[Diritti] Anarres-info. Cronache, analisi, appuntamenti
- Subject: [Diritti] Anarres-info. Cronache, analisi, appuntamenti
- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Tue, 21 Jan 2014 09:30:41 +0100 (CET)
- Importance: Normal
- Reply-to: fat at inrete.it
Anarres-info. Cronache, analisi,
appuntamenti
Qualche appuntamento
Sabato 25 gennaio al Balon – via Borgodora angolo via Andreis –
punto info solidale con i No Tav accusati di terrorismo. Dalle 10 alle 13.
Sabato 1 marzo - in via Po 16 - punto info solidale con
i No Tav accusati di terrorismo. Dalle 15 alle 19
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Venerdì 14 febbraio. Il mito della Patria nel centenario
della prima guerra mondiale. Soldi, retorica, follie identitarie, forconi
e fascisti.
Ne parliamo con Pietro Stara, ore 21 - corso Palermo
46
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Sabato 22 febbraio giornata nazionale di
lotta al Tav in solidarietà con gli attivisti accusati di terrorismo
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Venerdì 7 marzo. “Capaci di intendere e
volere. La detenzione in manicomio degli oppositori al fascismo” di Marco
Rossi. Presentazione del libro con l’autore alle 21 in corso Palermo
46
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informAzioni
No Tav. La gabbia si serra sempre più forte
20
gennaio. Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò, rinchiusi alle Vallette con
l’accusa di terrorismo dallo scorso 9
dicembre,
sin dal primo giorno sono stati sottoposti ad un regime di sorveglianza
speciale. Niente aria né socialità con altri detenuti, chiusi in cella per
buona parte della giornata. Claudio e Nicolò sono nella stessa cella,
Mattia è in cella con un altro ragazzo: i tre sono nella medesima sezione
ed hanno la possibilità di comunicare tra di loro. Al femminile Chiara si
trova da sola.
A tutti erano stati concessi gli incontri con amici a
familiari. Questa mattina un amico ed un familiare di Chiara sono stati
respinti, perché i colloqui sono stati sospesi dai PM Rinaudo e Padalino.
Il provvedimento vale anche per gli altri tre.
La corrispondenza
censurata e in ritardo già limitava i loro contatti con l’esterno, la
decisione di vietare anche i colloqui, serra sempre di più la gabbia che
li chiude.
Da questa mattina Chiara è completamente isolata.
È trascorsa solo una settimana dalla decisione del tribunale del
Riesame di confermare l’accusa nei loro confronti.
I giudici nelle
motivazioni della sentenza hanno scritto: “È ravvisabile la finalità di
terrorismo tenuto conto che l’azione è idonea, per contesto e natura, a
cagionare grave danno al Paese, ed è stata posta in essere allo scopo di
costringere i pubblici poteri ad astenersi dalla realizzazione di un’opera
pubblica di rilevanza internazionale”.
Con queste motivazioni può
essere accusato di terrorismo chiunque si opponga attivamente ad una
scelta del governo.
Ricordiamo che l’azione di cui sono accusati i
quattro No Tav è un sabotaggio al cantiere Tav in Clarea, nella notte tra
il 12 e il 13 maggio. In quell’occasione venne danneggiato un compressore,
nessuno si fece male.
Per capirne di più suggeriamo di ascoltare
l’intervista ad Eugenio Losco, uno degli avvocati dei No Tav arrestati il
9 dicembre. L’intervista è stata rilasciata ad anarres il giorno dopo
l’udienza del Riesame, quando ancora non se ne sapeva, sebbene lo si
temesse, l’esito. Continua…
°°°°
CIE. Cosa bolle nella pentola del
governo?
Riportiamo in questa
pagina in
costante aggiornamento le cronache e le riflessioni delle ultime settimane
sul fronte del CIE, per cercare di capire cosa stia davvero bollendo nella
pentola del governo, dopo la campagna mediatica che ha ri-messo al centro
dell'attenzione i centri per senza carte, le leggi razziste del nostro
paese, la difficoltà del governo a fare fronte ad una spesa enorme, tra
gestione dei centri, esplulsioni, ritrutturazioni continue dei CIE
danneggiati o distrutti dalle rivolte. Siamo convinti che il governo
intenda liberarsi della patata bollente, facendo sì che
tutto cambi, affinché tutto resti come prima.
