[Diritti] Cronache Valsusine. La marcia No Tav
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- From: "maria matteo" <fat at inrete.it>
- Date: Thu, 31 Jul 2014 00:49:07 +0200 (CEST)
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Cronache Valsusine. La marcia No Tav
A giugno la marcia
No Tav da Avigliana a Chiomonte era poco più di un’idea, un’idea
semplice ma nuova. Il movimento l'ha organizzata in meno di un mese: una
boccata di aria fresca dopo tanto tempo.
Dopo quattro estati passate
tra Chiomonte e Venaus, attraversare la valle da est a ovest con una
marcia che toccasse i luoghi della lotta, i presidi, i paesi, incontrando
la gente nei mercati e per le strade era un’ipotesi che ha raccolto
un’adesione immediata di tanti uomini
e donne del movimento.
Un'occasione per scambiarsi idee,
confrontarci sui prossimi orizzonti di lotta, spezzare l'incantesimo della
Clarea, il luogo scelto dallo Stato per di-mostrare tutta la propria
forza. Un posto lontano dal paese, imprigionato dentro un perimetro
militarizzato ben più ampio del cantiere, un luogo dove
il sondaggio vero è un
sondaggio politico sulla resistenza del movimento. Lì i No Tav hanno scritto pagine
importanti della loro storia di resistenza, lì hanno anche toccato il limite di
un agire concentrato solo tra le fortificazioni e i boschi di Clarea. La
scelta di allargare il perimetro della lotta, sin dall'occupazione
dell'autostrada del dicembre del 2011, ha dimostrato le
potenzialità
dell'azione diretta popolare. Lì siamo tornati anche quest'anno
dopo aver attraversato la valle. Lungo il cammino, tra un pranzo condiviso
e una serata di approfondimento sono state fatte azioni dirette facili ma
radicali nell'investire il dispositivo del cantiere, le ditte
collaborazioniste, l'occupazione militare nel suo complesso.
Giovedì 17
luglio. Serata inaugurale in piazza del Popolo ad Avigliana: tanti
banchetti, interventi e la musica di Alessio Lega e della Ice Eyes band
hanno dato il la al campeggio itinerante.
Venerdì 18
luglio. Primo giorno di marcia: si segue la ciclabile sino a Sant'Ambrogio
e poi di lì sino
all'ingresso della cava della famiglia Toro. Giovanni Toro è stato di recente arrestato per
'ndrangheta. Con lo smarino ci faceva il cemento che è
servito per la strada nel cantiere di Chiomonte. L'impresa di Toro,
nonostante fosse priva di certificato antimafia, ha lavorato in Clarea sin
dall'autunno del 2011.
Sul muro di cinta è stata tracciata una grande scritta
"Via gli avvelenatori dai territori". Il cancello di ingresso
è stato chiuso da una grossa catena.
In serata assemblea, video e cena offerta dal presidio di Vaie.
L'assemblea si è tenuta sulle fondamenta del nuovo
presidio, che presto prenderà il posto
di quello bruciato dai Si Tav lo scorso 11 novembre. Lo stesso giorno era
morto Pasquale, un No Tav la cui forza e generosità non verrà
dimenticata.
Sabato 19 luglio. La marcia arriva a
Sant'Antonino. Il sabato è giorno di mercato: banchetti,
volantini e interventi. Si prosegue per Villarfocchiardo, dove ai giardini
De André il
comitato del paese ha preparato il pranzo. Nel tardo pomeriggio si arriva
nel piazzale del vecchio autoporto di San Didero, dove vogliono spostare
l'autoporto di Susa per fare spazio al cantiere dell'alta
velocità. Dopo una
breve sosta al presidio, l'assemblea e un approfondimento sulla guerra in
Medio Oreinte, la pioggia ci obbliga a spostarci al Polivalente di San
Didero, che sarà il nostro rifugio per due sere
consecutive.
Cena trentina dei No Tav/Kein BBT per finanziare
l'acquisto di terreni nelle zone dove vogliono costruire la nuova linea ad
alta velocità sino
al Brennero.
La serata è
dedicata all'incontro con gli esponenti dei movimenti che lottano contro
la devastazione dei territori, la predazione delle risorse e il
militarismo.
Un'assemblea molto densa, in cui si incrociano i No Tav
di Trieste e del Carso che hanno vinto la loro battaglia, quelli del terzo
valico che resistono agli espropri e alla repressione, i No Muos, che
nonostante le antenne siano state montate, hanno lanciato una settimana di
campeggio e una manifestazione a Niscemi con il chiaro intento di mettere
i bastoni tra le ruote all'esercito statunitense, i No F35 che lottano
contro la fabbrica di morte sorta a Cameri, i No expo che cercheranno di
inceppare la macchina del mega affare. Non poteva mancare un intervento
dei No Tav piemontesi nella consapevolezza che il mutuo soccorso tra le
lotte, il reciproco appoggio, il blocco stradale come la serata
informativa, intrecciano fili solidali che gli apparati repressivi e la
pressione mediatica faticano a sciogliere.
