Anarres-info. Elezioni , No Tav, antirazzismo, Tunisia, l’ultima partit a di Ratzinger
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- From: "Federazione Anarchica Torinese" <fat at inrete.it>
- Date: Sun, 24 Feb 2013 20:10:34 +0100 (CET)
- Importance: Normal
Anarres-info. Elezioni, No Tav, antirazzismo, Tunisia, l’ultima
partita di Ratzinger
Nella tana del Grillo. Il governo a
5 stelle di Parma
Il sindaco del M5S di Parma,
Pizzarotti, venne eletto con la promessa di fermare l’inceneritore.
Tante brave persone impegnate nei movimenti e stanche di dover subire
scelte che arricchiscono pochi ed avvelenano, uccidono, derubano tutti gli
altri diedero fiducia al Movimento 5 Stelle e gli delegarono la lotta
contro l’inceneritore.
Il prossimo marzo, pochi giorni dopo la
consultazione elettorale nella quale alla gente viene chiesta ancora una
volta un delega in bianco sul proprio futuro, il nuovo inceneritore di
Parma sarà inaugurato.
Sul fronte delle politiche abitative a
Parma, dopo una ventata di speranza, i senza casa, gli sfrattati hanno
scoperto che nulla era cambiato. La resistenza agli sfratti e il
moltiplicarsi delle occupazioni abitative, che ha Parma ha una storia
ultradecennale, era ed è ancora la sola prospettiva possibile per chi
fatica ad arrivare a fine mese.
La giunta Pizzarotti ha fatto quello
che l’amministrazione di centrodestra finita nel mirino della magistratura
non era riuscita a fare. Aumentare le rette per gli asili nido,
abolendo le detrazioni concesse ai figli dei detenuti. Solo la lotta
dal basso ha bloccato un analogo provvedimento contro i genitori soli.
Chi si illude sulle scelte concrete dell’Italia in salsa M5S, si
guardi nello specchio nero di Parma a cinque stelle.
Pare
siano tante le brave persone che in Val Susa e altrove vogliono ancora una
volta delegare il proprio futuro al guru di turno. Ancora
una volta saranno i fatti a spazzare via le teorie, tuttavia in Val Susa
c’è già una ricchezza che sarebbe stolto dissipare.
Chi ambisce al
potere dice che solo lo Stato con la sua polizia, il suo esercito e
il suo governo può fare funzionare la società.
L’esperienza di
partecipazione della Val Susa dimostra il contrario.
Le
assemblee popolari, i presidi di lotta, i comitati di paese, le Libere
Repubbliche di Venaus e della Maddalena sono un piccolo grande esempio di
autogoverno popolare. In tanti anni tra un pranzo condiviso e una
barricata in tanti abbiamo imparato a costruire spazi politici non
statali. La politica dal basso, fatta di confronto e di ricerca paziente
dell'accordo tra tutti, è la sola strada possibile perché le decisioni
siano condivise, perché prevalga davvero il bene comune contro la logica
del profitto e del comando.
In una rete di assemblee popolari federate e solidali si
coniugano libertà e organizzazione.
Continua…
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Libertà o
voto?
Il grande rito elettorale è ormai in corso.
Sui media impazzano le previsioni, si fanno i possibili scenari, si
calcolano le alleanze possibili.
Nella concretezza della vita
quotidiana la democrazia reale si mostra sempre più per quello che è: un
sistema di ricambio tra elite che hanno perso in buona parte il controllo
dei propri sudditi e non hanno altro modo per mantenerne il simulacro che
l’adozione di politiche rigidamente disciplinari per imporre scelte
fatte nei non luoghi della governance mondiale, tra banca mondiale,
fondo monetario internazionale, banca europea.
Persino la tensione
moralizzatrice si scontra con un sistema di corruttela che, al di
là del malaffare diffuso nel ceto politico, investe nel profondo l’intera
società.
Oggi più che mai non vi sono margini di correzione
dall’interno del sistema. La pratica dell’esodo conflittuale, che mette
in campo la sottrazione all’istituito e la lotta contro di esso offre
una prospettiva che può coniugare la spinta alla distruzione
dell’esistente con la necessità di esperire nell’oggi relazioni
egualitarie e libere.
Anarres ne ha discusso con Salvo Vaccaro.
