Anarres-info. Primo Maggio, partito unico, fragole e sangue a Manolada, processo antifa
- Subject: Anarres-info. Primo Maggio, partito unico, fragole e sangue a Manolada, processo antifa
- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Sun, 5 May 2013 11:40:46 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Anarres-info. Primo Maggio,
partito unico, fragole e sangue a Manolada, processo antifa
Il partito unico. Analisi
e prospettive
La nascita del governo Letta pare sancire in
modo formale il costituirsi di una sorta di Partito unico, che peraltro
emergeva già nell’esperienza del governo Monti. In entrambi i casi
l’orizzonte insuperabile della propria sovranità limitata ne delinea le
scelte e gli orientamenti. Il quadro definito sia dagli organismi di
governance sovranazionale sia dalla finanziarizzazione dell’economia che,
ben espressa nella metafora del “pilota automatico”, opera secondo logiche
non controllabili dai governi nazionali, non viene messo in
discussione.
Ne consegue che i limiti dell’azione di governo rendono
comunque impalpabile la distanza tra PD e PDL, fornendo le basi per una
collaborazione non balneare.
La vera debolezza della compagine
guidata da Enrico Letta è nell’immaginario. Gli elettori, specie quelli di
sinistra, la cui identità in questi anni si è costruita più
nell’opposizione al berlusconismo che in un chiaro modello di società, non
possono che essere disorientati. I malumori sono tanti ed emergono in modo
chiaro da più parti, tanto da scompigliare gli equilibri all’interno del
PD. Continua…
°°°°°
Manolada.
Fragole e sangue
Siamo a Manolada, nel cuore del Peloponneso,
dove immigrati/schiavi lavorano alla raccolta delle fragole. Un lavoro
durissimo, sempre chini dotto le serre che si trasformano presto in forni.
Gli immigrati bangla che ci lavorano non hanno molta scelta: questo lavoro
è la loro sola possibilità in un paese stremato dalla crisi, dove gli
immigrati lavorano solo se accettano ogni condizione. A Manolada i
braccianti vivono stipati in baracche di plastica, senza acqua né
gabinetti. Per questi residence pagano anche l’affitto.
All’inizio di
aprile alcuni di loro provano a chiedere di essere pagati: ormai sono lì
da sei mesi ma non hanno ancora visto un euro. I sorveglianti al servizio
del padrone minacciano di morte chi chiede il salario.
Il 24 aprile
decidono di andarci tutti insieme. La risposta dei tre sorveglianti è di
pura ferocia: imbracciano le carabine ed aprono il fuoco. Trenta dei
duecento lavoratori vengono feriti, alcuni in modo grave. Solo per un caso
non ci sono stati morti. Continua…
°°°°°
Lo specchio rotto. Il Primo Maggio a
Torino
Il Primo Maggio all’ombra della Mole è una giornata di
lotta e di festa che coinvolge decine di migliaia di persone. Un enorme
contenitore, che raccoglie tante anime, spesso molto diverse, talora
esplicitamente contrapposte. La piazza del Primo Maggio torinese è lo
specchio delle tensioni politiche e sociali che attraversano la
città.
Uno specchio che quest’anno
non è riuscito a riflettere un’immagine unica. Uno specchio spezzato in
due in modo netto.
La distanza, già grande, tra gonfaloni,
sindaci, sindacati di Stato, partito Democratico e l’altra piazza, quella
di chi occupa le case vuote, si oppone al Tav, alla precarietà, alla
servitù del lavoro, alla devastazione delle risorse, alla diseguaglianza
per legge, quest’anno si è fatta enorme.
Come già lo scorso anno Fassino
ha fatto il corteo tra gente che fischiava, protestava, esibiva cartelli.
Gruppi organizzati che non hanno partecipato al corteo, ma soprattutto
tante persone senza bandiera lì per gridare la propria incommensurabile
distanza dall’apparato istituzionale.
Durante il comizio Fassino è
stato fischiato da più parti, nonostante anarchici ed antagonisti fossero
ancora ben lontani da piazza San Carlo.
Continua l’odissea dei
Democratici. Lo scorso anno non erano riusciti ad entrare in piazza,
perché gli anarchici si misero di traverso, obbligandoli a deviare.
Quest’anno gli è stato impedito di sfilare, come da tradizione, in coda
con gli altri partiti, dietro antagonisti ed anarchici.
I loro
nerboruti difensori, il servizio d’ordine della Idra che pesta, bastona e
usa spray al pepe senza troppi scrupoli, avevano annunciato già il giorno
prima la loro diserzione perché contrari all’accordo con il PDL.
