso di tagliare sufficientemente i salari. Tutto ciò ha indotto la governatrice a concludere che la politica monetaria accomodante dovrà continuare anche se la disoccupazione è scesa sotto la soglia del 6,5%, al cui raggiungimento la Fed avrebbe dovuto ritornare a comportamenti “normali”. Evidentemente adesso è l’inflazione sotto il 2% a mantenere alta la tensione e la necessità di essere “accomodanti”. E’ la stessa analisi elaborata in “salsa europea” da Mario Draghi a Jackson Hole. Certamente i problemi in Europa, anche quelli del mercato del lavoro, sono dovuti soprattutto alla mancanza di una politica comune. Secondo la Bce nella zona euro, oltre agli iniziali effetti negativi della crisi con il crollo verticale della produzione e del commercio, il problema principe, a differenza degli Usa, sarebbe la gestione dell’alto debito pubblico. Noi riteniamo tale analisi non sorretta da dati credibili. Infatti, se si sommasse il debito pubblico americano a quello dei due colossi del credito ipotecario, Fannie Mae e Freddie Mac, che furbescamente sono mantenuti fuori dai conti pubblici, si arriverebbe facilmente ad un debito pubblico complessivo di circa 150% rispetto al Pil americano. Se si aggiungesse anche quello privato il debito totale degli Usa sovrasterebbe di molto l’equivalente europeo. In Europa la mancanza di politiche produttive convincenti ha portato all’esplosione della disoccupazione soprattutto nella fascia di giovani tra 15 e 24 anni, che è passata dal 15% del 2007 al 24% del 2013. In Italia ha raggiunto il 43,7%! La causa, indicata sia dalla Fed che dalla Bce, sarebbe stata la mancanza di un Quantitative Easing europeo. Ciò ha indotto Draghi ad annunciare che “a settembre lanceremo la nostra prima Operazione di Rifinanziamento di Lungo Termine che ha già riscosso un interesse significativo da parte delle banche. La preparazione degli acquisti sui mercati di asset-backed-security (abs) procede speditamente e crediamo che possa contribuire a facilitare la creazione di credito. Tali acquisti dovrebbero contribuire in modo significativo a diversificare i nostri canali di creazione di liquidità”. Non si possono comunque sottovalutare le preoccupazioni per l’opacità del sottostante dei titoli abs che, si ricordi, sono in gran parte speculativi. In definitiva a noi sembra che a Jackson Hole si siano consapevolmente volute rimuovere ancora una volta le responsabilità delle banche centrali nella crisi. Nei passati sei anni la Fed e la Bce avrebbero dovuto operare in due direzioni per aiutare l’economia ad uscire dalla palude: introdurre regole stringenti contro la speculazione e riportare il sistema bancario alla sua mission creditizia primaria. Ad oggi si può dire che su entrambi i fronti le banche centrali hanno fallito. |
Da Avanti! online www.avantionline.it/ Sentenza storica, sì adozione a coppia lesbica di Sara Pasquot Sentenza che farà storia quella del tribunale per i Minorenni di Roma che ha riconosciuto l’adozione di una bimba che vive in una coppia lesbica, figlia biologica di una sola delle due conviventi. Si tratta del primo caso in Italia di stepchild adoption adozione da parte di uno dei due componenti di una coppia del figlio, naturale o adottivo, del partner. Può dunque riferirsi sia a coppie eterosessuali che omosessuali, anche se viene comunemente riferita a coppie dello stesso sesso. Oltre che nel Regno Unito, la stepchild adoption (adozione del figliastro) è consentita anche in altri Paesi europei dove è possibile per le coppie omosessuali adottare bambini, come ad esempio Spagna, Svezia, Norvegia, Danimarca, Belgio, Francia ma anche in nazioni, come Germania, Finlandia e Groenlandia, che pur non consentendo l’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso riconoscono a chi è in convivenza registrata con una persona di sesso uguale l’adozione dei figli naturali e adottivi del partner. “Le due mamme – ha spiegato Maria Antonia Pili, presidente di Aiaf Friuli l’avvocato Pili – hanno dapprima intrapreso e portato a termine un percorso di procreazione eterologa all’estero e, dopo la nascita della bambina, hanno stabilmente proseguito nel progetto di maternità condividendo con ottimi risultati compiti educativi e assistenziali, nonché offrendo alla minore una solida base affettiva”. Il ricorso è stato accolto sulla base dell’articolo 44 della