...Via Palermo, dove ? A Roma, Milano, Bologna,
Canicattì, Casalecchio,....???
Franco
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Sent: Thursday, June 05, 2014 11:03
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Subject: [Diritti] Vivere senza padroni
tra autogestione e conflitto
Vivere senza padroni tra autogestione
e conflitto
Venerdì 6 giugno ore 21 Corso Palermo 46
Introduce la discussione Stefano Boni, docente di
Antropologia culturale e politica all'Università di Modena e Reggio,
autore di "Culture e poteri", e "Vivere senza padroni. Antropologia della
sovversione quotidiana". Questo libro è copyleft e può essere scaricato qui.
Vivere ai tempi della crisi è un gioco pericoloso che nessuno sceglie
volontariamente, tuttavia offre delle possibilità di sviluppo a pratiche di
autonomia dall’istituito, che le politiche di welfare parevano aver mandato
definitivamente in soffitta. Il welfare, strumento principe di ammortizzazione
del conflitto sociale, rende più tranquillo e sicuro il cammino, ma incatena
con lacci robusti chi ne beneficia
La crisi, la perdita irreversibile di un ampio sistema di
garanzie e tutele, la fine dello scambio socialdemocratico tra sicurezza e
conflitto, ci offre prospettive inesperite. E, qua e là, paiono aprirsi anche
altre possibilità. Possibilità per costruire nel conflitto, possibilità
per fare dell'esodo il punto di forza per l'estendersi di lotte che non
vogliono negoziare i propri obiettivi con l'istituito. La possibilità di
riprenderci le nostre vite, sperimentando i modi per garantir(ci) salute,
energia, cura degli anziani e dei bambini fuori e contro il recinto statuale.
La scommessa è tentare percorsi di autonomia che ci sottraggano al ricatto
delle regole dalla governance transnazionale, alla continua evocazione
dell’apocalisse che abbatte chi non segue i diktat della politica nell’epoca
del liberismo trionfante, della finanza anomica, della logica del fare per il
fare, perché chi fa mette in moto l’economia, fa girare i soldi, “crea”
ricchezza. Questa logica “crea” solo rovine: l’emblema sono i cumuli di
immondizia che ci avvelenano e uccidono, l’enorme fiera dell’usa e getta,
dello spreco programmato.
Qualche volta le lotte territoriali hanno
aperto lievi tracce di un percorso diverso, perché nei momenti apicali hanno
consentito la ri-creazione di uno spazio pubblico strappato alla delega
democratica. L’emergere di un immaginario che allude all’incompatibilità tra
capitalismo e salute, tra capitalismo e domani, offrendo spazi all’emergere di
un immaginario, che mette all’ordine del giorno, come necessità di
sopravvivenza, la rottura dell’ordine della merce, l’esaurirsi
dell'adesione alla logica perversa del consumo in
cambio di servizi sociali.
In questo arazzo la cui trama è
tracciata di vola in volta, altri fili si intrecciano nelle lotte contro gli
sfratti e per l'occupazione di spazi abbandonati. Lotte che spesso non si
limitano a (cercare di) sottrarre alcuni beni al controllo del mercato, ma
negano legittimità alla nozione stessa di proprietà privata, diventando
sovversivi.
La crisi è offre un'occasione di
conflitto che è sempre più difficile riassorbire all'interno delle relazioni
sociali esistenti. Non solo. Attraversare la crisi è una straordinaria
opportunità per costruire circuiti di autonomia autogestionaria. La
strategia di riscossione di Equitalia crea insolventi. I tagli ai servizi
sociali generano forme di gestione di salute e istruzione autogestiti.
L'aumento dell'intossicazione dei cibi da supermercato da vita a nuovi
circuiti di produzione e circolazione alimentare. Grandi opere e inquinamento
portano a un pensare critico, che sfocia in un agire che non ammette
mediazioni. L'inedia della politica istituzionale lascia spazio all'azione
diretta. Il delirio normativo produce illegalità. Piccole crepe del
sistema si stanno aprendo: è importante che non siano occupate da partiti e
rigurgiti fascisti.
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