R: 11 aprile. Primavera di resistenza



solidarietà militante da SU LA TESTA l'altra Lombardia. scacciare gli invasori 
da queste terre. Lotta di classe contro gli interessi del capitale! NON DEVONO 
PASSARE!


>----Messaggio originale----
>Da: fat at inrete.it
>Data: 10/04/2012 17.51
>A: <dirittiglobali at peacelink.it>
>Ogg: 11 aprile. Primavera di resistenza
>
>11 aprile. Primavera di resistenza
>
>il programma per la settimana dell'11A:
>
>Martedì 10 assemblea No Tav a Giaglione ore 20
>
>Mercoledì 11 dall’alba doppio appuntamento contro l’occupazione
>“temporanea” dei terreni per fare il tunnel :
>- al campo sportivo di Giaglione
>- ai cancelli della Centrale a Chiomonte (lì verranno fatti entrare i
>proprietari dei terreni)
>
>Nel pomeriggio appuntamento alle 17 al presidio internazionale di Susa per
>inceppare la macchina dell’occupazione militare. Si comincia con
>un’assemblea e poi si va.
>
>Mercoledì 11/domenica 15 settimana di lotta No Tav ovunque
>
>L’11 aprile è il giorno degli espropri. L’ultimo atto prima dell’avvio dei
>lavori per il tunnel geognostico della Maddalena. 11 mesi dopo il primo
>attacco, le truppe di occupazione hanno concluso la recinzione dei
>terreni.
>Sono stati mesi di resistenza pressoché quotidiana, mesi nei quali abbiamo
>cercato di mettere i bastoni tra le ruote ad una macchina militare
>costruita con cura e intelligenza per disciplinarci, dividerci,
>spaventarci. Non ci sono riusciti e ogni volta ne provano una nuova per
>spezzare un movimento di irriducibili rompiscatole, gente che non si fa
>dividere, gente che non molla né si spaventa, gente che da il "cattivo"
>esempio un po' a tutti.
>
>Domani in tutta Italia vi saranno iniziative di lotta a sostegno dei No
>Tav ma, soprattutto, a sostegno di un’idea di relazioni politiche e
>sociali diversa da quella in cui siamo forzati a vivere, dove libertà,
>uguaglianza, solidarietà siano impegni e obiettivi comuni non parole con
>cui celebrare la retorica di una democrazia fatta di guerra, sfruttamento,
>oppressione.
>La lotta No Tav è divenuta punto di riferimento per le tante resistenze
>del nostro paese. Una lotta popolare, dove i processi decisionali provano
>a costruirsi dal basso, tramite il metodo del consenso, nel confronto
>diretto nelle assemblee e nei comitati locali. Non sempre ci si riesce,
>perché l’abitudine alla delega, la forza delle gerarchie che segnano una
>società autoritaria, sono difficili da sconfiggere. Ma, con pazienza e con
>fatica, ci proviamo, perché sappiamo che la posta in gioco è molto alta.
>La possibilità di immaginare costruendolo e di costruire immaginandolo un
>futuro che dia senso al nostro presente.
>
>Ieri al merendin di pasquetta in Clarea, assediati da imponenti
>recinzioni, uomini in armi e mezzi militari dappertutto, alcuni di noi si
>domandavano quanta strada avessimo fatto in tanti anni, quanti chilometri
>avessimo macinato, quante iniziative costruito, quante parole spese per
>tessere la tela robusta della quale è fatto questo nostro movimento. Una
>tela che è forte anche della capacità costante di re-inventarci spazi e
>prospettive, di sorprendere i nostri avversari, di allargare nel contempo
>il consenso popolare intorno alle nostre iniziative.
>Ieri c’era chi mangiava, chi arrostiva il cibo sulla brace, chi cantava e
>chi discuteva.
>C’era anche chi saliva alle vasche e di lì alla Maddalena occupata. La
>scena è desolante: un deserto circondato da muri e reti, coronate di filo
>spinato. Una enorme ferita. Il 27 giugno, il 16 e il 24 agosto e infine il
>27 febbraio si sono presi tutto. Dall’alto si vedono bene le recinzioni
>concentriche che segnano i progressi degli occupanti.
>Ormai da mesi, sin da metà settembre, il movimento si interroga sulle
>prospettive di lotta, che certo non sono più quelle del 2005. Oggi il
>governo ha affinato i mezzi, sapendo calibrare propaganda e violenza.
>Nel 2005 i check point di polizia che impedivano l’accesso al paese di
>Mompantero rendevano visibile l’occupazione militare in tutto il suo
>portato materiale e simbolico, oggi il check point sulla strada dell’Avanà
>chiude una strada di vigne, senza case, persone, affetti divisi.
>Il catino della Clarea è perfetto per una guerra tra eserciti, molto meno
>per una lotta popolare, che ha i suoi ritmi, fatti di partecipazione
>diretta di tutti, anziani, ragazzini e malati compresi.
>L’8 dicembre con 14 ore di occupazione popolare dell’autostrada, poi in
>modo più netto con i blocchi prolungati di fine febbraio il movimento ha
>ri-trovato il suo ritmo, una lotta capace di mettere nuovamente in
>difficoltà l’avversario. Un avversario che non guarda in faccia nessuno,
>che pesta, gasa e rompe ossa in ogni dove ma indubbiamente preferisce
>farlo in una zona appartata e remota come la Clarea piuttosto che nel
>cuore della valle, a due passi dalle case.
>Quando i lacrimogeni centrano i cortili delle abitazioni, quando la guerra
>attraversa il tuo paese, quando la democrazia reale si mostra senza
>infingimenti né belletti, la resistenza si rinforza, la gente esce dal
>lavoro e va alla barricata, il tempo della libertà prende il sopravvento
>su una quotidianità scandita dal ritmo della merce.
>
>C’è chi si affeziona ai luoghi. Fa bene, perché i luoghi vivono grazie a
>chi li ama. Vedere la Clarea ridotta a polvere e filo spinato fa male a
>tutti.
>Ma non è lì che si gioca la partita. Il governo lo ha capito tanto bene
>che ha deciso di far partire l’iter di approvazione di nuove leggi che
>sanzionino pesantemente i blocchi stradali e ferroviari. Se non gli
>dessimo fastidio, se volessero tenerci lontani da quelle dannate reti,
>perché fare una legge per tenerci invece lontani dall’autostrada?
>Con la grande manifestazione del 25 febbraio e con i blocchi della
>settimana successiva abbiamo rotto l’accerchiamento mediatico con il quale
>hanno giustificato repressione ed arresti.
>La scommessa per i prossimi giorni e mesi – l’11 è solo una tappa – è di
>creare le condizioni perché le truppe siano costrette al ritiro.
>Occorre inceppare la macchina dell’occupazione, intralciarla con pazienza
>giorno dopo giorno, rendendo visibile la gestione militare del territorio.
>In quest’angolo di nord ovest la situazione può divenire ingovernabile,
>specie se riusciremo ad unire le resistenze non in un cartello politico ma
>nella pratica del mutuo appoggio e della solidarietà concreta.
>
>Scegliamo noi i luoghi della resistenza.
>Se ci riusciremo, se ogni paese, ogni strada diventerà per loro un
>problema, saranno costretti ad andarsene da Clarea come se ne andarono da
>Venaus.
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