Continua…
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Striscione a casa
Baldacci
Sabato 23 febbraio. Nel primo pomeriggio un gruppo
di antirazzisti ha fatto visita alla casa del colonnello e medico
Antonio Baldacci, responsabile per la Croce Rossa militare del CIE di
Torino. Davanti alla villetta di via Zandonai 8 a Chieri è stato steso uno
striscione con la scritta. “Baldacci ti ricordi di Fatih? Croce Rossa assassina!”.
continua…
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Grillo, Pinocchio e gli altri
(…) Chi
scrive non sa come andranno le elezioni, ma sa già chi è il vincitore
morale di questa partita elettorale.
Quando si dimise, poco più di
un anno fa, diversi editorialisti scrissero che era finita un’epoca, che
il berlusconismo era morto. Un anno dopo, persino se dovesse perdere
malamente le elezioni, Berlusconi avrebbe vinto, perché la sua Italia è
più viva che mai.
Se la Milano di Craxi era da bere, l’Italia di
Berlusconi è da mangiare, digerire, sputare per poi affondare nuovamente i
denti nella carne viva. (…)
Monti, come Bersani, Ingroia e, in parte,
anche Maroni, sono comunque irretiti dalla tela di ragno di una strategia
di marketing politico che ha bisogno del corpo dei leader per poter
incarnare i sogni e le favole che vende. Oggi sarebbe impossibile
immaginare un manifesto con il simbolo del partito e uno slogan, come ai
tempi della prima repubblica.
Oggi serve una faccia, un corpo, che
riempia di se la scena vuota di un’agire politico che si riproduce eguale
da una legislatura all’altra.
È il trionfo del berlusconismo, dello
spettacolo che si fa politica.
Chi poteva interpretare meglio questa
parte di un attore? Negli Stati Uniti negli anni ottanta ne scelsero uno
serioso e di second’ordine come Ronald Reagan.
In Italia il ruolo
tocca ad un comico. L’unico capace di riempire la scena saturandola di se,
facendone un tutt’uno con se stesso. Nei manifesti dell’M5S il suo
faccione deborda, il suo grido esplode in faccia a chi guarda.
Grillo è come il vinile, ricercato come i mobili di legno della nonna
dopo l’overdose dei ripiani di formica e delle sedie di plastica. Guida
spirituale, guru, caudillo, Grillo “ha sempre ragione”, come un padre
amoroso che consiglia, incoraggia, sorregge, protegge i suoi figli. Finché
obbediscono. Poi sono schiaffoni, e, nei casi estremi, la cacciata dalla
famiglia.
Grillo, una sorta di Juan Peron post moderno, rappresenta
l’apoteosi della politica post ideologica, mettendo insieme illusione
partecipativa e il dirigismo più esasperato, corteggia i movimenti
localisti e fa dichiarazioni razziste, vuole moralizzare la politica,
tagliando stipendi e privilegi, ma gioca il proprio ruolo di garante per
decidere, senza confronto alcuno, la linea politica del “suo” movimento.
Continua…
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La banca del papa.
Segreti e veleni
Se qualche genio della consolle ne facesse
un gioco, sarebbe una storia di veleni, pugnali e soldi. Roba violenta e
crudele.
La storia dell’Istituto per le Opere di Religione, meglio
noto come IOR, fornirebbe abbondanti spunti a qualunque creativo.
Lo
scontro nello IOR e per lo IOR divenne esplicito nel maggio scorso quando
Ettore Gotti Tedeschi, l’uomo voluto da Ratzinger alla guida della banca
dei papi venne obbligato alle dimissioni. Da allora i rapporti tra Joseph
Ratzinger e il suo segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, non
sono più stati gli stessi. Il papa è arrivato a congelare Bertone, senza
tuttavia rimuoverlo.
La vicenda dello IOR ha probabilmente influito
sulla decisione di
Ratzinger di indossare le vesti di
Pietro da Morrone, preferendo un fine partita da Celestino V ad uno da
Bonifazio VIII.
continua…
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Memoria di Stato
L’Italia non ha mai fatto i
conti con la propria storia coloniale, con il fascismo, con la guerra in
Jugoslavia, in Grecia, in Africa. Il mito degli “italiani brava gente”,
assunto in modo trasversale a destra come a sinistra, fonda il
nazionalismo italiano, un nazionalismo che si nutre di un’aura di
innocenza e bonarietà “naturali”.
