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[Resistenza] Newsletter del 20.10.2011: Mobilitazione permanente per cacciare la banda Berlusconi
- Subject: [Resistenza] Newsletter del 20.10.2011: Mobilitazione permanente per cacciare la banda Berlusconi
- From: Resistenza Pcarc <resistenza.pcarc at rocketmail.com>
- Date: Thu, 20 Oct 2011 10:09:03 -0700 (PDT)
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Partito
dei Comitati di Appoggio alla Resistenza
- per il Comunismo (CARC)
Via
Tanaro, 7 - 20128 Milano - Tel/Fax
02.26306454
e-mail:
resistenza at carc.it – sito: www.carc.it
Direzione
Nazionale
Mobilitazione
permanente per cacciare la banda Berlusconi
Costruire
l’alternativa politica agli effetti della crisi, ai licenziamenti, al carovita,
agli sfratti…
Se le lacrime e il sangue sono la ricetta dei padroni per
fare fronte alla crisi, i lavoratori, gli studenti, i giovani, i precari, le
donne e gli immigrati hanno di fronte solo un’altra strada: la ribellione, la
mobilitazione, la lotta e la riscossa. I
fatti hanno la testa dura e valgono più di mille moniti, condanne, appelli alla
delazione e divieti.
Dopo quattro giorni di
battage incessante su giornali, televisioni
e internet, il Tribunale conferma gli arresti per 9 manifestanti fermati; un
acquazzone su Roma semina distruzione e morte e contemporaneamente lava via le
ipocrisie: c’è scappato il morto (come piace dire a Maroni), di fatale non c’è
nulla, era tutto ampiamente previsto (a ogni pioggia segue una scia di danni,
distruzioni e morti) e tutti giocano allo scarica barile. I devastatori e i
saccheggiatori sono tutti ancora lì, al loro posto, nei loro attici, nei loro
studi, nei loro uffici a trafficare, corrompere, spacciare, ricattare,
taglieggiare, rubare, a pianificare la
TAV e le colate di cemento, l’apertura di discariche e la
chiusura di ospedali, a litigare per chi intasca la parte più grossa dei soldi
pubblici per l’Expo 2015 o per chi ha la precedenza di godere dei regali e dei
servigi della malavita.
La legittima
mobilitazione degli operai, delle popolazioni della Val Susa, degli studenti,
degli immigrati, delle donne…chi la ferma e come? La mobilitazione delle
organizzazioni operaie e popolari è permanente e non la possono fermare divieti, restrizioni, minacce e
terrorismo mediatico: il 21 ottobre a piazza del Popolo sono gli operai della
FIAT, di Fincantieri e della Irisbus che scendono in piazza e chiamano a
raccolta la parte sana di questo paese: ma
quali divieti e divieti, un piano straordinario per il lavoro! Il 23
ottobre di nuovo in Val di Susa una lezione di coraggio, di solidarietà, di
determinazione e di metodo: diamoci un taglio,
a volto scoperto, a mani nude a testa alta. Tagliare le recinzioni è
legittimo, anche se è illegale.
La soluzione è
politica. La piazza
del 15 ottobre enorme, combattiva, carica di contenuti e di prospettive ha
scontato l’estremo residuale tentativo dei conciliatori, dei mestatori, dei
“buoni consiglieri” di mettere un cappello di paglia a coperchio di una pentola
a pressione. I buoni propositi, le buone intenzioni, le belle parole e le
promesse non sono bastate e non bastano più: quanto più le autorità borghesi si
arroccano dietro il loro potere vacillante, tanto più nelle strade, nelle
piazze, nelle fabbriche, nelle aziende e nelle scuole sale la ribellione.
