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Torino. Per resistere al pacchetto sicurezza. Ven. in piazza Madama
- Subject: Torino. Per resistere al pacchetto sicurezza. Ven. in piazza Madama
- From: "Federazione Anarchica Torinese - FAI" <fat at inrete.it>
- Date: Tue, 15 Sep 2009 12:29:35 +0200 (CEST)
- Importance: Normal
Torino. Per resistere al pacchetto sicurezza Venerdì 18 settembre piazza Madama Cristina Per resistere al pacchetto sicurezza. Serata antirazzista Ore 19 aperi-cena benefit Ore 21 assemblea e presentazione dell’opuscolo “Sicuri da morire”. Interverrà l’avvocato Simone Bisacca. Ad oltre due mesi dall’entrata in vigore del pacchetto sicurezza una serata per saperne di più della nuova legge razzista e confrontarsi sulle strategie di resistenza. Chi volesse copia dell’opuscolo lo può scaricare qui: http://www.federazioneanarchica.org/antirazzista/materiali.html Una calda estate nelle gabbie per immigrati La rivolta dei senza carte Oggi, quelli che si salvano dal mare, dai trafficanti d’uomini, dalle guardie di frontiera ma non da uno Stato che li definisce “illegali” vengono rinchiusi nei Cie, i Centri di Identificazione ed Espulsione. I piemontesi che andavano in Argentina finivano negli “Alberghi” degli immigrati. Felicia Cardano riporta i racconti sentiti in famiglia: “Mio padre arrivò a Buenos Aires nel 1889 a bordo del 'Frisca'. Durante il viaggio morirono il suo migliore amico e altre trenta persone. Lo misero all'Hotel della Rotonda, un enorme baraccone di legno, dove si stava stipati come sardine insieme ai pidocchi e alla puzza.”. Sono storie di ieri, storie dei tanti piemontesi che partirono alla volta del Sudamerica per cercare “suerte”, fortuna, ma videro la morte in faccia, poi le baracche/prigioni, il disprezzo, lo sfruttamento bestiale. Tanti scappavano dalla guerra, la prima, quella che si mangiò la vita di tanti giovani contadini ed operai mandati a morire per spostare un confine. Tanti di quelli che oggi arrivano qui, da noi in Piemonte, scappano dalle guerre e dalla miseria come i nostri bisnonni. Chi arriva ha negli occhi il deserto, le galere libiche, il mare, i pescherecci che passano senza fermarsi, i militari che vanno a caccia di uomini. Hanno negli occhi il ricordo dei tanti lasciati per strada, morti senza tomba né umana pietà. Pochi di loro trovano “suerte”, fortuna: per i più c’è lavoro nero, salari infimi, paura, discriminazione, leggi razziste. Chi viene pescato finisce nei CIE e di lì via, indietro, ancora verso l’inferno. Le galere per immigrati senza carte le ha inventate un governo di centro sinistra, la legge che li ha istituiti porta il nome di Livia Turco e dell’oggi presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Lo stesso Napolitano che in luglio ha firmato il pacchetto sicurezza, una legge liberticida e razzista che prevede anche l’estensione della detenzione nei CIE da due a sei mesi. Napolitano ha siglato le nuove leggi razziali, però ha espresso “riserve”. Un bravo Pilato che si lava le mani di fronte a Maroni e Berlusconi. Da sempre nei CIE – ieri CPT - soprusi, pestaggi, cure negate, sedativi nel cibo sono pane quotidiano. La resistenza e le lotte degli immigrati rinchiusi nei CIE hanno segnato l’ultimo decennio. Negli ultimi mesi, durante il dibattito sulle nuove norme, si sono moltiplicati gli episodi di resistenza. Una resistenza spesso disperata fatta di braccia tagliate, bocche cucite, lamette o pile ingoiate. Qualcuno l’ha fatta finita appendendosi nei bagni. È successo il 7 maggio al CIE di Ponte Galeria a Roma. Si chiamava Nabruka Nimuni, era tunisina, il giorno che si è ammazzata era quello della sua deportazione. In agosto, quando sono cominciati a fioccare i provvedimenti di estensione a sei mesi della detenzione, nei CIE di Milano, Roma, Bari, Gradisca, Bologna, Torino, Modena ci sono stati scioperi della fame, materassi bruciati, suppellettili distrutte, attacchi alla polizia, proteste sul tetto. Un po’ ovunque ci sono stati tentativi di fuga. A Milano la protesta è dilagata il 13 di agosto. Dopo una nottata di scontri 14 ribelli sono stati arrestati con l’accusa di violenza e resistenza a pubblico ufficiale, danneggiamento aggravato e incendio doloso. Alla prima udienza del processo contro di loro erano presenti numerosi antirazzisti solidali. I reclusi stanno trasformando quel processo in un “je accuse” collettivo contro i loro aguzzini. Ovunque, nelle gabbie per immigrati, si levano urla. Urla nel silenzio. È tempo di rompere il silenzio. Viviamo tempi grami, tempi feroci e folli, tempi di guerra. La guerra contro i poveri e gli immigrati, la guerra contro chiunque si opponga alla barbarie. Piovono pietre e nessuno può stare al riparo in attesa di tempi migliori: mettersi in mezzo è un’urgenza ineludibile. Se non ora, quando? Se non io, chi per me? Prossime iniziative: La rivolta in Iran Mercoledì 30 settembre presentazione dell’opuscolo La rivolta in Iran Resistenza e repressione nel paese degli aiatollah. Tra il “riformismo” di certo clero e il messianesimo “laico” di Ahmadinejad. Interviene Stefano Capello Ore 21 in corso Palermo 46 Per info e contatti con la Federazione Anarchica Torinese – FAI Corso Palermo 46 La sede è aperta ogni giovedì dopo le 21 fai_to at inrete.it 338 6594361
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