Proviamo a vedere
come, andando oltre i toni intollerabilmente melensi dei
media.
19 gennaio. Nel CIE di Torino vanno a
fuoco i moduli abitativi dell’area rossa. I prigionieri delle due camerate
sono stati spostati nella mensa dell’area gialla, che si era salvata dalla
rivolta del 15 gennaio, quando sono bruciate le aree gialla e viola. In
tutto il Centro non ci sono stanze libere. Tutte le aree maschili sono
gravemente danneggiate: la viola è completamente distrutta, nella gialla
resta in piedi solo la mensa, nella bianca e nella rossa c’è soltanto una
stanza, nella blu ne restano due. Contando la quindicina di reclusi nelle
celle di isolamento, nel CIE ci sono soltanto una sessantina di reclusi:
meno di un terzo di quelli che la struttura potrebbe contenere.
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Accordo sulla rappresentanza. Tempi di
guerra
Il 10 gennaio di quest’anno CGIL, CISL, UIL e
Confindustria hanno firmato il testo attuativo degli accordi sulla
rappresentanza siglato lo scorso 31 maggio. Il 18 gennaio la CGIL ha
confermato l’accordo con il 95 favorevoli e 13 contrari. Un Landini
tardivamente pentito ha dichiarato che l’accordo non impegna la Fiom.
Quando dalla stalla lasciata scientemente aperta scappano tutti i buoi
Landini cerca di salvare la faccia, per non perdere troppi iscritti.
Negli anni Settanta, dopo la firma di un contratto, i lavoratori non
sapevano se sarebbero riusciti ad “esigerlo”, o, meglio, non sapevano se
sarebbero riusciti a farlo subito o avrebbero dovuto fare altri scioperi
per imporre al padrone quanto pattuito.
Oggi sono i padroni a
preoccuparsi “dell’esigibilità” dei contratti. Evidentemente oggi i
sindacati firmano accordi che soddisfano solo i padroni, che tuttavia
temono che i lavoratori non si pieghino alle riduzioni di salario e alle
gabbie normative sottoscritte da CGIL, CISL e UIL.
L’accordo sulla
rappresentanza sindacale perfezionato in questi giorni è una corda al
collo dei lavoratori. Continua…
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Amburgo. Gentrification, lotte
e repressione
E’ durata nove giorni. Tre
quartieri di Amburgo sono stati trasformati in una gigantesca zona
rossa,
chiusi dalla polizia che controllava tutti, con modalità che nel Belpaese
sono “normali”, ma in Germania rappresentano una frantumazione di diritti
del tutto nuova, che ha mosso l’indignazione di una più vasta opinione
pubblica, sfociando in una manifestazione di protesta oceanica.
Cosa
è successo nel più grande porto della Germania? Nei quartieri della
resistenza operaia, delle occupazioni, della vita culturale più viva e
libera?
Perché nelle ultime settimane Amburgo è stata teatro di
scontri durissimi, che non si sono interrotti nemmeno quando la polizia ha
cinto in una morsa di ferro un’area grande come i tre quartieri di
Barriera di Milano, Aurora e Vanchiglia a Torino? Anzi. L’incrudirsi della
repressione, gli arresti di massa, il coprifuoco, il divieto di ogni
manifestazione, hanno innescato una reazione durissima.
Gli
ingredienti sono tre. La gentrification che sta mutando di segno alla
città, espellendo gli abitanti più poveri, che non sono più in grado di
pagare i fitti delle case, la lotta dei posti occupati sotto minaccia di
sgombero, la nascita di un movimento di rifugiati provenienti da
Lampedusa, che rifiuta le regole di Schengen, le soluzioni individuali,
battendosi per la libertà di tutti di rimanere in Germania, senza
rischiare la deportazione in Italia. Continua…
°°°°°°°°
Marijuana. Tu vuo fa’
l’americano
La decisione del Colorado di liberalizzare la
marijuana ha riaperto anche nel nostro paese il dibattito sulle droghe
leggere, che, in base alla legge in vigore, la “Fini-Giovanardi”, sono
illegali allo stesso modo di quelle pesanti: chi coltiva, regala vende la
cannabis o l’eroina rischia lunghe pene detentive, chi le usa incorre in
sanzioni amministrative altrettanto pesanti.