In Italia la memoria è la prima
vittima del nazionalismo, che impone una sorta di memoria di stato, che
diviene segno culturale condiviso. Una sorta di marchio di fabbrica. Si
sacrificano le virtù eroiche ma si eleva l’antieroismo dei buoni a cifra
di un’identità collettiva.
Peccato che sia tutto falso. Falso come i
fondali di cartone dei film di qualche anno fa. Eppure, nonostante le
ricerche storiche abbiamo mostrato la ferocia della trama sottesa al mito,
che sopravvive e si riproduce negli anni.
La gestione delle giornate
della “memoria” e del “ricordo” assunte in modo bipartisan dalle varie
forze politiche ha contribuito ad alimentare questa favola rassicurante,
impedendo una riflessione collettiva che individuasse nei nazionalismi la
radice culturale del male.
continua…
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Susa. Assedio al
Castello
Sabato 16 febbraio. Il sindaco di Susa accoglie
sulla porta i suoi ospiti, tutti selezionati con cura tra si
tav di provata fede, imprenditori che cambiano nome alle
società al ritmo di un fallimento all’anno, qualche amministratore
locale e un pugno di segusini, scelti tra coloro che avevano inviato la
mail filtro al comune. In sala il mago Virano illustra il miracolo del
supertreno che rende sempre più verde la valle.
continua…
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Danno di immagine
Giovedì 14 dicembre. Nell’aula bunker delle Vallette è andata in
scena la seconda puntata del processo ai 53 No Tav, accusati di
aver partecipato alla resistenza allo sgombero della Libera
Repubblica della Maddalena e alla giornata di lotta del 3 luglio 2011.
Gli imputati hanno deciso che solo un piccolo gruppo partecipasse
all’udienza, mentre tutti gli altri disertavano l’aula per un
presidio in piazza Castello.
Continua…
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L’ultima partita di
Ratzinger, il grande Inquisitore
Le dimissioni di Benedetto
XVI hanno scatenato una ridda di ipotesi e analisi sui media, che hanno
dedicato ampio spazio alla decisione di Joseph Ratzinger di ripercorrere
le orme di Celestino V.
C’è chi avalla la tesi di un papa stanco e
anziano che lascia per debolezza, chi lo esalta per il coraggio e chi teme
che l’aura del nocchiero della barca di Pietro possa uscirne offuscata.
Altri dipingono più realisticamente il durissimo scontro di potere che
squassa la curia romana, leggendo la scelta del papa come protesta e
monito.
Nessuna di queste ipotesi si attaglia a Ratzinger, l’uomo che
per trent’anni ha governato quella stessa curia. Nella veste di Prefetto
per la Congregazione della Dottrina della Fede, l’ex Santo Uffizio,
Ratzinger ha sistematicamente demolito la chiesa conciliare, cacciando i
teologi della liberazione e riabilitando i lefevriani.
continua…
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Livorno. Assalto alla
prefettura: 36 indagati
Nella mattinata di lunedì 11 febbraio
è scattata la rappresaglia delle istituzioni per i tre giorni di lotta del
30 novembre e 1 e 2 dicembre.
Il 30 novembre una trentina di
attivisti che manifestavano in solidarietà ai No Tav al comizio per le
primarie del PD del segretario Bersani vengono caricati e manganellati
dalla polizia. Il giorno successivo stessa sorte capita ad un presidio
itinerante attaccato dalla polizia. Il due dicembre un corteo di 500
persone attraversa il centro cittadino, facendo sì che le forze
dell’ordine optino per un profilo decisamente basso.
A tre mesi dai
fatti i PM incaricati chiedono 8 arresti e sei detenzioni domiciliari, il
Gip firma solo 8 obblighi di firma ed alcune perquisizioni.
continua…
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Matti da slegare. Serata
antipsichiatrica
Il collettivo antipsichiatrico “Francesco
Mastrogiovanni” nasce dall’incontro di persone diverse che hanno sentito
l’urgenza di dar voce, corpo e forza alla propria
indignazione.
Un’indignazione di chi sa che nel nostro paese
basta la firma di un medico, quella di un sindaco ed il gioco è fatto.