Da Napolitano a Montezemolo, da Berlusconi a D’Alema, da
Prodi alla Marcegaglia tutti fanno appello alla “coesione sociale” per uscire dalla crisi, per salvare il
salvabile. Per salvare e tutelare gli interessi dei ricchi e degli speculatori
e per scaricare i costi della crisi sulle masse popolari: la disoccupazione, la
precarietà, la devastazione ambientale
e la crisi culturale e morale. Nessuno di loro ha soluzioni reali.
I provvedimenti, le manovre, le misure, le leggi, le
campagne di opinione che la borghesia promuove e vuole imporre sulle masse
popolari per “fare fronte alla crisi”, per “uscire dalla crisi”, per
“alimentare la coesione sociale”,
per “trovare soluzioni condivise”, “consolidare la democrazia e la legalità” e
“difendere gli interessi del Paese” sono balle. E’ una consapevolezza e un
convinzione sempre più ampiamente e profondamente radicata fra le masse
popolari.
Ma per farla finita con banchieri, speculazione, mafiosi,
corrotti non basta la consapevolezza e la convinzione di ciò che dobbiamo,
collettivamente e unitariamente, combattere, contrastare, isolare e debellare.
La situazione è tanto grave e compromessa che rendere
unitaria e collettiva la consapevolezza e la convinzione di come dobbiamo
muoverci, di quali obiettivi perseguire, di quali soluzioni proporre,
promuovere, adottare (il contenuto del cambiamento) è una necessità di gran
lunga più importante delle divisioni e contrapposizioni riguardo alla forma del
cambiamento. Una volta fissato e riconosciuto il contenuto e l’obiettivo, le
forme, i mezzi, gli strumenti ne discendono.
Il nuovo avanza e cerca la sua espressione e affermazione, travolge il vecchio che lo
costringe, lo respinge e lo opprime. La sintesi fra vecchio (la società dei
padroni, della crisi, della guerra fra poveri) e nuovo (una società in cui il
libero sviluppo di ognuno è base e presupposto per il libero sviluppo di tutti)
è la costruzione di un governo di emergenza popolare: le organizzazioni che
godono della fiducia delle masse popolari, che ne promuovono l’organizzazione e
la mobilitazione, che ne raccolgono istanze e aspirazioni, che hanno le potenzialità
e le forze per adottare misure urgenti per fare fronte alla crisi devono
governare attuando un programma articolato attorno a sei misure urgenti e
necessarie:
1. assegnare a ogni azienda compiti
produttivi (di beni o servizi) utili e adatti alla sua natura, secondo un piano
nazionale (nessuna azienda deve essere chiusa),
2. distribuire i prodotti alle
famiglie e agli individui, alle aziende e ad usi collettivi secondo piani e
criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi,
3. assegnare ad ogni individuo un
lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa
esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la
partecipazione alla gestione della società (nessun lavoratore deve essere
licenziato, ad ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve
essere emarginato),
4. eliminare attività e produzioni
inutili o dannose per l’uomo o per l’ambiente, assegnando alle aziende altri
compiti,
5. avviare la riorganizzazione delle
altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo
sistema di distribuzione,
6. stabilire relazioni di
solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a
stabilirle con noi.
Questa è la direzione, la prospettiva, l’alternativa che
dobbiamo costruire. Si tratta di metterci ognuno le proprie sensibilità,
conoscenze, intelligenze, forze.
Quanto più la mobilitazione diffusa va in questo senso,
tanto più sono valorizzate le tendenze, i percorsi, il protagonismo della
moltitudine di organismi, aggregati, organizzazioni e movimenti che stanno
contrapponendo gli interessi collettivi e la solidarietà di classe alle manovre
e ai tentativi di colpi di mano della destra reazionaria, della destra moderata
e dei politicanti di ogni sorta.
***************************************
(…) Se a
Sestri e a Castellammare i delinquenti e depravati che sono oggi al governo,
gli industriali, i banchieri e i finanzieri che rovinano il nostro paese non
hanno già chiuso gli stabilimenti, è solo perché gli operai della Fincantieri
hanno fatto della loro resistenza un problema di ordine pubblico!