In questi giorni
qualcosa si è mosso in parlamento, ma difficilmente sarà possibile che
deputati e senatori raggiungano un accordo, soddisfacente. Forse a
togliere le castagne dal fuoco al governo, dove è ministro Carlo
Giovanardi, ci penserà ancora una volta la Consulta, che potrebbe
dichiarare incostituzionale l’equiparazione tra le droghe leggere e quelle
pesanti, cancellando così una parte della normativa vigente ed
attenuandone il rigore.
Tuttavia tra l’Italia è il Colorado c’é
ancora di mezzo un vasto oceano. Continua…
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Immigrazione. Outsourcing della
violenza: l’Italia delega alla Libia
Nei giorni scorsi i
principali quotidiani davano ampio spazio alla testimonianza dell’unica
superstite della strage di Lampedusa, una ragazza eritrea, che
testimoniando contro uno degli mercanti di carne umana sotto processo nel
nostro paese, ha raccontato le botte, gli stupri continui, i ricatti, gli
omicidi che avevano segnato la sua vita di ragazza all’alba della vita. La
sua storia era lo specchio di tante altre. Con lei erano centinaia di
profughi incappati nel destino obbligato di chi fugge guerre e
persecuzioni, attraversando il deserto ed il mare.
Le pagine dei
giornali trasudavano commozione, sdegno, solidarietà umana. Da settimane
persino le istituzioni paiono voler cambiare rotta, eliminare il reato di
clandestinità, ridurre la detenzione nei CIE, fors’anche spezzare il
legame tra permesso di soggiorno e contratto di lavoro. Sinora però il
governo non è andato al di là delle chiacchiere.
I fatti, di ben
altro segno, non trovano alcuno spazio nei media.
Il 28 novembre il
governo Letta ha stipulato un nuovo accordo con la Libia per il controllo
congiunto delle frontiere: droni italiani nel sud della Libia, militari
libici e bordo delle unità della marina militare impegnate nell’operazione
Mare Nostrum.
Ma non solo. E’ cominciato a Cassino l’addestramento
dei militari libici che verranno impiegati nella repressione
dell’immigrazione clandestina. Letta come Berlusconi, Alfano come Maroni
nel 2009 decidono di esternalizzare la repressione, affidando ai libici il
lavoro sporco di fermare, imprigionare, respingere profughi e migranti.
Le storie come quella di F., la diciottenne eritrea, picchiata,
stuprata, venduta, scampata per un pelo al Mare Nostrum, non le racconterà
più nessuno. La sabbia sarà il sudario che coprirà ogni cosa.
Di
questo non troverete traccia sui principali organi di informazione, ma
solo su blog e siti di nicchia. Continua…
°°°°
Fiat a stelle e strisce. L’accordo
con Crysler
All’inizio dell’anno Fiat ha completato
l’acquisizione del gruppo Chrysler. Il gruppo guidato da Marchionne ha
concluso un accordo molto favorevole per Fiat con il Veba Trust che
controllava il 41,5% della fabbrica automobilistica statunitense. La Fiat
pagherà cash 1.750 milioni di dollari utilizzando la liquidità
disponibile. A questa cifra si aggiungono altri 1.900 milioni di dollari
che Veba incasserà attraverso una erogazione straordinaria che Chrysler
Group erogherà a tutti i soci. Continua…
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No Tav. Bloccati gli alpini
(e buonanotte ai cacciatori di Sardegna)
Domenica 12 gennaio.
Una bella giornata e tanta voglia di mettersi in mezzo hanno creato
l’alchimia giusta per la giornata di lotta contro l’occupazione e militare
a Rivoli.
Il tam tam è bastato perché un centinaio di No Tav si
ritrovassero di fronte alla caserma Ceccaroni di Rivoli, dove dormono gli
alpini di stanza a Chiomonte.