Uomini e donne smettono di essere uomini e donne, liberi di scegliere la
propria vita, liberi di decidere se assumere o meno dei farmaci, liberi di
scegliere una cura. Uomini e donne vengono presi con la forza,
rinchiusi in un repartino psichiatrico, riempiti di psicofarmaci e spesso
legati ai letti. Prigionieri senza possibilità di parola,
perché la parola di chi finisce in repartino è parola alienata. In
tutti i sensi. Parola priva di senso, parola privata di senso perché chi
parla non è ragionevole. Non è ragionevole, perché la ragione è fuori
dal repartino, perché la ragione è solo del potere che imprigiona, lega
con corde chimiche e di cotone.
continua…
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Tunisia. I giochi non sono
ancora fatti
Un milione di persone è sceso in piazza
nella sola Tunisi per i funerali di Chokry Belaid, uno dei leader
dell’opposizione laica istituzionale, ucciso mercoledì scorso da un gruppo
di sicari.
Un assassinio politico, un assassinio annunciato nel clima di crescente violenza
instaurato dai Comitati in Difesa della Rivoluzione in mano ai
salafiti. La rivolta, scatenatasi spontaneamente in tutto il paese
dopo il diffondersi della notizia dell’assassinio, è continuata venerdì 8,
giorno delle esequie di Belaid e dello sciopero generale che ha
paralizzato il paese.
Chi credeva che la partita in Tunisia – e in
Egitto – si fosse chiusa con l’accesso al potere di Hennada e dei Fratelli
musulmani si è dovuto ricredere.
In Tunisia la situazione è molto
instabile e rischia di sfociare in nuove rivolte e in una
repressione durissima.
Anarres ha intervistato Karim
Metref, scrittore, insegnante di origine algerina che vive da molti
anni nel nostro paese.
Con lui abbiamo ripercorso la vicenda di una
rivoluzione che ha avuto il suo prologo nel distretto minerario di Gafsa,
dove gli scioperi e le lotte radicalissimi dei lavoratori dello
zolfo, vennero repressi nel sangue dal governo. Ci furono morti,
feriti, arrestati, torturati. Moltissimi scelsero poi la via
dell’esilio, prendendo la via del mare verso l’Europa.
Ed è proprio
a Gafsa che sono stati più duri gli scontri con il nuovo regime
islamista, che, pur marginale nella rivoluzione dei Gelsomini di due
anni fa, è riuscito a conquistare il potere con i voti della Tunisia
profonda e con l’alleanza con il vecchio regime.
Il rischio
forte è quello di uno scenario simile a quello che si verificò in Algeria
negli anni ’90, quando il GIA, il Fronte Islamico Algerino, decise di
islamizzare a forza la società civile, facendo migliaia di morti.
Nel mirino c’erano i gruppi laici, le donne, i giovani insofferenti ai
diktat degli integralisti.
Sempre dall’Algeria ci giunge tuttavia
l’esempio di una rivolta tanto radicale, da meritare il silenzio
tombale dei media e della politica internazionale. Gli eventi del 2001 in
Kabilia, la regione berbera dell’Algeria, sono sconosciuti ai più.
La rivolta assunse le caratteristiche di un’insurrezione dal basso, con
grandi capacità di autogoverno territoriale.
continua…
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Grecia. Lo Stato tortura e
se ne vanta
Quattro giovani anarchici
vengono arrestati in seguito ad una rapina in una banca a Kozani, un
piccolo centro nel nord della Grecia. Trascorrono quattro ore nei locali
della polizia dove vengono selvaggiamente picchiati. I loro volti
tumefatti ripresi dalle telecamere al momento del trasferimento in
tribunale fanno il giro del mondo. La notizia rimbalza anche sui nostri
media, Amnesty International denuncia l’ennesimo caso di tortura nelle
stazioni di polizia dello Stato ellenico.
I quattro compagni
rifiutano di sporgere denuncia, dichiarando che di non volersi considerare
vittime, poiché “non si aspettavano niente di diverso dai nemici della
libertà”.