legge sull’adozione del 4 maggio 1983, n. 184, come modificata dalla legge 149 del 2001, il quale contempla l’adozione in casi particolari. “Ovvero nel superiore e preminente interesse del minore a mantenere anche formalmente con l’adulto, in questo caso genitore ‘sociale’ – ha dichiarato l’avvocato Pili – quel rapporto affettivo e di convivenza già positivamente consolidatosi nel tempo, a maggior ragione se nell’ambito di un nucleo familiare e indipendentemente dall’orientamento sessuale dei genitori. La norma in questione infatti – ha aggiunto la legale – non contiene alcuna discriminazione fra coppie conviventi siano esse eterosessuali o omosessuali”. Secondo Pili, dunque, il Tribunale per i Minorenni di Roma “ha correttamente interpretato la norma di apertura” già contenuta nella Legge sull’adozione. “Non si è trattato dunque – ha precisato la legale – come ben argomenta sul punto la sentenza, di concedere un diritto ex novo, ovvero di creare una situazione prima inesistente, ma di garantire nell’interesse di una minore la copertura giuridica a una situazione di fatto già consolidata, riconoscendo cosi’ diritti e tutela ai quei cambiamenti sociali e di costume che il legislatore ancora fatica a considerare, nonostante – ha concluso – le sempre più diffuse e pressanti rivendicazioni dei moltissimi soggetti interessati”. “La sentenza apripista dimostra come la società civile sia più veloce del Parlamento che è ancora in ritardo sui diritti civili - scrive su twitter la deputata socialista Pia Locatelli – come gruppo socialista alla Camera abbiamo presentato una proposta di legge in materia affinché si riconoscano diritti, e si stabiliscano doveri, a tutte le coppie di fatto senza alcuna distinzione tra omo e etero.” Vai al sito dell’avantionline |
Cultura Ignazio Silone e Luce d'Eramo Due vite per una impresa comune: capire e farsi capire di Yukari Saito *) E' difficile rendere in parole l'emozione di trovarmi qui al Ristorante il Cooperativo, dopo averlo immaginato e fantasticato per più di 20 anni sin da quando lo lessi in Una famiglia italiana di Franca Magnani (Feltrinelli,1991). Una famiglia italiana è stato uno dei libri che mi hanno cambiato la vita: preso in mano - un po' per caso - dagli scaffali di novità in una libreria torinese esso mi introdusse nell'Italia e tra gli italiani che allora ignoravo. Erano gli anni della tangentopoli. Le vicende mi avevano profondamente delusa e amareggiata a tal punto da farmi sentire pronta a cambiare il paese dove vivere; ma, i personaggi di Una famiglia italiana mi fecero accorgere che stavo per buttare via il bambino con l'acqua sporca. Divorai decine di libri di storia e degli scritti delle persone che circondavano la famiglia Schiavetti-Magnani. L'incontro con quest'opera diede, dunque, inizio non solo al mio lavoro di traduttrice bensì al percorso di studio e di riflessioni. E vari angoli di Zurigo e della Svizzera sono diventati man mano luoghi “familiari” nella mia mente perché grazie alla Magnani scoprii Ignazio Silone. Silone rappresenta, in un certo senso, il “bambino” nell'acqua sporca che rischiò di essere buttato via. Incuriosita soprattutto dall'epigrafe a Una famiglia italiana, cioè “i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza erano la mia sola forza, perché in essi era la riserva morale e direi anche religiosa con la quale affrontare le avversità della vita”, cominciai la lettura delle sue opere in ordine cronologico finendo per tuffarmi nel suo mondo. Per me fu un'esperienza davvero unica. Nelle sue opere trovai una verbalizzazione concreta dei vari sentimenti con cui vivevo da anni, come dire, un ritrovamento inaspettato della mia propria radice spirituale più profonda e recondita. Forse detto così per bocca di una giapponese potrebbe suonarvi bizzarro vista la mia provenienza da una area culturale assai distante a parte il mio background personale molto differente rispetto a quello dell'autore di Fontamara. Ma, nessuno scrittore prima di Silone aveva potuto farmi capire le ragioni delle mie inquietudini o dei disagio esistenziale che risalgono all'infanzia. E la lettura delle sue opere mi diede - e continua a darmi ancora oggi - un enorme aiuto a ricuperare la fiducia nell'umanità e anche a trovare un delicato equilibrio nella dicotomia tra l'arte e la politica che mi tormentava da sempre.
