[Resistenza] Il processo contro la carovana del (n)PC Iè una patata bollente che il Tribunale di Bologna ha difficoltà a gestire!




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Direzione Nazionale

Milano 09.02.2012

 
Il processo contro la carovana del (n)PCI
è una patata bollente che il Tribunale di Bologna ha difficoltà a gestire!
La prima udienza si ferma ai preliminari!
Ieri a Bologna il processo contro 12 compagni che fanno (o facevano) parte del (nuovo)Partito comunista italiano, del Partito dei CARC e dell’Associazione Solidarietà Proletaria accusati di associazione sovversiva con finalità di terrorismo (art. 270 bis del c.p.) si è fermato ai preliminari.
 
In aula
Subito dopo la costituzione delle parti (l’elenco dei presenti e degli assenti), i nostri avvocati hanno presentato una prima eccezione sulla validità del rinvio a giudizio deciso dal GUP Gamberini perché non solo ci sono state diverse irregolarità procedurali, ma soprattutto perché la sentenza era già scritta, nel vero senso della parola. La comunicazione di rinvio a giudizio inviata ad alcuni imputati recava dattiloscritta la data del 13 luglio, mentre ci sono state altre due udienze (il 15 e il 21 settembre) durante le quali gli avvocati hanno illustrato i motivi per cui non vi erano le basi per istruire un processo (così come aveva già concluso il GUP Zaccariello nel 2008)… l’unico accorgimento del GUP Gamberini è stato quello di aggiungere a mano la data del 21 settembre!
Il rinvio a giudizio fatto da Gamberini, inoltre, è un taglia e incolla del rinvio a giudizio fatto nel 2007 da Giovagnoli, mentre la Corte Cassazione (che aveva annullato il “non luogo a procedere” deciso dal GUP Zaccariello) aveva dato mandato al nuovo GUP di verificare se “l’organizzazione avesse effettivamente programmato, in termini di concretezza e attualità, azioni violente” e di valutare “in ogni caso se nella condotta emergente dagli atti sia comunque configurabile altra ipotesi delittuosa, quale quella di cui all’art. 416 c.p.” (ndr: associazione a delinquere). Questi e altri fatti evidenziano una manifesta parzialità del giudice Gamberini e un’evidente violazione dei diritti degli imputati alla difesa (gli avvocati hanno sostanzialmente parlato al vento nelle udienze del 15 e 21 settembre, il GUP aveva già preso la sua decisione il 13 luglio).
In secondo luogo gli avvocati hanno presentato un’eccezione sulla competenza del Tribunale di Bologna, visto che nel rinvio a giudizio si parla di “reati commessi in Italia, a Modena e altrove e in Francia, a Parigi”.
Sia l’avvocato dello Stato Mario Zito sia il PM, che nel frattempo è cambiato, non è più Massimiliano Rossi ma Antonio Gustapane, si sono opposti alle eccezioni sollevate dagli avvocati. In particolare il PM ha detto che quella seguita dal GUP Gamberini è prassi corrente (!!!), che il (n)PCI e il P.CARC sono organizzazioni clandestine, quindi non è possibile stabilire dove operino e ha iniziato a indicare gli imputati per nome e cognome affermando che erano clandestini e quindi non si sapeva dov’erano… salvo fermarsi quando uno di essi si è alzato dicendo che era presente in aula!
La Corte, presieduta dal giudice Leonardo Grassi, dopo essersi ritirata in camera di consiglio ha chiesto al PM di presentare i verbali di tutte le udienze preliminari, sia quelle presiedute dal GUP Gamberini nel 2011 sia quelle presiedute dal GUP Zaccariello nel 2008 e si è riservata di decidere in merito alle eccezioni presentate dalla difesa in una nuova udienza che ha fissato tra tre mesi, il 2 maggio 2012 alle h. 10.00.
Alla fine dell’udienza abbiamo assistito, come già successo in altre occasioni, al provocatorio atteggiamento della Digos di Bologna: due agenti in borghese fermano due compagni per “identificarli”, facendo vedere “al volo” i tesserini e rifiutandosi di fornire il loro numero di matricola.
 