Una brutta sorpresa per i militari che
rientravano dopo il turno in Clarea, che sono rimasti fermi per una buona
mezz’ora mentre i No Tav volantinavano ai passanti.
Poi arrivano la
Digos e quelli del’antisommossa ramazzati in fretta e furia dallo stadio.
Scudo calato, manganello alzato i picchiatori in divisa corrono verso i No
Tav, che sciolgono il presidio e si allontanano di buona lena prima che i
manganelli riescano a carezzarli nel solito modo. Continua…
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La memoria spezzata. La strage
di Milano e il RAIvisionismo
La scorsa settimana la RAI ha
mandato in onda in due puntate la prima di tre miniserie dedicate agli
anni Sessanta e Settanta. In primo piano, ormai pronto per la
santificazione, il Commissario Luigi Calabresi, protagonista nella caccia
all’anarchico che segnò il 1969, l’anno delle lotte operaie e studentesche
che si chiuse con la strage alla banca dell’Agricoltura in piazza Fontana,
l’arresto dell’anarchico Vapreda, l’assassinio nei locali della questura
meneghina di un altro anarchico, il ferroviere Giuseppe Pinelli.
In
molti hanno sottolineato la cialtroneria di un lavoro segnato da errori
palesi, anacronismi, oltre ad un mare di falsità. Quello che conta è
tuttavia ben altro.
La fiction scritta e diretta da Graziano Diana è
l’ennesima operazione revisionista su una vicenda, che, nonostante i 44
anni trascorsi, ancora turba i tutori dell’ordine costituito e i loro
corifei.
La storia di una strage pensata e voluta nei piani alti
delle istituzioni democratiche, spaventate dall’estendersi e dal radicarsi
delle lotte di quegli anni, ci parla della criminalità del potere. Una
criminalità di Stato che non esita di fronte a nulla: le bombe, i corpi
dilaniati, le accuse false agli anarchici, la repressione feroce.
Tutto perfetto. Ma non funzionò. Continua…
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Eurofighter VS
F35? Armi, affari e politica
Nel 2014 la Difesa si prepara a
spendere altri 5 miliardi di euro in cacciabombardieri, navi da guerra,
blindati ed elicotteri da combattimento, cannoni, siluri, bombe, droni e
satelliti spia. Impermeabili a ogni spending review e refrattari a
qualsiasi controllo parlamentare, gli stati maggiori continuano a sentirsi
intoccabili.
Non possiamo certo dargli torto. In barba alle mozioni
approvate da Camera e Senato il 26 giugno e 7 luglio che impegnavano il
governo a non procedere a nessuna “ulteriore acquisizione” degli F35 in
attesa delle conclusioni di un’indagine conoscitiva parlamentare, già in
settembre il ministro Mauro ha dato il via all’acquisto di altri
cacciabombardieri della Lockeed Martin. Giocattoli da 150 milioni di euro,
che possono trasportare sia bombe “convenzionali”, che ordigni
nucleari.
Senza troppa pubblicità Mauro ha autorizzato la firma di
nuovi contratti per centinaia di milioni di euro. Continua…
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Falluja. Una pedina nel grande
gioco
La notizia della conquista di Falluja da parte delle
milizie quaediste finanziate dall’Arabia Saudita ha riportato al centro
dell’attenzione l’Iraq, dove il governo dello sciita Al Maliki deve fare i
conti con le milizie finanziate dalla dinastia Saud, il cui protagonismo
nell’area è sempre più forte. La conquista di Falluja, città simbolo della
resistenza dell’Iraq sunnita all’occupazione statunitense, è un messaggio
forte e chiaro all’amministrazione Obama, che negli ultimi mesi ha dato
evidenti segnali di volersi in parte smarcare dalla stretta sempre più
ingombrante con i sauditi, aprendo una interlocuzione con i vecchi nemici
iraniani. Continua…
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Coprifuoco ad
Amburgo
Ad Amburgo c’è il coprifuoco, c’è una zona rossa
circondata da poliziotti in assetto antisommossa, che fermano e portano
via chiunque provi ad entrare nella zona proibita.
