Torino. Femministe, antirazziste, libertarie
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- Date: Sat, 7 Mar 2009 09:15:19 +0100
Torino. Femministe, antirazziste,
libertarie Sabato 7 marzo corteo femminista da piazza Vittorio alle 15.
Saremo nello spezzone promosso dalle Sommosse di Torino
con lo striscione “Contro la violenza sessista, razzista, di
Stato” Al
mattino dalle 10 punto info al Balon. Via Andreis angolo via
Borgodora Di
seguito il volantino che sarà distribuito oggi. Tempi di guerra Soldati e belle donne Stiamo scivolando in un baratro. Ultimo atto il decreto
“antistupro” emanato dopo una campagna mediatica giocata su alcuni gravi
episodi, selezionati con cura per mettere in evidenza la pericolosità
dell’immigrato povero, clandestino, ignorante e, quindi, un po’ bestia. Nessuno
nega che molti immigrati vengano da culture dove l’immaginario patriarcale
investe sul piano simbolico e materiale le relazioni tra uomini e donne,
segnandole profondamente. Nondimeno il patriarcato è iscritto profondamente nel
passato e nel presente della nostra società, la brutalità contro le donne è
diffusa tra gli italiani come tra gli stranieri. La
violenza è espressione del patriarcato non una sua aberrazione: se c’è
patriarcato, se c’è arroganza di genere, c’è anche violenza. Una violenza che
anche quando si fa stupro non è mai violenza sessuale ma violenza sessuata, che
non esprime un desiderio ma la sua negazione, poiché lo scopo è la dominazione,
l’umiliazione, la manifestazione del disprezzo, l’annullamento
dell’autonomia. Lo
stupro è corollario di tutte le guerre: violare le donne del nemico significa
privarlo di una sua proprietà, metterne a repentaglio la stirpe, renderne
indegne le figlie. In quanti paesi le vittime di stupro vengono uccise, bandite,
imprigionate? Le donne pagano due volte: subiscono la violenza e il marchio che
l’accompagna indelebilmente. Oggetti e non soggetti sono rovinate dallo stupro,
non più degne del ruolo di mogli e madri. Merci andate a male, da scartare. Da
noi tutto questo è storia recentissima, eliminata dai codici da anni di lotte,
che rischiano di venire cancellate da una risacca profonda, una risacca che si
esprime nella volgarità dei fascisti e leghisti di governo ma ha le sue radici
nel cuore stesso delle nostre relazioni sociali. Il
ginocidio è una realtà quotidiana: non manca giorno che non sia diffusa la
notizia di uomini che ammazzano le donne a loro vicine. Qualche volta fanno
fuori anche i figli e non sempre hanno la buona grazia di togliersi a loro volta
di torno, rivolgendo contro di se la pistola o il coltello.
Solo i casi più gravi di abusi salgono alla ribalta dei
media, ma la violenza in casa nei confronti di donne, bambini e bambine è molto
più diffusa di quella in strada, pure al centro dell’allarme sociale e delle
pelose attenzioni del governo. Il
decreto antistupro emanato dal governo a fine febbraio è un tassello della
re-iscrizione dell’universo femminile all’interno di un immaginario patriarcale,
che vuole le donne deboli, incapaci di autodifesa, proprietà da tutelare contro
i maschi predatori stranieri. L’immagine polemologica è rafforzata dalle parole
di Silvio Berlusconi, che ha dichiarato che ci vorrebbe “un soldato per ogni
bella donna”. Le imprese dei “nostri” militari all’estero sono lì a testimoniare
che cosa fanno i soldati italiani alle donne degli
“altri”. L’immagine della ragazza somala denudata, legata a gambe
larghe sul retro di un camion e stuprata con un razzo illuminante dai parà della
Folgore, in missione umanitaria nel corno d’Africa, è lì a testimoniare la
brutalità degli eserciti, di tutti gli eserciti, contro le donne.
Chi
legifera in difesa delle donne, legifera contro ciascuna di noi, racchiudendoci
nello stereotipo dell’eterna minore da tutelare. Quando i corpi delle donne sono
il pretesto per accelerare l’iter di alcune tra le norme più pericolose e
razziste del pacchetto sicurezza, la posta in gioco non è la libertà femminile
ma la guerra contro gli immigrati poveri, che occorre mantenere sotto un tallone
di ferro, se si vuole che lavorino senza alzare la testa. Di
qui l’istituzionalizzazione delle ronde e l’estensione della reclusione nei CIE,
Centri di Identificazione e Espulsione, da due a sei mesi. Se a questo si
aggiunge il l’esercito di pattuglia in città ben si coglie che la libertà
femminile, e quella di tutti, non è certo l’obbiettivo di chi fa leva sulle
emozioni suscitate da alcuni stupri per spingere ulteriormente l’acceleratore
della guerra contro gli immigrati, guerra che lascia sullo sfondo lo scontro
sociale, per mantenere ben aperto il fronte della guerra tra
poveri. Il
percorso della libertà femminile è altrove. Lo è sempre stato. In questi anni la
libertà femminile di strada ne ha fatta tanta. Abbiamo imparato a camminare e a
difenderci da sole. Senza legge. Libere. Le
leggi, tutte le leggi, persino quelle considerate “conquiste”, non fanno altro
che imbrigliare, anche quando pretendono di tutelare. Specie quando pretendono
di tutelare. Persino la legge sull’aborto non lo permette ma lo regolamenta, non
apre la strada alla libera scelta ma ne definisce i confini.
Si
fa leva sulla paura. La paura è l’arma potente che serra le porte delle case,
facendone prigioni volontarie, la paura stringe le ginocchia e rende corti e
rapidi i nostri passi, la paura chiude gli occhi e rinfocola il pregiudizio, la
paura serve solo chi vuole una società di guerra. Una società di soldati e belle
donne: una società basata sullo stupro. Prossimi appuntamenti. Mercoledì 11 marzo Spagna 1936 – 1939. Rivoluzione guerra
autogestione Video: “Spagna ’36. Un popolo in
armi” Proiezione documentari e interventi a 70 anni
dall’ultimo, tragico atto della rivoluzione spagnola: la sconfitta, l’esilio, i
massacri del marzo 1939. In
corso Palermo 46 alle 21 Martedì 17 marzo ore Punto info su lavoro, caporalato, resistenza e mutuo
appoggio CinePalermo46 Paura e furia. Il fascino osceno della
sicurezza Lunedì 16 marzo ore 21 Film. Minority Report USA
2002 Regia di Steven
Spielberg Lunedì 23 marzo ore 21 Film. La Zona Messico 2007 Regia di Rodrigo Plà Per
info e contatti con la Federazione Anarchica Torinese –
FAI Corso Palermo 46 La
sede è aperta ogni giovedì dopo le 21 338
6594361 |
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