In piazza, a Bologna
Vicino al Tribunale si è tenuto un presidio di denuncia della persecuzione dei comunisti, degli oppositori politici e di quanti lottano contro la  crisi e i suoi effetti e di solidarietà non solo con i compagni della carovana del (n)PCI sotto processo, ma anche con gli attivisti NO TAV arrestati o messi agli arresti domiciliari il 26 gennaio.
Il presidio è stata anche l’occasione per promuovere la partecipazione alla manifestazione nazionale indetta per il 18 febbraio dalla FIOM, a quella del movimento NO TAV del 25 febbraio e a quella organizzata per marzo dal Coordinamento No Debito contro il governo Monti, per chiamare al coordinamento e alla lotta per cacciare il governo della mano libera ai Marchionne, della miseria delle masse popolari, dell’eliminazione dei diritti dei lavoratori, dell’asservimento del nostro paese alla comunità internazionale degli speculatori e per instaurare un governo di emergenza delle organizzazioni operaie e popolari che abolisca il debito pubblico, attui la parola d’ordine “un lavoro utile e dignitoso per tutti” ed elimini almeno gli effetti più gravi della crisi con misure d’emergenza, anche se vanno contro gli interessi e le regole dei poteri forti italiani e internazionali. Così sarà possibile anche mettere mano da subito al dissesto del territorio e alle “emergenze” maltempo. Infatti a Bologna, come in altre zone del paese, erano ben visibili le conseguenze dell’incuria delle Autorità centrali e locali: strade e marciapiedi inagibili a diversi giorni dalla nevicata, marciapiedi pericolosi per la presenza di lastre di ghiaccio o per rischio di caduta di grondaie e pezzi di ghiaccio… e decine  di poliziotti schierati contro i “terroristi” anziché mobilitati per servizi utili alla collettività!
 
Ringraziamo i compagni di Fuoriluogo, dei Giovani Comunisti, dell’International Symposium Against Torture and Isolation che sono venuti a portare il loro sostegno alla battaglia contro la persecuzione giudiziaria e contro l’eliminazione  delle libertà di organizzazione e propaganda dei comunisti (e a partire dai comunisti di chiunque sia o possa diventare centro di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari) conquistate con la vittoria della Resistenza contro il nazifascismo, i singoli compagni, lavoratori e giovani che sono venuti a esprimerci la loro solidarietà e quanti hanno firmato l’appello “No alla messa fuori legge dei comunisti”!
 
Una delegazione  di compagni si è recata presso la sede bolognese de la Repubblica per denunciare il silenzio mediatico intorno al processo contro la carovana del (n)PCI, un silenzio che si traduce in complicità nella violazione dei diritti politici e sindacali sancita dalla Costituzione e alimenta la deriva reazionaria in corso nel paese. 
 
