Torino. Processo agli antirazzisti: primo atto



Torino. Processo agli antirazzisti: primo atto

Torino, 13 aprile. Si è svolta oggi l’udienza preliminare del processo
agli antirazzisti torinesi.
Erano presenti solo sette imputati, di cui uno detenuto per antifascismo e
un’altra ai domiciliari per la lotta No Tav.
Si sono costituiti parte civile i curatori fallimentari del ristorante il
Cambio, il capo dei comitati spontanei razzisti Carlo Verra e la
consigliera di circoscrizione del PDL Patrizia Alessi.
Gli avvocati della difesa hanno presentato alcune eccezioni di natura
procedurale per mancata notifica, l’accoglimento delle quali ha portato al
rinvio al 24 maggio dell’udienza.
Il mega processo che mette insieme alcuni episodi di lotta antirazzista –
ma non solo – è stato spezzato in due.
In questa prima tranche sono state messe insieme alcune tra le tante
manifestazioni, proteste, azioni, contestazioni che hanno – almeno in
parte – attraversato il percorso dell’assemblea antirazzista torinese.
Altre iniziative, dello stesso tenore e dello stesso ambito, saranno
oggetto di altri procedimenti. Chiaro l’intento di prendere due piccioni
con una fava giuridica.
Da un lato proporre, pur senza riproporla formalmente, la chiave
associativa negata dalla cassazione, dall’altro investire gli stessi
antirazzisti di una miriade di procedimenti separati, negando loro almeno
il beneficio della continuità, derivante dell’accorpamento.
Si vuole ad ogni costo ottenere condanne per togliere di mezzo compagni e
compagne che in questi anni hanno lottato contro le leggi razziste del
nostro paese e in solidarietà ai senza carte rinchiusi nei CIE, agli
immigrati/schiavi.
Non a caso il regista dell’intera operazione è il PM Padalino, noto per le
sue simpatie leghiste e per proposte di stampo teneramente nazista come il
rilievo delle impronte ai bambini e alle bambine rom.

L’urgenza politica e morale della lotta antirazzista va al di là della
repressione che colpisce chi ha tentato di mettere sabbia nel meccanismo
feroce che stritola le vite degli immigrati per tenerli sotto costante
ricatto.
In questi anni è stata costruita una legislazione speciale per gli
immigrati, un corpus di leggi che stabilisce che viaggiare è un reato,
cercare un futuro migliore un’ambizione criminale.
Di fronte alle nuove leggi razziali ribellarsi e sostenere chi si ribella
è un dovere. Ineludibile.

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