Nel movimento greco è convinzione diffusa che i volti
pesti dei quattro anarchici siano stati mostrati deliberatamente, per
lanciare un monito alla vasta opposizione politica e sociale che,
nonostante la repressione crescente, lotta contro la macelleria sociale
che ha ridotto alla povertà ampi strati della popolazione greca.
continua…
°°°
Il popolo No Tav con i partigiani di
Clarea
Domenica 10 febbraio. A Mattie si arriva dopo
due stretti tornanti, al culmine della provinciale che si dipana dalla
statale 24 poco dopo Bussoleno. All’ingresso del paese c’è il bar
trattoria dove ci si ferma ogni volta che si capita qui: si beve un caffè
e si fanno due chiacchiere. Sui muri del locale tutto parla della lotta No
Tav. Anche qui c’è la foto di Cristian ed Emanuele, i due No Tav
arrestati nella notte di venerdì, quando le truppe di occupazione
che presidiano il cantiere/fortino in Clarea sono state colte alla
sprovvista e se la sono data a gambe di fronte ai No Tav che si
erano introdotti nell’area tagliando le recinzioni e abbattendo i
jersey.
continua…
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No Tav all’assalto del
cantiere
Da mesi i media raccontano del cantiere che avanza,
dei No Tav ridotti a minoranza e sconfitti, dei lavori ormai avviati, dei
processi contro i “violenti” che hanno difeso la libera Repubblica
della Maddalena, contrastato le trivelle, assediato gli
occupanti.
Da mesi i No Tav vanno al cantiere del Tunnel
geognostico. Chi di giorno, chi di notte.
C’è chi scatta foto e chi
va in cerca di Giacu, il No Tav che si è perso in Clarea e che nessuno
trova mai. Non sono certo nottate tranquille per le truppe di
occupazione.
La notte dell’8 febbraio è stata la peggiore per gli
uomini in divisa, colti alla sprovvista e messi in fuga dai No
Tav che hanno tagliato le recinzioni e sono entrati nel cantiere.
Continua…
Prossime iniziative
Appuntamenti fissi
Ogni lunedì – ore
18,30 – incontro degli “Antirazzisti contro la repressione. Ti ricordi di
Fathi?” presso la sede di radio blackout in via Cecchi 21°
°°°°°°°°
Ogni martedì riunione del collettivo antipsichiatrico
“Francesco Mastrogiovanni” ore 21 in corso Palermo 46. Il numero contro
gli abusi psichiatrici funziona tutti i giorni con segreteria telefonica.
Il martedì – dalle 19 alle 21 - rispondiamo
direttamente.
Segnati il numero e fallo girare.
328 7623642
°°°
Ogni giovedì – ore 21 in corso Palermo 46 - riunione degli anarchici
della FAT aperta a tutti gli interessati
°°°
Ogni venerdì
– dalle 13 alle 15 – anarres va in onda sui 105,250 delle libere frequenze
di radio blackout. Se sei lontano puoi sentire anche in streaming
accedendo dal sito della radio www.radioblackout.org
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Processo agli antirazzisti
Mercoledì
27 febbraio prima udienza del processo contro 67 antirazzisti torinesi.
Aula 46 ingresso 17 del tribunale di Torino.
Negli ultimi vent’anni
il disciplinamento dei lavoratori immigrati è stata ed è tuttora
una delle grandi scommesse dei governi e dei padroni, che puntano
sulla guerra tra poveri per spezzare il fronte della guerra di classe.
Nel nostro paese è stata costruita una legislazione speciale per gli
immigrati, persone che, sebbene vivano in questo paese, devono sottostare
a regole che ne limitano fortemente la libertà.
Chi si oppone alle politiche e alle leggi
discriminatorie e oppressive nei confronti degli immigrati entra nel
mirino della magistratura.
Continua…
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Il CIE nel
salotto di Torino
Sabato 2 marzo “Il CIE nel salotto della città” presidio
itinerante per il centro cittadino. Appuntamento ore 15 in piazza
Castello
Sono due i processi contro gli antirazzisti che, tra il
maggio del 2008 e il maggio del 2009, attraversarono l’esperienza
dell’Assemblea Antirazzista Torinese.
La lotta contro i CIE ha
segnato alcuni momenti importanti di quell’anno ed è oggi un fronte sempre
più caldo di resistenza al razzismo di Stato nella sua concreta,
quotidiana, materialità.
La morte di Fathi, un immigrato tunisino
lasciato senza cure nell’allora “nuovo” CPT di Torino, fu il banco di
prova di una relazione politica ancora embrionale.
La lotta che ne
seguì fece da catalizzatore per quelle che seguirono.
Oggi le
protesta di fronte alla casa del colonnello e medico Antonio Baldacci,
responsabile per la Croce Rossa militare della struttura detentiva di
corso Brunelleschi, è entrata nel fascicolo del processo.
continua…
http://anarresinfo.noblogs.org
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