Solidarietà internazionale
L’8 febbraio a Bologna è stata presente una compagna dell’International Symposium Against Torture and Isolation, venuta dall’Austria.
Lo stesso giorno c’è stato un presidio di protesta [vedi le fotografie] di fronte all’Ambasciata italiana a Londra, cui hanno preso parte una quindicina di persone, tra cui rappresentanti del blog Democracy and Class Struggle, della Casa Editrice Second Wave Publication, dell’organismo rappresentante degli immigrati africani a Londra Pan Afrikan Voice.
Democracy and Class Struggle (DCS) ha promosso il presidio scrivendo:
“Il processo contro i compagni a Bologna l’8 febbraio 2012 non è solo un attacco alla democrazia in Italia. È un attacco alla resistenza in Europa! Cominciate a organizzare azioni di protesta ora! La notizia del procedimento contro 12 membri di (n)PCI, CARC e ASP l’8 febbraio 2012, parte di una rinnovata campagna contro il comunismo in Italia dovrebbe fare rabbrividire tutti quelli che in Europa sono impegnati nella resistenza ai programmi di austerità e agli attacchi alla democrazia. Qui si tratta di nostri fratelli e sorelle nella lotta che sono stati in prima linea nella resistenza in Italia. Democracy and Class Struggle fa appello perché si facciano azioni di protesta in tutto il mondo l’8 febbraio e si faccia luce sulle sinistre attività dello Stato italiano. Non è tempo di fare emergere differenze settarie da parte di chi non condividi il programma del (n)PCI. È l’ora di esprimere e dimostrare solidarietà pratica ai compagni sotto attacco.
Democracy and Class Struggle sarà lieta di dare pubblicità a ogni azione di solidarietà con i compagni italiani organizzata in qualsiasi parte del mondo”.
Sempre Democracy and Class Struggle ha diffuso una bozza di lettera di protesta da inviare all’ambasciatore italiano a Londra. La lettera nella versione definitiva è stata consegnata all’ambasciatore l’8 febbraio.
L’appello di DCS è stato pubblicizzato nel sito degli immigrati Tamil a Londra.
Solidarietà è stata espressa dal Fronte di Azione Democratica dei Dalits, delle Donne e delle Minoranze degli immigrati indiani a Londra.
Charlie Walsh e Gerry Downing hanno espresso solidarietà a nome rispettivamente di Lotta Socialista e del Gruppo di Sostegno dei Prigionieri Repubblicani Irlandesi.
Murray Jack Andrews a nome della Glasgow Defence Campaign  che lotta contro i tagli allo stato sociale ha scritto: “Anche i compagni di Glasgow sono stati sotto attacco da parte dello Stato britannico - in questo periodo di crisi profonda nel cuore dell’imperialismo, le classi dominanti europee vogliono criminalizzare i comunisti e tutte le forze progressiste (…). Bologna o Glasgow, una sola lotta!
Il Consiglio di Coordinamento del Movimento Operaio dell’Ucraina (Azione Operaia) ha tradotto in russo il materiale sulla persecuzione dei 12 membri del (n)PCI, del P-CARC e dell’ASP invitando i lettori in Ucraina, Bielorussia, Kazakhtsan e Russia a mandare lettere di protesta alle ambasciate nei loro paesi.
I testi tradotti in inglese dei comunicati di P-CARC, ASP e SLL sono stati diffusi sulla mailing list MAOIST Revolution e su quella dell’International League of People’s Struggles.
In Indymedia della Gran Bretagna è stato scritto sul processo di alcuni membri dei CARC, un partito maoista
italiano, per “associazione sovversiva con finalità di terrorismo”, ricorrendo a leggi fasciste dei tempi di Mussolini. Questa legge non ha come obiettivo solo i maoisti, ma anche altri gruppi di estrema sinistra, compresi anarchici e autonomi per un verso o per l’altro indipendenti dalla “sinistra ufficiale””. L’autore invita a prendere parte alla dimostrazione davanti all’Ambasciata italiana a Londra l’8 febbraio, e aggiunge che “lo Stato italiano ha deciso di attaccare le forze che guidano la resistenza contro le misure d’austerità in Italia e specialmente le forze indipendenti dalla “sinistra ufficiale”, quelli che in Italia sono chiamati “autonomi”, anarchici, maoisti (…) Questi attacchi sono significativi perché l’Italia è un paese europeo e quello che accade in Italia potrebbe essere bene un test per quello che accade qui, la criminalizzazione della sinistra radicale indipendente dalla “sinistra ufficiale” dei sindacati e del Partito Laburista”.
Infine, il messaggio dalla Organizzazione Marxista Leninista dell’Afghanistan:
“Cari compagni, abbiamo appreso delle vergognose manovre del governo italiano contro i comunisti e contro il (n)PCI. Siamo consapevoli di cosa significhi la situazione intollerabile dei compagni del (n)PCI e degli altri comunisti sottoposti a persecuzione politica e repressione per la loro ideologia. Condanniamo le azioni anticomuniste della borghesia imperialista italiana contro i nostri compagni ed esprimiamo  la nostra rabbia per il cosiddetto processo dell’8 febbraio. Esprimiamo anche la nostra completa e calorosa solidarietà in questo difficile periodo.
Saluti rivoluzionari.”
 
La lotta continua!!
Avanti con la battaglia contro la messa fuorilegge dei comunisti!
Difendiamo le libertà di opinione, organizzazione e propaganda conquistate con la vittoria della Resistenza contro il nazifascismo!
 
Solidarietà con le organizzazioni e i compagni colpiti dalla repressione! 
Libertà per gli attivisti NO TAV incarcerati e agli arresti domiciliari!
 
Con la solidarietà proletaria e la lotta contro la repressione trasformiamo le operazioni repressive in uno strumento per rafforzare movimento contro la crisi e i suoi responsabili, per far avanzare la rinascita del movimento comunista fino alla vittoria!
Monti, Marchionne, Ratzinger e i loro compari non hanno una soluzione positiva per le masse popolari al marasma economico, ambientale, culturale e morale che il loro sistema ha creato. Possono solo aggravarlo, rendere più feroce lo sterminio di massa già in atto e trascinarci verso nuove guerre tra Stati.
La classe operaia e il resto delle masse popolari una soluzione positiva ce l’hanno: possono riorganizzare le attività economiche e tutta la vita sociale facendo a meno di capitali e profitti, di prestiti e debiti, di banche e istituzioni finanziarie. Organizziamoci per vincere!
 
 




Allegato Rimosso
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