Marchionne
non chiuderà la FIAT
solo se gli operai della FIAT si mobiliteranno alla testa degli altri operai e
del resto delle masse popolari per costituire il Governo di Blocco Popolare!
Se gli
speculatori non hanno ancora devastato la Val di Susa, è perché il movimento NO TAV non ha
smobilitato neanche di fronte alla decisione delle autorità e all’occupazione
militare del territorio, ma si è organizzato per impedire e boicottare
l’esecuzione dell’opera! Che tutte le masse popolari seguano il loro esempio!
Rendere il
paese ingovernabile da ogni governo emanazione dei vertici della Repubblica
Pontificia!
Non
dobbiamo spaventarci del disordine! Per le masse popolari non c’è niente di
peggio dell’ordine di miseria, di precarietà e di guerra che la borghesia e il
clero cercano di imporre! Quando un ordine sociale è ingiusto, il disordine è
il primo passo per stabilire un ordine sociale giusto! Rassegnarsi
all’oppressione e chiudere gli occhi di fronte alla miseria altrui è il livello
peggiore di abbrutimento morale! (…)
(…) Il 23 ottobre La Val di Susa dimostrerà loro
che aprire i cantieri è una speranza vana: migliaia di cittadini marceranno per
tagliare le reti, per aprire varchi nel recinto, per riaprire spiragli di
democrazia.
In migliaia dimostreremo a testa alta che con la forza ed il sopruso non è possibile aprire alcun cantiere, né oggi né mai.
Lo faremo a mani nude, portando solo gli strumenti per abbattere le reti; lo faremo a volto scoperto perché non abbiamo nulla da nascondere, ognuno mostrerà la sua faccia pulita che chiede soltanto rispetto. Daremo un taglio alle reti e non porteremo alcuna offesa a chi dovrebbe difendere la legalità ed è mandato invece a coprire l’illegalità di recinti abusivi che offendono la nostra dignità.
In migliaia dimostreremo a testa alta che con la forza ed il sopruso non è possibile aprire alcun cantiere, né oggi né mai.
Lo faremo a mani nude, portando solo gli strumenti per abbattere le reti; lo faremo a volto scoperto perché non abbiamo nulla da nascondere, ognuno mostrerà la sua faccia pulita che chiede soltanto rispetto. Daremo un taglio alle reti e non porteremo alcuna offesa a chi dovrebbe difendere la legalità ed è mandato invece a coprire l’illegalità di recinti abusivi che offendono la nostra dignità.
In migliaia taglieremo le reti
invitando chi sta dall’altra parte a desistere da violenze e rappresaglie, dal
lancio di lacrimogeni e quant’altro: se l’invito non verrà accolto ci
difenderemo dai gas, e chi dovesse dare l’ordine di aggredire cittadini
pacifici che chiedono giustizia se ne assumerà la responsabilità di fronte al
paese che ci guarda.
Migliaia di cittadini mostreranno
che sono loro dalla parte della legalità e non hanno paura di difendere il loro
futuro, che la loro è una lotta per la difesa dei beni comuni. (…)
Studenti Federico II, Collettivo SUN, Collettivo Autorganizzato
Universitario, Laboratorio Politico ISKRA, Coordinamento II Policlinico, Rete
dei Comunisti, CDUP Ingegneria, Partito dei CARC, Area Antagonista,
Laboratorio Okkupato SKA, CSOA Officina 99, Sindacato Lavoratori in Lotta,
Associazione Solidarietà Proletaria, USB, Banchi Nuovi, Laboratorio Occupato
Insurgencia, Z.E.R.081, Collettivo
Area Vesuviana, Sud Ribelle, Coordinamento Flegreo, Comunisti
di Ponticelli, Colletivo BreakOut Architettura.
