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[vigilanzademocratica] “Caccia allo sbirro” : assolti tutti gli imputati, ma la lotta continua!
- Subject: [vigilanzademocratica] “Caccia allo sbirro” : assolti tutti gli imputati, ma la lotta continua!
- From: Vigilanza Democratica <vigilanzademocratica at yahoo.com>
- Date: Fri, 15 Feb 2013 13:57:06 -0800 (PST)
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Processo “Caccia allo sbirro”: assolti tutti gli imputati!
Ci scusiamo con quanti ci hanno seguito finora, mostrandoci
vicinanza e solidarietà e che sicuramente attendono un comunicato sull’ultima
udienza di questo processo che ha visto tutti gli imputati assolti “per
insufficienza di prove”.
Il comunicato arriverà molto presto, intanto vogliamo però
ringraziare tutte quelle persone che vittime dirette o indirette di quella che
oggi viene definita “malapolizia” hanno coraggiosamente e tenacemente portato
avanti in questi anni battaglie che lungi dall’essere individuali, stanno nei
fatti imprimendo un cambiamento profondo nella nostra società. E’ anche a loro che i compagni assolti devono questa importante vittoria, una
vittoria che alimenterà a sua volta la lotta di chi oggi chiede a gran
voce l’introduzione degli strumenti minimi atti ad ottenere “giustizia” nel
caso in cui ad essere sotto processo per abusi o omicidi sia lo Stato stesso e
i suoi apparati: l’introduzione del reato di tortura e del codice
identificativo per le forze dell’ordine.
A seguire la dichiarazione congiunta degli imputati di cui il giudice Pecorella ha vietato la lettura in aula perché ritenuta offensiva
e calunniosa, ripresa in seguito dai compagni con ulteriori dichiarazioni spontanee.
Più volte in questa sede e altrove abbiamo dichiarato che filmare, fotografare, rendere noti volti e nomi di
agenti delle forze dell'ordine che spiano, controllano, schedano,
minacciano, ricattano, orchestrano provocazioni, infiltrano, picchiano,
massacrano è un'operazione di democrazia, pulizia morale e
controllo popolare. Lo ribadiamo oggi con più forza, alla luce dei gravi
fatti che si sono susseguiti nei pochi mesi trascorsi dall’ultima
udienza. Fatti che, volenti o nolenti, danno ragione a chi ha creato il
sito Caccia allo sbirro (e altri siti simili), che qui vogliamo
ringraziare pubblicamente.
La
condanna definitiva dei poliziotti che hanno ucciso Federico
Aldrovandi, ma soprattutto il loro ingresso in carcere, hanno
rappresentato una vittoria per tutte le vittime “di malapolizia” che in
prima persona si sono battute per ottenere questo risultato, tra le
denigrazioni, le offese e i tentativi di rivalsa di uno Stato che non
accetta di processare se stesso. Una
vittoria che ha infuso coraggio e che spingerà altre vittime di abusi
delle forze dell’ordine (anche se si tratta di abusi “minori”: stupri,
pestaggi, sequestri, estorsioni…) a uscire dal silenzio dettato dalla
paura o dalla rassegnazione. [leggi tutto].
La battaglia per lo
scioglimento del VII Reparto mobile di Bologna non si ferma con la chiusura del
processo “Caccia allo sbirro”!
Riproponiamo
l’appello che a fine gennaio lanciammo alla società civile per ottenere
risposta alla domanda “Cosa deve ancora accadere perché il VII Reparto mobile di Bologna venga
smantellato?”
Prendere posizione pubblica
rispetto a questo quesito con dichiarazioni, interrogazioni parlamentari, esposti
alla Procura, vuol dire contribuire alla richiesta di “giustizia e verità” che in
primo luogo le vittime di questo corpo speciale, che si è contraddistinto per
gravissimi abusi chiedono.
A questo proposito riportiamo il
comunicato del TPO di Bologna, sull’apertura del processo a Martina Fabbri e
sulla preoccupazione che ancora una volta l’omertà e i depistaggi abbiano la
meglio sulla ricerca della verità con l’ausilio di una giustizia che finora si è
dimostrata solerte nel coprire le responsabilità di questo Reparto e di chi lo
dirige. 13 / 2 / 2013
Oggi c'è stata la prima comparizione davanti al G.U.P. per
il processo contro Pasquale Bonofiglio, agente del VII reparto mobile di
Bologna che ha spaccato i denti a Martina, nell'ottobre 2011. Gli avvocati
dell'indagato hanno chiesto un rinvio per poter visionare una memoria
depositata solo ieri dalla parte civile, esprimendo la probabile intenzione di
procedere con rito abbreviato nella data successiva, ossia il 17 maggio.
