[Diritti] Anarres-info. No Tav. Legge di guerra
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- From: "federazione anarchica - torino" <fat at inrete.it>
- Date: Thu, 20 Feb 2014 20:47:03 +0100 (CET)
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Anarres-info. No Tav. Legge di
guerra
14 maggio 2013. Un gruppo di No Tav compie un’azione di
sabotaggio al cantiere di Chiomonte.
14 maggio 2014. Quattro
attivisti verranno processati per quell’azione. L’accusa è “attentato con
finalità di terrorismo”. La vendetta di Stato mette in scena una cerimonia
in grande stile, scegliendo il primo anniversario di quella notte di lotta
per affermare la propria forza .
Non solo. I quattro compagni
arrestati il 9 dicembre, dopo 40 giorni nel reparto di alta sorveglianza
del carcere delle Vallette, vengono trasferiti in altre prigioni.
Mattia e Nicolò ad Alessandria, Claudio a Ferrara, Chiara a Roma. Le
condizioni di detenzione loro inflitte sono molto dure, più di quello che
il regime cui sono sottoposti prevede.
Chiara a Torino
è rimasta per 40 giorni in isolamento, a Rebibbia può fare la socialità
con le altre. Mattia e Nicolò sono rinchiusi con altri ma non possono
comunicare tra di loro ed hanno dimezzate sia le due ore di socialità sia
le due ore di aria.
La condizione più dura tocca a Claudio, in
isolamento assoluto da quando è stato trasferito a Ferrara.
La sua
situazione è trapelata il 10 dicembre dopo la visita di sua mamma e di suo
fratello.
A tutti, dopo un mese e mezzo di visite di amici e
compagni, è concesso di vedere solo i parenti stretti. La loro posta, in
entrata e in uscita, è sottoposta a censura.
La richiesta di
revisione del regime carcerario è stata rigettata il 19 febbraio.
E’
chiara la volontà di annientare questi compagni, di cercare di spezzarne
la resistenza.
Altrettanto chiaro, ed emerge anche dalle carte
esibite dalla Procura, che questa esibizione di violenza a malapena
mascherata da norme e dispositivi, mira a fiaccare la lotta dei No Tav.
Mira a mettere in ginocchio un intero movimento.
Le botte, i gas, le
manganellate, gli oltre 600 attivisti sotto processo non bastano? Allora
l’affondo deve essere ancora più duro.
Nella stessa direzione vanno i
mega risarcimenti a Ltf, il general contractor dell’opera, che il
tribunale civile ha inflitto ad Alberto, Giorgio e Loredana. Oltre 212.000
euro. Si vuole far paura, diffondere il terrore che in questa lotta ci si
gioca la libertà, la casa, i risparmi.
La risposta corale immediata
dei solidali ha permesso di superare di slancio la cifra, con una
sottoscrizione che tocca i 275.000 euro.
Era una storia di
treni. Lo è stata a lungo, ormai non lo è più da un pezzo.
Ormai è
una sfida che lo Stato non vuole perdere. Una sfida che, di questi tempi,
non può permettersi di perdere.
Perderla significherebbe aprire la
porte alla speranza. La speranza che un altro mondo sia davvero possibile,
che ciascuno di noi può costruirlo.
Prima della rivoluzione
francese i condannati venivano torturati a morte con studiata efferatezza
sulle pubbliche piazze. Una sanguinosa rappresentazione della forza del
re, un eccesso nel quale lo Stato si mostrava con voluta ferocia.
Con la rivoluzione l’armamentario del boia divenne più semplice ed
“umano”, tecnologicamente efficiente. In seguito la macchina del cittadino
Guillottine, pur continuando a mietere, venne usata nel chiuso delle
prigioni. La cerimonia divenne privata, finché la lama “rivoluzionaria”
non fu messa a riposo.
Oggi la retorica umanitaria fornisce ogni
giorno l’alibi per guerre, bombardamenti e massacri: lo Stato non può
permettersi riti crudeli, esplicite esibizioni di violenza.
Lo stile
è sottile, allusivo, i dispositivi disciplinari sono molto meno
scenografici. Lo spettacolo lo fanno i media, che costruiscono, pezzo dopo
pezzo, la scena pubblica dove le iniziative della Procura appaiono la
logica conseguenza di una piece dall’esito scontato.
Il “terrorismo”,
evocato dai media, diviene poi il cardine di un’accusa costruita con un
insieme di norme, che la dicono lunga sul diritto, la dicono lunga sulla
democrazia.