Nelle ultime
settimane, nel roboante silenzio dei media nostrani, la città è stata
attraversata da conflitti sociali molto duri, che hanno invaso le strade
per diversi giorni consecutivi.
Cosa sta succedendo nel ricco cuore
dell’Europa? Continua…
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No
Tav. Botte di capodanno
31 dicembre/1 gennaio. Un
folto gruppo di No Tav, dopo la tradizionale cena a Venaus va in Clarea
per un brindisi resistente alle reti. Le truppe di occupazione li
attendono al ponte sul torrente, sbarrando la strada verso la “bailatta”
il rifugio di lamiera nei terreni No Tav a ridosso delle recinzioni.
Dopo un lungo fronteggia mento, qualche fuoco d’artificio e la
bicchierata, a freddo parte la carica. Manganellate, feriti,
gente picchiata anche a terra. Tre attivisti vengono fermati e
poi rilasciati dopo qualche tempo. Le truppe di occupazione sembrano
sempre più nervose.
2 gennaio. Un gruppo di No Tav si presenta
al ristorante/pizzeria “Il Caminetto” di Alpignano, dove mangiano alcuni
dei poliziotti che prestano servizio al fortino della Maddalena. Alcuni
aprono uno striscione con la scritta “via le truppe dalla valle”,
altri entrano nel locale dove distribuiscono volantini sui quattro
No Tav
arrestati
con l’accusa di terrorismo. Continua…
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Turchia. Rivolta nelle
strade
Nelle ultime settimane il governo Erdoðan è messo a
dura prova dagli scandali e dalle lotte per il potere interne all’AKP, il
partito che governa da dieci anni la Turchia. Il caso di corruzione che
inizialmente vedeva al centro i figli del Ministro degli Interni Muammer
Güler e del Ministro dell’Economia Zafer Çaðlayan, si è esteso
coinvolgendo uomini d’affari di spicco, altri membri del governo ed
esponenti politici del partito al potere. Sono 24 gli arrestati e decine
gli indagati, lo scandalo ha spaccato l’AKP e sta travolgendo il governo.
Alcuni deputati della maggioranza hanno infatti dato le dimissioni dal
partito di Erdoðan, i ministri toccati dagli scandali sono stati costretti
ad abbandonare i propri incarichi, ma tra chi si è dimesso dall’AKP perché
critico nei confronti dei casi di corruzione c’è anche l’ex Ministro della
Cultura Ertuðrul Günay che ha abbandonato negli ultimi giorni gli
incarichi di governo ed il partito.
È evidente che si tratta di una
lotta interna al blocco conservatore-religioso che guida il paese, diviso
nelle sue componenti principali in due grandi gruppi di potere che fanno
riferimento rispettivamente da una parte ad Erdoðan, capo del Governo, e
dall’altra a Fethullah Gülen, capo di un movimento religioso estremamente
influente in Turchia, che rappresenta una componente importante dell’AKP e
che di fatto controlla la polizia turca, potendo contare su numerosi
membri in questo apparato. Già in passato si erano avuti momenti di
tensione tra questi gruppi, ma stavolta assistiamo ad una vera e propria
guerra che, a pochi mesi dalle elezioni regionali, mette a rischio lo
stesso Governo. Fethullah Gülen dal suo esilio volontario negli Stati
Uniti, dove scrive libri e studia l’islam, ha condannato i casi di
corruzione scagliando un vero e proprio anatema contro i propri avversari
politici. Intanto Erdoðan è tornato a parlare di complotti stranieri per
destabilizzare la Turchia, ha tuonato contro la polizia e la magistratura,
mentre i membri “critici” dell’AKP venivano convocati dagli organi
disciplinari del partito. Ha epurato la polizia di circa 500 funzionari a
vari livelli della linea di comando, ha poi organizzato un’adunata di
fedelissimi all’aeroporto di Istanbul, per mostrare il sostegno di cui
ancora gode. In questa storia si intrecciano traffici di lingotti d’oro,
di valuta, tangenti e corruzione, speculazioni e progetti faraonici come
quello del terzo aeroporto di Istanbul. È una lotta per il potere, è una
lotta tra ladri e corrotti che si contendono il controllo di interessi
miliardari e di una regione strategica. Ma in Turchia non ci sono solo le
trame di palazzo. Ad Istanbul le piazze sono tornate a riempirsi, il 22
dicembre centinaia di persone sono scese in piazza nel quartiere di
Kadýköy, ad Istanbul, sulla sponda asiatica del Bosforo, scontrandosi con
la polizia che ha attaccato i manifestanti con lacrimogeni ed idranti. Il
27 dicembre, una nuova manifestazione ha riportato nel centro della città
lungo Ýstiklal Caddesi, gli slogan di libertà che quest’estate avevano
accompagnato la rivolta contro il governo.