Domenica 20 luglio.
Un folto gruppo di No Tav provenienti dal presidio di San Didero, hanno
allungato le loro bandiere sui binari. Quando la notizia è arrivata
ai responsabili della linea il TGV è stato fermato in alta valle. Come
sempre sono stati fatti passare i treni locali.
Il TGV ha accumulato
90 minuti di ritardo. Un piccolo gesto di solidarietà concreta con i tre ferrovieri
morti il 17 luglio nei pressi della stazione di Butera, lungo la linea
Gela Licata.
I tre, tutti operai anziani ed esperti sono stati
travolti da uno dei sei treni che percorrono questa linea lasciata a
seccare in attesa della chiusura.
Un incidente? No. Un omicidio di
Stato.
I responsabili sono tutti i governi che negli ultimi
vent’anni
hanno investito nell’alta
velocità, tagliando ogni investimento per
la manutenzione delle linee, per il personale, per la sicurezza di
tutti.
A mezzogiorno pranzo offerto dai No Tav del presidio di San
Didero, che in serata verranno sostituiti dai “ragazzi” di Borgone. Nel pomeriggio gita
culturale al Maometto e, come ogni giorno, assemblea. In serata i
più raffinati hanno gustato l'ironia
"sottile" di Filippo.
Lunedì 21 luglio. La marcia arriva a
Bussoleno. Nel pomeriggio, dopo l'assemblea quotidiana, musica in piazza,
cena offerta dai No Tav del comitato locale e assemblea popolare.
Grande partecipazione nel palaNoTav del paese. La forte
solidarietà per i sette No Tav in carcere con l'accusa di terrorismo si
è espressa nei calorosi applausi che
hanno accolto le lettere di Chiara e Francesco. L'assemblea è stata occasione per un ragionare
più ampio sulle prospettive di lotta
del movimento in vista dell'avvio dei cantieri in bassa valle.
Martedì 22 luglio. La marcia No Tav raggiunge Susa, passando per Foresto,
dove alcuni sindaci ribadiscono la contrarietà all’opera, mentre la maggior parte dei
marciatori ascolta Luca Giunti, che illustra il progetto nell’area. Nel pomeriggio la marcia
raggiunge il presidio di San Giuliano a Susa, dove viene allestito
l’accampamento. Prima della cena
offerta dal comitato di Susa Mompantero c’è l’inaugurazione della nuova facciata
del Presidio.
Un bel murale su parete mobile con la scritta
“Il Sole in
un Baleno”. Un
momento emozionante, specie per chi, tra i No Tav, era stato amico e
compagno dei due anarchici, morti suicidi mentre erano detenuti con
l’accusa di associazione sovversiva.
In serata spettacolo teatrale sul carcere e i canti anarchici
dell’Anonima Coristi in piazza del Sole nel centro di Susa. Sulla via
del ritorno i No Tav fanno un prolungato e rumoroso saluto alle truppe di
occupazione ospitate all’hotel Napoleon.
Mercoledì 23 luglio. Alle prime ore dell’alba i
No Tav raggiungono le sedi delle ditte Martina e Italcoge, ditte
collaborazioniste sin dalla prima ora nell'allestimento del
cantiere/fortino della Maddalena.
Un paio d’ore di blocco, una scritta
sull’asfalto, slogan e un paio di azioni
dirette hanno caratterizzato la giornata di lotta. Un No Tav si
è introdotto nel cortile della ditta
danneggiando un mezzo, altri anonimi hanno chiuso con una catena
l’ingresso.
Dall’alto della
piccola altura che sovrasta il centro storico della città è stato appeso uno striscione gigante “No Tav liberi”.
La marcia è poi proseguita alla volta di Venaus, dove c'è stato un veloce blocco
dell'autostrada ed ed è stato
issato un grande striscione in solidarietà con i tre No Tav arrestati l’11 luglio con l’accusa di
aver partecipato all’azione di sabotaggio al cantiere di
Clarea il 14 maggio 2013.
Nelle stesse ore, al tribunale di Torino,
si svolgeva l'udienza del Riesame, che il giorno successivo ha confermato
la detenzione cautelare in carcere per Francesco, Graziano e Lucio.
Giovedì 24
luglio. Giornata di pulizia dei sentieri in Clarea in vista della marcia
notturna.
Dopo la consueta assemblea i No Tav raggiungono Giaglione,
dove, intorno alle nove e mezza parte la marcia notturna.
