Torino. Cronache antirazziste
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- Date: Mon, 23 Feb 2009 14:52:41 +0100
Torino. Cronache
antirazziste Da Lampedusa a Torino
rivolta contro i CIE/lager. Una settimana di
resistenza 19 febbraio. Sciopero della fame al
CIE 20 febbraio. No
LagerCoop 20/21 febbraio. Scritte
alla Croce Rossa 21 febbraio. Presidio e
corteo al CIE Sciopero della fame al
CIE Nella notte tra il 18 e il
19 febbraio 27 tunisini sono stati trasferiti con un aereo militare da Lampedusa
a Torino. Allo sbarco a Caselle, gli immigrati, reduci dalla rivolta che il
giorno precedente aveva mandato in fumo buona parte del lager dell’isola, sono
stati accolti dalla polizia in assetto antisommossa che li ha scortati al CIE di
corso Brunelleschi. Per far posto ai nuovi arrivati sono state liberate tutte le
donne rinchiuse nel centro di detenzione. Gli immigrati hanno raccontato di
essere stati duramente pestati prima della partenza: molti erano stati feriti
già durante la rivolta. Le botte non sono bastate a
smorzare la loro determinazione a lottare per la libertà. Anzi. Giovedì 19
febbraio tutti i reclusi del CIE hanno rifiutato il cibo pieno di psicofarmaci
che gli rifilano i secondini della Croce Rossa. Lo sciopero della fame è
continuato venerdì 20 coinvolgendo almeno metà dei reclusi, che chiedevano la
liberazione immediata. Intorno alle 17,30 dello
stesso giorno un gruppo di antirazzisti e anarchici si è dato appuntamento sotto
i muri del CIE. Musica, petardi, battiture e grida si sono intervallati con le
testimonianze dei reclusi che raccontavano le loro storie al telefono. Storie di
violenza, sopraffazione, sfruttamento e storie di resistenza. Molti chiedevano
agli antirazzisti di entrare, per vedere la realtà di una prigione per senza
carte. Ma le porte di un CIE, come di ogni prigione, sono
chiuse. Gli immigrati hanno buttato
per aria i materassi e sparso in giro l’immondizia. Fuori dal muro “libertà,
libertà”. No
LagerCoop Due Cooperative Rosse, la
Sisifo e la Blu Coop, gestiscono la prigione per immigrati di Lampedusa, andata
a fuoco durante la rivolta scoppiata a metà febbraio.
Il consorzio che le unisce
“Lampedusa accoglienza”, ha il sapore agre della feroce ironia nazista: “il
lavoro rende liberi” c’era scritto ad Auschwitz. La Lega delle Cooperative,
i cui membri gestiscono anche altri CPT in Italia, fa leva per il suo marketing
sui valori di solidarietà, partecipazione e mutuo appoggio patrimonio di tanta
parte del movimento operaio, mentre gestisce e lucra sulla pelle di chi, spinto
dal bisogno, va a caccia di un futuro migliore nel nostro
paese. A Torino, in via Livorno,
c’è l’Ipercoop, mega supermercato di nuova generazione, dove il business imita
la piazza di un paese. Un gruppo di antirazzisti venerdì 20, mentre il governo
decideva per decreto di estendere a sei mesi la detenzione nei CIE, ha aperto
due striscioni “LegaCoop gestisce lager” e “Non esiste lager dal volto umano”,
distribuendo volantini e speakerando. I responsabili della sicurezza del
supermercato hanno tentato senza successo di dissuadere dall’iniziativa: tra chi
entrava e usciva dal supermercato non sono mancati quelli che hanno espresso
approvazione e solidarietà. All’interno dell’IperCoop è
scattata una caccia al tesoro: la ricerca di migliaia di microvolantini sparsi
tra le merci. Chi volesse dire la propria
ai gestori del Lager di Lampedusa può telefonare a: Sisifo (Catania) 095 43 03
65 Blu Coop (Agrigento) 0922
60 89 38 Scritte alla Croce
Rossa "La Croce Rossa gestisce
lager per migranti", "fuoco ai cpt" sono alcune delle scritte comparse nella
notte tra venerdì 20 e sabato 21 sulle sedi della CRI di Torino, Settimo,
Chivasso, Pino, Chieri, Nichelino, Moncalieri e Beinasco. A Moncalieri è stata
anche gettata una bella secchiata di vernice rossa. A Torino, come in altre
città italiane, la CRI ha in appalto la conduzione del
CIE. Presidio e corteo al
CIE Sabato 21 febbraio di
fronte al CIE di corso Brunelleschi si sono dati appuntamento compagni delle
varie aree dell’arcipelago antirazzista torinese. Il giorno precedente,
durante la visita al CIE dell’europarlamentare Agnoletto, una donna recatasi lì
per portare cibo ad un parente, è stata più volte respinta e infine
violentemente strattonata dagli agenti di guardia, che per ore le hanno impedito
l’ingresso. Battitura di ferri,
petardi, musica, interventi e le dirette alla radio dal CIE hanno caratterizzato
un pomeriggio di solidarietà con i reclusi, alcuni dei quali ancora in sciopero
della fame. Il pomeriggio si è concluso con un corteo intorno alle mura del
centro, durante il quale la polizia in assetto antisommossa è entrata nelle
varie sezioni del CIE minacciando apertamente gli immigrati. All’esterno scritte
solidali e, fortissimo, il fragore delle battiture di pali della luce,
cassonetti, segnali stradali. Sul muro campeggiava tra le
altre una grande scritta blu: “questo è un campo di concentramento”.
Appuntamenti nei prossimi
giorni: La crisi se la paghino i
padroni! Martedì 24 febbraio punto
info in via Po 16 dalle 18. Giovedì 26 febbraio
assemblea “La crisi se la paghino i padroni!”. Oltre la resistenza per l’azione
diretta e l’autogestione. Introduce Stefano Capello.
In corso Palermo 46 dalle 21. Sabato 28 febbraio corteo
contro il pacchetto sicurezza. Ore Contro tutte le galere con
gli immigrati in lotta Martedì 3 marzo ore 18
punto info in via Po 16 Senza Stati né frontiere
nessuno è clandestino Federazione Anarchica
Torinese – FAI Corso Palermo
46 La sede è aperta ogni
giovedì dopo le 21 338
6594361 |
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