I figli prediletti del fascismo







Senza frontiere è l'estensione della dispotica pratica di assegnare a vita i ruoli pubblici. Capiamo bene questa tecnica leggendo con calma ed attenzione il seguente testo, tratto da "Il diritto del lavoro nel pubblico impiego: le differenze con il settore privato" di Giuseppe Benfenati (Lezione tenuta al corso lungo per dirigenti sindacali, IV modulo, Scuola Ial Cisl - Cervia, 23/24/25 ottobre 2007 – L’Autore è Segretario Regionale della Funzione Pubblica Autonomie Locali della Cisl Emilia Romagna):




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“Il pubblico impiego” ha assunto in modo definitivo la caratteristica di un ordinamento speciale con le riforme De Stefani (4) del 1923 e con l’attribuzione della giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo delle controversie del lavoro pubblico ...

Giolitti, consapevole della crisi che si stava profilando per lo Stato liberale post risorgimentale, introdusse anche in Italia l’ordinamento speciale per allargare l’area sociale dei difensori dello Stato, fidelizzando coloro che n’erano alle dipendenze, per contenere il conflitto sociale provocato dalle condizioni d’operai e braccianti, dalla nascita anche in Italia del movimento socialista e dalla politica fiscale di gravare con imposte indirette, in modo consistente, i generi di prima necessità, per non chiedere all’aristocrazia e alla borghesia di pagare gli oneri di una politica d’espansione coloniale, mantenendo comunque in pareggio il bilancio statale. Solo dieci anni prima, nel maggio del 1898, il generale Bava-Beccaris aveva represso a cannonate la protesta popolare a Milano (6) e due anni dopo, il 29 luglio 1900, Umberto I era ucciso dall’anarchico Bresci. 
 
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La riforma De Stefani del 1923 e l’attribuzione esclusiva al giudice amministrativo delle controversie del lavoro pubblico (regi decreti n. 1054 e 1058 del 1924), non a caso nate dalla crisi totale dello Stato liberale dovuta all’incapacità della vecchia classe dirigente monarchica di gestire le convulsioni sociali della smobilitazione dell’esercito e le difficoltà causate dal trattato di pace (8), gettano le radici dell’ordinamento speciale, rafforzandolo in senso gerarchico. Ordinamento che ha al centro un rapporto non contrattuale caratterizzato dalla supremazia della amministrazione, che fissa le regole con atti d’autorità, ma anche da un forte corredo di garanzie individuali (9), totalmente assenti nel rapporto di lavoro di diritto comune dell’epoca, affidate al potere normativo del Governo e “dunque tali da legare la sorte del potere burocratico alla benevolenza del potere politico. Il fascismo non ebbe bisogno di epurazioni per garantirsi la fedeltà delle burocrazie dello Stato liberale, ed il modello del pubblico impiego venne esteso entusiasticamente agli enti pubblici creati dal regime.”(10) Oltre che ai dirigenti, impiegati e salariati di qualsiasi pubblica amministrazione.

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Il fascismo, quindi, dilata l’ordinamento speciale fino a farci rientrare tutte le amministrazioni pubbliche e tutti gli enti di nuova istituzione, senza modificarne le caratteristiche ed i contenuti. Dal Direttore generale al cantoniere stradale, al macchinista, al manovale, dal postino della Barbagia all’ingegnere capo del genio civile e del comune, dal professore universitario alla puericultrice dell’OMNI tutti, dopo un periodo di prova di almeno due anni, giurano fedeltà al RE, poi al RE Imperatore ed al Duce, infine alla Costituzione ed alle sue leggi.

Dal 1923 per i sessanta anni che seguono non c’è stato che la conservazione dell’esistente. Anche l’avvento della Costituzione repubblicana, che eleva il lavoro a fondamento della Repubblica e che lo tutela attraverso un ampio riconoscimento di molti diritti di rango costituzionale, non riesce a scalfire l’ordinamento speciale del pubblico impiego perché il giudice amministrativo lo colloca sotto lo scudo della riserva di legge in materia di organizzazione degli uffici pubblici, sancita dall’art. 97 della Costituzione.

Difesi da questo scudo i “caratteri essenziali dell’ordinamento speciale del lavoro pubblico – quella miscela di autoritarismo e garantismo paternalista che la giurisdizione esclusiva del Consiglio di Stato aveva frattanto elevato a dignità di sistema – si sono conservati intatti nel passaggio dal fascismo all’ordinamento repubblicano." (11)

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Il testo completo è disponibile @:

www.istitutodegasperi-emilia-romagna.it/pdf/benfenati.pdf



Non è mai tardi per scoprire come stanno davvero le cose.

Così come non è tardi per capire che per salvarci tanto dalla TIRANNIA quanto dalla PRECARIETA' (che in realtà sono la stessa identica cosa!) occorre innanzitutto condividere democraticamente ciò che è di tutti:

FUORI GLI STATALI DAI PUBBLICI IMPIEGHI,
DENTRO A ROTAZIONE CITTADINI PREPARATI
E DESIDEROSI DI PRESTARE SERVIZIO.

Gridiamolo ai quattro venti, qui, on line ed ovunque ci è possibile. Esprimiamo questo desiderio incessantemente fino alla sua realizzazione. E' il desiderio che ci ha condotti allo stato attuale di evoluzione. Sarà il desiderio a svellerci da qui e farci avanzare ancora e sempre.


Per un'Italia, per un mondo liberi dai figli prediletti delle dittature!
Per un'Italia, per un mondo condotti dai cittadini: i figli della Res Publica!


Danilo D'Antonio

http://www.hyperlinker.com/ars/sant_innovazio.htm