Se questa è
una donna che va portata a morire
Al mattino, come tutti noi, apre gli occhi. Più
tardi, come capita a tanti disabili, viene sottoposta a fisioterapia. Nel
pomeriggio, quando il tempo lo permette, è accompagnata in giardino per la
passeggiata. Ecco la quotidianità di Eluana. Fino a ieri.
IL RISVEGLIO
Risveglio:
per tutti noi un gesto quotidiano, l’alzarci dal letto e affrontare una nuova
giornata. Per le persone in stato vegetativo invece una parola che assume tutto
un altro significato: se avvenisse, vorrebbe dire il ritorno a una vita
piena e consapevole... Risveglio: la meta agognata da parenti che attendono
anni, a volte decenni. Il 'miracolo' che una volta ogni tanto avviene. Di
recente è successo alle porte di Milano: Massimiliano, rimasto nel suo limbo
lontano per oltre un decennio, ha improvvisamente alzato un braccio e ha
ripreso la trama della vita dal punto in cui l’aveva lasciata, da un gesto
antico quanto la sua esistenza, quell’abbraccio con cui prima
dell’incidente cingeva il collo di sua madre per baciarla. Per Eluana 'questo'
risveglio non c’è stato, forse non ci sarà mai, forse invece è dietro
l’angolo. Chissà. Ma anche lei, come tutti, saluta il mattino con la prima
azione di ogni uomo vivo: apre gli occhi. Chi si immagina Eluana come un
essere inanimato, un corpo sempre dormiente, è lontano da una realtà molto più
semplice e in fondo commovente: i grandi occhi neri di Eluana ad ogni
sorgere del sole si aprono al mondo. Si richiuderanno solo all’arrivo della
sera...
LA FISIOTERAPIA
Non
ci sono macchinari intorno al letto di Eluana, non monitor, non grovigli di
fili, né spettrali bip bip, freddi e disumani come echi di un altro mondo. Il
suo letto ha solo lenzuola candide e biancheria profumata: nulla più. E intorno
al suo corpo si danno da fare a turno quattro fisioterapisti: non sta mai
'ferma', Eluana, grazie a loro, e così braccia e gambe sono tornite, non
avvizzite e magre, il viso è paffuto, la pelle morbida come un velluto. Ogni
giorno le suore la spalmano di creme e pettinano i suoi capelli ancora
nerissimi... «Staccare la spina», si dice, ma si fa presto: non c’è niente che
si possa staccare, perché Eluana a niente è 'attaccata' se non, tenacemente,
alla vita. Non le hanno nemmeno ferito la gola con la tracheotomia perché
respira come tutti noi, autonomamente, non c’è traccia di cannule o tubi, niente
che la possa infettare con tremori di febbre... È una disabile grave ma non ha
malattie - ammette anche il neurologo Defanti, amico di suo padre - «è una donna
molto sana». Troppo. Perché muoia non resta che negarle cibo e acqua, renderla
'terminale' per fame e per sete: un sistema infallibile, alla lunga chiunque
soccombe.
LA PASSEGGIATA
Se
a Eluana sarà concessa un’altra primavera, fra tre mesi al primo tepore del sole
potrà scendere di nuovo in giardino. Aria buona e pulita dopo un inverno
trascorso in camera. Da anni e anni ci pensano le suore, a volte qualche amica,
spesso suo padre, a portarla nel verde che circonda la clinica, sulle sponde del
lago di Lecco, seduta sulla sedia a rotelle. È la stessa casa di cura in cui
ormai tanti anni fa sua madre l’ha partorita, il primo ambiente che i suoi occhi
hanno visto... da quindici anni è anche la sua casa. Eluana, con quella sua vita
ai minimi termini, ha bisogno di poco, quasi di niente, un niente cui le suore
aggiungono un surplus di amore: parole, silenzi, carezze, piccole e continue
attenzioni. Le sente Eluana? Dietro il suo muro di incomunicabilità forse il
fruscio di quelle vesti, le voci ormai note, il contatto di quelle mani
familiari le danno sensazioni e sicurezza: là ' fuori' qualcuno la veglia.
Nessun neurologo, nessuno scienziato ha mai saputo varcare la soglia misteriosa
e valutare quanta coscienza resti a questi pazienti. Loro, quando ne escono,
raccontano: « Sentivamo tutto, non sapevamo dirvelo».
IL RIPOSO
Sogna
Eluana la notte? Se lo sono chiesto medici e neurologi, ma risposta non c’è.
Forse notte e giorno nel suo limbo sono indistintamente un lungo strano sogno
mai interrotto, chissà. Quel che è certo è che anche Eluana come tutti noi
quando è sera chiude i grandi occhi neri e si addormenta. Notte e giorno, veglia
e sonno, senza confondersi mai, e al calare del buio anche il suo corpo chiede
riposo alla fine di una giornata come tante. Un sonno tranquillo, senza incubi,
ed è proprio mentre dorme che un sottile sondino le instilla lentamente quella
linfa vitale che chiamano 'alimentazione e idratazione', ma che sono solo cibo e
acqua. Goccia a goccia ogni sera per ore entrano in lei e il suo corpo le
assimila, si nutre, cresce, vive. È il suo unico ausilio, l’unica richiesta:
negargliela significa ucciderla. E infatti è questo il metodo previsto dai
'protocolli' giudiziari per condurla alla morte... Nel silenzio della sera il
mistero si infittisce, i dubbi crescono. Sulla parete della stanza sono
incorniciate tante Eluane, belle, sorridenti, giovani, piene di vita, maliziose,
allegre, spensierate: crudele guardare quelle foto e chiedersi in che piega è
nascosto oggi il sorriso di diciassette anni fa. Eluana - la sua anima - gioca a
nascondino ma da qualche parte c’è. Che cosa ha vissuto in sé Eluana di questa
ennesima giornata? Che cosa ha avvertito? A volte ha sussultato, altre ha
sospirato, talvolta ha persino teso la bocca in un sorriso, ma era poi un
sorriso? Inutile farsi domande, impossibile darsi risposte, Eluana è viva e
questo basta.
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