non è un suicidio



NON È UN SUICIDIO

Roma, 2 ottobre 2010

 

Mentre la politica di palazzo tutto sta dimostrando tranne di essere veramente politica, a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, un padre trova il proprio figlio impiccato nel garage di casa.

Vincenzo Di Somma aveva 32 anni, una moglie e due figli di 6 e 8 anni. Ciò che non aveva più era un lavoro. Aveva perso il lavoro due anni fa: era stato licenziato da una piccola azienda che lavorava su incarico della Fincantieri. Prima la demoralizzazione per l’assenza di lavoro, poi la depressione e quindi la disperazione per l’assenza di un reddito, visto che dopo un anno era finito anche il sussidio.

E così, mentre la politica di palazzo continua a impiegare gran parte del proprio tempo appresso ad inutili e ridicole beghe, evitando in questo modo di affrontare i veri problemi di un paese in declino come l’Italia, la disoccupazione continua ad avanzare, specialmente al sud e tra i giovani, e continua a mietere vittime.

 

A questo punto ci chiediamo:

A cosa serve un governo come quello attuale, che non fa altro che propagandare se stesso come il miglior esecutivo che l’Italia abbia mai avuto, mentre in realtà non ha realizzato ancora nulla di ciò che aveva promesso in campo economico e lavorativo?

A cosa serve un’opposizione come quella attuale, che non riesce a proporre nulla che sia veramente alternativo al vuoto che ci sta propinando questo governo e che riesce solo a strillare istericamente ad ogni buffonata del presidente del consiglio più inutile che l’Italia abbia mai avuto?

A cosa serve, in ultima analisi, questo folto e mediocre gruppo di interpreti di una commedia ancora più mediocre che si sta trascinando ormai da anni sul palcoscenico di una sedicente politica, che politica non è più?

 

Mentre il nostro cuore va a Vincenzo e alla sua famiglia, la nostra ragione ci dice che questo di Vincenzo, come quello di altri che lo hanno preceduto, non è un suicidio, ma un omicidio.

Mentre il capo del governo si vantava in Senato di aver suggerito ad Obama un piano da 700 miliardi per salvare le banche americane, Vincenzo si impiccava. Lo Stato non è stato in grado di salvarlo, magari attraverso la semplice garanzia di un minimo reddito che gli avesse consentito di vivere una vita dignitosa in attesa di un nuovo lavoro.

Le banche vanno salvate, un uomo rimasto senza lavoro no. Questa è in fondo la sintesi di un sistema economico, quello neoliberista, che ormai fa acqua da tutte le parti.

 

È necessario un cambio. Una politica e un’economia che pongono un numero sempre maggiore di esseri umani sull’orlo del baratro della disoccupazione e della povertà, fino a spingere i più deboli a superare quell’orlo e a togliersi la vita, hanno fallito. Hanno totalmente e inequivocabilmente fallito.

 

È necessario che l’essere umano diventi finalmente il valore centrale attorno al quale vengano poste le basi di una nuova politica e di una nuova economia.

Un punto di partenza c’è: la Costituzione. In essa ci sono tutti gli elementi per cominciare un processo di risanamento vero dell’economia e della politica. La Costituzione è lì, davanti agli occhi di tutti. Basta leggerla ed applicarla. Tutto il resto è solo un inutile chiacchiericcio.

 

 

PARTITO UMANISTA

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