Profughi, galere, affari



Profughi, galere, affari
Il tempo è galantuomo e, prima o poi, il conto lo si paga sempre. Oggi
l'Europa si trova a fronteggiare un brusco aumento dei flussi migratori
dai paesi del Nordafrica, ovvero quei paesi incendiati nelle ultime
settimane da rivolte popolari inedite, contro il caro-vita, per la
libertà, contro l'autoritarismo di regimi pluridecennali foraggiati
proprio dalle classi dirigenti occidentali.
Tunisia ed Egitto, su tutti. Ma anche Algeria, Yemen, Bahrein, Libia.
Popoli incredibilmente giovani rispetto alle medie anagrafiche di
un'Europa vecchia e malconcia, e altrettanto affamati di futuro. Dopo la
caduta di Ben Alì in Tunisia e di Mubarak in Egitto, a tremare sono gli
altri dittatori del Maghreb. Anche il colonnello Gheddafi, una vecchia
conoscenza del governo italiano, comincia a sudare freddo e reagisce con
la ferocia che lo contraddistingue.
Sono più di 5.000 gli immigrati, per lo più tunisini, approdati in Sicilia
e nelle sue isole minori come Lampedusa e Pantelleria. Un esodo massiccio
e abbastanza prevedibile dopo le rivolte dei giorni scorsi. In
particolare, la situazione politica e sociale in Tunisia è in continuo
mutamento: i sostenitori di Ben Alì non mollano ed è palpabile la
sensazione che possano innescarsi meccanismi da guerra civile se la
transizione non riuscirà a fare piazza pulita dei residui del vecchio
regime. La gente comune è spaventata, e tenta il tutto per tutto. L'Italia
rappresenta, oggi più di ieri, il primo passo per spiccare il volo verso
il futuro in Europa. Come al solito, la risposta del governo italiano è in
linea con la miseria dei suoi esponenti.
Il ministro dell'Interno Roberto Maroni parla di emergenza umanitaria, ma
i dispositivi che si stanno predisponendo - con l'immarcescibile
Protezione civile - fanno pensare a una gestione da internamento di massa
davvero inquietante. Maroni parte dal presupposto che le migliaia di
immigrati che stanno arrivando in Italia sono tutti "clandestini" e, in
quanto tali, vanno trattati alla stregua dei criminali. Pertanto, il
governo sta procedendo alla individuazione di strutture per la
"accoglienza" di queste persone purché queste strutture siano
controllabili, fuori dai centri abitati e impermeabili a tentativi di
evasione.
Un concetto di accoglienza, quello di Maroni, che conosciamo benissimo.
Per far fronte all'emergenza, è stato riaperto il Centro d'Identificazione
ed Espulsione di Lampedusa. Poi sarà riaperto il CIE di Caltanissetta con
annesso Centro per richiedenti asilo, una struttura che era stata
praticamente messa fuori uso un anno e mezzo fa da una durissima rivolta
di immigrati. Anche Trapani viene mobilitata con il suo piccolo, ma
famigerato, lager - il CIE "Serraino Vulpitta" - con il più capiente
centro per rifugiati di contrada Salinagrande, e con molte altre strutture
sparse in provincia e saldamente controllate dalla Caritas.
Nel resto della Sicilia, saranno utilizzati conventi, strutture
ecclesiastiche, alberghi in disuso. A Palermo si prevede l'impiego
dell'area in cui sorgeva la Fiera del Mediterraneo: capannoni e edifici
che un tempo ospitavano la famosa (e fallimentare) fiera campionaria,
potrebbero contenere 200 persone. Ma è nella Sicilia orientale che il
governo ha davvero superato se stesso. A parte l'ipotesi agghiacciante di
allestire delle tendopoli nel ragusano e nel siracusano, in provincia di
Catania il governo vorrebbe impiegare il Villaggio degli aranci, un
complesso residenziale che ospitava i militari di stanza nella base Usa di
Sigonella. Settemila posti in un'area rigorosamente militarizzata e
facilmente controllabile. Settemila posti per altrettanti richiedenti
asilo che vivono in tutta Italia e che verrebbero convogliati a Mineo,
nella piana di Catania, sradicati dai territori in cui - a grande fatica -
stanno rifacendosi una vita. Un'ipotesi davvero allucinante ma che
rappresenterebbe un'occasione ghiotta per il proprietario del residence,
l'azienda parmigiana Pizzarotti, che proprio non sapeva come fare per
utilizzare quelle 404 villette dopo il rifiuto del governo Usa a rinnovare
il canone d'affitto. Adesso pagherà il governo italiano, sicuramente con i
soldi che Maroni ha chiesto, pestando i piedi, all'Unione europea.
Insomma, con l'aumento degli sbarchi aumentano anche le occasioni di
profitto per chi lucra su un modello di gestione dei flussi migratori che
non ha niente a che fare con l'accoglienza. Dopo aver investito tutto
sulla repressione e sulla criminalizzazione dei migranti e del loro status
di clandestini, il governo italiano deve fare i conti con migliaia di
persone che avrebbero tutto il diritto di chiedere il permesso di
soggiorno per motivi umanitari alla luce delle condizioni sociali e
politiche in cui versano i loro paesi di origine. Per loro, il
trattenimento nei Centri di Identificazione ed Espulsione, e il successivo
rimpatrio, sarebbero un abuso giuridico ancora più intollerabile, così
come l'internamento coatto in qualunque altra struttura circondata e
guardata a vista da poliziotti, preti e militari.

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