12 Ottobre 2011. Un poliziotto del
VII reparto colpisce con un manganello Martina, in una situazione non
concitata, volontariamente, violentemente sulla bocca e le distrugge 4 denti.
Nessuno viene sospeso dal servizio,
nessuna indagine interna, nessuna risposta al procuratore Giovannini che
chiedeva di "costituirsi".
Nessuno vede nulla, nessuno filma
nulla, nessuno, sa nulla, nessuno parla.
Tutti tacciono. Tutti.
Anche chi è pagato per filmare e
annotare cosa succede secondo dopo secondo in piazza.
Eppure di solito questo "lavoro"
lo svolgono egregiamente i funzionari dello stato.
Di solito sulla pelle di uomini e
donne che scendono in piazza a lottare per un futuro che non sia di
miseria.
In questi ultimi anni abbiamo visto
i mezzi di riconoscimento usati dalla polizia diventare sempre più sofisticati,
le relazioni sempre più minuziose (ogni tanto sembrano già sceneggiature di un
film), le perquisizioni e gli arresti sempre più frequenti.
Come mai NESSUNO ha visto nulla?
Come possiamo non dire che questo reparto si basa su omertà, viltà e
vigliaccheria? Come possiamo negare che è un reparto di criminali, gente
pericolosa, potenziali assassini (come ricorda la vicenda di Paolo Scaroni),
che agisce nell'impunità? Come possiamo non dire che se sei dalla parte del
potere te la puoi pur sempre cavare? Come è possibile che questo stesso reparto
che durante le indagini copre e rallenta l'inchiesta, senza fornire nomi né
fotografie, si permetta di chiedere i danni a chi definisce questi
atteggiamenti omertosi, tipici delle cosche mafiose?
E' reale o non lo è che questo
poliziotto è stato nascosto, trasferito, subito dopo i fatti? E' vero o non lo
è che questo reparto si è macchiato ripetutamente di crimini e azioni violente
cercando sempre di auto tutelarsi con il silenzio e l'omertà?
Oggi, nella prima comparizione
davanti ad un giudice, apprendiamo dagli avvocati del poliziotto la probabile
intenzione (non ancora formalizzata a causa di un rinvio al 17 maggio) di
procedere con il rito abbreviato.
Quando il giudice lo disporrà il processo
non sarà più pubblico, non si potranno portare prove oltre a quelle già
acquisite e non ci sarà un dibattimento in aula : il magistrato dovrà decidere
con il solo materiale presentato durante le indagini, senza possibilità che
vengano portati alla luce ulteriori elementi.
E' un altro evento che vuole
impedire di andare a fondo in questa storia, che mostra la volontà di
nascondere i fatti: nessun testimone prima e nessuno a testimoniare ora.
Siamo sicuri che l'asse
Digos/Procura della Repubblica abbia fatto il possibile per andare a fondo in
questa storia? Tutta la mole di informative, relazioni, intercettazioni che
vediamo richiedere e produrre solitamente, sono state fatte in maniera
cosi minuziosa anche questa volta? Si poteva/doveva, forse, fare di più?
Questo è il VII. Reparto che uomini
e donne si troveranno davanti ogni volta che scenderanno in piazza.
E se continueranno a restare
impuniti, si sentiranno sempre più legittimati a continuare nella loro condotta
criminale.
Chiedere i numeri identificativi sui
caschi per i corpi di polizia di stato è una richiesta di civiltà e democrazia.
E' un problema solo dei movimenti o
anche delle istituzioni di questa città?
Martina è stata in tribunale oggi e
ci sarà anche il 17 maggio perché conosce la verità dell'accaduto e non ha
paura di guardare negli occhi né la verità né chi proverà a mistificarla!
Cs TPO
A norma di legge puoi essere escluso da questa lista di distribuzione, RISPONDENDO A QUESTO MESSAGGIO con la richiesta di CANCELLAZIONE Contribuisci al sito http://www.vigilanzademocratica.org Invia materiale da pubblicare o proposte di collaborazione alla mail vigilanzademocratica at yahoo.com Cordiali saluti
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