Luce d’Eramo Ed è grazie a lui che conobbi un'altra persona eccezionale: Luce d'Eramo e questa volta l'incontro avvenne con la persona in carne e ossa. Non so quanti di voi abbiano letto i romanzi di Luce d'Eramo, quindi, mi perdonerete se riporto una lunga citazione per delineare la sua figura. Si tratta di un testo non molto diffuso scritto da Iaia Caputo all'inizio di una intervista alla scrittrice (edita nel volume Conversazioni di fine secolo, La Tartaruga Edizioni, 1995). Luce d'Eramo è nella cultura italiana quello che Simone Weil è stata per alcuni decenni in quella francese: una figura sospesa tra l'ombra e la luce. Quasi un rimosso, nonostante la grandezza. Due eretiche, Simone e Luce. Ribelli, che ancora prima di conoscere l'irriconoscenza dei propri contemporanei, hanno in comune la storia personale: quella di un pensiero irriducibilmente legato all'esperienza. Operaia in un'officina meccanica la Weil, volontaria in un campo di lavoro nazista la d'Eramo. Combattente nella guerra civile spagnola e poi nella Resistenza italiana Simone, internata in un campo di concentramento in Germania Luce. Entrambe si sono portate sul corpo le ferite di quell'ansia febbricitante e indomita di voler capire. A partire da sé, senza sconti né scorciatoie. E a entrambe la cultura del tempo non ha perdonato la libertà assoluta del pensiero e delle scelte, la non appartenenza ai sacrari dell'epoca. A Simone Weil, i comunisti non perdonarono mai la sua critica al marxismo, e gli ebrei la sua simpatia per il Cristianesimo. A Luce d'Eramo, “figlia del fascismo”, il suo ambiente non perdonò la terribile disubbidienza di aver voluto vedere con i propri occhi l'orrore del lager, e i comunisti, al suo ritorno, di esserci andata da volontaria. Non a caso Luce viene scoperta come scrittrice da Ignazio Silone, l'altro grande eretico, scandalosamente rimosso anche lui, dalla cultura italiana del dopoguerra. E l'amicizia tra la d'Eramo e Silone è qualcosa di più di un legame di stima e di affetto: è uno straordinario sodalizio intellettuale tra “diversi”, un'intesa profonda dalla quale nascono epistolari, studi (L'opera di Ignazio Silone: saggio critico e guida bibliografica), e certamente anche Deviazione, il romanzo di Luce apparso molti anni dopo, fu almeno in parte “nutrito” dal coraggio intellettuale di Silone. E oggi io sono qui per parlarvi proprio di Luce d'Eramo e del suo “straordinario sodalizio” con Silone attraverso questa nuova pubblicazione: Ignazio Silone di Luce d'Eramo che raccoglie i principali saggi della d'Eramo sullo scrittore oltre alla famosa Opera, pubblicata dalla Mondadori nel 1971. Il volume è arricchito da: una lunga intervista a Daniella Ambrosino, saggista che ha conosciuto da vicino entrambi gli scrittori perché aveva fatto da assistente alla d'Eramo mentre preparava L'opera; un testo inedito di presentazione del volume mondadoriana preparata dall'autrice stessa alcuni mesi dopo la pubblicazione che replica alle diverse critiche ricevute e dà una spiegazione esaustiva al proprio metodo di ricerca; e infine un importante carteggio tra i due composto da 65 lettere di Silone alla d'Eramo e, purtroppo, solo 5 minute delle lettere di lei allo scrittore, le uniche rintracciate. Il volume è accompagnato anche da due indici, uno dei nomi e l'altro analitico, che comprende una lunga lista dei periodici, italiani e non, che hanno trattato le opere siloniane. Come è stato giustamente descritto da Iaia Caputo, Luce d'Eramo e Ignazio Silone sono due “diversi”, “eretici” nel mondo letterario italiano e per questo rimasero misconosciuti dai contemporanei (e restano tali ancora oggi). Non metto in dubbio che questa loro condizione abbia stimolato la stima reciproca e l'amicizia tra i due sviluppandole nello “straordinario sodalizio intellettuale”.