Senza picchiatori, il PD, accerchiato da una piazza ostile, ha dovuto
farsi sorreggere dalla celere in assetto antisommossa, infilandosi in
fretta in coda alle altre forze istituzionali. Oltre le prime file di
contestatori, c’era un’intera piazza che premeva perché se ne
andassero.
Dice bene il nuovo presidente
del consiglio dei ministri, Enrico Letta, quando sostiene che il vero
nemico del governo sono i tanti, ormai la maggioranza nel paese, che
hanno scelto di non votare.
La nascita dell’esecutivo guidato da
Enrico Letta è l’ultima tappa di un lungo processo di ridefinizione dei
partiti istituzionali intorno a blocchi di interessi, che, alla bisogna,
possono trovare spazio per una convergenza.
L’affermarsi di una
democrazia autoritaria è il necessario corollario delle politiche
di demolizione di ogni forma di tutela sociale attuate con disinvoltura
dai governi centro sinistra come da quelli di centro destra. Se i
meccanismi violenti della governance mondiale impongono di radere al suolo
ogni copertura economica e normativa per chi lavora, la parola passa al
manganello, alla polizia, alla magistratura. Se la guerra è l’orizzonte
normale per le truppe dei mercenari tricolori presenti in armi in
Afganistan come in Val Susa, la repressione verso chi si ribella non può
che incrudirsi.
Gli esiti delle recenti elezioni hanno dimostrato la
plasticità di una classe politica che ha saputo uscire dall’impasse dei
numeri, mettendo nell’angolo le opposizioni.
Il Primo
Maggio, distanti anche fisicamente dallo spezzone istituzionale, i
movimenti di opposizione sociale hanno dato voce e visibilità a chi non è
più disponibile a pagare perché i cento uomini più ricchi del mondo
divengano sempre più ricchi mentre i tre quarti del pianeta sopravvivono a
stento.
Tra i quattro e i cinquecento compagni e compagne hanno
partecipato allo spezzone rosso e nero aperto dallo striscione “Né stato
né padroni. Azione diretta”.
Il segnale che oggi i percorsi di
autogestione e la pratica dell’azione diretta sono condivisi da sempre più
persone, in un percorso collettivo che trova alimento nell’anarchismo
sociale e, insieme, contribuisce a moltiplicarne nella pratica gli
orizzonti.
La crisi morde sempre più forte,
specie nelle nostre periferie, dove sono le pratiche di autogestione,
riappropriazione e solidarietà a porre un argine alla guerra contro i
poveri che i governi di centro sinistra e quelli di centro destra hanno
promosso negli ultimi vent’anni.
Le esperienze più interessanti di
questi anni sono quelle che hanno saputo coniugare autogestione e
conflitto, individuando nell’esodo conflittuale un modo per costruire
lottando e lottare costruendo. In una tensione che non si allenta ogni
TAZ, ogni zona liberata, è una base per incursioni all’esterno. Parimenti
ogni momento di conflitto riesce ad oltrepassare la mera dimensione
resistenziale quando si innesta in pratiche di riappropriazione diretta di
spazi politici e sociali.
La crisi della politica di Palazzo ci offre
una possibilità inedita di sperimentazione sociale su vasta scala di un
autogoverno territoriale che si emancipi dai percorsi
istituzionali.
Un buon Primo Maggio. Un Primo Maggio di solidarietà e lotta.
Le foto dello spezzone anarchico le puoi vedere qui
°°°°
Primo Maggio a
Parma, Trieste, Carrara
Il Primo Maggio in molte località si riduce spesso ad una sfilata rituale del sindacalismo di Stato e degli apparati istituzionali.
A Parma
ormai da sei anni, sotto l’impulso dell’Unione Sindacale Italiana,
sindacati di base, centri sociali, anarchici della FAI, gruppi
antisfratto, occupanti di case, reti di migranti danno vita
ad una propria manifestazione che quest’anno ha raccolto più consensi di
quella di CGIL, CISL, UIL.
Ascolta
il resoconto di Massimiliano di Parma
A Trieste
da decenni gli anarchici, pur partecipando al corteo del Primo Maggio. non
sfilavano con uno spezzone proprio. Quest’anno l’area libertaria della
città e gli anarchici dall’isontino, da Pordenone e dalla vicina Slovenia
hanno dato vita ad uno spezzone di oltre 300 persone (in una
manifestazione che ne raccoglieva circa duemila).
