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Torino. Cresce la protesta al CIE: presidio solidale giorno e notte
- Subject: Torino. Cresce la protesta al CIE: presidio solidale giorno e notte
- From: "Federazione Anarchica Torinese - FAI" <fat at inrete.it>
- Date: Tue, 20 Jul 2010 04:11:19 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Torino. Cresce la protesta al CIE: presidio solidale giorno e notte Torino 19 luglio. Un detenuto del CIE di corso Brunelleschi sale sul tetto della sezione viola deciso a resistere. La sezione viola, di solito occupata dalle donne, da mercoledì scorso ospita gli immigrati della sezione bianca, gravemente danneggiata dall’incendio divampato durante la rivolta del 14 luglio. Il ragazzo sul tetto è quello che, durante la giornata contro i CIE del 10 luglio, aveva lanciato una pallina con dentro la medicina che la Croce Rossa gli aveva dato per curare l’asma, un ottimo farmaco, peccato che fosse scaduto da ben due anni! Un altro recluso si trova in isolamento in attesa dell’imminente deportazione. Intorno alle 14 comincia a formarsi un presidio solidale davanti all’ingresso del CIE in via Mazzarello. Qualcuno batte un po’ più in là, altri tengono d’occhio l’ingresso. Purtroppo l’immigrato destinato alla deportazione viene fatto uscire su un cellulare che passa dall’ingresso secondario di corso Brunelleschi. Sabri, questo è il nome del ragazzo sul tetto, ha il sostegno degli altri reclusi della sezione viola, che promettono di aiutarlo se la polizia dovesse forzare. Il presidio antirazzista continua in corso Brunelleschi. In serata, complici le percussioni della Torino Samba band, i solidali, che nel frattempo sono cresciuti di numero, si avvicinano al muro del CIE e legano ad un palo una fiaccola. La polizia blocca con due camionette il controviale di corso Brunelleschi. Per oltre un’ora si susseguono battiture e slogan poi comincia una lunga, partecipata assemblea, che discute come sostenere la lotta di Sabri e degli altri immigrati che, come lui, si sono fatti quasi sei mesi di CIE e, se non vengono deportati subito, potrebbero riguadagnare la libertà tra giovedì e venerdì. Si decide di fare un presidio permanente davanti al CIE, rimanendo lì giorno e notte. In un batter d’occhio arrivano tavoli, sedie e persino un ombrellone gigante. I reclusi si fanno sentire con battiture e grida: pare che uno abbia tentato senza successo di fuggire. Il presidio prosegue ad oltranza. Chiunque possa è invitato a farsi vivo, anche solo per qualche ora, a portare cibo e bevande e, soprattutto, la propria presenza solidale. Nel pomeriggio, alle 16 si svolgerà un’assemblea per fare il punto della situazione. Altra assemblea alle 21. Fate girare la notizia a tutti i vostri contatti. Il filo spinato e le mura dei CIE sono il simbolo concreto della frontiera d’odio che attraversa la nostra società. Una delle tante frontiere da abbattere. Se un giorno ci chiederanno “dov’eravate quando la gente moriva in mare e nel deserto? Dov’eravate ai tempi dei lager e delle deportazioni? Vorremmo poter rispondere “ero lì, con gli altri, a resistere”. Mettersi in mezzo è un’urgenza che parla a ciascuno di noi. Se non ora, quando? Se non io, chi per me? Per info: noracism at inventati.org 338 6594361
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