Foto identificative di Bertolt Brecht e Ignazio Silone, profughi in Svizzera (Berna, Archivio federale) Eppure, credo sia altrettanto importante ribadire una notevole diversità che esiste tra i due personaggi. Silone fu, come sapete bene, figlio di un contadino proprietario di un piccolo terreno e visse l'infanzia in un ambiente familiare sereno e capace di dargli una solida base morale finché non lo lasciò orfano. D'Eramo, nata in Francia cresciuta a Parigi fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale, apparteneva, invece, a una famiglia italiana benestante e istruita con una mentalità tipica di alta borghesia e di cittadina (nel senso opposto dei “cafoni” siloniani), senza parlare della devozione al fascismo sin dai primi tempi dei genitori. L'infanzia della Luce non sembrerebbe così serena come quella del piccolo Secondino. I disagi nell'ambito familiare per Luce si manifestarono sin da piccolissima e la sua maturazione umana e intellettuale si compie attraverso il distacco morale drammatico e doloroso dalla famiglia d'origine. Sia Silone sia d'Eramo ebbero una coscienza politico-sociale molto precoce; entrambi furono spinti forse da un desiderio più o meno simile, cioè quello di condividere le sorti dei prossimi meno fortunati di loro; tuttavia, scelsero due strade praticamente opposte anche a causa della differenza di generazioni a cui appartenevano: l'uno diventò socialista poi comunista mentre l'altra fu attratta dalla divisa fascista che ai suoi occhi sembrava aiutasse a “eliminare le differenze di classe”. E anche da adulti e persino negli anni in cui si frequentavano si notano ancora non poche differenze di carattere e di attitudine. Daniella Ambrosino nell'intervista raccolta nel nuovo volume parla, infatti, della differenza di temperamento e riconosce loro “sia degli aspetti in comune sia dei lati profondamente diversi, per cui invece erano complementari”. E nel carteggio assistiamo al dialogo durato quasi 14 anni dove si emerge un processo del loro avvicinamento. Nelle lettere spiccano la pazienza e la lealtà di Silone nel farle capire la propria opera e la perseveranza della d'Eramo nell'esaminarla e comprenderla. In altre parole, credo che la loro affinità sia almeno per una parte cosa “conquistata”, frutto di un confronto straordinariamente serio. La serietà, appunto. Questa caratteristica del loro rapporto sia interpersonale sia nei confronti dell'opera letteraria è una cosa che mi ha colpito in un modo particolare. Essa mi ricordava subito un passo del libro della Magnani: Quella domanda "ma tu conosci Silone?" mi veniva posta sempre più frequentemente. ... "Un buon segno," commentavano i miei che mal sopportavano il cliché risultante dall'idea che molti avevano allora degli italiani: simpatici ma poco seri, allegri ma superficiali svegli e intuitivi ma furbastri e in generale poco inclini all'introspezione, buoni parlatori ma retorici. Non che fossero tutte balle, diceva il babbo, anzi - proprio l'azione esercitata dal fascismo contribuiva a tirar fuori questi difetti nazionali, li esaltava, li diffondeva. (pp. 96-7 edizione Universale economica) A parer mio, sono state proprio questa serietà e la non-superficialità che i due scrittori hanno dimostrato nel capire e far capire a fungere da fermenti per la loro amicizia: fu questa affinità che rese possibile una simbiosi letteraria. D'altronde si sa che per entrambi “capire” e “farsi capire” hanno sempre costituito una ragion di vivere e di scrivere. Silone