Sdegno e desiderio






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 Sdegno e desiderio
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In questi giorni assistiamo ad un cambiamento epocale in un Continente vicino l'Europa che si affaccia anch'esso sul Mediterraneo. Con un coraggio, una decisione, una perseveranza, una dignità che ha dell'incredibile, a vedere gli scarsi passi avanti compiuti invece sulle nostre terre nel corso di vani decenni lungo la via del progresso sociale, diversi popoli africani hanno rapidamente conquistato un ruolo di primario valore democratico cui oggi non si può non far riferimento.

Cosa sta muovendo le genti della Tunisia, dell'Egitto, della Libia, dell'Algeria? Parimenti: lo sdegno per una generale arretratezza ed il desiderio di progredire. Uno sdegno ed un desiderio che noi europei, addormentati dal lungo addomesticamento culturale perpetrato tanto dagli statali, proprietari della scuola finto pubblica, quanto da un associazionismo, ostaggio di capetti, leaderini e presidentini fantocci della politica d'alto bordo, ormai quasi non conosciamo più.


Eppure è in Europa, tra i cinque continenti, e proprio in Italia, tra i ventisette membri, che oggi in superficie vive, sì, una stagione ingloriosa, ma è qui, all'ombra del suo Gran Sasso, che da quattordici anni si ergono irrefrenabili quello sdegno e quel desiderio che il mondo inconsapevolmente attende di scoprire: lo sdegno per l'indebita appropriazione a vita delle Res Publiche da parte di una minoranza delle popolazioni ed il complementare desiderio che ogni cittadino abbia invece la possibilità di contribuirvi concretamente com'è giusto e necessario in vere Democrazie.


Oggi il morale di noi europei è basso, siamo disillusi in merito alla stessa avanzata democratica dei popoli africani, ben vedendo che, dopo aver spodestato i nostri raìs alla fine della seconda guerra mondiale, siamo poi comunque caduti in un sistema dittatoriale ampliato che ha mantenuto in gran parte intatto il triste stato delle cose. E' però tempo di risollevare i nostri cuori, di liberarci dai cattivi maestri, che hanno precipitato centinaia di milioni di cittadini in un torpore senza fine, ed esprimere a gran voce il nostro sdegno e desiderio: fuori gli statali tutti, la brutta gente che s'è impossessata delle nostre Funzioni Pubbliche, dentro cittadini competenti e volenterosi a rotazione!

Pacificamente, legalmente, civilmente, un rivoluzionario coro in chiave rap si levi dalle nostre gole: 


Te ne devi d'annà, statà, statà:
ciò ch'è pubblico è di tutti!

Te ne devi d'annà, statà, statà:
il bene comune va condiviso!

Te ne devi d'annà, statà, statà:
democrazia vuol dire partecipazione!

Te ne devi d'annà, statà, statà:
mai più statali ma cittadini a rotazione!


Proprio cantando con la più gran gioia nel cuore:

Sei solo un raìs, statà, statà!

proprio prendendo coscienza che non basta decapitare l'apice della piramide dittatoriale ma occorre buttar giù tutto il suo appararato burocratico per poter ricostruire un moderno e stupendo edificio democratico, riacquisteremo anche noi popoli, che spesso a torto ci siamo ritenuti all'avanguardia, quel coraggio, quella decisione, quella perseveranza, quella dignità oggi solo africane che sempre sono stati necessari per compiere un grande balzo culturale, sociale, storico, in avanti.


Sant'Innovazio da Internet
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L'APICE ed il CORPO della DITTATURA
http://www.hyperlinker.com/ars/apice_e_corpo.htm