Il diritto principale dei popoli



Caro Direttore,

La Sovranità del popolo è fatta apparire da alcuni politici come una cosa da cui bisogna stare in guardia, perché può portare al populismo (per populismo s’intende una politica di governo che mira ad accattivarsi il favore delle masse popolari con concessioni alle esigenze immediate e con proposte di facile presa ma difficilmente realizzabili, il tutto al fine di conservare il proprio potere). Ma è il contrario: il populismo esiste per il fatto che il popolo NON è sovrano. Il popolo è sovrano solo se ha i diritti fondamentali di una democrazia: il referendum deliberativo e l’iniziativa popolare senza quorum, con immediato valore esecutivo del responso popolare.

Con la democrazia diretta il popolo non deve essere costretto a fare ciò che pochi governanti o amministratori dicono, ma sono questi che devono fare, con la loro capacità e competenza, ciò che il popolo sovrano vuole! È l’ora che noi cittadini siamo consapevoli delle nostre possibilità, di essere noi compartecipi, di essere noi i protagonisti della conquista e difesa dei nostri diritti. Sapere è potere, non possiamo più restare analfabeti della democrazia diretta, non siamo dei minorati psichici sociali, la Democrazia diretta è il diritto di tutti, è il segno dei tempi.

Un partito democratico è realmente “vicino” ai cittadini se promuove in primis i due diritti di cui sopra, e in tal caso sarà “forte”, altrimenti farà FLOP - ne sono una dimostrazione i partiti (social)democratici tedesco e francese - perché in tale situazione riscuote più voti il personaggio più “forte”. Come spera un partito di essere convincente, di attirare fortemente a sé i cittadini e di vincere le elezioni se esso stesso NEGA i diritti democratici basilari e la sovranità del popolo? No a qualunque negazionismo! Non si può ristagnare nelle idee di 60 anni fa, significa restare indietro, si perde irrimediabilmente l’aereo.

 

I CITTADINI SONO PRIVI DI DIRITTI FONDAMENTALI

 

  Il referendum deliberativo e l’iniziativa popolare senza quorum ampliano la voce in capitolo dei cittadini nei confronti delle decisioni prese da certi partiti a livello nazionale e locale. Questi però sostengono che tale indirizzo paralizzerebbe "una politica efficace e di rapido intervento". Chi dice di non volere il referendum deliberativo e l’iniziativa popolare, in realtà, ci vorrebbe muti, con gli occhi chiusi e le orecchie tappate. Penso, quindi voto, devo averne il diritto.

 

La proposta d’ampliare la partecipazione popolare e di cancellare l'istituto del quorum per i referendum è tesa a conferire alla cittadinanza un controllo sul governo e sugli amministratori, facendo prevalere l'interesse generale su quello di lobby e potentati. Quando i cittadini hanno autorità decisionale, è molto più difficile fare leggi non d’interesse generale, o abbattere un bosco per costruire un palazzo di dieci piani, o intimidire l’informazione, o danneggiare l'ambiente in deroga alle norme vigenti, o mettere a repentaglio la salute dei cittadini con scarichi tossici o radioattivi, o il ripianare un buco di bilancio con una licenza in deroga. Nossignori, ridimensionatevi e rientrate nei bilanci previsti, senza commettere abusi e senza mettere le mani in tasca ai cittadini.

 

  Questo funziona in Svizzera, un Paese che confina con l’Italia, anche se se ne parla spesso come fosse situato su un’altra galassia. Funziona perché costringe i politici a servire il bene comune. E non paralizza nulla, perché i politici sanno di non poter uscire dai binari o fare errori, in quanto i cittadini hanno potere di veto e di delibera. Dunque devono rigare dritti e non costringono i cittadini a utilizzare di continuo i propri poteri deliberativi. In Svizzera, gli istituti che affermano la sovranità dei cittadini sugli eletti non hanno mai rallentato la vita democratica, ma solo gli abusi di potere. Ivi i cittadini sono di 3 etnie diverse, parlano 4 lingue diverse, appartengono a 5 confessioni religiose diverse, eppure da 160 anni vivono in unità e armonia fra loro, giacché per ogni controversia il popolo vota e subito è trovata la soluzione più condivisa e razionale. Noi tutti siamo utili!

 

Certi politici di sponde varie dicono di agire nel nome del proprio popolo, negandogli nel contempo il diritto di scegliere, invocando "l'immaturità" o "l'inadeguatezza culturale" dei cittadini. Questo significa che i cittadini sono considerati dei minorati psichici: è altamente offensivo, il popolo lo percepisce. Mettono paura proprio le azioni inamovibili dei governanti, quando il popolo non può decidere in maniera vincolante se quelle azioni sono per il benessere generale oppure per la povertà generalizzata. L'Italia costituisce un toccante esempio di cosa può accadere allorché la democrazia è ridotta, mentre il potere effettivo viene trasferito per intero nelle mani dei potentati politici e finanziari. Allora sì che i cittadini, non potendo incidere democraticamente come comunità, ricorrono sistematicamente all'apparentamento clientelare, alla divisione, per accaparrarsi qualche beneficio individuale. In questo senso IL DIRITTO DEL POPOLO di pronunciarsi sui quesiti referendari è un alto esempio di trasparenza, di democrazia e d’unità dei cittadini; è l’antidoto. In questo senso certi politici, con la loro contrarietà, fanno sì un partito, ma nel senso deteriore del termine, responsabili delle perdite di consensi che ne conseguono, inconsapevoli dell’immense potenzialità intrinseche e della ricchezza che lo Stato sviluppa quando c’è il contributo esecutivo di TUTTI I CITTADINI.

 

Una questione seria è anche il quorum di partecipazione, che è antidemocratico e deve essere annullato del tutto. Senza il quorum si è indotti a partecipare alla votazione piuttosto che boicottare la riuscita del referendum con l'astensione, come è successo fino ad oggi.

 

Anzitutto va favorita una maggior democrazia diretta (DD), con effetto vincolante dell’autorità dei cittadini, senza limitazioni o difficoltà burocratiche, che ci guarisca dalla ignoranza di quest’area essenziale della convivenza civile. In America sono riusciti a coinvolgere la gente nelle ultime presidenziali. Da noi i numeri scemano, perché la gente si sente trattata da scema; si dice dei nostri politici che “tanto fanno lo stesso quel che vogliono loro”. Occorre recuperare un rapporto intenso con la base, che permetta di prevenire i voti di protesta che sempre più dilagano. Ma servono anche dei vivai, delle scuole, dove preparare al meglio chi intende dedicarsi alla cosa pubblica senza finire a trattarla da cosa privata.  Detta disaffezione è la diretta conseguenza dell'aver delegato troppo a lungo le nostre responsabilità a chi, eletto, deve rappresentarci nelle decisioni. È arrivato il momento di riappropriarci di questo diritto fondamentale.

 

LA SOVRANITÀ DEL POPOLO

 

SOVRANO è per definizione colui che è dotato del sommo comando, che può decidere su tutto. Il popolo non comanda nulla: nelle democrazie rappresentative può al massimo decidere chi mandare al potere per 4 o 5 anni - scelta obbligata tra una cerchia ristretta di candidati, spesso soltanto due - e dopo non può decidere altro. Se durante quei 5 anni l’eletto non fa il proprio dovere, se emana leggi ingiuste, se costituisce un’oligarchia, se arricchisce solo i ricchi, se diventa “l’uomo forte”, se (come in Argentina nel 2001) prosciuga il denaro pubblico, ecc. ed ha l’appoggio della “sua” maggioranza parlamentare, il popolo non può decidere nulla. È l’impotenza del popolo.

 

Diventano necessari manifestazioni, proteste, scioperi, ma spesso con scarsi risultati: i cittadini NON hanno lo strumento per esercitare la loro sovranità. Affinché si abbia, occorre realizzarne l’istituzione giuridica. I cittadini non ritengono più sufficiente il dipendere da tutori, anche se ben disposti, vogliono il diritto istituzionale che sia fatta la loro volontà e di cambiare con pronto effetto esecutivo quello che è sbagliato: è la più alta espressione della volontà popolare. Solo a questo punto il popolo è sovrano.

 

L’uguaglianza democratica delle persone genera l’emancipazione e l’innalzamento della condizione umana. Chi meglio del popolo stesso conosce quali sono le sue esigenze sociali e le vuole risolvere nel modo più condiviso? La democrazia diretta è possibile solo mediante la partecipazione vincolante dei cittadini: ciò avviene quando, su ogni cosa, il responso del 50%+1 dei voti espressi dai cittadini diventa legge esecutiva.

 

 

UN PO’ DI STORIA.- Nel I° secolo d.C. Gesù di Nazareth dà la soluzione: <<In verità vi dico, OGNI COSA che la comunità tutta insieme approva sulla terra è approvata anche in cielo e OGNI COSA che essa respinge sulla terra è respinta anche in cielo>>. Ma questa è la democrazia diretta! Quello che, su ogni cosa, decide la comunità tutta assieme è ciò che più vale. Le esperienze dei primi cristiani lo confermano: è la rivoluzione sociale di Gesù che ci ha portato una realtà comunitaria nuova d’un valore immenso (affossata poi nel IV° secolo dall’imperatore romano Costantino). È la “dignità regale” di ciascuno.

Nel XIX° secolo in Europa, durante la rivoluzione industriale, i movimenti socialisti e i sindacati lottarono a lungo fino alla vittoria per la conquista del diritto democratico al suffragio universale.

Nel XXI° secolo cittadini, politici perspicaci e organizzazioni avanzate si battono per la conquista dei diritti democratici basilari di una società evoluta: il referendum deliberativo e l’iniziativa popolare.

 

 

 

L’EVOLUZIONE DELLA DEMOCRAZIA richiede un modello nuovo, moderno, che sappia guardare al futuro, che renda tutti i cittadini partecipi, con il diritto e la dignità di decidere. Modello che fa risparmiare costi burocratici e di organizzazione enormi, con forti guadagni e vantaggi per i cittadini. Modello che nel corso della rivoluzione tecnologica diventa indispensabile, per il progresso di scambi e rapporti sempre più diretti tra i cittadini e di un’economia sempre più diretta, favorendo il popolo nell’essere sovrano per istituzione. Non si può viaggiare con la diligenza a cavalli quando vi è l’aereo. Con l’automazione del voto e la firma elettronica, le votazioni hanno tempi tecnici brevi e costo zero.

 

Nel campo sociale occorrono dei miglioramenti, che spesso i poteri non permettono. Il male sociale è dovuto non ad inettitudine o inefficienza dei cittadini, bensì all’assenza dell’istituzione della sovranità del popolo. LA DEMOCRAZIA (etimologicamente = potere del popolo) SIAMO NOI TUTTI e non solo i delegati.

 

OGGI ad un partito non basta più ricorrere all’alchimia delle alleanze conformiste,

non basta più evidenziare sbagli o malefatte dei potenti,

non basta più la decentralizzazione,

non basta più il sistema bipartitico e/o maggioritario ormai poco affidabili,

non basta più proporre alcune riforme, talvolta solo formali,

non bastano più regole e trattati burocratici,

non bastano più persino gli organismi “difensori” delle classi deboli.

 

Occorre andare oltre gli schemi della propria organizzazione. Un movimento o un partito democratico deve portare un messaggio nuovo, universale, che avvince la gente: è arrivato il momento per noi cittadini di contare: i cittadini devono diventare “forti”, questo attira, i cittadini comprendono, questo vince!  

                                                                                                                                                                                                                                                                                            

ATTUALMENTE GLI ITALIANI SONO PRIVI DI DUE DIRITTI FONDAMENTALI: IL REFERENDUM DELIBERATIVO E L’INIZIATIVA POPOLARE SENZA QUORUM, due pilastri costituzionali per mezzo dei quali il popolo può correggere o precedere leggi già votate o da votare in Parlamento e può proporne delle nuove. È l’autorità di decidere anche noi, insieme, sui miglioramenti che vogliamo e di togliere immediatamente gli errori; è la madre di tutti i diritti, QUESTO CI FA LIBERI!  Se questo non c’è, che cavolino di sovrano è il popolo?

 

 

CHIEDIAMO AI PARTITI VERAMENTE DEMOCRATICI D’INSERIRE ASSIEME AI PUNTI DEL PROPRIO PROGRAMMA: LAVORO, RICERCA, SANITÀ, GIUSTIZIA, FAMIGLIE IN DIFFICOLTÀ, PICCOLE E MEDIE AZIENDE, SCUOLA, ECCETERA, ANCHE IL RICONOSCIMENTO DEI DUE DIRITTI FONDAMENTALI DELLA DEMOCRAZIA, DI CUI TUTTI I CITTADINI ITALIANI SONO DEFRAUDATI: IL REFERENDUM DELIBERATIVO E L’INIZIATIVA POPOLARE SENZA QUORUM E SENZA LIMITAZIONI BUROCRATICHE.

La Democrazia diretta è totalmente vicina all’anima del popolo, la Democrazia diretta s’immedesima con la volontà dei cittadini. Abbiamo trovato un tesoro. INVITIAMO CIASCUN POLITICO, CIASCUN GIORNALISTA, CIASCUN SINDACALISTA E TUTTI A SOSTENERE LA SOVRANITÀ DIRETTA.

 

ITALIANE, ITALIANI, GIOVANI! Nulla di quanto viene proposto può diventare legge senza il vostro consenso. Con la democrazia diretta dei cittadini siete voi stessi gli autori delle leggi che devono fare il vostro benessere. Possiamo trasformare l’impotenza del popolo nell’autorità del popolo, accorriamo numerosi, andiamo avanti assieme, per vincere. YES WE CAN.

 

Abbiamo un credo: che in Italia e in tutte le Nazioni e Federazioni di Stati sia riconosciuto il diritto della sovranità del popolo. È necessario per generare la libertà e la pace, ambiente ecologico, benessere generalizzato, un mondo più giusto e unito. Siamo all’alba di una nuova civiltà che permette a ciascuno di decidere assieme alla pari, direttamente, sulle esigenze sociali e sull’avvenire comune. QUESTA È L’UGUAGLIANZA. Questo vogliamo. Autorità a te, e a te, e a te, e a te insieme.

 

Invito cordialmente a pubblicare questo articolo e ringrazio vivamente.

Carlo Marinis

 

DISEGNO DI LEGGE PER LA SOVRANITÀ DEL POPOLO

 

Sosteniamo il DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE del Sen. Oskar Peterlini per il referendum deliberativo e l’iniziativa popolare senza quorum, comunicato alla Presidenza del Senato il 4.3.2009 (disegno di legge 1428 - XVIa legislatura): <<Modifiche agli articoli 70, 71, 73, 74, 75 e 138 della Costituzione italiana, in materia di formazione delle leggi e revisione della Costituzione, introduzione dell’iniziativa legislativa popolare e dell’iniziativa legislativa costituzionale e di democrazia diretta>>.