ripeteva spesso “se ho scritto dei libri, è per cercare di capire e far capire” mentre faceva dichiarare da Tommaso il Cinico de La scuola dei dittatori che “non ho mai lottato per il potere, ma per capire”, una posizione ribadita diverse volte anche negli scritti autobiografici. Luce d'Eramo dal canto suo racconta in Io sono un'aliena, (Edizioni Lavoro, 1999): "Ho pensato che scrivevo per far partecipi gli altri di ciò che capivo (che m'avevano insegnato le mie esperienze), di ciò che credevo di vedere e gli altri non vedevano o non mi mostravano o mi nascondevano: rappresentare l'invisibile, questo era il mio desiderio. ... Poi mi sono detta che scrivevo perché con le parole ero libera. E poi ancora perché per scrivere ci vuole una solitudine di fondo e io l'ho sempre avuta. La solitudine che per me non è una privazione, un sentirsi respinti: no, è uno sprofondamento in cui si riesce ad assorbire meglio la realtà, come un immergersi di nascosto, per osservare non visti, per conoscere e dunque, paradossalmente, per stare insieme. Lo scrivere storie è un solitario stare assieme agli altri (liberatisi in personaggi) senza dare loro impiccio. ... ad un certo punto sono arrivata a dire che scrivevo per comunicare, poi per capire e ancora perché non capivo e volevo dipanare la grande confusione che avevo in testa”. Chiudo con quest'altra lunga citazione sperando che possa suscitare in voi la voglia di leggere non solo questo Ignazio Silone (Castelvecchi, 2014) bensì le opere di Luce d'Eramo, Deviazione (che risale al 1979 ma è ora ristampata da Feltrinelli) in particolare, ma magari anche Partiranno (Mondadori, 1986) e Ultima luna (Mondadori, 1993) nonché Tutti i racconti editi postumi dall'Elliot (2013). *) Yukari Saito, traduttrice e lettrice di giapponese presso il Centro Linguistico dell'Università di Pisa, è impegnata sulle tematiche sociali, ambientali, della pace e dei diritti umani, tematiche su cui nel 2006 ha fondato a Pisa il Centro di documentazione “Semi sotto la neve”, con denominazione ispirata a un celebre romanzo siloniano. Di Silone ha tradotto Vino e pane (Hakusuisha, Tokyo, 2000) e La scuola dei dittatori (Iwanami shoten, Tokyo, 2002), dopo aver fatto conoscere al pubblico nipponico Una famiglia italiana di Franca Magnani (Asahi Shimbun, Tokyo, 1992). Recentemente ha curato Ignazio Silone (Castelvecchi, Roma, 2014, pp. 762), opera in cui sono raccolti e compendiati in unico volume i principali saggi di Luce d'Eramo sullo scrittore marsicano nonché il carteggio d’Eramo-Silone. Il testo qui sopra riportato appartiene alla relazione tenuta dalla studiosa al convegno "Tre libri nuovi" che ha avuto luogo al Cooperativo di Zurigo il 29 giugno scorso. Ringraziamo l'autrice per la gentile concessione. |
Dalla Fondazione Rosselli di Firenze http://www.rosselli.org/ Riccardo Lombardi a Firenze La figura di Riccardo Lombardi viene ricordata a Firenze dalla Fondazione Circolo Fratelli Rosselli nella ricorrenza del trentesimo anniversario della sua scomparsa. Firenze, giovedì 18 settembre 2014, alle 17.30 presso lo Spazio QCR di via degli Alfani 101r, presentazione del libro Riccardo Lombardi nel socialismo italiano (1947-1963) di Tommaso Nencioni edizioni ESI 2014 Intervengono: Valdo Spini, presidente della Fondazione Circolo Fratelli Rosselli; Samuele Bertinelli, sindaco di Pistoia; Bruno Becchi, studioso dell’età contemporanea; Francesco Ghidetti, giornalista del Quotidiano Nazionale. Sarà presente l’autore. Interverrà Claudio Lombardi. |