Ascolta
la diretta con Federico di Trieste
A Carrara
il corteo del Primo maggio è tradizionalmente un corteo anarchico, che
attraversa il centro cittadino con deposizioni di fiori alle lapidi di
Ferrer, ai martiri del lavoro, ai rivoltosi del 1894 in Lunigiana, al
monumento a Meschi.
Come ogni anno, prima del corteo ci sono i
comizi.
Quest’anno il focus della manifestazione, oltre le questioni
repressive, è stata la testimonianza di una lotta ancora piccola che
potrebbe crescere, quella contro il terzo valico tra Genova e
Tortona.
Ascolta il resoconto di Gianluca di Carrara
°°°°°
Processo agli
antifascisti. Game over!
Il PM
Antonio Rinaudo e le sue innumeri sostitute hanno impiegato quasi un anno
per capire che avevano sbagliato qualcosa.
Nell’udienza del 30
aprile, la quinta, il Pubblico
Ministero ha modificato l’accusa contro di quattro anarchici sotto
processo per aver strappato manifesti inneggianti alla marcia su Roma. Si
passa da furto aggravato a danneggiamento.
Questa farsa avrebbe
dovuto concludersi da molti mesi, quanto gli stessi fascisti hanno
riconosciuto che i manifesti erano stati fatti e pezzi e non rubati. Tutti
assolti e il fascicolo di nuovo alla Procura. Invece no. Il giudice ha
proceduto lo stesso, permettendo, con la dovuta calma, al PM di aggiustare
il tiro dell’accusa.
Si ricomincia quindi da capo. L’accusa è
meno pesante, ma resta il paradosso che quattro anarchici, indignati per
un manifesto inneggiante alla nascita del fascismo, siano comunque
sottoposti ad un processo penale, mentre da tempo lo strappare manifesti
elettorali costa solo una multa.
Si sa che per qualcuno la
legge è più eguale che per altri.
Si ritorna in aula il 17
settembre.
°°°°°
Prossimi appuntamenti
Sabato 18 – giovedì 23
maggio. Ti ricordi di Fatih?
Una settimana di lotta a cinque
anni dalla morte dell’immigrato tunisino, lasciato senza cure nel CIE di
Torino.
Sabato 18, ore 10. Il CIE a Porta Palazzo. Appuntamento in
via Andreis angolo via Borgodora
Giovedì 23, ore 19. Presidio al CIE
di corso Brunelleschi. Alessio Lega canterà la sue canzoni in ricordo di
Fatih.
Il programma è ancora in
definizione… Se vuoi saperne di più contattaci anarres at inventati.org
Appuntamenti fissi
Ogni lunedì –
ore 21 – incontro di “Antirazzisti contro la repressione. Ti ricordi di
Fathi?” presso la sede della fat in corso Palermo 46 (nella seconda
settimana di maggio la riunione è spostata a venerdì 10)
°°°
Ogni
martedì riunione del collettivo antipsichiatrico “Francesco
Mastrogiovanni” ore 21 in corso Palermo 46. Il numero contro gli abusi
psichiatrici funziona tutti i giorni con segreteria telefonica. Il martedì
– dalle 19 alle 21 - rispondiamo direttamente.
Segnati
il numero e fallo girare. 328 7623642
°°°
Ogni giovedì – ore 21 in
corso Palermo 46 - riunione degli anarchici della FAT aperta a
tutti gli interessati
°°°
Ogni venerdì –
dalle 13 alle 15 – anarres va in onda sui 105,250 delle libere
frequenze di radio blackout. Se sei lontano puoi sentire anche in
streaming accedendo dal sito della radio www.radioblackout.org
http://anarresinfo.noblogs.org
- Prev by Date: Cagliari ( Sardegna, Italia ). Presentazione del libro “Syria. Quello che i media non dicono” ( italiano )
- Next by Date: I: Fwd: Se agradece difusión de este drama silenciado / Penúltima parte del Dossier: Colombia y sus miles de presos políticos silenciados, la Parte VI Re: Fwd: Rv: Silvio Rodriguez
- Previous by thread: Cagliari ( Sardegna, Italia ). Presentazione del libro “Syria. Quello che i media non dicono” ( italiano )
- Next by thread: I: Fwd: Se agradece difusión de este drama silenciado / Penúltima parte del Dossier: Colombia y sus miles de presos políticos silenciados, la Parte VI Re: Fwd: Rv: Silvio Rodriguez
- Indice: