Gli antitaliani
20 giugno 2010
Anche questa bisogna che ce la diciamo. Ci sono italiani che offendono
il nostro Paese e la nostra democrazia. I cittadini devono cominciare a
prendere in considerazione una tale distinzione. Possono poi condividerla
o meno, ma distinguere è necessario. Per capire.
Quando si ridicolizzano i risultati di un voto libero e democratico, ad
esempio. Questo è offendere gli italiani, trattarli da carro bestiame, e
si offende simultaneamente il nostro Paese.
Quando Bersani parla di modello plebiscitario vigente nel nostro Paese,
tratta gli italiani da pecoroni. Se la stessa maggioranza l’avesse presa
il Pd gli italiani si sarebbero trasformati in persone intelligenti.
Quando si sostiene che la libertà di stampa non deve avere limiti
(nessuno annota che essa si è messa sotto le scarpe la deontologia
professionale) e che essa può prevalere sul diritto alla privacy, si
offendono gli italiani, perché ad essi si nega il diritto “inviolabile”
sancito dall’art. 15 della Costituzione, e li si trasforma
nei personaggi tragici di “1984”, il noto romanzo di George Orwell.
Quando si dice che la magistratura deve avere le mani libere, non
facciamo che riproporre attraverso di essa i tempi dell’Inquisizione,
allorché ogni uomo era in balia dell’arbitrio e della sopraffazione.
Quando Bersani dice
che non vuole modificare la Costituzione, ma rinvigorirla e che essa è più
avanti di noi, dice una corbelleria che non sta né in cielo né in terra.
Queste le sue parole: “Dobbiamo darle nuovo vigore affinché possa
darci il meglio di quello che saremo. Siamo indietro noi, non la
Costituzione”. È la rivendicazione idiota e castrante di una
posizione immobilista. E quindi disfattista. I tempi attuali richiedono,
infatti, una macchina più efficiente e veloce. Non un ferrovecchio. Quando
si diffondono e si gridano tali sciocchezze si offendono gli italiani, che
vengono trattati alla stregua di poveri idioti a cui si può raccontare
qualunque panzana, e si offende l’Italia che si vuole tenere nella
condizione permanente di vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.
Coloro che predicano queste orribilità non amano gli italiani e non
amano l’Italia. Sono antitaliani.
Quando si impedisce alla maggioranza di varare in tempi solleciti le
leggi si è contro gli italiani e contro l’Italia. Le leggi devono essere
approvate nel minor tempo possibile. Servono al Paese. Servono al motore
Italia. Impedire una efficiente e tempestiva attività legislativa
significa corrodere la democrazia. Rallentare, quando non addirittura
fermare la macchina Italia. Impedire alla maggioranza liberamente eletta
di governare è un atto eversivo.
Qualunque legge può essere modificata e migliorata. Ad esempio: anche
quella che nascerà dall’approvazione del ddl sulle intercettazioni.
La
si faccia entrare in funzione subito, prima della chiusura estiva del
Parlamento.
Di essa c’è bisogno con urgenza. Abbiamo visto tutti che
cosa è successo e succede se non si vara questa legge.
Dalla sua
applicazione si potrà capire se le garanzie offerte dalla maggioranza
hanno retto alla prova. Se non hanno retto, si corregga.
Intanto si è
posto un argine ad una barbarie che ha colpito tanti innocenti.
Antitaliani sono anche coloro che godono nel rilasciare all’estero
interviste che denigrano l’Italia e la fanno passare per ciò che non è:
ossia uno Stato fascista e senza libertà. Abitato da un popolo pecorone e
senza cervello. Costoro sono i peggiori nemici dell’Italia. I più subdoli,
i più falsi. Disprezzando il voto degli italiani disprezzano gli italiani
stessi nella loro vocazione democratica. Diventano degli infiltrati, delle
spie in casa nostra. Dei propagatori di menzogne.
Il rispetto del risultato elettorale deve essere sacro per ogni vero
democratico. Difenderlo anche all’estero, significa onorare l’Italia e il
suo popolo. Onorare la democrazia.
Dunque, è tempo che gli italiani comincino a distinguere. Fare di ogni
erba un fascio non è più tollerabile. Non si possono osannare nel nostro
Paese coloro che dimostrano di non amarlo e che considerano il popolo un
incidente di percorso, una categoria sottosviluppata, incapace di
intendere e di volere.
L’Italia è un Paese che si governa ed è stata governata dall’inizio
della Repubblica con le regole di una libera democrazia. Non può essere
denigrata come un’Italia di pecoroni. Gli italiani sanno bene quello che
fanno, e non è un caso che anche i peggiori sondaggi, come quelli
commissionati dall’antiberlusconiano per eccellenza, il quotidiano
Repubblica, puniscono l’opposizione e continuano a premiare il
governo e la sua maggioranza.
Il governo ha un solo punto debole, e nei sondaggi è messo in rilievo:
è troppo indeciso rispetto a quanto desiderano i cittadini. I quali
vogliono la modernizzazione dello Stato, e quindi le riforme, anche quelle
costituzionali. Sono irritati che Berlusconi si faccia stoppare da
personaggi che ancora si nutrono della mentalità del vecchio regime, come
Fini, D’Alema, Bersani. Capaci solo di tessere la tela di Penelope e di
non lasciare che l’Italia faccia un solo passo in avanti. I cittadini ne
hanno visti fin troppi nella prima Repubblica di giochetti come questi: di
cuciture e scuciture, che non conducono a nulla. Ora vogliono che qualcuno
forzi la barriera, costi quel che costi.
Siamo arrivati al paradosso che l’opposizione invoca
l’incostituzionalità di ogni provvedimento avanzato dal governo, mostrando
proprio con tali argomentazioni la farraginosità di una Carta che può
essere chiamata pretestuosamente in causa per qualsiasi azione e in
qualsiasi momento, impedendo la governabilità e quindi impedendo al Paese
di muoversi.
Oggi la Carta costituzionale ha evidenziato i suoi limiti proprio nel
momento in cui è stato dimostrato che tutti le possono tirare la giacca.
Essa, con l’avanzare del tempo, è diventata una Carta immobilista, che ha
palesato l’insieme dei lacci e dei lacciuoli che tessono la sua ragnatela
conservatrice. Lasciarla così com’è è offendere la dignità di un
Paese.
Difendiamoci dagli antitaliani, dunque. Prendendo da essi le distanze.
Chi grida ai quattro venti (all’estero compreso) che l’Italia è un modello
plebiscitario, dove regna la dittatura di un monarca assoluto (e si vede
quanto Berlusconi è un monarca assoluto dai molti ostacoli che non riesce
a superare), chi sbraita che non vuole modernizzare lo Stato attraverso
una serie di riforme anche costituzionali, sia smascherato nelle sue
menzogne e nella sua ipocrisia.
Ho letto con piacere la lettera
che il vice presidente del Senato, Gaetano Quagliariello, ha inviato a
Roberto Saviano in risposta alle sue accuse.
Ribattere colpo su colpo dovrà essere d’ora in avanti la difesa
determinata e ostinata del nostro modello di democrazia. Aiutiamo
Berlusconi e il governo a migliorare questo Stato. Nel Palazzo lo sappiamo
attaccato dagli avversari e dai Boiardi. Lasciarlo solo a combattere è una
scelta di codardia.
Bersani continua a prendere gli italiani per gonzi, malleabili alla
doppiezza della sinistra. Facciamogli vedere che non è così.
Quel
tempo, è tramontato.
Bartolomeo Di Monaco
(Pubblicato da Legno Storto)