Seminario Democrazia sotto attacco e Costituzione negata. PISA - Domenica 14 settembre 2014, ore 16.30 - 19.30 presso il Circolo Arci “Alhambra” - via Fermi 27 il Comitato Per la democrazia costituzionale di Pisa, in collaborazione con la Rete per la Costituzione, organizza un seminario di formazione su: Democrazia sotto attacco e Costituzione negata. Contro-riforme del governo Renzi e nuove leggi elettorali regionali. Cosa possono fare i cittadini elettori? Il seminario sarà condotto dall’Avvocato Felice Carlo Besostri (Foro di Milano) L’Avvocata Francesca la Forgia (Foro di Trani) interverrà sul tema: Rappresentanza di genere e precettività dell’art. 51 della Costituzione in tutti i luoghi decisionali Il seminario è gratuito e aperto a tutti Per adesioni contattare Beatrice Bardelli E-mail: beatricebardelli at tiscali.it; cell. 335 – 5614083
Felice C. Besostri L'avv. Besostri è uno dei tre legali che si è battuto per ottenere la sentenza della Consulta contro il 'Porcellum', ha di nuovo vinto al Tar Lombardia nel 2013 contro la legge elettorale regionale (Lombardellum) e sta ottenendo sentenze favorevoli in diversi tribunali d'Italia sul cosiddetto Europorcellum, la legge elettorale italiana per le europee che presenta una soglia di sbarramento del 4% introdotto dal Parlamento italiano soltanto nel 2009 con l'appoggio di TUTTI i cinque partiti dotati di un proprio gruppo parlamentare. L'avvocato Felice C. Besostri darà ai presenti, in quanto CITTADINI ELETTORI, gli strumenti necessari per: 1) Riconoscere gli elementi di incostituzionalità delle leggi elettorali, nazionali (Italicum) e regionali (vedi la nuova proposta di legge regionale toscana - targata PD ma accolta con entusiasmo dalla maggioranza del Consiglio regionale - già soprannominata dallo stesso Besostri Toskanellum); 2) Conoscere tempi e modalità per fare ricorsi legali contro tali leggi, non solo toscana (probabilmente il 14 settembre sarà già stato approvato il Toskanellum) ma anche - a quanto mi ha detto Besostri - ligure e campana... Per ora.
Nostro obiettivo è creare un nutrito gruppo di cittadini toscani che faccia ricorso contro il Toskanellum.
Questi i temi che affronterà l'avv. Besostri: 1) Il problema del controllo di costituzionalità delle leggi elettorali per il Parlamento a causa dell'art. 66 Cost. che riserva alle Camere il giudizio "dei titoli di ammissione dei suoi componenti e delle cause sopraggiunte di ineleggibilità e di incompatibilità"; 2) Le sentenze n. 1/2014 della Corte Costituzionale e n. 8878/2014 della Prima Sezione della Cassazione che hanno dichiarato incostituzionale il Porcellum: i nuovi strumenti; 3) Le leggi elettorali regionali alla luce dell'Ordinanza n. 2261/2013 del TAR LOMBARDIA Sez.Terza soggetta al Controllo di Costituzionalità su premio di maggioranza attribuito su voti del presidente, essendo ammesso il voto disgiunto; 4) Le elezioni di Secondo grado per Città metropolitane e ex Province : un vulnus alla Costituzione; 5) Impugnazione delle leggi o impugnazione dei risultati elettorali? Al seminario interverrà l'avvocata. Francesca la Forgia (Foro di Trani) su un tema molto specifico e che riguarda i diritti (negati) delle donne di cui è una vera esperta: "Rappresentanza di genere e precettività dell’art. 51della Costituzione in tutti i luoghi decisionali". |