Una parte
dei No Tav raggiunge il Clarea e fronteggia i poliziotti che bloccano il
ponte sino alle undici e mezza, poi si ritirano dopo il sottopasso
dell'autostrada, per evitare di restare intrappolati tra le truppe in
Clarea e quelle riversate dai blindati al cancello dell'autostrada. Qui
più
tardi verranno ripetutamente gasati dalla polizia. Il gas si spande anche
a Giaglione, dove un presidio No Tav attendeva il ritorno dalla marcia. Un
gruppone più grande prende la via dei sentieri
alti e riesce a guadare il Clarea nonostante la polizia avesse tolto il
ponte di assi. Tra la mezza e l'una e mezza i No Tav offrono uno
spettacolo pirotecnico degno di Napoli a Capodanno. Gli uomini e le donne
in divisa non gradiscono e sparano lacrimogeni a manetta.
Nel
frattempo un altro gruppo di No tav riesce a bloccare l'autostrada in
direzione Torino con pneumatici incendiati. I lavori al cantiere vengono
bloccati sino alla mattina successiva per ragioni di "ordine
pubblico".
Intorno alle due e mezza tutti ritornano a
Giaglione.
Venerdì 25 luglio. Giornata tranquilla,
assemblea umida e cena sotto la pioggia battente. Il sindaco apre il
salone "8 dicembre" consentendo i due momenti di approfondimento
previsti per la serata. Aprono Alfonso e Lorenzo sul nucleare, raccontano
dei trasporti di scorie nucleari di ritorno in Italia dopo il
riprocessamento a Sellafield e La Hague. In primo piano la costruzione del
deposito nazionale delle scorie, la dismissione delle centrali nucleari,
nuova frontiera nel business dell'atomo. Si parla dei blocchi dei treni e
della necessità di
rendere più efficace
l'informazione e, quindi, anche le azioni dirette sul territorio. Una
questione importante sulla quale bisognerà
tornare.
La seconda parte della serata è stata dedicata all'appello di
alcuni No Tav tedeschi per giornate di lotta in autunno per
l'inaugurazione della nuova sede della BCE a Francoforte.
Un lungo
confronto con la partecipazione di tante realtà di lotta europee, dai francesi che
si oppongono al nuovo aeroporto di Nostre Dame de Landes, ai catalani di
Sants sino a gruppi impegnati nella Patagonia argentina. Difficile la
sintesi, perché molti preferivano altri terreni di
lotta alla vetrina dei controvertici.
Sabato 26 luglio. Il sole
accompagna la marcia popolare dei No Tav da Giaglione a Chiomonte: una
lunga camminata su per i sentieri alti, per aggirare il blocco della
polizia prima del sottopasso sull'autostrada. C'è la gente delle grandi occasioni,
famiglie con bambini ed anziani: passare da lì è
vietato, ma nessuno si perde d'animo. Tutti anche quest'anno vogliono
dimostrare concretamente che la resistenza non si ferma: gli arresti e le
accuse di terrorismo non bloccano un popolo deciso a liberarsi
dall'occupazione militare.
Un gruppo di over 50, autonominatosi la
"Brigata Pannolone", decide di fronteggiare la polizia in basso.
I jersey vengono aggirati, la polizia si ritira sul ponte, dove il
gruppone decide di passare la notte. Turi riesce a guadare il fiume sotto
il ponte, ad arrampicarsi oltre il filo spinato e a strappare qualche filo
in un'azione di sabotaggio simbolico.
Quando le notizie dalla Clarea
arrivano a Chiomonte, i No Tav si dirigono al cancello della centrale per
una battitura di solidarietà. Dopo
una decina di minuti la Digos ordina di muovere il camion cisterna che
colpisce i manifestanti con potenti getti d'acqua. La doccia non dissuade
i No Tav: la polizia spara lacrimogeni.
Alla notizia che Turi
è stato liberato i No Tav tornano
nell'area Gravella e riparte la musica.
Molti raggiungono con cibo e
vino la Brigata Pannolone che lascerà la Clarea solo alle 10 del mattino
successivo.
Domenica 27 luglio. Il campeggio itinerante si conclude
con un'assemblea al presidio di Venaus. Il giudizio di chi interviene
è sostanzialmente positivo.
Come non essere d'accordo? Una strada nuova è stata
aperta, nella consapevolezza che il percorso sarà ancora accidentato ma, se sapremo
moltiplicare la nostra presenza in ogni dove, rendere nuovamente
ingovernabile questo territorio è
possibile. Dipende da noi, da ciascuno di noi, dalla nostra
capacità di metterci in gioco, di gettare
manciate di sabbia nel motore di chi devasta e militarizza i nostri
territori.
Continueremo a mettere i bastoni tra le ruote di chi ha
chiuso tra quattro mura nove di noi.
Senza dimenticare mai quelli che
non ci sono più, ma
hanno contribuito a lastricare la nostra strada di "cattive"
intenzioni.
www.anarresinfo.noblogs.org
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