Torino. Striscione antimilitarista dalla Mole
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- Date: Thu, 27 Nov 2008 01:55:49 +0100
Torino. Striscione antimilitarista dalla
Mole Una
giornata movimentata all’ombra della Mole. Il luogo simbolo di Torino da qualche
anno ospita il museo del Cinema. Pochi metri più in là c’è il Massimo, dove si
svolgono parte delle proiezioni del Torino film festival. Sono le sei di sera del 26 novembre. Mentre un gruppo di
antirazzisti, aperto lo striscione “Fuori i militari dai quartieri”, volantina
di fronte all’ingresso del Cinema Massimo, altri antirazzisti raggiungono in
ascensore la terrazza panoramica della Mole e vi fissano saldamente uno
striscione di Mentre i guardiani della GTT – gli stessi che ogni
giorno collaborano su tram e autobus alle retate contro gli immigrati senza
carte – tentano inutilmente di farsi consegnare le chiavi dei lucchetti che
serrano lo striscione, un antirazzista se la fila alla chetichella dalle scale
di sicurezza. Una ventina di minuti più tardi si esibirà nel salto dalla
terrazza del primo piano sotto gli occhi esterrefatti dei guardiani del Museo
che lo indicano allibiti con il dito. Al
loro arrivo sulla scena i carabinieri tentano invano di strappare dalle mani di
due antirazzisti lo striscione aperto in strada: si dovranno poi accontentare di
identificarli. I
tre “striscionisti” rimasti sulla terrazza vengono trattenuti lì dalla Digos
sopraggiunta nel frattempo, mentre sotto i loro compagni entrano nell’atrio del
Museo, chiedendo a gran voce il loro dissequestro. Alla fine i tre saranno
rilasciati e lo striscione sulla Mole portato via da un corpulento maresciallo.
Di
seguito il volantino distribuito ai passanti. Il
razzismo non è un film Via
l’esercito dalla città A
Torino da mesi l’esercito pattuglia le strade. La chiamano sicurezza ma ha il
sapore acre di ogni occupazione militare, lo stesso che hanno provato le
popolazioni della Somalia, dell’Iraq e dell’Afganistan. Del resto i protagonisti
sono i medesimi. Sono i reduci dalla battaglia dei ponti di Nassirya,
dove un’ambulanza con una partoriente e i suoi parenti venne crivellata di
colpi, sono i reduci dell’Afganistan, dove sono normali le irruzioni nelle case
e le uccisioni dei civili, sempre tutti terroristi, bambini compresi. Sono
quelli della Somalia con le torture fotografate per diletto e vanteria. Sono
assassini di professione. Qui
a Torino sono gli alpini della Taurinense, che alternano la guerra afgana con la
sorveglianza al CPT/CIE e le ronde in vari luoghi tra cui il mercato di Porta
Palazzo. In
questa nostra città ci sono tanti mercati rionali, dove la gente della zona fa
le compere, cercando di spendere il meno possibile, in questi tempi di salari
bassi, lavoro precario, istruzione, salute, trasporti sempre più
cari. Uno
di questi mercati è in via Cottolengo: è un mercato domenicale dove vendono e
comprano e si incontrano gli abitanti della popolosa zona di Porta
Palazzo. Da
lungo tempo media, partiti xenofobi e comitati "spontanei" ne invocano la
chiusura. Dicono che il mercato è abusivo,
incontrollabile. A
due passi dalla più grande piazza commerciale della città, dove lavoro nero e
sfruttamento bestiale non provocano interpellanze né proteste, il pericolo
pubblico numero uno è rappresentato da qualche decina di banchi senza licenza.
Il fatto veramente intollerabile per i razzisti è che il mercato è gestito e
vissuto soprattutto dai tanti immigrati che abitano in
zona. A
partire dall'inizio di ottobre, quando le autorità hanno fatto schierare
duecento uomini armati per impedirne lo svolgimento, ambulanti, antirazzisti e
semplici frequentatori del mercato sfidano ogni domenica l'esercito e la polizia
per riconquistare metro per metro la strada. Scene da occupazione nazista, con
le truppe in mezzo alle case, ma anche scene di gente che sta trovando il
coraggio e l'intelligenza di resistere e reagire. La
scorsa domenica, i cosiddetti "comitati spontanei" - un pugno di commercianti e
torinesi razzisti che si attribuisce ogni giorno il diritto di parlare a nome di
interi quartieri – hanno organizzato, proprio in via Cottolengo, una festa per
ringraziare le truppe di occupazione per il lavoro che hanno svolto fino ad
oggi. Ma
hanno fatto i conti senza i tanti torinesi, quelli nati qui e quelli nati
altrove, che non vogliono una città in guerra, che non vogliono che venga chiuso
uno spazio che serve al quartiere. Chi è fuori posto sono le truppe di
occupazione, chi è fuori posto sono quelli che vogliono la guerra tra poveri.
Così domenica 23, pochi razzisti chiusi dietro un imponente schieramento di
polizia e carabinieri, hanno celebrato il loro triste rito militarista, mentre –
complici una partita di pallone e la scatenata satira antimilitarista della
Samba Clown Army – decine di banchi abusivi hanno animato il mercato nel bel
mezzo di piazza della Repubblica. A
chi pensa che il razzismo sia solo una roba da film, suggeriamo di dare
un’occhiata alle strade della nostra città, dove è storia di ogni giorno. Retate
contro i senza carte, pestaggi e roghi razzisti, violenza di polizia e
carabinieri, sfruttamento bestiale e salari da fame subiti sotto il ricatto
dell’espulsione, prigionia e deportazione nei CPT/CIE sono il duro pane
quotidiano per chi è nato in un paese povero ed è venuto qui in cerca di
un’opportunità di vita. A
chi pensa che la guerra sia solo una roba da film, lontana da noi, ricordiamo
che l’Italia è in guerra. Una guerra feroce che si combatte tra i monti afgani
non meno che nei nostri quartieri. A
cura dell’Assemblea Antirazzista di Torino assembleaantirazzistatorino at autistici.org 338
6594361 L’appuntamento per la difesa del mercato spontaneo di
via Cottolengo/piazza della Repubblica è ogni domenica dalle 11.
La
prossima riunione dell’Assemblea Antirazzista si svolgerà martedì 2 dicembre
alle |
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