La crisi: il silenzio della Chiesa



Inoltro la traduzione italiana dell'interessantissimo contributo di p. 
José Maria CASTILLO sul silenzio della gerarchia ecclesiastica a fronte 
di problemi seri e drammatici che stanno investendo l'economia 
mondiale: il testo è stato tradotto dall'Amica Stefania SALOMONE.
Grazie per l'attenzione!

Lorenzo TOMMASELLI

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La crisi: il silenzio della Chiesa

Richiamiamo l’attenzione sul fatto 
che le autorità ecclesiastiche sproloquiano su qualunque argomento 
senza mezzi termini, ma su alcuni fatti drammatici per la gente, come 
il caso della crisi economica, non proferiscono parola.

      p. José 
Maria Castillo,teologo

 
 Diamo per assunto che è rischioso affermare 
che il papa, i cardinali e i vescovi, così come sono, non abbiano detto 
nulla riguardo un tema di cui il mondo intero parla con preoccupazione 
e angoscia. Senza dubbio il papa e i vescovi ne hanno parlato.

Ma il 
fatto è che l’opinione pubblica conosce perfettamente la posizione 
della gerarchia riguardo l’aborto, l’eutanasia, il divorzio, l’
omosessualità, l’uso dei contraccettivi, la scelta dell’istruzione per 
i  cittadini, ecc., mentre la gente non ha idea di ciò che pensino i 
vescovi rispetto alla crisi del sistema finanziario, la crisi delle 
banche, l’impennata dei prezzi, la disoccupazione, lo smaltimento dei 
rifiuti, la sete di potere che, secondo il Commissario degli Affari 
Economici della Unione Europea, Joaquìn Almunia, è alla radice di 
questa crisi, assai profonda, oscura e di estrema gravità.

E’ vero che 
le questioni di ordine economico presuppongono conoscenze tecniche, che 
non sono alla portata di tutti, né tanto meno dei vescovi che si 
suppone abbiano ricevuto la necessaria formazione e preparazione ad 
informare, come pastori, i fedeli su ciò che devono pensare in 
relazione alle proprie scelte di vita e di coscienza.   

Siamo d’
accordo sul fatto che siano gli economisti a parlare di economia. Ma, 
se questo criterio è corretto, saranno i biologi a parlare di 
biologia. 

Perché allora i vescovi si esprimono con tanta sicurezza su 
questioni come le cellule staminali, il termine della vita, gli 
esperimenti scientifici su embrioni e sulla fecondazione in vitro, se 
la maggior parte dei prelati si intende di biologia meno di quanto non 
si intenda di economia ?

Sinceramente, temo che il silenzio dei 
vescovi sui temi economici non sia dovuto a semplice ignoranza, ma ad 
altre oscure motivazioni. Perché affermo questo ?

Pochi giorni fa, il 
presidente del Parlamento Europeo ha dichiarato senza giri di parole: 
«Non si possono dare 700.000 milioni (di dollari) alle banche e 
dimenticarsi dell’uomo».

Perché questa somma così grande di denaro 
viene riservata ai ricchi affinché si sentano più sicuri e tranquilli 
nella loro condizione privilegiata, mentre, come ben sappiamo, abbiamo 
ancora 800 milioni di esseri umani che vivono con meno di un dollaro al 
giorno, che quindi vivono in condizioni disumane con limitate 
prospettive di vita.

Ebbene, lo scandalo è che i politici denunciano l’
atrocità di una “economia canaglia” (Loretta Napoleoni), proprio quando 
coloro che si ritengono i rappresentanti ufficiali di Cristo in terra 
non alzano la voce contro una vergogna simile. E’ scontato che io non 
abbia le soluzioni necessarie per questa situazione critica che stiamo 
vivendo, e non sia preparato a fornirne di adeguate. 

L’unica cosa che 
posso (e devo) dire è che nella Chiesa abbondano i funzionari e 
scarseggiano i profeti. Ho l’impressione che, in questo momento, per 
uscire dal ginepraio in cui siamo finiti, ancor più importante della 
conoscenza degli economisti, sia l’audacia dei profeti, capaci di 
informare sull’origine della cupidigia che, come ho già detto, è alla 
radice del disastro che stiamo subendo.

Tutti sappiamo che la Chiesa 
denuncia l’ingiustizia. Il problema è che utilizza un linguaggio troppo 
generico, come quello del presidente Bush, quando auspica una giustizia 
duratura. Nessuno dubita delle buone intenzioni del papa. E neanche 
della sua grande personalità e del suo prestigio mondiale. 

Ma la 
questione è che il papa è il capo supremo di una istituzione presente 
nel mondo intero e si sforza di mantenere le migliori relazioni 
possibili con i responsabili dell’economia e della politica di ciascun 
paese.

Ebbene, dal momento in cui la Chiesa ha adottato questo 
approccio, è impossibile per lei esercitare quella missione profetica a 
difesa dei poveri e delle persone maltrattate dalla vita e dai poteri 
di questo mondo. 

Chiunque legga con attenzione i vangeli sa che Gesù, 
davanti alle autorità e ai ricchi del suo tempo, non si comportò mai 
come le gerarchie ecclesiastiche si stanno comportando oggi rispetto a 
questa economia canaglia che sta rovinando il mondo.

E’ evidente che 
le preoccupazioni di Gesù erano molto diverse da quelle della Chiesa di 
oggi. Si deve verificare una catastrofe economica come quella che 
stiamo vivendo, perché ci rendiamo conto di quali siano i reali 
interessi degli ‘uomini della religione’. Essi dovrebbero utilizzare il 
linguaggio della giustizia e della solidarietà, che è quello 
appropriato per i nostri tempi, ma non alzano la voce quando temono che 
gli interessi della religione possano essere messi in pericolo. 

Questo è quanto, la conclusione è chiara: l’istituzione religiosa è più 
preoccupata di assicurare la stabilità e il buon funzionamento della 
religione, che perdere la faccia (con tutto ciò che comporta) per 
coloro che se la passano peggio. 

E se questa è la conclusione logica, 
il risultato è evidente: i ricchi si sentono sicuri, i poveri rimangono 
immersi nella loro miseria, e la religione, con i suoi templi e i suoi 
funzionari, mantiene il suo corso, nonostante essa stia diventando ogni 
giorno più vecchia e senza forze.