(…) A Roma dopo le cariche di via
Labicana e i caroselli dei blindati migliaia di manifestanti hanno difeso il
corteo in piazza San Giovanni. Sul complesso di questa giornata tutte le
considerazioni possono essere legittime, possono sottolineare diversità e
differenze, ma appartengono al confronto orizzontale tra le migliaia di persone
che subiscono la crisi e si stanno mobilitando per difendersi. Appartengono
altresì ad un dibattito interno al movimento tutto da sviluppare.
Il diritto delle lotte sociali
contro il disastro capitalista non può invece aspettare patenti di legittimità
da politici, padroni e banchieri che la crisi l’hanno provocata.
Le esperienze di conflitto, dalla
Val di Susa a Chiaiano e Terzigno, dimostrano che tutte le forme di lotta sono
legittime quando le comunità si difendono di fronte all’arroganza, alla
violenza e al potere dei veri responsabili della crisi e della devastazione, e
lo fanno in una dimensione pubblica, di massa e condivisa. (…)
(…) In questi giorni di confusione
politica e mediatica, in seguito alla giornata di lotta del 15 ottobre, dove la
rabbia e l'indignazione si sono espresse realmente ed in maniera determinata,
ci stringiamo intorno alle compagne ed ai compagni arrestati ed a tutti coloro
che hanno subito fermi e perquisizioni.
Non è tempo di cadere nelle trappole
dei media che vorrebbero a tutti i costi dividerci fra buoni e cattivi, fra
pacifisti e teppisti, mentre una massa critica inizia a prendere coscienza e ad
incanalare verso il conflitto diffuso un processo rivoluzionario che è in atto
fra gli strati di popolazione sfruttati.
Il 15 Ottobre doveva essere una
giornata di lotta e lo è stata nonostante in molti vorrebbero sminuire la
situazione come se si trattasse di avvenimenti isolati di una minoranza. La
realtà è che migliaia e migliaia di giovani hanno espresso in maniera radicale quella rabbia sociale
repressa da un Sistema ingiusto e criminale,
la realtà è che anche questa volta , come il 14 Dicembre dello scorso anno, la
resistenza alle cariche indiscriminate della sbirraglia è stata forte e di
massa (…)
Comunicati di alcune realtà milanesi
C’ero, non c’ero.. sti cazzi,
mi associo! - Centro
sociale Cantiere
Milano
Sui fatti di sabato a Roma
- Cascina Autogestita Torchiera Senz'acqua Milano, F.O.A. Boccaccio 003 Monza,
No Expo Milano, S.O.S. Fornace Rho
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Aggiornamenti della campagna NO alla
persecuzione e messa fuorilegge dei comunisti
- Raggiunte le 9255 adesioni all’appello! [vedi]
·
Rinviati a giudizio 12 compagni e compagne perché comunisti
Dopo ben 4 udienze preliminari (il
25 maggio, quando il GUP non si era neanche presentato in aula, il 13 luglio,
il 15 e il 21 settembre) il GUP Alberto Gamberini ha emesso la sua
sentenza: i comunisti sono sovversivi e vanno processati! Che la sentenza fosse
già decisa (da lui, da altri?) si è capito dal fare assente e distratto con il
quale il GUP ha gestito le udienze, ha ascoltato le eccezioni e le discussioni
degli avvocati.
Quella di ieri è stata anche una
giornata di lotta e solidarietà. Durante l’udienza abbiamo tenuto in
contemporanea due presidi. Il primo in piazza Nettuno, dove una decina di
compagni e compagne del P.CARC, dell’SLL, dell’ASP e simpatizzati hanno fatto
conoscere e denunciato la persecuzione in atto (sono stati diffusi oltre 1.000
volantini) e raccolto la solidarietà di centinaia di persone (oltre 100 firme
all’Appello “No alla persecuzione dei comunisti” [leggi il comunicato]
Articolo correlato: A Bologna un tribunale speciale
- L'appello
- Il modulo per riprendere la raccolta firme
- A questo link la documentazione sulla persecuzione dei comunisti
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