L’accusa di terrorismo, ci spiegava uno degli avvocati
No Tav, si giustifica sulla base del “contesto” nel quale sono avvenuti i
fatti all’origine del procedimento intentato dalla Procura di Torino.
Della serie. Non abbiate paura: se un giorno date fuoco al generatore di
un vicino antipatico, il vostro gesto resta un “danneggiamento”, non si
trasforma in un attentato.
Se decidete di indossare una divisa e vi
arruolate nella Marina Militare Italiana, potrebbe capitare che la vostra
esuberanza vi crei qualche guaio. E’ capitato a due Marò in servizio
antipirateria sulla petroliera italiana Enrica Lexie. Ma come Girone e
Latorre, accusati di terrorismo dalla magistratura indiana per aver ucciso
due pescatori del Kerala, non dovrete preoccuparvi: vi aspetta un hotel a
cinque stelle. Il ministro dell’Interno Bonino ha bussato persino all’ONU
per rivendicare il loro sacrosanto diritto all’impunità. In fondo tutti i
ragazzi italiani hanno letto Salgari: dietro alle povere piroghe dei
pescatori vedono i tigrotti di Mompracem.
Bandiera tricolore al
vento per gli assassini di Stato.
La stessa bandiera che hanno issato
sul piazzale del Museo, l’indomani della presa della Libera Repubblica
della Maddalena. I conquistatori marcano il territorio e vi disseminano i
loro simboli.
La libera Repubblica era uno spazio libero, uno spazio
dove lo Stato, le sue truppe, i suoi blindati non potevano entrare. Una
Repubblica ai cui confini erano barricate aperte a tutti, tranne agli
uomini in armi, tranne a coloro che hanno il monopolio “legittimo” della
violenza.
Questo è uno dei tasselli che meglio raccontano del
“contesto”. Una valle che lotta contro una grande opera inutile e dannosa,
contro la pretesa di imporla con la forza militare. Gente che non si
piega, che non torna indietro, che non molla. Bugianen.
In questi
giorni tutti parlano della bambina che ha zittito il carabiniere.
Almese è bassa Val Susa, alle pendici del Musinè. Qui la gente mangia
pane e No Tav da quasi venticinque anni.
Una mattina della scorsa
settimana i ragazzi della locale scuola media sono raggruppati in palestra
per una lezione diversa dalle altre.
In cattedra c'é un ufficiale dei
carabinieri. L'uomo illustra a lungo le virtù dell'arma, al servizio dei
cittadini e in difesa dei più deboli. C'è anche un video con tante volanti
che sgommano, i cattivi arrestati, i bambini salvati.
Un bello
spot.
Poi viene il turno degli studenti, che possono porre quesiti. A
questo punto la musica cambia.
Una bambina di 11 anni, una
"primina" fa una domanda che l'uomo non si aspetta: "Voi
dite che fate tanto bene, ma in questa Valle io so che picchiate e
manganellate i No Tav, a me non sembra che facciate tutto sto
bene".
Il carabiniere rimonta in cattedra e descrive i No Tav
come bambini “disobbididienti”, che si camuffano, tirano pietre e bombe,
attaccano le reti e che fanno cose illegali.
La bambina ascolta,
riprende la parola e rimanda al mittente la lezione di “legalità”,
ricordandogli l’uso “di gas lacrimogeni vietati da tutto il mondo”. Tutti
i bambini applaudono, le fanno i complimenti, gridano. Il carabiniere non
riesce più a parlare. La lezione è finita.
Quando la Procura parla
del “contesto” che giustifica l’accusa di terrorismo, parla di storie come
questa, storie di gente che il gusto della libertà se lo è passato di
generazione in generazione.
In valle c’è un’occupazione
militare durissima, in valle c’è la guerra. Presto dovranno allargarsi,
piazzare le recinzioni e il filo spinato, costruire gli alloggiamenti per
le truppe nella piana di Susa, per sbancare l’autoporto e costruire il
cantiere per il tunnel mostro di 57 chilometri, il core business del
grande affare della Torino Lyon.
Questo è il “contesto”. Un contesto
di guerra. O si vince o si perde: ai prigionieri si applica la legge
marziale, la legge dei tempi di guerra. Per questo motivo un semplice
danneggiamento diventa un attentato, per questo motivo su un compressore
incenerito si incardina l’accusa di terrorismo. Per questo Chiara,
Claudio, Nicolò e Mattia sono stati isolati, trasferiti, allontanati.
La loro sorte deve essere un monito per tutti.
Per questo stesso
motivo la loro libertà è quella di chiunque non sia disposto e vivere da
suddito e schiavo.