Gli anarchici in queste
occasioni sono scesi in piazza per denunciare la natura oppressiva e
corrotta di ogni governo, per rilanciare la lotta contro il potere e
riaccendere la rivolta.
Di seguito il comunicato del gruppo Azione
Anarchica Rivoluzionaria di Istanbul. Con questo testo i compagni hanno
fatto appello a partecipare alla manifestazione del 27. Il titolo “Stiamo
vincendo – 2” è un richiamo al comunicato “Stiamo vincendo” redatto
all’apice della rivolta antigovernativa della scorsa estate. Continua…
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Da Trapani a Lampedusa. Stragi di Stato
Sabato 28
dicembre. A 14 anni dalla strage del “Serraino Vulpitta”, il primo CIE di
Trapani ora chiuso, si è svolto in città un presidio antirazzista nel
ricordo di Rabah, Nashreddine, Jamel, Ramsi, Lofti, Nasim morti nel rogo
del 1999 e di tutti i migranti vittime delle frontiere e del razzismo di
stato.
Tra gli obiettivi dell’iniziativa la chiusura del CIE di
contrada Milo, e di tutti i CIE, l’abolizione delle leggi razziste,
l’eliminazione del legame obbligatorio tra contratto di lavoro e permesso
di soggiorno, l’apertura delle frontiere, la libertà di movimento di tutte
e tutti, in Italia e nel mondo.
Continua…
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Ancona. Casa di Ni Antri
Domenica 22 dicembre,
un’ampia rete di realtà cittadine di base ha compiuto un gesto concreto e
immediato per far fronte alla stringente emergenza abitativa, liberando
l’ex scuola materna “Regina Margherita”, i cui locali erano vuoti dal
2010. E’ la prima occupazione abitativa di Ancona. Continua…
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Firenze. Scontri all’assedio
al lusso
Sabato 21 dicembre. Cariche e scontri al corteo
contro il lusso convocato oggi a Firenze da alcune assemblee pubbliche tra
movimento Movimento Lotta per la Casa, Sindacati di Base, realtà
libertarie e antagoniste della città. Continua…
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Brasile. Desaparecidos e controllo militare
Vivere in
una favela in Brasile, specie a Rio De Janeiro, non è mai stata una
villeggiatura delle più ambite. La coppa del mondo calcio nel giugno 2014
ed i giochi olimpici del 2016 hanno reso ancora più dura la vita dei
poveri.
Tra sgomberi delle baraccopoli più vicine ai nuovi stadi,
dove gli operai muoiono, e le nuove strutture crollano come castelli di
sabbia, sono il segno di un’operazione di pulizia che non potrà che
incrudirsi nei prossimi mesi. Continua…
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Due giorni di rivolta al CARA di Mineo
Nel CARA di
Mineo sono
ammassati oltre quattromila richiedenti asilo. La struttura di Mineo non
ne potrebbe accogliere più di 2000. Venne aperta nel 2011 durante la
guerra per la Libia per fare fronte all’ondata di profughi che approdarono
a Lampedusa dopo l’attacco alla Libia. La rottura del trattato di
cooperazione siglato dal governo italiano con quello libico riaprì la
rotta verso Lampedusa, che la politica dei respingimenti di massa e della
detenzione nelle prigioni di Gheddafi aveva chiuso per quasi due anni.
