Torino. Via i razzisti da Borgo Po. Ore 17,30 alla Gran MadreTorino. Via i razzisti da Borgo Po. Ore 17,30 alla Gran Madre
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- Date: Mon, 6 Jul 2009 01:27:01 +0200
| Torino. Via i razzisti da Borgo Po. Ore 17,30 alla Gran 
Madre Lunedì 6 luglio ritrovo antirazzista 
 davanti alla Gran Madre alle 
17,30. Volantini e un giro informativo a Borgo Po. 
 Un appuntamento scaturito dalla volontà di un gruppetto 
di antirazzisti di manifestare per un quartiere solidale nel giorno che alcuni 
razzisti si ritrovano per costituire l’ennesimo comitato xenofobo. Nel mirino i 
profughi del corno d’Africa che il prefetto Padoin vuole sgomberare da corso 
Peschiera e “trasferire” all’ex caserma di via Asti. Ricordiamo brevemente la vicenda. I profughi non sono chic I 
profughi a Borgo Po? “Gli si cerchi un posto fuori Torino, in campagna, dove 
possono lavorare la terra…” parola di Giuliana Gabri, ex consigliera comunale di 
AN, oggi in forza al Carroccio. I 
profughi e rifugiati di cui parla Gabri sono i duecento africani del Corno 
D’Africa che, dallo scorso ottobre, occupano i locali dell’ex clinica S. Paolo, 
in corso Peschiera, la “casa bianca”. Prima vivevano in strada, nel limbo legale 
in cui è sospeso chi approda nel nostro paese, fuggendo guerre, persecuzioni, 
dittature feroci. Il 27 gennaio gli assessori Borgogno e Borgione, durante un 
incontro in Comune con una delegazione dei profughi che manifestavano in piazza 
Conte Verde, proposero uno sgombero “soft”, un corso di “formazione” diurno 
all’Arci, qualche branda, orari da collegio infantile per un’ottantina di uomini 
alla Croce Rossa di Settimo. Per gli altri, donne e bambini compresi, ovviamente 
nulla. I profughi respinsero al mittente una proposta allettante solo per le 
associazioni che si sarebbero spartite la torta dei 200mila euro dell’emergenza 
freddo. Due ore dopo vennero duramente caricati di fronte alla prefettura, dove 
si erano trasferiti dopo il presidio al Comune. In 
questi mesi una martellante campagna stampa ha costantemente criminalizzato gli 
africani di corso Peschiera. All’inizio di luglio il prefetto Paolo Padoin, cui 
spetta la gestione di questo genere di questioni, ha annunciato lo sgombero 
della “casa bianca” e il trasferimento dei profughi nell’ex caserma di via Asti, 
dove gli africani sarebbero sottoposti a controlli e ad un 
censimento. Via 
Asti è un nome che a Torino, ancora pochi anni indietro, faceva rabbrividire 
tanti. Lì, dal ’43 al ’45, torturavano partigiani e oppositori politici. Una 
struttura imponente, tutta grate di ferro e muri: una prigione più che una casa. 
D’altro canto l’assessore Borgione si è affrettato e dichiarare che la caserma 
verrà presidiata in modo permanente dalle forze di polizia che controlleranno 
l'ingresso “per non disturbare il vicinato”. Viene il dubbio che il posto 
potrebbe diventare una sorta di centro di detenzione informale per somali, 
eritrei, sudanesi. L’annuncio del “trasferimento” dei profughi in via Asti 
ha scatenato la solita canea razzista, con alcuni residenti che si schierano 
contro i profughi, perché temono le “malattie e la delinquenza” o “la perdita di 
valore” delle case. E qui, a Borgo Po, precollina, “il quartiere più chic di 
Torino” non si vuole che l’odore di povertà si insinui tra le villette. Così, al 
presidio “spontaneo” del 4 luglio in via Asti, tra i 40 manifestanti che si 
oppongono all’arrivo dei profughi troviamo noti esponenti leghisti, come 
Giuliana Gabri, ma anche uno come Enzo Ciaiolo, delle Lega Coop e sponsor di 
Chiamparino, Alberto Nigra, ex deputato DS. Certo ognuno sfuma a modo suo. I 
leghisti l’hanno con Chiamparino, i sinistri se la prendono con Maroni. In ogni 
caso sono tutti d’accordo sul fatto che lì, proprio lì, nel loro quartiere, così 
chic, quei negri proprio non ce li vogliono. E 
già si preparano a fare l’ennesimo comitato “spontaneo”. Intanto qualcuno ha pensato bene di dire la propria alla 
signora Laura Bianchi, titolare di un’autocarrozzeria in via Asti, che aveva 
dichiarato “Sono disperata, i rifugiati hanno già distrutto Borgo San Paolo e 
non si capisce perché da noi non dovrebbero fare la stessa cosa. Qui ci muoviamo 
come in un piccolo paese, i bambini vanno in giro da soli. Ho una figlia di 17 
anni e uno di 11, ora dovranno essere accompagnati”. Nella notte tra il 3 e il 4 
luglio una scritta era ben visibile sui muri della sua carrozzeria “Laura 
Bianchi, razzista di merda” seguita dalla sigla FAI. Il giorno dopo la scritta 
era stata accuratamente cancellata. Quella che non si può coprire è la ferocia 
razzista della gente come lei.  Ma 
i latrati xenofobi non sono l’unica voce che si alza. C’è anche chi parla di 
solidarietà ed accoglienza. C’è chi sa che questi uomini, queste donne, questi 
bambini hanno negli occhi, nella carne viva, nella memoria la guerra, la 
violenza dei mercanti d’uomini, il deserto, le prigioni 
libiche. Tutta roba lontana, lontanissima da Borgo Po. Chi chiude 
gli occhi per non vedere, chi guarda con quelli della paura, del disprezzo, del 
razzismo, perde, giorno dopo giorno, quel poco di umanità che gli 
resta. Per 
info e contatti: Federazione Anarchica Torinese – 
FAI Corso Palermo 46 la sede è aperta ogni giovedì dalle 
 338 
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