Qualche appuntamento
°°°°°
Venerdì 21 febbraio. Seduzioni
tricolori. Muri, frontiere
e barriere. Dai forconi alle celebrazioni della grande guerra: l’illusione
nazionalista ai tempi dell'economia globalizzata e della governance
mondiale nell'Europa delle polizie.
Ne discuteremo venerdì 21 febbraio ore 21 in
corso Palermo 46
Introdurrà la serata Pietro Stara, autore, per i
tipi di Zero in Condotta, de “La comunità escludente”
°°°°°
Sabato 22 febbraio giornata nazionale di lotta al Tav
in solidarietà con gli attivisti accusati di terrorismo.
A Torino in mattinata sei piazze tematiche.
Noi saremo a quella del Balon – via Andreis angolo via Borgodora – La
piazza “Azione diretta autogestione” dalle 10,30 alle 13,30.
Ore 15 corteo cittadino No Tav da piazza Castello.
°°°°°°°°
Venerdì 7 marzo. “Capaci di intendere e
volere. La detenzione in manicomio degli oppositori al fascismo” di Marco
Rossi. Presentazione del libro con l’autore alle 21 in corso Palermo 46
°°°°°
informAzioni
Chi non volta lo
sguardo
Due lettere. Da entrambe traspare una sorta di
preoccupazione per le sorti della “democrazia”, tradita, in pericolo, da
difendere. Ai tempi dei regimi totalitari in Unione Sovietica venne
coniata l’espressione “comunismo reale”, per segnare lo iato profondo tra
immaginazione e realtà.
La democrazia, e non da oggi, vive di questo
stesso iato, vive nell’illusione che vi sia un’altra democrazia possibile.
Un’illusione pericolosa, perché l’unica democrazia è quella reale. Quella
che priva della libertà quelli che non ci stanno, quelli che non voltano
lo sguardo altrove. Come scrivono, nella loro bella lettera, i familiari
dei quattro compagni in carcere con l’accusa di terrorismo.
Leggetela. Ne vale la pena.
Leggete anche quella degli avvocati. Anche qui uno jato, un fossato invalicabile tra i principi altisonanti della Corte Europea di Giustizia e la realtà dell’isolamento, della tortura quotidiana del carcere.
Se volete provare a far pressione qui trovate gli
indirizzi
Continua…
°°°°
Il sindaco d’Italia
La corsa
al potere di Matteo Renzi ha il sapore della cavalcata tumultuosa, del
nuovo che irrompe, della giovinezza che rottama una politica anziana,
lenta, immutabile.
Il Fonzie della scena politica nostrana – così lo
descrivono i media anglosassoni sedotti dai suoi giubbottini di pelle – ha
dalla sua il potere dell’immagine, la capacità seduttiva del nuovismo,
della velocità, dell’auto in corsa.
Roba da primo Novecento, che, con
abile restilyng, torna nel secondo decennio di questo secolo.
Il
nuovo leader del PD ha vinto la sua partita all’interno del proprio
partito grazie ad una promessa semplice semplice: avere la faccia giusta
per seppellire Berlusconi.
Il giovanotto, letti i sondaggi, ha
rinunciato a giocarsi subito le elezioni e, mandato a casa ormai
ingombrante Enrico Letta, si prepara a governare sino al 2018. Civati ed
Alfano permettendo, of course.
Al di là del pacchetto ben
confezionato abbiamo provato a capirne di più dell’uomo che ha bloccato un
provvedimento di amnistia già bello che pronto.
Continua…
°°°°
Droghe e castagne
L’abolizione per un vizio nelle modalità di approvazione della legge
sulle droghe in vigore da ormai otto anni, la dice lunga sul ruolo
suppletivo del potere giudiziario rispetto a quello politico.
Questa
decisione, come già quella sul porcellum elettorale, toglie le castagne
dal fuoco sia al parlamento che all’esecutivo, incapaci di prendere
decisioni su questioni di grande importanza come la legge che definisce le
regole per la delega elettorale.
Se la cancellazione della Fini
Giovanardi dovesse avere l’effetto sperato di svuotare un poco le carceri,
forse l’Italia scamperebbe le sanzioni imposte dalla corte europea di
giustizia per trattamenti inumani e degradanti nelle sovraffollate carceri
italiane.
Al tempo stesso il governo di turno non dovrebbe fare i
conti con il Nuovo Centro Destra di Alfano e Giovanardi, ben poco
disponibili a fare passi indietro nelle politiche proibizioniste.
Due
piccioni con una sola fava.
Continua…
°°°°°
Torino e Val Susa. Verso il 22
febbraio
Torino, 10 febbraio. L’assemblea cittadina No Tav al
teatro Espace è stata una boccata di aria fresca in una città strangolata
dall’informazione omologata.
