VICENDA "PINAR": SOLIDARIETÀ? IN CHE SENSO?



Dopo essere stati bloccati per tre giorni in mare, a 25 miglia a sud di Lampedusa, 140 migranti africani sono approdati finalmente a Porto Empedocle. Dopo aver sofferto il freddo, la fame e la sete, a 140 esseri umani è stato permesso di continuare a vivere, ma solo per motivi "umanitari". Una questione che poteva essere risolta in tre ore, invece che in tre giorni, se solo fossero stati considerati semplicemente "esseri umani" come lo siamo tutti. E invece, con la scusa di una assurda diversità di interpretazioni della legge da parte dei governi italiano e maltese, tutto è stato posto al di sopra di questi esseri umani. 140 esseri umani posti al di sotto di altri. Di quale solidarietà si parla, quindi, una volta che il governo italiano ha concesso l'approdo in uno dei suoi porti esclusivamente per "motivi umanitari"? I motivi umanitari, non negandone gli effetti positivi, sono alla base di azioni momentanee che si applicano ad una particolare congiuntura. La solidarietà no. La solidarietà è uno stile di vita, un sentimento permanente che può essere applicato in ogni momento della nostra vita, non in base ad un impulso di corto umanitarismo, ma che affonda le proprie radici nella convinzione che nulla deve essere posto al di sopra dell'essere umano e nessun essere umano deve essere posto al di sotto di un altro. Non solo l'Italia e Malta sono in deficit di vera solidarietà, ma, come minimo, tutta l'Europa. Dopo quattro secoli di colonialismo feroce da parte dei paesi europei, che ha ridotto interi continenti alla fame, e con un presente in cui continua l'assurdo sfruttamento di popoli interi tramite governi fantoccio, gli stessi paesi europei ancora oggi, all'inizio del ventunesimo secolo, non hanno superato la vecchia sete di potere, concedendo col contagocce solo ridicoli "aiuti umanitari".

Alla luce di questa realtà, la vicenda della nave mercantile Pinar assume contorni molto diversi. Non solo quei 140 migranti sono stati costretti a lasciare i loro paesi per le condizioni politiche ed economiche determinate da un passato di colonialismo e da un presente di sfruttamento, ma devono subire anche l'umiliazione di essere salvati per "motivi umanitari" da uno di quei paesi europei corresponsabili delle condizioni da cui stavano fuggendo. Ma è tutta l'Europa che dovrebbe sentirsi chiamata in causa, invece di far finta di nulla. Prima si costringono popoli interi a chiedere l'elemosina e poi, invece di mettere in campo la vera solidarietà, si fa appello ai soli "motivi umanitari" per concedere tale elemosina. Prima si costringono centinaia di migliaia di esseri umani a fuggire dalla fame e dalla guerra e poi li si rinchiudono nei lager per aver provato a fuggire.

Abbiamo un passato che ancora crea sofferenza. Abbiamo un presente che continua a creare sofferenza. Cosa vogliamo fare per il futuro?

Roma, 21 aprile 2009

Carlo Olivieri
umanista