Continua…
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Lampedusa. Una devastante normalità
Il cortile di una
prigione, i reclusi che si devono spogliare davanti a tutti, irrorati con
un tubo di benzoato di benzina. Le immagini trasmesse in prima serata dal
TG2 hanno mostrato una realtà che non ha nulla di eccezionale. Per anni
dai CIE e dai CARA, uscivano furtivamente riprese sfocate della brutalità
della polizia, degli insulti, botte umiliazioni inflitti a immigrati,
profughi, richiedenti asilo. Una devastante normalità. Continua…
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Dalle navi dei veleni alla terra dei fuochi
18 dicembre. E' di questa mattina la notizia del rinvio a giudizio
del capo della polizia Pansa e degli altri ex commissari straordinari alla
gestione dell'emergenza rifiuti, Bertolaso e Bassolino.
E' l'ultimo
atto ma certo non quello definitivo nella storia dell'ecocidio della
Campania. Una storia che comincia dove ne finisce un'altra, non meno
vergognosa. Continua…
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Appuntamenti fissi
Ogni lunedì ore 21 –
al presidio No Tav di Venaus – riunione del gruppo di monitoraggio
del cantiere.
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Ogni martedì riunione
del collettivo antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” ore 21
in corso Palermo 46.
Il numero contro gli abusi psichiatrici
funziona tutti i giorni con segreteria telefonica. Il martedì – dalle 19
alle 21 - rispondiamo direttamente.
Segnati il numero e fallo
girare. 328 7623642
°°°°°°°°
Ogni
giovedì – ore 21 in corso Palermo 46 - riunione degli anarchici
della FAT aperta a tutti gli interessati.
°°°°°°°°°
Ogni venerdì – dalle 10,45 alle 12,45 –
anarres va in onda sui 105,250 delle libere frequenze di radio
blackout. Se sei lontano puoi sentire anche in streaming accedendo dal
sito della radio
www.radioblackout.org. La trasmissione del 20 dicembre probabilmente
sarà l’ultima dell’anno.
°°°°°
Appello. 10.000
euro di solidarietà
Cari compagni e compagne,
siamo obbligati a
fare appello alla vostra solidarietà attiva. Numerosi compagni e compagne
della Federazione Anarchica Torinese sono sotto processo per la loro
attività politica e sociale. Abbiamo in corso ben due maxi processi per la
nostra attività antirazzista, un processo per antifascismo, uno per
antimilitarismo, uno per il nostro impegno nel movimento No Tav.
Banali azioni di informazione e lotta sono entrate nel mirino della
magistratura. Un presidio antirazzista diventa violenza privata, una
performance antimilitarista un’offesa alla sacralità dell’esercito, il
buttare via un manifesto fascista danneggiamento, un’azione popolare di
contrasto al Tav viene perseguita con durezza.
Alcuni di noi hanno
già subito nel recente passato condanne per la propria attività politica.
Alcuni di noi rischiano la galera.
Siamo convinti che il miglior
modo per rispondere alla repressione dello Stato consista nel continuare
con ancora maggior impegno le lotte nelle quali siamo impegnati.
Siamo anche convinti che campagne pubbliche di appoggio ai compagni
finiti nel mirino della magistratura possano riportare sul terreno della
lotta le vicende che lo Stato vorrebbe relegare in un’aula di tribunale.
I processi hanno anche un costo molto elevato, sia per gli avvocati
che per tutte le carte che la burocrazia della repressione pretende.
Ci servono urgentemente circa 10.000 euro.
Non siamo in grado di
farcela da soli.
Il conto corrente postale cui potete inviare i
vostri contributi è il numero – 1013738032 – intestato a Maria Margherita
Matteo, Torino.
codice IBAN IT35 Y076 0101 0000 0101 3738
032
Codice BIC/SWIFT BPPIITRRXXX
°°°°
Che il 2014 possa essere un buon anno di libertà e
sovversione ce lo auguriamo tutti.
Che succeda - come sempre -
dipende da ciascuno di noi.
Per l'anarchia!
http://anarresinfo.noblogs.org
per info
chiamate 338 6594361
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