Qualche centinaio di persone ha risposto
all’invito dei no tav torinesi per una serata di informazione, di
confronto sulle prospettive, di solidarietà con i quattro attivisti in
carcere dal 9 dicembre.
Le brutte notizie sulle condizioni detentive
imposte a Claudio nel carcere di Ferrara sono state un motivo in più per
stringerci idealmente a lui e agli altri compagni, per cercare di capire
meglio una manovra repressiva che mira a colpire ogni forma di opposizione
sociale nel nostro paese.
Nel mirino non ci sono solo i No Tav tutti
coloro che in questi anni non si sono tirati indietro, non hanno accettato
il furto delle loro vite, la devastazione del territorio, l’annientamento
di ogni possibilità di decidere del nostro
futuro.
Continua…
°°°°°
Svizzera a braccia
chiuse
“La Svizzera ci accolse a braccia chiuse”. Così l’incipit
di una vecchia
canzone di migranti italiani nel
paese elvetico.
La recente consultazione che ha reintrodotto le quote
di ingresso per gli immigrati pare riportare indietro le lancette
dell’orologio.
Le dinamiche, soprattutto culturali, che hanno
permesso la vittoria, sia pure di misura, delle istanze dei partiti di
destra, sono tuttavia molto differenti.
I sì alla chiusura delle
frontiere hanno toccato quote vicine al 70% nelle zone di frontiera con
l’Italia e la Germania, come il Ticino e la Turgovia. Il provvedimento
colpisce soprattutto gli immigrati dai paesi UE, che sinora godevano della
possibilità di circolare liberamente in Svizzera.
Continua…
°°°°°°
Egitto/Tunisia. La spada dell’islam,
i cannoni dei militari
La “primavera” egiziana è finita nel
sangue e nell’autoritarismo. Il colpo di stato che ha portato al potere i
militari, la persecuzione dei Fratelli Musulmani, le centinaia di morti,
gli attentati, paiono chiudere ogni spazio per un’opposizone laica e non
autoritaria. Sull’orlo della guerra civile il paese si accinge a
incoronare Al Sissi presidente.
E’ la fine della primavera: un nuovo
faraone si accinge a regnare, la componente più radicale dei Fratelli
Musulmani si prepara al martirio. Sin qui poco male: purtroppo la grande
coalizione Matarod, pur fermando l’arroganza dei Fratelli che si
accingevano a disegnare il paese a propria immagine, ha tuttavia aperto la
strada al colpo di mano di Al Sissi.
Uno scenario che ricorda quello
dell’Algeria dei primi anni Novanta, quando i militari fermarono
l’irresistibile ascesa del FIS, il fronte islamico di salvezza, aprendo la
strada ad un bagno di sangue durato due anni e costato 250.000 morti.
Un esito simile era possibile anche in Tunisia, ma, negli ultimi minuti
della partita, i dirigenti di Ennahda hanno fatto marcia indietro,
adottando una linea decisamente più moderata.
Continua…
°°°°°°
Spagna. La mannaia di
Rajoy
Il governo conservatore guidato da Mariano Rajoy sta dando
un giro di vite alle libertà politiche e sociali in Spagna. La scorsa
settimana decine di migliaia di donne e uomini hanno manifestato contro la
proposta di legge che renderà nuovamente illegale la scelta di abortire
nel paese spagnolo, lasciando ai medici il giudizio se consentire o meno
l’interruzione di gravidanza in caso di stupro o grave malformazione del
feto.
Maternità imposta dallo Stato, negazione della libertà di
decidere per le donne e le ragazze spagnole, cui pure la normativa attuale
già impone notevoli vincoli.
Il movimento “Yo decido – decido io” ha
raccolto ampia solidarietà anche all’estero: in contemporanea con il
corteo da Atocha a Madrid si sono tenute manifestazioni in diverse città
europee di fronte ad ambasciate e rappresentanze consolari ispaniche.
la piattaforma “Yo decido” si articola contro la pretesa dello Stato e
della Chiesa cattolica di normare la vita degli individui, uomini e donne
limitandone la libertà.
L’aborto è solo l’ultima frontiera delle
politiche repressive di Rajoy, che si è articolato in un apparato
legislativo che limita fortemente la possibilità di manifestare.