LETTERA I BUONI COOPI 100 = 120 Per festeggiare il centoventesimo anno di attività della Federazione Socialista Italiana in Svizzera – la nostra storica “casa madre” – il Ristotrante Cooperativo di Zurigo (Coopi) ha lanciato la campagna "BUONI 100=120", con sconto del 20% sul valore dell’acquisto dei buoni stessi. La somma raccolta tramite quest’offerta speciale, valida dal 1° agosto 2014 al 31 luglio 2015, andrà alla nostra casa editrice, L’Avvenire dei lavoratori. I "BUONI 100=120" mantengono valore illimitato nel tempo. A partire da una consumazione pari a CHF 240.- riceverete in dono una bottiglia di "Centopassi Rosso 2012" (Sicilia IGT, BIO), vino di straordinaria qualità, importato in Svizzera da “Borgovecchio” e prodotto da "Libera Terra" su proprietà confiscate alla criminalità organizzata. A partire da una consumazione pari a CHF 480.- riceverete inoltre la splendida versione bilingue (it/dt) di Nonna Adele, capolavoro di Ettore Cella-Dezza giunto alla sua terza edizione. Siete interessati all’offerta speciale? Chiedete un bollettino o le coordinate di versamento scrivendo a cooperativo at bluewin.ch. Il Coopi, Zurigo |
LETTERA www.cucinedelpopolo.org Buongiorno amici e compagni del Ristorante Cooperativo di Zurigo, vi scrivo da Reggio Emilia per invitarvi alla 6 edizione del convegno delle Cucine del Popolo che ogni due anni si tiene a Massenzatico, una località vicino a Reggio Emilia dove fu costruita la prima Casa del Popolo italiana. Per conoscere la nostra storia e per non farvi perdere tempo nella lettura vi invito a visitare il sito www.cucinedelpopolo.org Siamo un gruppo di compagne e compagni che dal 2004 lavora sui temi del cibo e della politica. Ci siamo trasformati in circolo ARCI e abbiamo dato vita ad un Centro Studi. Conosciamo la vostra storia e il valore della vostra esperienza. Quest'anno il convegno biennale sarà dedicato alla solidarietà. Credete che sia possibile che qualcuno di voi possa venire a raccontarci la vostra storia? Intanto grazie. Grazie per quello che siete stati, che siete e che sarete. A.R., Reggio Emilia Grazie del simpatico invito che provvediamo a girare ai compagni del Coopi, contattabili direttamente a: cooperativo at bluewin.ch. Teneteci informati! – La red dell’ADL |
L'AVVENIRE DEI LAVORATORI EDITRICE SOCIALISTA FONDATA NEL 1897 Casella postale 8965 - CH 8036 Zurigo Direttore: Andrea Ermano Amministratore: Sandro Simonitto Web: Maurizio Montana L'editrice de L'Avvenire dei lavoratori si regge sull'autofinanziamento. E' parte della Società Cooperativa Italiana Zurigo, storico istituto che dal 18 marzo 1905 opera in emigrazione senza fini di lucro e che nel triennio 1941-1944 fu sede del "Centro estero socialista". L'ADL è un'editrice di emigranti fondata nel 1897 dalla federazione estera del Partito Socialista Italiano e dall'Unione Sindacale Svizzera. Nato come organo di stampa per le nascenti organizzazioni operaie all'estero, L'ADL ha preso parte durante la Prima guerra mondiale al movimento pacifista di Zimmerwald; ha ospitato l'Avanti! clandestino (in co-edizione) durante il ventennio fascista; ha garantito durante la Seconda guerra mondiale la stampa e la distribuzione, spesso rischiosa, dei materiali elaborati dal Centro estero socialista di Zurigo. Nel secondo Dopoguerra L'ADL ha condotto una lunga battaglia per l'integrazione dei migranti, contro la xenofobia e per la dignità della persona umana, di chiunque, ovunque. Dal 1996, in controtendenza rispetto all'eclissi della sinistra italiana, siamo impegnati a dare il nostro contributo nella salvaguardia di un patrimonio ideale che appartiene a tutti. |
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