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Lettera aperta al Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan
- Subject: Lettera aperta al Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan
- From: "Ass. popoli minacciati / Ges. bedrohte Voelker" <info at gfbv.it>
- Date: Tue, 07 Oct 2008 16:15:19 +0200
Associazione per i popoli minacciati / Comunicato stampa in www.gfbv.it/2c-stampa/2008/081007it.html Lettera aperta al Primo Ministro turco Recep Tayyip ErdoganInizi subito con una politica europea delle nazionalità - Pari diritti per la lingua e cultura kurda!
Bolzano, Göttingen, 7 ottobre 2008 Egregio Primo Ministro,il 17 ottobre scorso il parlamento turco ha approvato con 507 voti su 550 una delega di un anno che permetteva al Suo governo di intervenire militarmente in Iraq. Giunge ora a termine il periodo per il quale il Suo governo poteva decidere di intervenire in Iraq senza ulteriore approvazione del parlamento, ma in considerazione dei recenti scontri con il PKK il Suo governo dovrà ottenere una nuova autorizzazione da parte del parlamento se in futuro vorrà ancora intervenire militarmente.
L'Associazione per i Popoli Minacciati Internazionale (Society for Threatened People - STP) ha sempre condannato l'estremismo del PKK e ha sempre lamentato le vittime di entrambi gli schieramenti, sia i soldati turchi caduti sia i morti nelle file del PKK. Ciò nonostante ci appelliamo con forza a Lei e al Suo governo affinché venga finalmente riconosciuta l'esistenza di circa 15 milioni di cittadini turchi di nazionalità e lingua kurda (Curmanci e Zazai) in Turchia.
I mezzi d'informazione turchi informano con continuità dei crimini commessi dal PKK, ma la costante repressione della popolazione di lingua kurda in Turchia e le persecuzioni di tutti i cittadini di nazionalità kurda e di tutti gli attivisti per i diritti umani che con metodi pacifici manifestano e si impegnano per i pari diritti e le pari opportunità della lingua e cultura kurda sono solo raramente tema di discussione nei mezzi d'informazione turchi e nell'agenda politica del Suo governo. Kemal Atatürk aveva propagandato e promesso pari diritti tra i cittadini turchi e kurdi del paese, ma la realtà è stata un'altra: massacri, persecuzioni e torture hanno insanguinato gli anni '20 e '30 del secolo scorso.
Oggi la Turchia vorrebbe entrare a far parte dell'Unione Europea. Molti paesi europei hanno minoranze etniche e linguistiche. L'Italia ha concesso ai circa 300.000 Sudtirolesi l'autonomia provinciale e pari diritti alla lingua tedesca, così come hanno fatto la Spagna con i circa 6 milioni di Catalani, la Gran Bretagna con gli 8 milioni di Gallesi e Scozzesi e molti altri paesi europei con le proprie nazionalità minoritarie. La Sua politica di repressione, a cui partecipano i militari, la giustizia e le autorità in generale non riuscirà mai a porre fine agli scontri militari che, anzi, rischiano di insanguinare sempre più il paese.
Per questo motivo ci appelliamo a Lei, Primo Ministro della Turchia, perché avvii finalmente la parità di diritti in tutto e per tutto tra la maggioranza turca e la minoranza kurda. Entrambe le nazionalità costituiscono la cittadinanza turca, entrambe si identificano con lo stato turco fintanto che questo garantisce a tutti pari diritti. Riconoscere pari diritti implica ovviamente anche il riconoscimento della lingua kurda e il diritto ad usare la propria lingua nelle scuole e università, presso le istituzione e autorità e in generale nella vita pubblica.
Mandi un segnale distensivo concreto; liberi i 3835 prigionieri politici kurdi tuttora incarcerati e garantisca un'amnistia generale per tutti i membri e simpatizzanti del PKK. A questo proposito Le ricordiamo che i generali, ufficiali e soldati che hanno partecipato ai crimini commessi contro la popolazione civile kurda e contro prigionieri kurdi non sono mai stati chiamati ad assumersi le responsabilità dei propri crimini.
Avvii finalmente la ricostruzione dei 3876 villaggi kurdi distrutti e prepari un programma di ritorno a casa dei circa 2 milioni di profughi interni, cacciati dalle loro case e villaggi. Si impegni in relazioni amichevoli con il vicino Kurdistan iracheno, con il quale in realtà è già legato dalla presenza di migliaia di imprenditori turchi. La tutela della minoranza turkmena residente nel Kurdistan iracheno è esemplare. Ci appelliamo a lei anche affinché si contrapponga alla pressione esercitata da falchi e generali militari. Si impegni a trovare una soluzione pacifica e democratica della questione kurda.
Vedi anche in gfbv.it: www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080728it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2008/080212it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/071129it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/071025it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/071018it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070720it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070419it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070320it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2007/070119it.html | www.gfbv.it/2c-stampa/2006/060707it.html | www.gfbv.it/3dossier/kurdi/indexkur.html | www.gfbv.it/3dossier/kurdi/kurtur-it.html | www.gfbv.it/3dossier/armeni/armeni.html in www: http://it.wikipedia.org/wiki/Kurdistan | www.ihd.org.tr/eindex.html | www.azadiyawelat.com
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