Continua…
°°°°°
SIAE. Smartphone e coltelli da
cucina
Una nuova tassa potrebbe abbattersi sull’hitech. A essere
colpiti saranno smartphone, tablet, computer fissi e mobili. Ma anche
chiavette Usb, hard-disk esterni, Tv con funzione di registratore e
decoder. In pratica tutti i dispositivi elettronici che funzionano da
archivi digitali. Un balzello ancora una volta a carico di chi compera un
cellulare o una chiavetta. Andrebbe da 5,20 euro per smartphone e tablet
che acquisteremo, fino a 40 euro per i decoder con memoria interna da 400
GB. Una tassa che peserà maggiormente sui dispositivi low cost.
Continua…
°°°°°
In strada sotto la pioggia. Lo
sgombero di via Spano a Torino
Via Spano. Una palazzina vuota da
tanto tempo, che aveva ripreso vita con l’occupazione di tante persone
sfrattate dalle loro case perché non riuscivano più a pagare il fitto. Con
loro i profughi dell’emergenza nordafrica, per i quali gli spazi dell’ex
Moi non bastavano più.
Ieri, dopo lo sgombero della palazzina
occupata il 17 gennaio in via Spano 41 bis, 23 famiglie, alcune con
bambini, si sono ritrovate sotto la pioggia con materassi, mobili, le cose
della propria vita ancora una volta sparse in strada.
Grazie
all’aiuto di un gruppetto di compagni sono riuscite a portare tutto
all’asciutto, nel calore di altre case occupate, dove la solidarietà è la
cifra di ogni giorno.
Continua…
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Omofobia. Luci ed ombre
Negli ultimi anni la condizione materiale delle persone GLBT è cambiata
molto, grazie anche alle lotte che hanno saputo incidere nel tessuto
materiale e simbolico di molte società.
In alcuni casi sono mutate
anche le leggi. Se le norme sono la rappresentazione ritualizzata dei
rapporti di forza, che segnano una data società, è innegabile che in molte
aree del pianeta il riconoscimento formale di alcuni diritti alle persone
GLBT, è indice di una capacità di mutare di segno uno stigma duro a
morire.
Continua…
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Appuntamenti fissi
°°°°°°°
Ogni martedì riunione del collettivo
antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” ore 21 in corso Palermo
46.
Il numero contro gli abusi psichiatrici funziona tutti i giorni
con segreteria telefonica. Il martedì – dalle 19 alle 21 - rispondiamo
direttamente.
Segnati il numero e fallo girare. 328 7623642
°°°°°°°°
Ogni giovedì – ore 21 in corso Palermo 46 -
riunione degli anarchici della FAT aperta a tutti gli interessati.
°°°°°°°°°
Ogni venerdì – dalle 10,45
alle 12,45 – anarres va in onda sui 105,250 delle libere frequenze
di radio blackout. Se sei lontano puoi sentire anche in streaming
accedendo dal sito della radio
www.radioblackout.org.
°°°°°
Appello. 10.000
euro di solidarietà
Cari compagni e compagne,
siamo obbligati a
fare appello alla vostra solidarietà attiva. Numerosi compagni e compagne
della Federazione Anarchica Torinese sono sotto processo per la loro
attività politica e sociale. Abbiamo in corso ben due maxi processi per la
nostra attività antirazzista, un processo per antifascismo, uno per
antimilitarismo, uno per il nostro impegno nel movimento No Tav.
Banali azioni di informazione e lotta sono entrate nel mirino della
magistratura. Un presidio antirazzista diventa violenza privata, una
performance antimilitarista un’offesa alla sacralità dell’esercito, il
buttare via un manifesto fascista danneggiamento, un’azione popolare di
contrasto al Tav viene perseguita con durezza.
Alcuni di noi hanno
già subito nel recente passato condanne per la propria attività politica.
Alcuni di noi rischiano la galera.
Siamo convinti che il miglior
modo per rispondere alla repressione dello Stato consista nel continuare
con ancora maggior impegno le lotte nelle quali siamo impegnati.
Siamo anche convinti che campagne pubbliche di appoggio ai compagni
finiti nel mirino della magistratura possano riportare sul terreno della
lotta le vicende che lo Stato vorrebbe relegare in un’aula di tribunale.
I processi hanno anche un costo molto elevato, sia per gli avvocati
che per tutte le carte che la burocrazia della repressione pretende.
Ci servono urgentemente circa 10.000 euro.
Non siamo in grado di
farcela da soli.
Il conto corrente postale cui potete inviare i
vostri contributi è il numero – 1013738032 – intestato a Maria Margherita
Matteo, Torino.
codice IBAN IT35 Y076 0101 0000 0101 3738
032
Codice BIC/SWIFT BPPIITRRXXX
°°°°
http://anarresinfo.noblogs.org
per info chiamate 338
6594361
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